29 novembre, 2005

La scuola, il deserto e gli sciacalli

Paola Mastrocola è autrice di un saggio intitolato La scuola raccontata al mio cane. Il libro ha fatto discutere e causato polemiche, poiché la scrittrice ha messo in luce le molteplici contraddizioni del sistema educativo italiano. In realtà, l’insegnante, vincitrice del Premio Campiello, 2004 con il romanzo Una barca nel bosco, ha aperto il vaso di Pandora.

Come spesso accade, il difetto è (anche) nel manico, ossia nel ministero della pubblica (d)istruzione, che, ad esempio, in occasione delle contestate e non del tutto regolari prove (1) predisposte ed inviate dall’INVALSI, l’Istituto nazionale per la valutazione del sistema scolastico, ha dimostrato, limitatamente agli estensori dei tests, quanto ignorata sia la lingua italiana. Infatti, se si legge la consegna dei compiti, si rimane esterrefatti di fronte ai grossolani errori di punteggiatura, tanto più gravi quando si considera che essi rischiano di minare l’intelligibilità delle istruzioni. Come se non bastasse, per la prova di comprensione del testo, è stato scelto un bolso raccontino irto di strafalcioni. Era così difficile selezionare una storia scritta in un italiano decoroso, con tutti gli autori eccelsi che annovera la nostra letteratura? Infine, poiché in cauda venenum, in calce ai due testi proposti, è stato riportato il nome di ciascun autore nel modo seguente: da: “Da” seguito dai due punti. Codesto è uno sbaglio colossale! Da quando le preposizioni semplici sono seguite dai due punti? Sono basito. Certo, si potrebbe obiettare che questa è solo pedanteria. Sarà… Resta l’ignoranza degli imbrattacarte che hanno predisposto le prove. Né si può affermare che il testo espositivo-argomentativo, incentrato sulla relazione tra vocaboli e oggetti, brillasse per originalità e novità interpretativa: l’autore, infatti, proponeva la solita, vieta tesi secondo cui il rapporto tra suono e referente è arbitrario, frutto di una convenzione. Non lo asseriva già De Saussure al principio del XX secolo?

In questo modo la quotidiana fatica dei docenti per insegnare agli allievi i principali modi di funzionamento della lingua, il loro impegno nel tentativo di far comprendere il nesso profondo, anche se controverso, discontinuo, tra le parole e le cose, risultano vanificati o, per lo meno, messi in discussione da un’accozzaglia di banalità e di solecismi, spacciata per strumento oggettivo di valutazione.

Non è questa la direzione giusta: questa strada è destinata a condurre al baratro dell’insipienza e dell’omologazione, tratti distintivi della società in cui viviamo.

Ha ragione la Mastrocola. Ella sostiene che “la scuola deve puntare sulla differenza, distinguersi dal mondo esterno, non imitare il varietà, la televisione, la pubblicità… La scuola di oggi, invece, è una scuola che si adegua al mondo… Oggi, non si chiede ai ragazzi d’inventare più nulla: devono solo seguire una traccia. Chi esce dai binari lo fa a suo rischio”. (2)

Vox clamantis in deserto: forse la udirà qualche sciacallo.


1) Ad ogni studente corrisponde un codice e ciò viola le norme sulla protezione dei dati personali.

2) E’ uno stralcio di un’intervista rilasciata dalla professoressa Mastrocola e contenuta all’interno della pubblicazione Mediterranea, novembre 2005. L’articolo s’intitola Quale scuola per i nostri ragazzi?

27 novembre, 2005

Una riflessione di Lao Tze

Lao Tze, il filosofo cinese fondatore del Taoismo, ci fa comprendere il principio entropico che governa l'involuzione delle società umane.

Prima si perde la ragione e poi compare la virtù. Quindi si perde la virtù e appare la benevolenza. Si smarrisce la benevolenza e subentra la giustizia; quando si perde la giustizia, compare la convenienza. Le leggi della convenienza fingono fede e lealtà e sono l’inizio del disordine. Il tradizionalismo è il fiore della ragione, ma anche il principio dell’ignoranza.

Lao Tze, Dao de qing, ossia il Libro della via e della virtù.

26 novembre, 2005

Fatti mandare dalla mamma...

Il sequestro di confezioni contenenti latte prodotto dalla Nestlé, latte contaminato da una sostanza chimica usata come fotofissatore sul cartone, ha dimostrato una volta ancora, anche se non era certo necessario, che le multinazionali non sono così diaboliche come spesso sono dipinte, ma molto di più.

Il ruolo giocato nella vicenda dei vari governi, in primis quello italiano, alla luce di quanto successo, è il solito: quello del compagno di merende che, quando è scoperto dalla nonna con le dita nel vasetto della confettura, accusa l’amichetto che con lui ha aperto il barattolo.

Il ministro delle malattie, storace (la minuscola è voluta), ha, infatti, sdegnosamente smentito il rappresentante della Nestlé il quale aveva affermato che la società svizzera produttrice di veleni gabellati per alimenti, concordò con l’esecutivo di vendere lo stock dei prodotti già sul mercato, prima di intervenire in qualche modo. Mi pare che poi l’ineffabile dirigente della Nestlé abbia smentito sé stesso. Insomma, sarebbe una commedia delle parti, se non fosse una tragedia, che vede come vittime i consumatori.

Di fronte a questo scandaloso esempio del turpe intreccio tra “politica” ed economia, di una classe dirigente asservita ai loschi interessi di banchieri, finanzieri, imprenditori, a loro volta controllati dagli esponenti della sinarchia, diventa del tutto anacronistica l’immagine casereccia e naif di quella celebre canzone interpretata da Gianni Morandi, il cui ritornello diceva “Fatti mandare dalla mamma a prendere il latte”. Oggi bisognerebbe cantare “Non farti mandare dalla mamma a prendere il latte…” anzi “i latti”, come sagacemente dicono quei bontemponi di “giornalisti”, raramente a loro agio con la lingua italiana.

25 novembre, 2005

Le maglie della giustizia lasciano passare gli scarafaggi e catturano le farfalle

E' di qualche giorno fa la notizia: "Uccisa dall’uomo che la violentò 10 anni fa". Un fatto come tanti altri in questo "bel paese", patria dei reality shows, dei teleromanzi e di delinquenti impuniti ed impunibili. Una delle tante vicende che la cronaca ci presenta quasi tutti i giorni ed alle quali rischiamo di abituarci. Ebbene, io non intendo abituarmici ed il fatto che altri non se ne assumano le responsabilità, mi fa rabbia. Una rabbia purtroppo impotente, perché non ho gli strumenti per intervenire, affinché i prepotenti non continuino indisturbati a distruggere vite e famiglie.

In questi casi, si interrogano gli psicologi (quelli che prendono il gettone da questa o quella TV, per dire castronerie ritrite) e si associa la violenza alle colpe "generiche" della società. Facile! Potrebbero darci un taglio! Le responsabilità sono degli uomini preposti a far rispettare le regole: forze dell'ordine e magistrati in primis. Nulla di più! In questo paese, se non hai già entrambi i piedi nella fossa, nessuno di questi signori fa un bel niente. Le indagini cominciano solo se "ci scappa il morto". Ma allora: QUALE GIUSTIZIA!? Quale prevenzione?!

A questo punto, ben venga Charles Bronson ed il suo "Giustiziere della notte", visto e considerato che da questo stato e da questa legge non possiamo essere in alcun modo tutelati, a meno che non siamo "Commendatori" o malviventi pluripregiudicati.
Come da titolo, il risultato è uno solo:
Le maglie della giustizia lasciano passare gli scarafaggi e catturano le farfalle.
Meglio farsi giustizia da soli.
**Straker**

24 novembre, 2005

Ortodossia ed iconoclastia

Absit iniuria verbis.
“Ortodossia vuol dire non pensare, non aver bisogno di pensare. Ortodossia ed inconsapevolezza sono la stessa cosa.” È questa una riflessione tratta dal celebre romanzo di Orwell, 1984. Considero questa massima quanto mai attuale: nel mondo d’oggi più che mai, infatti, solo coloro che non sono allineati, che riescono a ragionare contro le “verità” e i dogmi imposti dalle varie confraternite laiche e religiose sono uomini pensanti e senzienti. D’altronde, tutti i personaggi della storia che hanno dimostrato l’audacia dell’eterodossia, hanno veramente dato impulso alla civiltà ed acceso una fiaccola per illuminare il percorso dell’umanità. Mi vengono in mente Akhenaton, il faraone eretico che osò sfidare lo strapotere del clero di Ammon-Ra; Siddharta Gautama Buddha, il maestro che contestò la legittimità della divisione in caste nell’India del VI secolo a.C.; Yeshua Bar Abba, il Messia sacerdotale che tentò di diffondere nuova linfa nel rinsecchito albero dell’Ebraismo… Come non ricordare poi Apollonio di Tiana, l’imperatore Giuliano, Francesco d’Assisi, Giordano Bruno, Arthur Schopenauer, Friedrich Nietzsche, Emil Cioran, Wilhelm Reich, Paul K. Feyerabend, David Icke… solo per citarne alcuni?

Che cosa distingue il pensiero ortodosso da quello eterodosso? In primo luogo la capacità di rivedere, adattare, adeguare ai differenti contesti i propri paradigmi interpretativi della realtà. Inoltre il pensiero divergente non tollera schemi, costrizioni, limiti, poiché abbatte barriere, travalica confini, guada fiumi rapinosi, salpa verso oceani incogniti, si libra verso spazi mai esplorati, anche con il rischio di compiere un “folle volo”.

Purtroppo tale tipo di pensiero è una qualità ormai rarissima: il conformismo impera e, come se non bastasse, viene gabellato per profondità ed originalità. Eco scrive un “romanzo” e molti critici (non tutti fortunatamente) ne tessono sperticate lodi, credendo di aver letto la summa della narrativa. Messori pubblica un saggio e la maggior parte dei lettori non si accorge della puerilità con cui sono accozzate le “argomentazioni”. Ciampi tiene uno stucchevole discorso, trasudante banalità da ogni sillaba e la massa acefala dei “politici” servili ed adulatori si spella le mani in applausi.

Costoro, sebbene possano apparire, in qualche caso, dei novatori, agiscono e si muovono con le loro miserrime, penose elucubrazioni all’interno del confine tracciato dai potenti, simili a lucciole imprigionate in un bicchiere. Le opere di codesti scribacchini assomigliano a monete false, dalla sottilissima patina d’oro che nasconde del vile metallo. Anche la loro critica dello status quo, quando affiora -assai raramente, a dire il vero- è talmente scialba e convenzionale che non scalfisce neppure il sistema. Con qualche frase anticonformista, credono di aver affermato la loro autonomia d’intellettuali, ignorando che le classi dirigenti auspicano queste posizioni “libere” per ostentare la loro natura “democratica”.

Così, mentre il mondo s’incammina sempre più velocemente verso la tirannide mediatica, verso l’imposizione delle versioni ufficiali, proclamate come "verità" eterne, immutabili, dobbiamo solamente sperare che il numero degli iconoclasti aumenti sempre più. Gli idoli del nostro tempo devono essere spezzati, distrutti, ridotti in frantumi: gli idoli del nostro tempo sono la televisione, la stampa, i governi, le istituzioni internazionali, le chiese… Gli idoli del nostro tempo sono giganti, certamente, ma giganti dai piedi d’argilla.

21 novembre, 2005

Il Silenzio (studio di Mordekhài Mekubal)

Pubblico un illuminante e pregevole testo sul Silenzio: in un’epoca così frastornante e caotica come quella in cui viviamo, sarà utile soffermarsi a riflettere sul significato profondo e -direi- quasi mistico del Silenzio. È vero che il Quarto vangelo comincia nel modo seguente: “In principio era il Lògos"(il vocabolo greco Lògos è reso con Parola, Verbo, Idea…), ma per gli gnostici “In principio era il silenzio”. Riscopriamo allora il vero principio grazie alle meditate, limpide parole di Mordekhài Mekubal.

La conoscenza universale può essere rivelata solo ai nostri fratelli che hanno affrontato le nostre prove. La verità va dosata a misura dell’intelletto, dissimulata ai deboli, che renderebbe pazzi, nascosta ai malvagi, che solo potrebbero afferrarne qualche frammento di cui farebbero arma letale. Racchiudila nel tuo cuore, e che essa parli attraverso le tue opere. La scienza sarà la tua forza, la fede la tua spada ed il silenzio la tua corazza impenetrabile.
Questa frase è di Ermete Trismegisto, che può essere considerato l’Archetipo della dottrina Esoterica.
E’ indubbio che esiste un unico filo conduttore che unisce la tradizione filosofico-spirituale nel corso dei secoli.
E’ stata formulata un’ipotesi etimologica del nome secondo cui Ermete deriverebbe dal Copto “Ermeth” che significa “Essere Vero” da “Er - Essere” e “Meth - Verità”.
Nell’ “Asclepio” Ermete Trismegisto parla di Dio, entità inconoscibile ed invisibile, e dice che: “Egli può, in verità, concedere a qualche eletto la facoltà di innalzarsi al di sopra delle cose naturali, così da percepire un barlume della sua somma perfezione.
Quindi la “Percezione Spirituale” è la base di ogni conoscenza esoterica.
Il Mondo Antico affidava questa esperienza al Rito Iniziatico, a cui erano ammessi solo quelli che se ne mostravano degni, avendo dimostrato di possedere le necessarie attitudini fisiche, morali ed intellettuali.
Conseguenza dell’Iniziazione era la capacità da parte dell’Iniziato di percepire la propria Vera Natura e quindi di riuscire ad interagire con le Forze Occulte dell’Universo.
L’Iniziazione implicava un cambiamento netto nel modo di pensare e, conseguentemente, di agire da parte dell’ Iniziato.
L’Iniziazione ai Misteri, secondo quanto si credeva nell’Antica Grecia, comportava la Metànoia, il Ripensamento, il Pentimento, e come afferma Platone, la Conversione-Rivoluzione.
L’Iniziato iniziava un nuovo stile di vita che non aveva più nulla a che fare con il vecchio Mondo Profano.
Si può dire che l’Iniziato, pur continuando a vivere nel mondo, entrava a far parte di un Mondo Nuovo ed allo stesso tempo Diverso.
La Conoscenza del Profano fa riferimento al Mondo dei Fenomeni quindi deriva dalla Dimensione dell’Opinione ed è propria del Mondo Sensibile Corporeo, e la sua Conoscenza dell’Epistème, del Sapere in senso lato, è praticamente nulla.
Il Profano è un conoscitore della Condizione Materiale e per questo motivo deve essere distolto dal cosiddetto Mondo della Quantità, e deve riuscire a tralasciare il suo bagaglio di Archetipi della Conoscenza-Comportamento propri dell’Inconscio Collettivo.
L’Insegnamento è: ascolta, raccogli, analizza, assimila, diventa e solo allora parla.
L’Insegnamento Profano è nozionistico, infatti all’allievo è richiesta un’intelligenza conforme alla necessità dell’apprendimento ed una buona memoria.
L’Insegnamento Iniziatico è viceversa diretto al cuore e non al cervello, non alla Mente ma alla Nòesis, all’Intelletto, e deve far emergere ciò che è già in noi, deve far risvegliare la Consapevolezza della Coscienza.
Ecco l’importanza di un atteggiamento ricettivo che, oltre a farci comprendere-apprendere, ci permetta di far sì che ciò che apprendiamo diventi parte attiva della nostra Coscienza.
Per l’Iniziato è poi fondamentale saper vivere nel e del Silenzio.
Nell’Antichità il Candidato doveva rimanere in silenzio a volte anche per parecchi anni, e saper vivere nel Silenzio è una cosa molto difficile.
Nella scuola Pitagorica il Neofita osservava l’assoluto silenzio, per sviluppare la capacità di penetrare il Mistero attraverso l’osservazione interiore, che, inizialmente, consentiva di apprendere senza dover impartire alcun insegnamento.
A questo compito erano preposti gli Epopti, coloro i cui occhi sono aperti, che avevano già superato i livelli di Mathematikoi e di Phisokoi.
E’ solo nel Silenzio del cuore che è possibile raggiungere certi obiettivi.
Il Silenzio è il Fondamento di ogni Via Iniziatica.
Per Silenzio, però, non si intende solo il non parlare ma anche il riuscire a far tacere la propria mente, perché chi intraprende una nuova via non ha nulla da dire, ma deve solo ascoltare per imparare, infatti si dice che la Via inizia nel Silenzio.
Una delle fasi più importanti della crescita dell’Iniziato è anche quella dell’apprendimento delle tecniche per imparare a tacitare gli Impulsi della Mente derivanti dagli Istinti legati alla Natura Inferiore.
Spesso il non parlare diventa un privilegio, perché dà la possibilità di entrare più facilmente in simbiosi con l’armonia che regna all’interno di un Eggregoro.
Il Neofita si può infatti concentrare sul tentativo di comprensione dei Simboli, perché solo così gli è possibile arrivare a percepire la perfezione e la regolarità di un Rito.
Il Silenzio può essere inteso come cessazione del rumore, del suono, di ogni attività dispersiva.
La percezione stessa del Silenzio consente il suo avverarsi, inteso tra l’altro come un qualcosa di positivo.
Il Silenzio può essere colto come un momento creativo di trasformazione.
Il dovere di un Iniziato è quello di continuare a trasformarsi, senza interruzione, perché il suo fine ultimo dovrà essere quello dell’Edificazione del Tempio Interiore.
Guarda caso si è portati a dire che la verità è relativa quindi destinata a trasformarsi.
Il Silenzio può anche essere inteso come il luogo, lo spazio in cui si ricevono le percezioni che giungono dall’esterno ed in questo modo può diventare il tramite, il filtro di ogni dialogo.
La Coscienza è già in noi ma solo la Voce del Silenzio ci consente di trovarne la sorgente che portiamo dentro di noi.
Il Silenzio è anche sinonimo di Modestia, dove quest’ultima è una condizione interiore, è l’essere coscienti che non si saprà mai a sufficienza.
Il Silenzio è simbolo di Ignoranza: certe cose sono a conoscenza solo di determinate persone, quindi è a loro che si deve rivolgere l’attenzione, anche se è inutile chiederle perché non saranno mai svelate.
Sta all’Iniziato carpirne il segreto con la sua capacità d’intuizione.
Il Silenzio è simbolo della Proibizione: anche se si sanno certe cose, queste non possono essere dette perché significherebbe svelarne il segreto, quindi esporre la Conoscenza Iniziatica, Esoterica ad un pericolo di contaminazione.
Il Vero Sapere è riservato agli Iniziati, a coloro che sanno farne buon uso, e va quindi tramandato di bocca in bocca, per tempo.
Il Silenzio è, infatti, il Silenzio dell’Ineffabilità: non tutto può essere detto finché manca la capacità di Discernimento.
Se manca la capacità di lettura, di interpretazione tutto rimane oscuro, senza significato, perché dietro al significato “Profano” ne esiste un altro “Esoterico” che solo l’Iniziato può comprendere.
Il Silenzio, però, non deve essere inteso solo come capacità di Apprendimento e di Autocoscienza, ma va inteso anche come Prova, come capacità di conservare la Conoscenza cui il Neofita è sottoposto.
La Conoscenza è potere, quindi deve essere controllata e distinta tra i diversi livelli di Iniziazione che uno ha.
Il Silenzio Iniziatico non crea certezze, anzi, mette in discussione le certezze per sostituire ad una Verità definita una Verità in perenne scoperta.
Il Silenzio genera quesiti.
Il Silenzio può essere inteso anche come Sofferenza, al sofferenza del controllo sulla parola e, visto che la sofferenza può essere vista come il confine tra la realtà vissuta e quella immaginata, si può usare il Silenzio per definire il rapporto con il mondo.
Questo è il percorso dell’apprendistato, che darà la capacità, attraverso il Silenzio Rituale, di arrivare alla Conoscenza Iniziatica.
Altra fase di crescita dell’Iniziato è il Controllo della Parola che serve a tenere a freno ed a dirigere correttamente il pensiero.
Il Profano usa la parola senza badare troppo a ciò che dice, quindi senza preoccuparsi in maniera eccessiva delle conseguenze provocate dal proprio parlare.
Esiste anche un uso Exoterico della parola, enciclopedico, dove viene privilegiato il rumore provocato dalla parola rispetto al significato intrinseco.
L’uso Esoterico della parola comporta invece il trasferimento sia della “Conoscenza” che del vero e proprio “Carisma Iniziatico”, che si trasmette con il “Suono della Parola”, il cosiddetto “Potere della Parola” soprattutto quando questo si verifica in un’Entità Collettiva.
La Parola può essere sacra, quindi in questo caso non è neutra: essa provoca ciò che evoca.
La Parola Sacra trova amplificazione dentro l'ambiente del Silenzio Rituale di un Eggregoro.
E’ la trasmissione controllata della Saggezza che impedisce la deformazione della parola.
Essa deve essere articolata con precisione e correttezza, senza errori, per evitare che si faccia confusione tra significante e significato.
La “Parola” deve essere accompagnata da quelli che nei secoli sono diventati i Segnali Rituali che possono essere solo detti e manifestati in presenza della Fiamma Mistica.
È evidente il Valore Sacrale che può acquisire l’uso della Parola in certe situazioni.
La Parola ha in sé potenza, quindi il suo uso deve tenere conto di ciò, sia da parte di chi parla sia da parte di chi ascolta.
L’attitudine ad imparare ad ascoltare è un’altra arte che bisogna apprendere.
Essere capaci di costruire il proprio Silenzio Interiore significa anche essere in grado di far posto alle altrui parole, per poter condividere la Verità, intesa come capacità di riconoscere come vero ciò che un altro sta dicendo.
Ma questo è possibile solo quando avremo imparato a percepire solo la Parte Luminosa che brilla in ogni Essere Umano, quindi avremo fatto nostra la Temperanza.
La Temperanza, la Tolleranza, la Capacità di Regolare la Parola, la Ricerca della Verità dovranno segnare e guidare sempre e comunque il cammino dell’Iniziato.

P.s. Ringrazio sentitamente l'amico Mordekhài Mekubal per aver dato il suo consenso alla pubblicazione di questo articolo.

18 novembre, 2005

L'indegnità dell'uomo

Absit iniuria verbis

Eraclito distinse l’umanità in due gruppi, quello dei desti e quello dei dormienti. Il problema è il seguente: il 95 per cento dell’umanità appartiene ai dormienti, anzi ai letargici. Costoro sguazzano nel brago dell’ignoranza, convinti non solo di sapere quasi tutto, ma di aver capito tutto. Costoro si fanno inebetire dai media, che non sono manipolati dai potenti, ma appartengono ai potenti. Costoro hanno l’intelletto completamente ottuso, la mente atrofizzata. Costoro non notano le più clamorose contraddizioni, credono alle più spudorate bugie, votano chi li raggira… Con codesti pusilli il potere ha gioco facile, poiché possono essere mandati innanzi allo sbaraglio, spostati come i pedoni su una scacchiera, sacrificati per mangiare qualche pezzo di maggior valore.

L’uomo, questa creatura infima, ma superba, l’uomo, homo, humus, fango o poco più; l’uomo creato ad immagine e somiglianza di dei inferiori, capricciosi. Specie ripugnante quella umana, invidiosa, infida, avida, superba, fatua, stolida, infingarda, ambiziosa … Mi chiedo perché e per chi siano nati e vissuti tanti scrittori e filosofi, se solo una sparuta minoranza è in grado d’intendere il loro messaggio, di apprendere qualcosa del loro insegnamento.

Non è un caso: sugli scaffali delle librerie romanzetti dozzinali, osceni, abominevoli “saggi” di Vespa, Teodori, Magdi Allam, Zucconi, Romano, Brachino, Angela… e di altri ignobili imbrattacarte vanno a ruba, mentre gli eccelsi libri di Cioran restano lì negletti.

Non è un caso: le scandalose notizie dei telegiornali e dei quotidiani di regime hanno il crisma della “verità”, laddove le genuine ricostruzioni degli accadimenti sono bollate come “teorie” della cospirazione.

Non è un caso: eventi e significati potentemente simbolici sono scambiati da “intelletti” infinitamente nulli per mere coincidenze (11 9 9 11).

Non è un caso: si confonde l’esegesi di un testo con la ricostruzione storiografica di un fatto.

Non è un caso: milioni di telespettatori seguono beceri quiz, pensando che il nozionismo sia sinonimo di cultura.

Non è un caso: miliardi di persone si fidano dei loro macellai e si muovono docili verso i mattatoi.

Sono infiniti gli esempi dell’indegnità dell’uomo. Nonostante ciò, se la moltitudine dei sudditi può ancora suscitare compassione, giornalisti, politici, scienziati, economisti, storici, teologi… impostori meritano di essere sbugiardati, smascherati. Forse non è lontano il giorno in cui resteranno come il l'imperatore della celebre fiaba… completamente nudi.

15 novembre, 2005

La vedova nera

Absit iniuria verbis

Bisogna riconoscere che, rispetto ai tradizionali mezzi d’”informazione”, invasi da menzognere ed ignominiose versioni ufficiali, da bazzecole, da logorroiche cronache sportive e da mille altre turpitudini, la Rete, non di rado, consente di reperire delle notizie non censurate, delle informazioni sui vari campi dello scibile, anche su argomenti ingiustamente ignorati o banditi dai maitres à penser dell’establishment “culturale”. Certamente, occorre saper separare il grano dal loglio (le ramificazioni di quotidiani cartacei, i siti ministeriali, istituzionali etc.), ma, nel complesso, Internet offre delle opportunità per tenersi aggiornati su quello che, più o meno, veramente succede, mette a disposizione un’enciclopedia virtuale utile per studiosi, ricercatori e semplici appassionati.

Tuttavia nella ragnatela si può rimanere impigliati: non voglio riferirmi, in tale occasione, al limite connaturato ad un mezzo come questo in cui trovi tutto ed il contrario di tutto, il pericolo che in seguito ad una spaventevole esplosione d’informazioni restino, alla fine, solo brandelli d’ignoranza. Intendo, invece, mettere in guardia dalle insidie di certi siti apparentemente innocui, ma in realtà pericolosissimi, perché volti, dietro pretesti vari, a rafforzare e a legittimare il sistema oppressivo e mendace del mondo contemporaneo.

Porto qualche esempio, sulla base della mia esperienza.
Un attivissimo autore, in un suo patetico sito, riporta ed esamina una serie d’imbrogli, di raggiri per evitare che persone sprovvedute siano truffate: fin qui l’iniziativa è lodevole. Poi, però, si avventura nel tentativo di demolire “ipotesi”, secondo lui, risibili e fantasiose. Ad esempio, si cimenta nel compito non improbo, ma impossibile di dimostrare che i fatti del 9 11 accaddero, grosso modo, come ce li raccontarono Belzebush e i sodali della sua setta, la Skull and bones. Ci vuole una dose infinita d’improntitudine e d’ignoranza per ammannire una siffatta congerie di corbellerie in cui ormai possono credere solo gli ebeti. Ovviamente le balorde argomentazioni di codesto beota non meritano neanche di essere confutate, poiché si confutano da sole.

Ad ogni modo questo sito è da visitare, per sbellicarsi dalle risa.

Pullulano poi i siti cattolici: finché vendono santini, libri d’ore, ammennicoli papisti, passi, ma quando alcuni pseudo-storici e pseudo-teologi si inoltrano nell’esegesi dei vangeli, allora la riprovazione deve essere totale. Qualche giorno fa, visitando uno di questi portali cattolici, mi sono imbattuto in una serie di articoli in cui, facendo riferimento, esclusivamente al Quarto vangelo e ad alcune Lettere paoline, si vorrebbe “dimostrare” che Gesù è Dio, in ossequio ai dogmi niceni e post-niceni, posteriori di almeno tre secoli al periodo in cui vissero i due Messia. A parte che l’interpretazione proposta fa acqua da tutte le parti, gli estensori degli articoli non sono stati sfiorati dal dubbio che il Quarto vangelo originariamente era un testo gnostico, un libello accettato nel canone tardi e soltanto dopo mille controversie e polemiche, spesso veementi, fra i padri della chiesa? È come voler confermare la correttezza del sistema geocentrico tolemaico, basandosi su Copernico.

Insomma, quando ci si muove, sui fili di questa rete invisibile, immensa, è necessario essere circospetti, attenti alla più lieve vibrazione: una vedova nera può stare in agguato.

12 novembre, 2005

La firma degli "Illuminati"

Il 9 novembre 1989 nella Repubblica “democratica” tedesca fu annunciata l’apertura delle frontiere con la Repubblica federale tedesca. A Berlino migliaia di persone festeggiarono la fine della divisione della città, che era stata la capitale della Prussia e del Terzo Reich. Cominciò la demolizione del muro, eretto nel 1961, nonché il processo che portò alla riunificazione delle due Germanie.

Molti storici hanno affermato che il 9 novembre 1989 si è iniziata una nuova fase della storia, denominata, più o meno opportunamente, post-moderno. La caduta del muro è senza dubbio un evento fondamentale, un accadimento che segna uno spartiacque tra passato e presente.

Il giorno 11 settembre 2001 due aerei si schiantarono contro le Torri gemelle, i due grattacieli di Manhattan, mentre alcune cariche, precedentemente piazzate, esplodendo, portarono al collasso strutturale degli edifici. Le Torri crollarono tra immani incendi, sbriciolandosi. Nell’attentato morirono circa tremila persone.

Anche nel caso del 9 11, gli analisti sono concordi nel ritenere che il mondo è cambiato radicalmente da quel giorno funesto.

Quanti, però, hanno intuito il valore simbolico di queste cifre?

Basta considerare la sequenza chiastica dei numeri relativi alle date, ossia 9 11 11 9 oppure, seguendo il sistema anglosassone, 11 9 9 11 per capire che, dietro questi eventi, si nasconde la longa manus degli “Illuminati”. Tutte le altre prove, a questo punto, per quanto significative, non sono più necessarie per inchiodare gli Oscurati alle loro responsabilità.

Non è un caso che, per la sanguinosa strage compiuta in Giordania ieri e, ipso facto, attribuita alla fantomatica Al Qaeda, è stato scelto il giorno 11 novembre.

Il numero 11 è la sigla, lo sphragis degli Oscurati. Perché? Perché tale numero simboleggia l’incompletezza, l’imperfezione, l’inadeguatezza, essendo 12 meno 1. Infatti il 12 è numero sacro per eccellenza: 12 sono i pianeti per i Sumeri, 12 sono i segni dello zodiaco, 12 i mesi dell’anno, 12 le fatiche di Eracle, 12 le divinità olimpiche, 12 le tribù d’Israele, 12 i discepoli del Messia, 12 i cavalieri della tavola rotonda…

La riflessione sul numero 11 ci fa capire che gli anni intercorrenti tra il 1989 ed il 2001 segnano un periodo storica in cui gli “Illuminati” hanno cominciato, nella loro insana cupidigia di denaro, potere e dominio, a gettare la maschera. Si tratta, però, solo della prima fase.

Infine tutto ciò evoca la magia del numero, ma, essendo l’undici la “dozzina del diavolo”, si tratta di magia nera

Nota

Sul significato simbolico del numero 12, vedi Il Numero, articolo di Marcello De Pieri in http:// zret.blogspot.com/

09 novembre, 2005

Lo sciopero delle cicale

Absit iniuria verbis
Oggi i “giornalisti” si astengono dal lavoro. Finalmente una buona nuova! Che cosa giova di più? Una “notizia” ammannita dalle cicale o un’assenza di notizie? Meglio il nulla delle fandonie dei gazzettieri, delle loro veline, dei loro dispacci degni della Pravda”.

Che Zucconi si dedichi pure alla coltivazione delle zucche, che Mai dire Magdi reciti qualche sura, che le Parodi vadano ad imbellettarsi, che Ferrara partecipi a qualche fiaccolata contro i dietologi, che G.Riotta si rechi a meditare in una grotta a mo’ di eremita, che Eco si sfianchi a rincorrere Narciso, che Del Noce vada a sgranocchiare qualche gheriglio…

Questi imbrattacarte, questi caudatari dei potenti hanno mai dedicato una riga o un riferimento alla strage di Falluja, alla Skull and bones, alle scie chimiche, all’imbroglio dell’otto per mille, al signoraggio, alla sinarchia, alle banche armate…?

No. Sono più importanti le tresche dei calciatori, delle soubrettes e le bizze del buon Bonolis…

Siamo arcistanchi delle loro menzognere versioni ufficiali, dei loro tronfi sermoni, dei loro ammaestramenti da cattivi maestri.

Questa giornata di sciopero delle cicale è un’ottima occasione per informarsi attingendo ad altre fonti. Speriamo che le cicale scioperino sempre più spesso.

08 novembre, 2005

Il Festival della scemenza

A Genova, nel periodo tra il 27 ottobre ed il giorno 8 novembre, si tiene il Festival della scienza, un’iniziativa didattica volta ad avvicinare gli studenti a vari temi scientifici e tecnologici in modo operativo e ludico.

Di per sé, questo “salone” con “mostre, exibit (ma che cosa sono?) e laboratori”, potrebbe essere un’iniziativa lodevole, sebbene su che cosa significhi “scienza” e su quale sia la sua funzione nell’era contemporanea, vorrei, per evitare ingenui entusiasmi, si leggessero alcuni illuminanti pagine di Husserl e di Heidegger.

Tuttavia, prescindendo da queste mie perplessità, quello che più mi ha colpito è l’insidia che si nasconde dietro un’attività di questo tipo: mi riferisco ad uno dei laboratori fra i tanti del Festival, denominato “Come un parlamento (il minuscolo dell’iniziale della parola “parlamento” è mio): sulle biotecnologie la parola ai giovani”. Ecco le istruzioni della simulazione didattica: “Cento venti ragazzi delle scuole superiori simulano un confronto parlamentare su temi di stringente attualità, riflettendo su un’applicazione precisa e realistica (?), come l’autorizzazione alla coltivazione di basilico geneticamente modificato per resistere ai parassiti”.

Basilico geneticamente modificato? Per resistere ai parassiti? Sono basito. Le ipotesi sono due: o gli ideatori di questo Festival sono del tutto scemi, poiché ignorano gli studi recenti e documentatissimi che hanno dimostrato in modo pressoché inoppugnabile la nocività degli o.g.m., o, congettura più verosimile, costoro tentano di manipolare le nuove generazioni, facendo credere agli allievi che la coltura di piante il cui DNA è stato alterato, è auspicabile.

A proposito degli o.g.m., si legga la voce inerente dell’enciclopedia di scienze naturali a cura di Mario Tozzi, geologo che non può essere certo accusato di essere uno scienziato eretico o un “teorico” della cospirazione. Tra le altre cose una diabolica società multinazionale del settore agroalimentare commissionò uno studio i cui risultati sono stati tenuti segreti per molto tempo, ma che sono poi filtrati. La conclusione è stata inequivocabile: nelle cavie nutrite con prodotti o.g.m. furono diagnosticate patologie di varia natura ed ingrossamento degli organi.

Mi sembra allora che non ci si possa fidare più di nessuno: il Festival della scienza si rivela, per certi aspetti, un’operazione subdola e fraudolenta. Latet anguis in herba, ossia “si nasconde il serpente tra l’erba”, anzi… tra le foglie del basilico.
Sugli o.g.m vedi http://www.x-cosmos.it/

06 novembre, 2005

I signori del tempo (articolo di Cristoforo Barbato)

Dagli effetti dell'attività solare ai test tecnologici derivati dalla guerra fredda, i satelliti potenzierebbero il sistema di controllo atmosferico HAARP, situato in Alaska. Il clima, in un futuro, finirà nelle mani dei militari?

ll servizio di Informazioni Ambientali Americano (ENS) ha reso noti numerosi casi di malori e decessi sospetti, in Arizona ed in altri Stati, a seguito di misteriosi e ripetuti passaggi di jets dell'Aviazione USA sulle aree interessate.

Stando a diversi testimoni, i jets lasciavano nella loro scia una sostanza filamentosa simile a tela di ragno (o "capelli d'angelo”) che ricadeva lentamente al suolo: tutte le persone entrate in contatto con tale sostanza hanno accusato sintomi quali nausea e crisi respiratorie. A quanto sembra, la sostanza sarebbe usata per generare nubi, nell'ambito di esperimenti atmosferici.

L'ingegner Thomas Farmer, ex progettista della Sistemi Missilistici Raytheon, dopo un anno di indagini, è giunto alla conclusione che il fenomeno è parte di un più ampio progetto militare di modificazione del clima. Il rapporto della ENS sottolinea che l'Esercito USA vorrebbe istituire una Weather Force, utilizzando l'antenna HAARP, situata in Alaska, quale principale nuova arma di controllo atmosferico.

L'Esercito ha pubblicamente dichiarato che l'obiettivo è di controllare il clima entro l'anno 2025 e di danneggiare eventuali nazioni nemiche "aggravando o modificando tempeste" e "provocando siccità". La prospettiva che qualcuno possa a suo piacimento scatenare uragani, provocare inondazioni o causare siccità devastanti, è davvero agghiacciante ed evoca scenari di tirannide, di orwelliana memoria. Come se ciò non bastasse, un controllo militare del clima potrebbe portare ad una catastrofe ambientale: una deliberata modificazione su larga scala del tempo atmosferico potrebbe essere di gran lunga la minaccia più pericolosa che l'uomo abbia mai concepito contro il nostro pianeta.

Purtroppo, secondo quanto asserisce il dottor Bernard Eastlund, gli esperimenti di controllo sul clima, in atto da diverso tempo, hanno fatto un grande balzo in avanti grazie ad una nuova tecnologia basata su satelliti ad energia solare progettati per produrre una potenza di 1000 megawatts.

L'antenna HAARP, infatti, era in grado di influire solo sul clima di piccole zone, poiché, al suo pieno potenziale di 3,6 Megawatts, l'intensità del suo segnale HF nella ionosfera era decine di migliaia di volte più debole della radiazione elettromagnetica naturale del Sole (nota come "costante solare") che raggiunge la Terra. Ma, se questi nuovi sistemi satellitari riuscissero a fornire la potenza richiesta, il problema sarebbe risolto: con una flotta di tali satelliti sarebbe possibile modificare a piacimento il clima di una qualsiasi zona geografica. In un libro del 1995 intitolato "I segreti della tecnologia della Guerra Fredda: Progetto HAARP ed oltre", la Borderland Sciences ha compiuto estesi studi sull'effetto dell'attività solare rispetto alle modificazioni caratteriali ed emotive nella popolazione. Ed è stato dimostrato che le SID (Turbolenze improvvise della ionosfera) e gli aumenti nella densità del flusso solare, provocano sbalzi di umore con sindromi maniacali mentre, al contrario, nei periodi di bassa attività solare il risultato è una tendenza alla depressione.

Viene da chiedersi quali effetti potrebbero avere sullo stato psicologico della gente questi nuovi sistemi satellitari. Sebbene ciò non sembri rientrare nei piani dei progettisti, la capacità di alterare lo stato d'animo di intere popolazioni potrebbe essere uno degli effetti collaterali di tale sistema. Nonostante, a rigor di termini, questo non sia controllo mentale vero e proprio, apre comunque un ventaglio di preoccupanti possibilità.


Fonte:
http://isolachenonce-online.it/

05 novembre, 2005

Lo scempio del villaggio

Absit iniuria verbis

Qualche sera fa, il ministro degli esteri Gianfranco Fini, ospite di un mostruoso programma televisivo che pullula di noiosissimi dibattiti “politici”, trasmissione moderata da un “giornalista” di notevole peso, ha ardito affermare che l’esecutivo guidato da Silvio Berlusconi, il messia di Arcore, ha saputo, in questi cinque anni, governare l’Italia. Che cosa?!? Trasecolo. Sa il signor Fini che cosa significa “governare”? Sa che questo verbo è collegato al vocabolo latino gubernator, ossia “timoniere”? Il timoniere deve saper pilotare la nave per condurla dal porto verso un altro porto, affrontando burrasche, bonacce, venti contrarii. Questo sciagurato governo ha fatto, nei primi tempi, del cabotaggio, in seguito capitan Uncino e la sua ciurmaglia hanno fatto sfracellare lo scafo sugli scogli. Lì la nave s’è incagliata e lì resterà.


Ieri, 4 novembre, festa della vittoria, che non è la fantesca di don Abbondio nella prima stesura dei Promessi sposi, il presidente della repubblica, ha asserito, all’interno di uno dei suoi leziosi, insulsi, dozzinali sermoni, che bisogna essere disposti a difendere i valori della nazione, eventualmente anche con le armi. (In caso di guerra, a combattere vada lui). Vorrei sapere che cosa intenda l’uomo del colle per “valori.” Credo che conosca benissimo i valori monetari del signoraggio, visto che Ciampi fu presidente della Banca d’Italia. Non saprei a quali altri valori potrebbe riferirsi quel reuccio senza corona.

Il vignaiolo teutonico ha dichiarato che lo stato italiano dovrebbe fare di più per le famiglie. Da che pulpito? Potrebbe adoperarsi il sommo orefice per le famiglie italiane, considerati gli ingentissimi, esorbitanti proventi del Vaticano, frutto di losche operazioni finanziarie, del vergognoso latrocinio perpetrato nei confronti di tutti gli Italiani, furto denominato “otto per mille”, di molte altre truffe.

Insomma in questo villaggio globalizzato, in cui regnano incontrastati l’ipocrisia, l’ignoranza, la corruzione, il malaffare, la sopraffazione, l’ingiustizia… dobbiamo assistere anche allo scempio del linguaggio: il verbo “governare” usato a sproposito; la menzione insincera della parola “valore”; l’appello a ricordarsi delle famiglie per opera di uno che intende la “Famiglia”…

Si potrebbe continuare con gli esempi, ma mi fermo. Chi volesse deliziarsi con questo strazio della lingua italiana, può sempre leggere gli articoli della G. Riotta, di Mai dire Magdi, dell’Eco del nulla, di Socci mi scocci, di Zucconi lo zuccone e compagnia gracchiante.

Un’avvertenza: acquistate in farmacia un antiacido.


03 novembre, 2005

L'"ira" dell'Iran

Il neo-presidente dell’Iran, qualche giorno addietro, ha fatto delle veementi dichiarazioni, avventurandosi ad affermare che lo stato d’Israele deve essere cancellato dalle carte geografiche. Le infiammate filippiche contro i Sionisti hanno subito suscitato indignate proteste nel mondo occidentale. Un “giornalista” italiano di notevole peso, direttore di un quotidiano molto obiettivo, ha promosso una manifestazione a favore del diritto d’Israele ad esistere. A questa iniziativa hanno aderito quasi tutte le forze “politiche” nazionali.

Peccato che tutto ciò sia una pantomima…

L’attuale presidente dello stato medio-orientale, già coinvolto nella losca vicenda dell’attacco all’ambasciata degli Stati Uniti, durante la presidenza Carter, attacco che portò alla presa in ostaggio di cittadini statunitensi, se non è un agente della CIA, è, per lo meno, un infiltrato. Egli istiga una popolazione sciita incline all’esaltazione fanatica. Tuttavia, fingendo di lottare con vigore contro il Sionismo, sta in realtà consapevolmente offrendo il pretesto alla comunità internazionale, in primis ai paladini della democrazia e della libertà, ossia gli U.S.A., per scatenare un’offensiva militare con il falso scopo di eliminare una minaccia per gli equilibri non solo della regione, ma anche del pianeta.

È evidente che Ahmadinejan sta recitando una parte e la sta recitando molto bene, se la stragrande maggioranza dell’opinione pubblica, dei pennivendoli, dei commentatori politici ha, ancora una volta, abboccato. Anche molti altri uomini politici sostengono il loro ruolo, mentre il pubblico scambia per realtà una macabra finzione.
Non resta che assistere ai prossimi atti del dramma: il testo prevede una tensione viepiù crescente, con U.S.A. ed Unione europea che esercitano pressioni affinché l’Iran rinunci al suo programma nucleare, un irrigidimento del paese a maggioranza sciita, alcune risoluzioni dell’O.N.U… Gli altri atti e l’epilogo si possono facilmente immaginare.

Questi drammaturghi non hanno neanche fantasia: la tragedia con protagonista l’Iran mi ricorda tanto quella con al centro l’Iraq.

Timeo Danaos et dona ferentes, ossia “Temo i Greci anche quando portano doni”. Così un accorato Laocoonte ammonisce i Troiani che vogliono introdurre il cavallo di legno nella città.

Il diabolico piano ideato dalla sinarchia, il governo occulto con ramificazioni in quasi tutti i paesi del mondo, potrebbe essere definito operazione “cavallo di Troia”.
Gli Iraniani, senza accorgersene, hanno già condotto il cavallo all’interno della rocca.

01 novembre, 2005

Tanatosfera

La biosfera è quel sottile involucro, comprendente parte della litosfera, dell'idrosfera e dell’atmosfera del nostro pianeta, in cui nascono e si sviluppano le varie forme di vita vegetale ed animale. Tuttavia, mai termine mi è sembrato meno appropriato per indicare una realtà diametralmente opposta.

Infatti, anche se prescindiamo dalle carneficine, dalle guerre, dai massacri che insanguinano ed insanguinarono la Terra, dai milioni di animali sacrificati un tempo sugli altari degli dei, oggi sulle mense di un’umanità vorace, anche se cerchiamo di dimenticare che la vita, pure quella di un semplice filo d’erba, si alimenta della morte, anche se chiudiamo gli occhi per non vedere che le splendide meraviglie della natura sono soltanto un sembiante su un volto putrefatto, come non avvertire che, come disse qualcuno, la Terra è l’inferno di un altro mondo?

Siamo invischiati in una ragnatela magnetica. Energie invisibili, ma negative ci compenetrano. Il cielo è opaco, il sole pallido ed esangue, l’acqua è amara, il suolo avvelenato. Spesso sono sensazioni indefinibili, sfuggenti, ma che ci lasciano con uno strano, immedicabile malessere. Qualcosa non quadra: si ha l’impressione di vivere in una discarica da cui esalano miasmi di pensieri ammorbanti. I salmi biblici che celebrano la divina bellezza del creato, sono un’eco lontanissima.

Questa non è la biosfera, l’ambiente della vita, ma la tanatosfera, lo spazio della morte.

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