04 febbraio, 2007

Il giudizio di Dio

Di fronte al male, in tutte le sue orrende, spesso invisibili forme, si resta annichiliti. Guerre, carneficine, malattie, devastazioni, torture, violenza, iniquità, miseria, emarginazione… sono il leit-motiv della storia umana. Si cerca spesso di trovare un responsabile di questa abominazione: molti pensano che il male dipenda dalle “libere” scelte dell’uomo; altri lo attribuiscono ad influssi demoniaci; certuni ritengono che entità interdimensionali diffondano paura, odio e discordia tra le persone per assoggettarle.

Alla fine, però, la perversità e la nequizia non ridondano su chi ha consentito e consente tutto ciò? Non sarà il caso qualche volta di pensare ad eventuali responsabilità di Dio (se esiste o se è), alle responsabilità di chi interviene, soltanto, almeno nell’ambito della teologia cristiana ed islamica, per giudicare e condannare? Proviamo per un istante ad immaginare che sia il Creatore a doversi discolpare per le sue omissioni, il suo silenzio, la sua latitanza. Pensiamo ad una sorta di processo per giudicare Dio, l’Essere onnisciente e onnipotente che ha agito come se non avesse saputo e che si comporta, come se non potesse.

Non è lecito desiderare, anzi esigere che esista, come afferma Hans Kung, una dimensione in cui finalmente trionfi la giustizia, sempre conculcata e vilipesa in questa bolgia infernale?

Non so se un ipotetico Dio abbia qualche colpa, in primis quella di aver ammannito questo “pasto gratuito” ed indigesto chiamato universo, o se anche il male assoluto trovi una sua giustificazione, un significato all’interno del delirante romanzo della vita. Sono sicuro, però, che un processo si concluderebbe con una condanna, se fosse celebrato contro il “funesto demiurgo” che plasmò questo tristo, sordido mondo.

7 commenti:

  1. Se Dio esiste... io non lo assolvo affatto. Anzi!

    Ma i veri responsbili di quanto accade sono gli uomini, che tutto fanno, fuorché tentare un'inversione di tendenza. Quanti imbecilli ho scoperto esistere. La colpa è in gran parte loro: schiavi dei carnefici e ad essi sempre grati. Idioti!

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  2. In passato un drammaturgo, di cui non ricordo il nome, aveva composto una pièce teatrale nella quale Dio figurava come imputato che alla fine veniva condannato. Non dobbiamo tuttavia dimenticare che in Dio o meglio nell'Assoluto c'è una coesistenza di Bene e di Male. Se noi in questa delicata fase storico-cosmica sperimentiamo quasi esclusivamente la dimensione negativa dell'esistere, non è detto che altri stati dell'essere siano infinitamente meno problematici di quello attuale.
    Dobbiamo forse ostinarci a pensare che la nostra esistenza abbia un valore propedeutico, che sia cioè una specie di preparazione a qualcosa di migliore. Ma onestamente non saprei...

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  3. E'vero era un dramma in cui Dio veniva processato per aver permesso l'olocausto. Mi sembra che fosse stato scritto fa una donna, ma non ci giurerei. Speriamo che alla fine ci attenda la luce. Ciao

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  4. L'unica altra spiegazione è che stiamo tutti vivendo all'inferno e la frustrazione per l'impossibilità di dimostrarlo grava sulle pene che già patiamo quotidianamente (e che accettiamo di buon grado cercando di distrarci, invece che ribellarci ad esse). Ciao

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  5. Mi sembra fosse Aldous Huxley ad affermare che la Terra era una sorta di manicomio del cosmo. Alcuni canalizzatori affermano che nel nostro pianeta sono confinate razze degeneri e malvage che allevano gli uomini-iloti... Quindi Capitano, potresti esserti avvicinato alla verità. Ciao

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  6. Ciao Zret! Ti leggo spesso con piacere; sei sempre elegante, miele per gli occhi!^-^
    Per come la vedo io, il male è insito nella mente umana: è l'istinto. Esso è puro solo in apparenza, in realtà è indotto: che sia Dio, che siano i potenti; è alla fine tutto riconducibile alla legge di causa-effetto che domina l'universo. Per quanto i falsi profeti possano predicare di remissione dei peccati e di libero arbitrio, esso non esiste. Ciò che viene con leggerezza descritto come libero arbitrio è in realtà un falso: non rispecchia la libertà assoluta di poter disporre della propria vita e delle proprie scelte. Piazza un uomo in determinate condizioni, e potrai ottenere un comportamento. La libertà è un esperienza profonda dell'essere, non è data da qualcosa, è data dalla verità.
    La verità è indiscutibilmente una, e trascende ogni punto di vista; è una verità oggettiva che esula dalle nostre conoscenze: è l'oggettivita assoluta di cui parlavi qualche articolo fa.
    Essa esiste, ma non ci appartiene. Fintanto che rimarremo rinchiusi in questa gabbia di soggettività, non saremo mai liberi, non saremo mai peccatori, non saremo mai colpevoli.
    Noi siamo Dio. Nel momento in cui abbraccieremo l'oggettività assoluta, l'ipercomunicazione, saremo come un DNA di persone; il DNA di Dio.
    Il libero arbitrio, il peccato, il paradiso e l'inferno sono solo deterrenti creati da uomini con pregi e difetti; non da Dio, che ha il dono dell'onniscenza, dono che ha come solida base, l'obbiettività.

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  7. Ciao Demetrio, molto interessanti le tue osservazioni, molto lucide. Hai aggiunto un'altra tessera al mosaico. Noto anche un riferimento ad un concetto di frontiera, quale l'ipercomunicazione. Grazie per le tue parole. Ciao!

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