26 febbraio, 2006

Il 666 è un numero d'uomo (seconda parte)

Leggiamo il versetto: “Qui sta la sapienza. Chi ha intendimento conti il numero della bestia, poiché è numero d’uomo; ed il suo numero è 666.”

Queste frasi sibilline, alla luce di un’esegesi astronomico-astrologica, diventano più perspicue. Senza escludere altre interpretazioni, dato che peculiarità dei simboli è la polisemia, credo di poter leggere nell’arcano sintagma “numero d’uomo” il riferimento al segno zodiacale dell’Acquario. L’Acquario, infatti, è sin dai tempi dei Babilonesi un uomo: gli Amorrei lo chiamavano “gu-la, cioè “il magnifico”, colui che versa, che dispensa la gioia e l’abbondanza, divinità maschile che incarnava il potere purificatore e rigeneratore dell’acqua”… In greco la costellazione era chiamata Ydroochoos, cui corrisponde il latino Aquarius… portatore d’acqua o anche magistrato preposto al servizio delle acque”
Nel mito ellenico l’Acquario è Ganimede, il coppiere degli dei che mesce il nettare dell’immortalità, dopo che Zeus invaghitosi del bellissimo giovinetto, l’ha collocato in cielo, in vece di Ebe.

Nell’Apocalisse dunque si preannuncia l’avvento dell’età dominata dal segno dell’Acquario, vagheggiata da teosofi ed esoteristi come epoca paradisiaca di pace, armonia, fratellanza, riconciliazione dell’uomo con la natura e con Dio, laddove, per altri, è la fase finale del Kali Yuga, il tempo oscuro della tradizione indù, dilaniato dall’anarchia, dal caos, ottenebrato dalla degenerazione etica. Questa fosca visione è condivisa dall’autore dell’Apocalisse, mentre trova un contrappunto in un testo forse coevo, che contiene credenze proto-cristiane venate di gnosticismo, il Vangelo di Giuda Tommaso dove si legge: “Passano le costellazioni.”-disse Gesù-“Dopo l’Ariete, i Pesci. Poi verrà l’Acquario. Allora l’uomo scoprirà che i morti sono vivi e che la morte non esiste.”

Questo versetto è, a mio avviso, da accostare, ad un altro molto enigmatico: “Beato il leone che l’uomo mangerà ed il leone diventerà uomo; maledetto l’uomo che il leone mangerà”. È forse possibile cogliere in tali parole un’allusione ai poli astronomico-precessionali: l’era del Leone a quella dell’uomo (Acquario?). “Il leone diventerà uomo” potrebbe voler dire che, nel punto vernale un tempo occupato dal segno del Leone, sorgerà l’Acquario: saranno benedetti coloro che riusciranno ad interiorizzare le qualità dei tempi vetusti, ad assimilare la saggezza dei nostri antenati (il leone che l’uomo mangerà).
Non manca nel Vangelo di Tommaso il riferimento al numero 7: “Un uomo vecchio di giorni non esiterà ad interrogare un bambino di sette giorni sul luogo della vita e vivrete, poiché molti primi saranno ultimi e gli ultimi primi e si riuniranno in uno”. M. Pesce fornisce la seguente interpretazione: “La conoscenza è un dono che viene dato ai bambini, cioè a persone che possono attingerla da soli. Poi viene comunicata a tutti e tutti diventano una cosa sola”.

In un’ottica astronomica, il bambino di sette giorni potrebbe essere il genere umano dell’era del Leone, cui corrisponde il settimo mese dell’anno; il vecchio, invece, è l’umanità attuale che, per ricavare conoscenze necessarie ad orientarsi consapevolmente nel presente ed utili al suo sviluppo spirituale, dovrà rivolgersi alle civiltà antiche, col fine di chiudere il cerchio che unisce il presente al passato (si riuniranno in uno). Non si dimentichi, infine, che il numero 7 potrebbe adombrare la distanza temporale tra le età in esame.

Il testo ritrovato a Nag Hammadi, in Egitto, sembra prefigurare l’età acquariana come un periodo in cui gli uomini potranno finalmente scoprire la vera dimensione dell’esistenza, in una palingenesi spirituale che consentirà di comprendere che “i morti sono vivi e che la morte non esiste”. Superando, così, una concezione del cosmo limitata ai cinque sensi e ad un’angusta razionalità, sarà possibile intuire e vivere le miracolose dimensioni che scaturiscono da una rigenerazione interiore. L’anima, fecondata dall’acqua sorgiva che sgorga dalla brocca celeste, nascerà a nuova vita. Sembra questo il messaggio del Gesù “egizio”, con cui stride il monito spaventoso dell’Apocalisse.

Tra la speranza acquariana e la cupa ombra dell’Anticristo, s’incunea la consapevolezza che qualcosa sta cambiando. In meglio o in peggio? Restiamo con questa assillante domanda.

Fonti:

A. Anzaldi, L. Bazzoli, Dizionario di astrologia, Milano, 1998
M. Cotterel, Le profezie dei Maya
G. De Santillana, H. Von Dechend, Il mulino di Amleto, 1983, 1990
Enciclopedia dell’astronomia e della cosmologia, a cura di J. Gribbin, Milano, 2005
D.H. Lawrence, Apocalisse, Milano, 1995
M. Pesce, Le parole dimenticate di Gesù, Milano, 2004
G. Terzoli, D. Marchesini, Il codice degli dei, 2004
Zret, Jesus and Siddharta, 2006

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