09 gennaio, 2006

Crosa e le rose

Purtroppo ogni lunedì il TG5, il “notiziario” di Rossella la pulzella, ospita al suo interno un’intervista realizzata da Giacomo Crosa, cronista sportivo che s’intrattiene per qualche interminabile minuto con un calciatore illustre per le sue mirabolanti gesta sui verdi campi. Bisogna riconoscere che Crosa è persona dai modi garbati e piacevoli, molto distanti dalla grossolanità e dall’alterigia di tanti suoi colleghi; inoltre ha una discreta padronanza della lingua italiana, caratteristica che fa di lui una rara avis, considerando l’ignoranza abissale di molti giornalisti.

Sfortunatamente, gli interlocutori del biondo professionista sono spesso delle nullità che, in un pessimo italiano, indugiano su aneddoti ed esperienze sportive infinitamente insulse. Insomma, è la fiera della vuotaggine né tale incommensurabile insignificanza della conversazione è compensata dalla cornice naturale in cui si svolge l’intervista: ameni giardini con siepi di biancospino o di bosso e roseti odorosi. Penso che quello di Crosa sia un talento sprecato: una persona educata ed intelligente come lui avrebbe dovuto usare le sue capacità per una più nobile causa.

A proposito di talenti, avete notato che il sommo orefice, durante l’angelus domenicale o in occasione di altri discorsi ufficiali non cita quasi mai i Vangeli? Ci credo –risponderete- chi più di Benedetto XVI è lontano dallo spirito evangelico, con la sua esaltazione della povertà e della verità? Infatti l’attuale vescovo di Roma evoca i papi simoniaci e nepotisti del Rinascimento, amanti del lusso e dei piaceri, oltre che spregiudicati uomini politici. Ovviamente Benedetto XVI non ha ricevuto alcun talento, tuttavia, poiché si trova in una posizione d’immenso potere, con un notevole ascendente su milioni di persone, dovrebbe, invece di tediarci con le sue ipocrite ramanzine, esortare veramente a combattere contro la menzogna, la guerra, l’ingiustizia. Ad esempio, potrebbe e dovrebbe avere il coraggio di affermare quanto sia inaccettabile che le banche (anche quelle cattoliche) investano in armi; dovrebbe dimostrare l’onestà intellettuale per denunciare Urbi et orbi il fenomeno delle scie chimiche.
È un’utopia? Probabilmente sì.

Forse, però, Joseph Ratzinger, da uomo sensibile qual è, potrebbe un giorno decidere di accennare al problema, se non altro per evitare che siano deturpati da uno scempio d’intrecci i cieli tersi ed azzurri, magnifico scenario delle interviste di Crosa.

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