29 giugno, 2008

Fire in the sky

13 giugno 2008

Lo shuttle ha perso un pezzo del timone. Per la N.A.S.A. non ci sono rischi per il rientro

Gli astronauti dello Shuttle hanno notato un oggetto non identificato sulla scia del traghetto spaziale e stanno indagando sulla sua natura. Lo ha annunciato la N.A.S.A.

La N.A.S.A. ha identificato l'oggetto misterioso avvistato dagli astronauti alla deriva dalla navetta Discovery come un frammento che si è staccato da un componente del timone, ma ritiene che la situazione non ponga problemi per il rientro del traghetto spaziale in programma domani.

Lo ha comunicato il comando di terra al comandante dello Shuttle, Mike Kelly. Anche l"'ammaccatura" sul timone è risultata normale. Il pezzo che si è staccato è un fermaglio che serviva a proteggere il freno di velocità dal surriscaldamento durante il decollo. "La sua perdita non crea preoccupazioni per l'atterraggio", ha detto la N.A.S.A.

Questa notizia potrebbe indurre a pensare ad un deterioramento del rapporto tra terrestri e presunte civiltà esterne? Trattandosi di una comunicazione ufficiale, come avvenne per il misterioso incidente nei cieli della Sila, è lecito subodorare qualcosa di non veritiero. Non siamo in grado di stabilire se la versione della N.A.S.A sia credibile, se l'oggetto scorto dai cosmonauti sulla scia della navicella coincida davvero con un fermaglio (sic!), ma non si può escludere che l'evento si possa riferire ad un avvertimento per opera di esseri che non gradiscono la militarizzazione dello spazio cui mirano le varie missioni, dietro il paravento della ricerca scientifica. Prima del rientro in atmosfera i cosmonauti hanno visto e filmato decine di oggetti non identificati. Infine lo shuttle non è nuovo a certi incidenti: il documentarista José Escamilla ricorda che nel 1996 la navicella spaziale Columbia installò il Tether, un cavo per la messa in orbita di satelliti. L'esperimento fallì, a causa della rottura dello stesso, rottura causata, secondo Escamilla, dai rods intenti a contrastare la militarizzazione dello spazio per opera degli U.S.A. e di altre potenze mondiali.

Gli astronauti hanno udito un rumore sordo: era dovuto al frammento che si è staccato? Può darsi. Eppure l'episodio potrebbe inquadrarsi nei prodromi di un conflitto cui eventuali star nations non intendono più sottrarsi, vista l'aggressività e la prepotenza della Cabal.

Si stanno, infatti, intensificando, strani accadimenti nei cieli che paiono i segnali di un dissidio: il 28 maggio è esploso nel cielo dell'isola di Phu Quoc, in Vietnam, un ordigno non identificato; il 14 maggio 2008 è precipitato un U.F.O. in California; il 31 maggio pare che due tankers chimici siano stati coinvolti in un incidente: alcune testimonianze attribuirebbero la collisione all'intervento di O.V.N.I. Nel 2007, il 31 ottobre, in Romania un caccia nel corso di un volo da addestramento fu colpito da quattro oggetti.

Il 20 giugno a Cardiff, in Galles, un elicottero è stato quasi urtato da un aeromobile non identificato: il pilota è stato costretto ad una manovra repentina per evitare l’oggetto di cui poi ha cominciato un inseguimento, ma egli hai poi dovuto desistere, perché il carburante si stava esaurendo.

Forse assistiamo ad una lotta per l’egemonia nello spazio e nell’atmosfera, forse sono normalissimi sinistri, forse è cominciata "la guerra nei cieli". Chi può pronunciarsi su quanto sta accedendo in modo definitivo, categorico?

Vedremo gli sviluppi.


Fonti: rainews24.rai.it
tankerenemy.com

Articolo correlato: R. Capponi, Alieni: è guerra?, 2008

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Trattato di Lisbona: firma per chiedere il referendum

27 giugno, 2008

Aldo gradimento

Un noto sito che consente ai vari utenti di pubblicare i propri articoli o di rilanciarne altri tratti da vari portali, rivela spesso il livello infimo degli Italioti che, approfittando di questo strumento, inseriscono le pasquinate più ridicole, commentano in modo demenziale, si pavoneggiano, credendosi Enrico Mentina, Barbagianni Riotta, Vito Capuozzo, Umberto Ego, Sergio Ronano, Vittorio Zucconi... Che bei modelli!

A parziale discolpa di questi scombiccheracarte, bisogna ricordare che il Ministero della pubblica ignoranza si è distinto recentemente, proponendo ai candidati degli esami di stato una traccia con un lirica di Montale in cui un amico dell'autore ligure è stato trasformato in una donna angelicata. E’ vero che oggi vanno di moda i transgenders, però…

In primo luogo, gli svarioni non si contano: "un'altro" scritto con l'apostrofo e "cospiqui" con la q sono all'ordine del giorno, ma questa è solo la punta dell'iceberg. Molti improvvisati giornalisti, nella foga di riportare la notizia o per ignoranza, storpiano le parole con effetti involontariamente comici, come Alla ricerca della barca perduta (recensione del noto film di Spielberg: forse il recensore si è confuso con l'arca di Noè), Mal di cesta (sono preziosi consigli contro la cefalea), Lievitazione magnetica (sarà una pagnotta con un dispositivo antigravitazionale), Il decreto di lecce contro gli zingari (sarà stato promulgato dal sindaco della città pugliese), I gestori telefonici fanno soldi a patate (con i chiari di luna che ci attendono, viene da esclamare: Beati loro!), Crema pasticcera: alcuni cani(?) parlano (Saranno stati intervistati dei parlamentari sul menu offerto dal ristorante della Camera?).

E' un gustoso campionario di amenità, con articoli scritti talvolta da personaggi deliranti, improbabili, da macchiette alla Marx. Non sorprende poi di rilevare quali sono gli articoli più votati e commentati, quali sono i temi che maggiormente attirano quest'orda di cronisti ed opinionisti: i fantasiosi riporti di Schifani, le poppe della Seredova, la ricetta per la Sacher, i mirabolanti gol (sic) di Gattuso... Lasciamo che si divertano; sono uno spasso.

Altri, invece, sensibili ai problemi ambientali, invitano con sincero accoramento tutti i lettori a non lasciare il televisore in standby per evitare un incremento di emissioni di ossido di carbonio (sic) nell'atmosfera. L'ha consigliato pure grillo! Non mancano gli intellettuali e gli esperti che, esibendo competenze degne di Heidi, pontificano su tutto: dispensano dotti consigli su come curare la stipsi del cagnolino di Brag, ricordano che il prezzo del petrolio aumenta a causa di un rialzo dei prezzi delle materie prime, insegnano che l'energia nucleare non è dannosa, perché tanto siamo attraversati costantemente da miriadi di neutrini, propugnano il bando dei cloroidrocarburi (sic) da cui dipende il buco dello zono (sic), tessono le lodi del romanzo d'appendicite Il cingolo di Foucault, credendo di dimostrare, in questo modo, che Andreotti è un chierichetto.

Non mancano gli invasati che berciano contro Donadoni, reo di non aver portato l'Italia alla vittoria nei Campionati europei di calcio. Nel caso del pallone, gli Italioti, si infiammano quasi come i sostenitori di Walter, intenti ad aggredire, ma "pacatamente e serenamente", i fans di Silvio lo gnomo e viceversa. Il calcio, si sa, è l'oppiaceo per eccellenza.

Comunque vorrei anch'io introdurre un testo comico. Un giorno o l'altro lo farò. Lo potrei intitolare: Scoperta del secolo, anzi del millennio: Rocco Buttiglione è un filosofo.



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Trattato di Lisbona: firma per chiedere il referendum

26 giugno, 2008

Par(ab)ole

Sensi imprigionati nelle convenzioni...

A mio parere, a torto, si ritiene che le parabole evangeliche siano una forma narrativa per rendere più accessibile un insegnamento. Tralasciando il fatto che alcune parabole sono ermetiche, specialmente quelle del Vangelo detto di Giuda Tommaso, si dimentica che la parola è già essa stessa parabola, ossia espressione gettata di là dal suo suono e dal denotatum per significare. La lingua è senza dubbio un potente strumento di comunicazione, ma, nel momento in cui sostituisce, surroga il reale sia esterno sia interno, perde l'eloquenza del silenzio, l'intensità e l'immediatezza dei linguaggi non verbali, la sacralità dei gesti.

Articolata in strutture e modi di funzionamento, la lingua diviene codice: l'aura aurorale del segno primigenio si dissolve. Lo strumento di comunicazione può servire per trasmettere messaggi, ma, quando non si condanna al fraintendimento (Vedi Rumore), si atrofizza nell'ordinarietà della denotazione.

Di contro, la par(ab)ola è un po' la parole di De Saussure, il concreto uso linguistico, vissuto, esperito, metabolizzato. Risultato di un'esperienza incomunicabile e personalissima, la par(ab)ola viene scoccata a mo' di un dardo: può centrare il bersaglio, può mancarlo. Di solito colpisce terminazioni nervose. Non è solo scarsa mira di chi ha teso l'arco e scagliata la freccia. E' nella natura delle par(ab)ole, nella loro storia, un'energia cinetica propria che le spinge lontano dalle intenzioni, mentre il vento e qualsiasi altra perturbazione deviano la traiettoria.

E', fuor di metafora (ma quali parole non sono metafore?), la distanza tra denotazione, il valore letterale di un termine, e connotazione, il significato denso, stratificato, anche ambiguo, sfuggente. Così la lingua trascende il suo scopo comunicativo, spesso anodino ed anemico, solo lanciandosi di là dal limite, sconfinando, con tutti i rischi che ciò implica, nell'indicibile, nell'oscurità, ma soprattutto nell'essenza. Per questo motivo Heidegger ritiene che i poeti, facitori di par(ab)ole siano "i più arrischianti". Così, oscillando tra poli opposti, da un lato il grigiore della comunicazione normale, dall'altro la vertigine e l'inattingibilità del linguaggio artistico, si comprende perché l'Essere si esprima con misteriosi sincronismi o, più spesso, con il Silenzio.


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Trattato di Lisbona: firma per chiedere il referendum

25 giugno, 2008

Conferenza 2012 Mistero dallo spazio profondo

Il Centro culturale Galileo organizza, per giovedì 3 luglio 2008, la conferenza "2012 Mistero dallo spazio profondo", con proiezione di filmati inediti.

Relatore sarà il Dottor Giorgio Pattera, biologo e vice-presidente del Centro culturale Galileo.

Il convegno si terrà presso il Caffè degli artisti - Serre Petitot, Parco ducale di Parma, ingresso via Farnese. L'ingresso è libero.


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Trattato di Lisbona: firma per chiedere il referendum

24 giugno, 2008

Violenza (prima parte)

La violenza più pericolosa è quella delle istituzioni, quella perpetrata in nome della Legge... umana.

Un discorso sulla violenza è onnicomprensivo: dovrò quindi circoscrivere il campo d'indagine, escludendo riflessioni sull'essere che, staccandosi dal non essere è, in fondo, violenza. Non mi occuperò neppure della lacerante scissione del significante dal significato e dall'oggetto né dell'atto creativo come distruzione (spesso i poli opposti si toccano). Tuttavia devo ricordare che la violenza è connaturata al cosmo: non possiamo eliminarla in toto, se non annichilendo l'universo, ma tale annientamento è comunque violenza.

Quando un organismo vivente si nutre, uccide. Anche il seme deve morire affinché nasca la pianta. Tutto si distrugge ed ogni generazione è anche distruzione.

Passo dopo questa breve premessa a trattare della violenza in senso più comune, ordinario. La prima domanda che mi pongo è la seguente: è conciliabile la violenza con il Cristianesimo (qui intendo la sua versione ellenistica) che, ufficialmente, computando le centinaia di confessioni, è la religione più diffusa nel mondo? No. In nessun modo; in primo luogo, perché, secondo la vulgata paolina e post-paolina, la religione cristiana è contraria, stando a molti moniti del Messia, alla violenza, alla ritorsione sotto qualsiasi forma. "Porgi l'altra guancia".

Bisogna poi rammentare il precetto evangelico che vieta di giurare sempre e comunque: esso implica in modo netto, reciso, categorico che chicchessia (soldato o no) possa giurare fedeltà allo stato, strumento di coercizione, continuando a dichiararsi cristiano. Tale precetto deriva da una concezione della sacralità della parola, in primis del nome sostitutivo di Dio, del tutto estranea alla profana mentalità contemporanea in cui i vocaboli, De Saussure docet, sono convenzionali ed arbitrari (sic). Traccia di questa antichissima idea è nell'inglese "to swear" che significa sia "giurare" sia "bestemmiare". Risulta così svelto alle radici qualsiasi capzioso argomento su una presunta conciliabilità tra Cristianesimo ed una sia pur motivata e limitata forma di violenza, anche come autodifesa. La storta dicitura "guerra giusta" partorita dalla mente (perversa) di Agostino è una contraddizione in termini, un ossimoro, anzi un'eresia, una vera bestemmia. Purtroppo Agostino, scrittore di razza e filosofo profondo, con l'invenzione dell'inferno e col paradosso della "guerra giusta", ha causato danni incalcolabili. Paghiamo a carissimo prezzo ancora oggi il fio di quelle nefandezze. Chi stabilirà quale guerra è giusta e quale no? Che cos’è la giustizia?

So che queste affermazioni dispiaceranno a molti cristiani delle varie chiese: ebbene, se vogliono continuare a professare questo credo, dovranno rifiutare il servizio militare, ogni forma di violenza e, secondo il mio modesto parere, anche diventare vegetariani. In caso contrario, onestà richiederebbe che si dichiarassero pagani o adepti di una chiesa non cristiana qualsivoglia. Non basta: per essere "miti e costruttori di pace", non si deve prender parte al perverso sistema con le sue aberrazioni. E' violenza anche un investimento bancario: i denari, infatti, fruttano grazie a vergognose speculazioni che affamano i poveri o grazie a compravendita di armi e di... Anche in questo caso, il Vangelo è chiaro, inequivocabile, indefettibile: il denaro, per nessuna ragione, può diventare merce e quindi strumento di dominio e di ricatto. (Vedi Il denaro tra sacro e profano).

Un cristiano deve essere antimilitarista? No, nel senso che un vero cristiano (un cristiano pressoché inesistente, ideale; in tutto il modo saranno poche decine) non è contro la guerra, ma per la pace: per lui non si pone neppure il problema. La guerra è ripudiata senza esitazioni, negata attraverso la promozione della fratellanza, l'amore, un amore che non conosce confini, distinguo, titubanze, onnipervadente. "Ama il tuo nemico".

Siano ricordati quindi con rispetto i Testimoni di Geova, che durante il Secondo conflitto mondiale, morirono, insieme con molti altri perseguitati, nei campi di concentramento del Terzo Reich, per essersi con coerenza e con coraggio leonino, opposti all'arruolamento nell'esercito tedesco. Non accettarono di giurare.


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23 giugno, 2008

Perché non intervengono?

U.F.O. di Nashville - Tennessee - 1989Il presente articolo fu scritto circa un mese fa e, alla luce di alcuni recenti fatti, appare un po’ obsoleto. Darò conto quanto prima di alcuni sviluppi in Fire in the sky. Ho tuttavia deciso ugualmente di pubblicare questo testo, perché può offrire degli spunti di riflessione nell’ambito dell’esopolitica. Vorrei anche ricordare con simpatia Eufemio Del Buono, scomparso ieri, 22 giugno. Eufemio Del Buono era esponente di quella che si potrebbe definire Ufologia solare.

Le persone consapevoli del rischio mortale che corre l'umanità, a causa della strisciante, ma implacabile instaurazione del Nuovo ordine mondiale, mentre la distruzione del pianeta viene perpetrata senza tregua e con armi spaventevoli, si chiedono perché civiltà esterne non si interpongano, ora che la situazione è divenuta insostenibile.

Lo scenario è allarmante: se solo consideriamo il quadro italiano, notiamo che molte misure degli ultimi governi, pur essendo rimaste quasi inosservate, sono altrettanti passi verso il New order: pensiamo al divieto di usare i contanti per somme di un certo valore, ai provvedimenti per la "sicurezza", all'intenzione di creare banche dati col D.N.A. ufficialmente per stabilire se gli emigrati sono davvero imparentati con le persone con le quali chiedono il ricongiungimento.

Inoltre, se abbracciamo con un unico sguardo la situazione internazionale, è tutto un inquietante susseguirsi di carestie, epidemie, crisi economico-finanziarie, disastri innaturali, sconvolgimenti climatici per lo più indotti...

Dunque, stando così le cose, perché non intervengono?

Le seguenti sono delle possibili risposte: gli extraterrestri sono tutti malvagi o, nel migliore dei casi, indifferenti al destino del pianeta. Avrebbero quindi ragione gli studiosi sostenitori dell'ipotesi monopolare, ipotesi che, non solo mi pare poco plausibile, ma anche blasfema, poiché sottintende un universo popolato da creature malvagie o una Terra che attrae solo esseri infidi e pravi, quasi fosse la fetida sentina del cosmo.

Eventuali alieni agiranno solo in caso di gravissimo pericolo non solo per Gaia, ma anche per il sistema solare, ad esempio, qualora scellerati esecutivi decidano di usare, per combattere i conflitti, ordigni nucleari o mortali armi esotiche o nel caso in cui l'operazione scie chimiche-H.A.A.R.P. rischi di mettere a repentaglio la vita sul pianeta.

Presunte civiltà stellari opereranno solo quando una buona parte dell'umanità avrà preso coscienza delle insidie costituite dal governo segreto e deciso di orientare la sua condotta verso un rispetto reale per ogni forma di vita, seguendo principi etici indefettibili.

Ipotetici popoli dello spazio ritengono che qualsiasi intervento sia un'interferenza nella storia della "civiltà" umana che, in modo autonomo, deve trovare la via di un vero progresso e, se insisterà nella depravazione, è giusto che paghi il fio della sua bassezza, superbia, crudeltà.

Gli "amici delle stelle" (veri e propri extraterrestri o creature spirituali poco importa) vorrebbero intervenire, ma sono efficacemente ostacolati da altri esseri molto potenti ed alleati della sinarchia. Forse già furono sconfitti in passato, come sembra suggerire la pur dubbia ed intricata storia di Amicizia: ora stentano a riconquistare posizioni strategiche e sono in notevole difficoltà. Solo se all'interno delle istituzioni e delle società terrestri aumentasse il numero dei combattenti per la verità, avrebbero qualche opportunità in più di prevalere sui loro avversari.

Certo che, quando si constata la formidabile, micidiale, titanica potenza con cui i globalizzatori colpiscono intere aree di Gaia, seminando morte e devastazione, oltre a restare sgomenti, ci si chiede se non sia necessaria ed urgente un'azione per fermare quelle mani insanguinate.

E' forse già tardi ed "il peggio è già accaduto", come osserva Heidegger.



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Trattato di Lisbona: firma per chiedere il referendum

21 giugno, 2008

Il mistero dei Templari

Ormai non solo il genere romanzo si può considerare defunto, avendogli dato il colpo di grazia tutti quegli autori, da Eco a Follet, a causa dei quali è diventato una merce priva quasi del tutto di valore estetico, ma anche il cinema. Gli effetti speciali sempre più mirabolanti ma vuoti, insieme con l'eclissi della regia ed il controllo di agenzie governative, sembrano condannarlo senza appello. Ormai la stragrande maggioranza delle pellicole cinematografiche successive agli eventi dell'11 settembre 2001, sia italiane sia straniere si riduce ad una banale, piatta narrazione di vicende, improntata ad un malinteso realismo, senza che il montaggio e la direzione valorizzino sequenze, scenografie, metafore, contrasti chiaroscurali, volti, espressioni... mostrando la distanza e, talora, la compenetrazione tra il cinema e la vita. I films attuali mirano solo all'intrattenimento, alla superficiale distrazione, a dare l'illusione che le vicende dipanate siano reali, dissimulando il più possibile gli stacchi, le cesure del montaggio, quintessenza del cinema.

E' infinita la noia che promana da produzioni neo-neo-neo realistiche che nelle intenzioni dei registi engagé dovrebbero essere opere di denuncia, ma che non scalfiscono nemmeno la scorza della corruzione. Come giudicare poi tutti quei films melensi e mielosi, come Ho voglia di te, lenocini per adolescenti imbambolate e per le loro madri ancora più imbambolate? Dagli Stati Uniti poi vengono tutte quelle americanate tanto fiacche quanto pericolose, perché insinuano messaggi distorti inneggianti alla pseudo-democrazia statunitense o poiché propongono modelli aberranti ed ignobili, in un turbinio di effetti speciali. Anche le rare pellicole che privilegiano contenuti significativi trovano il loro limite proprio in questo contenutismo talora moralistico e predicatorio, avulso da un’attenzione per il linguaggio cinematografico con le sue peculiarità.

Emblematici di questa irreversibile crisi del romanzo e del cinema sono, da un lato, Il codice da Vinci di Dan Brown, scadente copione pseudo-esoterico, dall'altro, il film Il mistero dei Templari, una produzione tanto più tediosa quanto più il povero Nicholas Cage e gli altri attori smanacciano e sgambettano nel corso dei soliti inseguimenti. Il protagonista, Ben Gates, è una specie di Indiana Jones metropolitano che si aggira tra anonimi luoghi statunitensi (chiese, sotterranei, musei...) scevri del tutto di quell'aura magica che avvolge antichi siti. L'ambientazione in questi scenari senza storia, rende simile il film ad una tragedia greca allestita in un ipermercato. Il riferimento ai simboli massonici sul dollaro è un messaggio che pochi spettatori possono decodificare; il nesso tra Massoneria e Templari poco più che un pretesto per tentare di creare un alone storico attorno alla banale storia. Tra dialoghi simil-adolescenziali, gli sguardi zuccherosi della protagonista, che interpreta il ruolo della direttrice degli Archivi nazionali di Washington, sgangherate cacce al tesoro affini a quelle organizzate per combattere la noia di un lungo pomeriggio, il film si conclude con la più nauseabonda e falsa celebrazione del sistema in cui il Bene rappresentato dall'F.B.I., dal governo e dai gloriosi fondatori della patria (ovviamente Benjamin Franklin in questa olografia è dipinto come un eroe, mentre fu un satanista) trionfa sui cattivi.

Il mistero dei Templari: il vero mistero è come questi films possano riscuotere tanto successo tra il pubblico e trovare pure il plauso di qualche critico. E' vero che il buon gusto non esiste più, ma est modus in rebus. Il problema è il seguente: il cinema e la narrativa si sono atrofizzati in dozzinali trame, dimenticando che le storie più alte si sostanziano di descrizioni sublimi e di riflessioni profonde. Ormai è stato raccontato tutto ed il contrario di tutto ed in questa epoca fatua, in cui nulla di vero accade, essendo la storia ridotta a sceneggiatura scritta dai potenti, si può soltanto, in una sorta di coazione a ripetere, narrare il non-senso di avventure senza avvenire.

Articolo correlato: Capitano Nemo, Il mistero degli Illuminati, 2007


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19 giugno, 2008

Dimensioni invisibili

Il pensare inizia solo quando noi abbiamo esperito che la ragione glorificata da secoli è la più ostinata nemica del pensare. (M. Heidegger)

Siamo confinati in un mondo quadrimensionale da cui possiamo solo gettare un fuggevole sguardo nelle dimensioni invisibili. Difficile stabilire se la materia e l'energia oscura coincidano almeno in parte con le sfere non percepibili normalmente dai sensi, sfere esplorate dalla tradizione esoterica. E' possibile che alla materia corrisponda l'antimateria, mentre è certo che ambiti del reale, di cui conosciamo poco o nulla, si nascondano ai nostri limitatissimi organi sensoriali.

E' altresì probabile che altre dimensioni non obbediscano alle "leggi di natura" oggi note: siamo abituati a pensare che il tempo sia irreversibile e che non esista nulla oltre a quello che è esperibile. Da questo errore deriva una cecità, un rifiuto a prendere in esame eventualità che rischiano di mettere in crisi consolidati pregiudizi percettivi e cognitivi.

Sebbene la fisica quantistica, insieme con la riscoperta del pensiero tradizionale, abbia mostrato la fragilità e la limitatezza dei paradigmi scientifici tradizionali, queste nuove concezioni, che lasciano intravedere spazi sconfinati dell’essere, non hanno ancora aperto una breccia nel muro granitico della scienza ufficiale. Non è solo la pervicace ed ottusa chiusura delle corporazioni accademiche (dal C.I.C.A.P. in giù e già il C.I.C.A.P è a livelli infimi), ma un'assuefazione alla normalità ed all'ortodossia diffuse dal sistema scolastico ed universitario.

In questo modo si impedisce alle persone di concepire una realtà differente in quella in cui siamo imprigionati, una realtà dove nulla è impossibile, in cui lo spazio ed il tempo perdono di significato o sono trasfigurati in un quid non-locale, per mutuare un aggettivo caro ai fisici quantistici. Se imparassimo a pensare in modo alogico, intuitivo, essenziale, si aprirebbero prospettive fantastiche: potremmo sconfiggere la fatalità dei fatti, oltreppassare i confini cronotopici, interagire a distanza, comunicare con gli animali, invertire il nesso causa-effetto, frutto, come notava Hume, di un'abitudine e per nulla radicato nel reale... Se gli elettroni possono comunicare a distanze notevolissime, in assenza di un medium, perché non possiamo noi?

Stiamo scoprendo le potenzialità del D.N.A. che non è solo una microantenna ricetrasmittente, ma anche un ponte verso altri piani; stiamo forse squarciando il velo che nasconde il noumeno. Baluginano, di quando in quando, epifanie dell'ignoto.

Purtroppo la consuetudine col pensiero raziocinante che anatomizza cose inerti, invece di abbracciare il mondo della vita, insieme con il bombardamento chimico ed elettromagnetico e mille altri sistemi per atrofizzare la mente e prosciugare la sorgente dell'anima, ci impediscono di ascoltare nello stormire delle fronde la voce degli dei, di comprendere il linguaggio dei simboli, di librarci nei cieli dell'immaginazione creativa.

Francesco d'Assisi oggi sarebbe considerato un visionario.




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17 giugno, 2008

La fiducia nelle istituzioni e la gioventù hitleriana

La fiducia nelle istituzioni è ancora troppo radicata. Intendiamoci: in ogni istituzione troveremo delle persone degne ed integerrime. Se così non fosse, il mondo sarebbe un inferno, senza neppure un'oasi di bellezza e di sincerità.

Tuttavia sarebbe auspicabile che tutti prendessero coscienza di quali siano gli scopi veri delle istituzioni più potenti, dagli organismi come il Gruppo Bilderberg, la Trilaterale, il Club di Roma, il C.F.R., ai governi con le loro diramazioni ed agenzie. Un sano, radicale spirito critico salverebbe (e li avrebbe salvati) i cittadini dall'inganno e da pericoli assai seri. La scuola che dovrebbe, stando ad i suoi intenti formativi, favorire una visione critica della realtà, è, invece, stata creata per indottrinare, per insegnare la pseudo-storia e la pseudo-scienza.

Di recente, la Polizia di stato, in collaborazione con una rete Mediawcnet, produttrice dell’immonda serie televisiva I Cesaroni, ha dato vita ad un'iniziativa per diffondere tra le nuove generazioni il senso della “legalità”. Sono stati premiati i pargoletti che hanno prodotto i testi ed i disegni migliori sul tema del rispetto delle regole, durante una cerimonia che definire kitch è poco. Non è solo, però, il cattivo gusto a suscitare perplessità, ma soprattutto il sulfureo spirito da Terzo Reich che permeava la kermesse. No, il tutto è deamicisiano solo all'apparenza, giacché ricorda da vicino l'indottrinamento e la ferrea omologazione della gioventù hitleriana, succuba del potere, totalmente alienata nell'istituzione, il Partito, nell'idolo, il Fuhrer. Colpivano, suscitando orrore, gli sguardi vacui, adoranti dei bambini e dei ragazzi in cui è stato instillato subdolamente il concetto del tutto falso, fatte salve poche eccezioni, che le forze dell'ordine ci proteggono dai criminali, mentre come affermava qualcuno, la polizia non è stata creata neppure per promuovere uno stato di disordine, ma per preservarlo.

Abbiamo dimenticato forse i Blocchi neri che, a Genova, infransero vetrine di negozi, devastarono e distrussero ogni cosa? Possiamo fingere di non sapere da chi erano composte e comandate queste orde? Si insinuasse almeno il dubbio tra la gente comune che le istituzioni sono istituite affinché danneggino in ogni modo i cittadini: se non ci riescono in toto, è grazie "a quelli che si oppongono", come direbbe Goethe. Così il Ministero della salute mira a diffondere le patologie, il Ministero della difesa trama affinché nuovi conflitti divampino in ogni dove, il Ministero dell'istruzione promuove l'ignoranza... A livello internazionale, la F.A.O. studia tutti i sistemi per causare fame e carestie nel mondo e, se propone dei "rimedi", sono rimedi peggiori del male, come gli organismi geneticamente modificati in agricoltura, magari con la benedizione della Chiesa di Roma. Anche la stessa Caritas che, pur a volte svolge un'azione meritoria, affronta problemi che il Vaticano ha contribuito in gran parte a causare o ad acuire.

Un altro errore è quello di sottovalutare le minacce provenienti dalle istituzioni, soprattutto quelle militari (forze del disordine, eserciti): quando uomini in divisa agiscono bisogna premunirsi adeguatamente, poiché essi non di rado non sono uomini, ma automi, macchine programmate per uccidere e torturare. Risulta ancora più inquietante dunque che l'operazione scie chimiche sia perpetrata dall'O.N.I, Office of Naval Intelligence, sotto l'egida (non è un caso) del Sovrano militare ordine di Malta.

E' vero che alcuni esponenti delle istituzioni sono maldestri e superficiali, ma chi li dirige è, invece, molto astuto. L'astuzia, si sa, è una perversione dell'intelligenza, ma dell'intelligenza appunto qualcosa serba. Si aggiungano la spregiudicatezza, le dotazioni tecnologiche e l'immenso carisma delle istituzioni e si comprenderà perché esse siano tanto perniciose. Mancano del tutto in chi opera per questi organismi il senso della giustizia e qualsiasi valore etico e spirituale: i burattini delle istituzioni mentono, sempre! I loro collaboratori pure. La menzogna è l'essenza della loro snaturata natura: mentono per paura, perché prezzolati, perché controllati mentalmente.

Credere a costoro è segno di infinita ingenuità; comprendere la verità dietro le loro sfacciate bugie, non è poi così arduo, poiché è sufficiente rovesciare le loro asserzioni. Se ripetono che la banca dati del D.N.A. serve per una maggiore sicurezza, significa senza dubbio che è vero il contrario, ossia che essa mette a repentaglio la sicurezza e la stessa vita del cittadino. Essi, infatti, possono usare la "prova" genetica per incastrare una persona scomoda per il sistema e sono in grado anche di impiegare il D.N.A, per altri fini non facilmente immaginabili… Di catturare il manigoldo a loro non interessa un fico secco: anzi, più sono i malviventi in circolazione meglio è per loro: essi cercano sempre pretesti per nuovi giri di vite, sì, ma per chi è onesto.

Dunque insegniamo alle nuove generazioni a rispettare chi è animato da intenzioni nobili e schiette ed a cooperare con loro, a qualunque gruppo sociale, partito, movimento o istituzione appartengano, ma abituiamoli a non confidare troppo nelle istituzioni, discernendo tra i diamanti falsi e quelli veri.

Spesso un uomo in divisa, soprattutto se di alto grado, è molto più pericoloso del comunque esecrando e dannoso delinquente comune.


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16 giugno, 2008

Le rivelazioni di David Sereda su Sirio

David Sereda è uno scienziato canadese. Nato nel 1961 a Edmonton, Alberta, Canada, dal 1964, con la famiglia risiede negli Stati Uniti d'America. Cresciuto in California, si è interessato di religione, filosofia ed astronomia. Ha lavorato in campo tecnologico, studiando la Z.P.E. E' anche fotografo professionista. In questi anni, Sereda ha rilasciato dichiarazioni su vari temi, tra cui la fusione fredda e le missioni spaziali della N.A.S.A. Per queste sue rivelazioni, sarebbe stato oggetto di pressioni per indurlo al silenzio.

Sereda ritiene che la tesi enunciata nel libro di Robert Temple, The Syrius mystery, secondo il quale gli "dei" che incivilirono l'umanità, provenivano dal sistema stellare di Sirio, sia plausibile. I Siriani furono i costruttori della Grande Piramide.

Il ricercatore dà credito anche alla tradizione della nota tribù Dogon, insediata nel Mali e colà emigrata dall'Egitto pre-dinastico. I Dogon profetizzarono il ritorno degli esseri divini di Sirio. Sereda collega queste antiche tradizioni ad un evento spaziale del 1996. "Lo space shuttle - asserisce Sereda - durante l'incidente del satellite cablato, stava volando sopra la terra madre, da dove provengono i Siriani. Lo possiamo sentire dal commento della N.A.S.A. nel film".(1)

Lo studioso ha evidenziato un'ulteriore "coincidenza", desunta da ricerche compiute da Richard Hoagland. Tre anni dopo l'incidente del cavo, Hoagland rivelò che il lancio della missione spaziale STS-96 era avvenuto nel momento preciso in cui il sistema stellare di Sirio era a 33.33° da Cape Canaveral. I padri fondatori, che scrissero la Costituzione statunitense, erano massoni del livello più alto ed il numero 33 è il simbolo più elevato di illuminazione nella tradizione massonica. Sereda reputa che la N.A.S.A. stesse usando un codice numerico per lasciare intendere ai Siriani che i terrestri conoscono i "colonizzatori" della Terra.

Come giudicare le informazioni di Sereda? Sembrano un'altra tessera del complesso mosaico riguardante Sirio ed i retaggi su tale sistema ternario. Un po' come le Pleiadi, Sirio è al centro di numerosi ed intriganti miti e leggende del nostro pianeta.

Non è chiaro che cosa intenda Sereda per "terra madre", luogo di origine dei Siriani: l'Egitto? O l'autore si riferisce ad un particolare allineamento stellare?

L'enigma su Sirio sembra ben lungi da un suo scioglimento: che la N.A.S.A. nasconda verità su Marte, sulle star nations, su parecchi misteri del cosmo è molto probabile, anzi certo.



(1) Nel 1996 la navicella spaziale Columbia installò il Tether, un cavo per la messa in orbita di satelliti. L'esperimento fallì, a causa della rottura dello stesso, rottura causata, secondo Escamilla, dai rods intenti a contrastare la militarizzazione dello spazio per opera degli U.S.A. e di altre potenze mondiali.

Fonti:

D. Cooper (a cura di), Intervista a David Sereda, 2008
A.M., Dalle sirene ai Siriani, 2008
Zret, Rods e scie chimiche, 2007

Ringrazio Richard di Altrogiornale che ha tradotto l'intervista citata tra le fonti.


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15 giugno, 2008

Svolta: viviamo veramente gli ultimi tempi?

Alcuni oggi si chiedono se stiamo vivendo gli ultimi tempi, se siamo vicini ad una svolta nella storia non solo dell'umanità, ma anche del pianeta, se è prossima l'autodistruzione della "civiltà". Occorre, prima di dedicare qualche riflessione a questo tema, cercare di comprendere quali eventi veramente possano coincidere con una svolta. La storiografia ufficiale tende a focalizzare la sua attenzione su avvenimenti politici e militari, trascurando altri fenomeni come le invenzioni tecnologiche, i cambiamenti nella visione del mondo, le scoperte scientifiche. Se proprio intendiamo individuare una discontinuità nella storia recente e passata, dobbiamo considerare più rilevante il Congresso di Vienna o l'invenzione della fotografia, la deposizione di Romolo Augusto o il tramonto della cultura classica e pagana? Considerando tempi a noi vicini, l'uso dell'energia nucleare a fini bellici e "pacifici" dovrebbe essere riguardato come un reale snodo nella disastrosa storia contemporanea. L'energia atomica, ossia il controllo dell'infinitamente piccolo, della materia con le sue esplosive e distruttive energie, si è rivelato un avvenimento gravido di conseguenze per la Terra ed i suoi abitanti, ma non meno importante è la pressoché coeva distruzione, della tradizionale civiltà contadina, che era mentalità, modo di vivere, Weltanschauung. Si rileggano in proposito le memorabili analisi di Pasolini.

Per capire se veramente l'umanità è vicina alla fine di un ciclo, dovremo focalizzare la nostra attenzione su un ambito preciso, ma senza prescindere da una visione globale: sarà la tecnologia sempre più invasiva a ritorcersi contro l'umanità? Sarà l'instaurazione del Nuovo ordine mondiale a causare l'estinzione della vera vita, la morte dell'anima? Saranno cambiamenti naturali (l'indebolimento del campo magnetico terrestre, la migrazione dei poli, l'aumento dell'attività solare...)? Saranno fenomeni cosmici, cambiamenti nell'aura o segni dal cielo?

Epidemie, carestie, guerre, terremoti funestarono l'impero di Giustiniano: erano gli ultimi giorni? Molti di coloro che vissero allora sulla propria pelle quelle calamità, probabilmente, poterono concepirli così. Invece - qui bisogna smentire un diffuso luogo comune (lasciamo che a ripeterlo sia Heidi) - la gente che visse verso la fine del X secolo d. C. nella maggioranza dei casi, non temette la fine del mondo, semplicemente poiché non sapeva neanche l'anno in cui si era. Furono solo alcuni gruppi di chierici all'interno della Chiesa che ritenevano prossima la Parousia del Cristo, preceduta da spaventosi flagelli. Giunse l'anno Mille, nell'indifferenza della stragrande maggioranza della popolazione e tutto continuò più o meno come prima, tra il duro lavoro nei campi, le cacce ed i festini dei signori, i viaggi dei mercanti, le ricorrenze religiose, le composizioni dei poeti, le guerre e le carneficine...

Viviamo negli ultimi tempi? Se consideriamo la cultura, la natura e la libertà, senza dubbio dobbiamo ritenere che esse sono agonizzanti: è questione di anni o, al limite, di decenni, salvo un miracolo. E' proprio il miracolo quello in cui sperano alcune persone: una tecnologia in grado di risolvere le questioni ambientali, energetici e quindi socio-economiche (in parte esiste, ma viene usata per l'esatto contrario, ossia per creare ed aggravare i problemi); un intervento extraterrestre; una palingenesi interiore; un cambiamento cosmico; un ritorno del Messia...

Finirà un ciclo o, per lo meno, una fase storica. Ne comincerà un altro: migliore, peggiore o simile a quello attuale?



Chi vivrà vedrà: speriamo sia un bel vedere.



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14 giugno, 2008

Impermanenza

I cumuli che, nonostante tutto, talvolta ancora si formano, rampollando dalle sorgenti del cielo, sono di una bellezza indescrivibile. Essi spumeggiano candidi, si gonfiano simili a bolle immense, soffici come ovatta, morbidi come panna montata.

E' difficile contemplare uno spettacolo più mirabile: non solo per la purezza adamantina della luce che si riflette sulle volute barocche, per le ombre malinconiche che intridono gli incavi, per le mille sfumature di celeste spennellate sui contorni, ma soprattutto perché, forse in modo inconscio, ci immedesimiamo in quelle nuvole vaporose. Immagini di un cambiamento perenne, incessante, emergono dal nulla per espandersi e infine dissolversi nel nulla. Non sono forse potenti metafore della vita e del tempo? Dense ma inconsistenti, efflorescenze dell'intonaco, evocano l'immutabile mutevolezza dell'essere. Impermanenza, a guisa di flussi di pensieri, emozioni, ricordi che si coagulano nelle illusorie parvenze, solo per sciogliersi subito dopo ed evaporare.

Alchimia, processo dell'esistenza.

Invisibili, i cumuli dissolti nell'atmosfera, sono minuscole gocce di umidità permeate di luce, tutt'uno con la luce perché diafane. Non esistono, dacché sono, ma non sono più percepite. Nell'essere che ritorna alla sua quieta scaturigine, si placa ogni tensione, il desiderio si acquieta, il tempo e lo spazio si annullano, mentre il mondo si cancella.

Nel cupio dissolvi, rinasciamo come metalli incandescenti temprati dall'acqua gelida.



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12 giugno, 2008

Il senso della storia

E' arrivata la bufera... (R. Rascel)

L’historia non è magistra di niente che ci riguardi (E. Montale)

Gli spiriti magni sono anacronistici.


Qual è il significato della storia? E' naturale che la storia umana è del tutto irrazionale ed assurda: nessun lògos hegeliano è sotteso ad essa, nessuna idealità la conduce verso le "magnifiche sorti e progressive". E' una vera bestemmia pensare che l'historia sia magistra vitae: solo un uomo insipiente e disonesto, un divulgatore frettoloso come Cicerone poteva coniare, fraintendendo Tucidide, una massima del genere, trasudante un'insopportabile retorica da ogni lettera.

La storia pare essere soltanto la tragedia sanguinaria, priva di grandezza e senza alcuna catarsi, scritta da autori psicopatici, amanti delle situazioni più grandguignolesche. Gli uomini si limitano a subire le decisioni dei poteri forti (la storia non siamo noi), mentre l'unica dimensione autentica in cui possono vivere è il tempio della loro coscienza, quando ne hanno una. Con Manzoni, sono incline a considerare la storia un'accozzaglia di fatti confusi e sordidi: gli intenti celebrativi, i monumenti, le biografie degli illustri personaggi sono pacchiane e ridicole scenografie di cartapesta. Non a caso i veri uomini insigni del passato agirono sempre non all’interno della storia, ma contro, ossia contro l’ipocrisia e contro il potere, spesso pagando sulla propria pelle la loro netta, intrepida opposizione.

Diversa è la vita, sfera dell’elan, luogo del tempo che si dilata nell’idea.

Quale significato può riscattare la barbarie, dall'accecamento dei soldati nemici perpetrato dai feroci re assiri ai corpi dei bambini dilaniati dalle bombe griffate dai loro coetanei israeliani? Ad un male così grande potè arrivare l'indottrinamento ed il fanatismo! Verrà il giorno in cui sarà ristabilita la giustizia, per quanto tardiva?

Siamo sicuri di non essere responsabili anche noi di tante iniquità e nefandezze? Noi che dall'alto della nostra torre eburnea critichiamo e denunciamo, abbiamo pure delle responsabilità, sebbene per lo più indirette. Viviamo nel nostro mondo confortevole, credendo di essere al riparo dalla violenza della storia, dalla bufera dei conflitti, dalle calamità...

Fino a quando? La storia, come suprema, assoluta irrazionalità, simile ad un rovinoso terremoto, distrugge l'orrendo edificio abusivo, ma abbatte anche la costruzione artistica, uccide i poveri, risparmiando quasi sempre i ricchi che vivono in abitazioni antisismiche.

Se cerchiamo un ubi consistam, una direzione, è necessario che torniamo in noi stessi e che, nel contempo, ci apriamo al mondo, con integrità, comprensione e senza infingimenti. Gettiamo alle ortiche la storia e gli storiografi, tessitori di gradevoli menzogne, panegiristi dei regimi più vergognosi, dei personaggi più squallidi, da Costantino a Silvio.

Convinciamocene: la storia non ha alcun senso; semmai essa fa senso.



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11 giugno, 2008

Conferenza "U.F.O. in Liguria"

Il giorno 27 giugno prossimo si terrà, alle ore 21.00, la conferenza U.F.O. in Liguria, presso la sede dell'Associazione La finestra sul mondo, Via Cesarea 103 rosso. L'ingresso è libero.

I relatori sono il Dottor Giorgio Pattera, biologo e responsabile scientifico del C.U.N., ed Emilia Ventura Balbi, responsabile C.U.N. di Genova.

Al convegno interverrà Pier Fortunato Zanfretta.

E' preferibile prenotare ai seguenti numeri: 010/541594, 392/7516317

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10 giugno, 2008

Labor

Labor, lavoro, in realtà, etimologicamente, fatica, travaglio, sofferenza. Che cos'è il lavoro, nella società contemporanea, se non la ripetizione alienante ed assurda di attività spesso inutili, tautologiche? Fatica di Sisifo, il lavoro è divenuto nel nostro mondo immondo uno strumento per impedire ai cittadini di pensare, di agire contro il sistema, di riservare uno spazio alla cultura, alla famiglia, agli amici ed alla riflessione.

Così molti sono costretti a turni estenuanti, a svolgere mansioni ora pericolose ora snervanti e monotone, pur di buscarsi il pane, come diceva Giovanni Verga. Lavoro in ambienti insalubri, tetri, in luoghi asettici e freddi, lontano dalla vita, dalle pulsazioni di una natura eclissata, negata, negletta. Lavoro come antitesi della felicità, della manipolazione della materia, del gesto creativo. E’ tutto come in un quadro che ingenuamente celebra il macchinismo, come un affresco dipinto da Fernand Léger.

Espropriati del prodotto gli operai, defraudati di un senso, di un’attività gratificante gli impiegati, costrette a corvées le casalinghe... e poi la turba dei disoccupati che aspirano ad un posto qualsivoglia: la tortura del lavoro è sempre preferibile al tormento del vuoto, della noia, del senso di inutilità.

Aneliamo ad essere crocifissi: i giorni lavorativi sono simili alle teorie di croci che i Romani eressero lungo le vie consolari, dopo aver sconfitto gli schiavi guidati dall'intrepido ed intelligentissimo Spartaco. Spartakusbund, la Lega di Spartaco, il primo nucleo del K.P.D., il Partito comunista tedesco che tentò di opporsi, pur tra mille contraddizioni e tentennamenti, sia al Leninismo sia al Nazionalsocialismo.

Utopia delle ideologie umane, troppo umane. I comunisti che condannavano il sistema capitalista, fondato sul lavoro alienante, sullo sfruttamento e sull'usura, poterono soltanto edificare lo stesso mostruoso sistema, cambiando il colore delle bandiere, anche se generosamente Rosa Luxembourg e Karl Liebnecht morirono per il loro ideali, mentre oggi i "comunisti" vivono tra lussi scandalosi, dimentichi di ogni ideale. Costoro plaudono a quasi tutte le iniziative abominevoli dei governi che una volta venivano definiti "clerical-fascisti". La loro timida, fiacca opposizione al sistema li rende peggiori di chi fingono di criticare. Genia di ignavi!

Ore ed ore di lavoro e poi? In coda nel traffico spaventoso, a casa tra quattro mura, in appartamenti-loculi semiblindati, davanti alla scatola diabolica. Se questa è vita. Uscire? E' tardi, si è stanchi, distrutti. Uscire? L'aria è ammorbata di veleni e traboccante di nulla.

"Il lavoro rende liberi": ironica sentenza adatta agli ingressi dei Lager, ma che si addice pure alle carceri di oggi, siano stabilimenti, sedi di uffici, studi di professionisti, scuole... Se non esistesse il signoraggio bancario, ignobile truffa, sarebbe sufficiente lavorare una quindicina d'anni per poi dedicarsi alle proprie passioni, mentre gli esecutivi, mentendo, affermano che occorrono 35-40 anni di contributi per ricevere una pensione minima. Le bugie hanno le gambe lunghissime e sono le verità degli idioti, il 98 per cento della popolazione.

"Chi non lavora, infatti, non mangi", dicono il Vangelo di Tommaso (frammento papiraceo, log. 27 in una glossa dello Pseudo-Ignazio, Lettera ai Magnesii 9) e Paolo, nella (posteriore o anteriore?) Lettera ai Tessalonicesi.

Almeno potessimo mangiare cibi genuini…




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08 giugno, 2008

Precipita un U.F.O. presso Needles in California

Il testo che abbiamo condensato e tradotto è desunto dal sito di Linda Moulton Howe, la principale studiosa della mutilazioni animali anomale. Il breve resoconto si riferisce ad un U.F.O. precipitato (abbattuto?) nei pressi del fiume Colorado in California, ma in un'area al confine con l'Arizona, presso Topock. L'avvistamento si inquadra in un'escalation di incidenti che vedono coinvolti sia presunti oggetti extraterrestri sia aerei, forse da inquadrare in un conflitto tra la Cabal, il malefico esecutivo occulto del nostro pianeta, e star nations. Parafrasando Cicerone, vista la situazione globale sempre più precaria, potremmo dire: Cedant togae armis.

Il giorno 14 maggio 2008, a Needles in California, alle tre di notte, sul fiume Colorado, una persona che abita in una casa galleggiante, è rimasta esterrefatta nel vedere un enorme e brillante oggetto che precipitava dal cielo verso di lui. Dal ponte della sua casa galleggiante, R.B. è stato attratto da una luce turchese molto vivida con venature verdi, colori diversi dal rosso, arancione giallo, tipici delle fiamme. Nonostante lo strano colore glauco, il testimone ha pensato che si trattasse di un aeroplano che stava per schiantarsi al suolo.

R.B. non è stato l'unico testimone: infatti anche Frank Costigan, capo della Polizia in pensione, la cui abitazione è a tre miglia ad est del fiume Colorado, ha scorto un ordigno multicolore, con sfumature brillanti turchesi e verdi, mentre attraversava il cielo. Frank Costigan ha anche potuto vedere qualcosa di rosso e di giallo ed ha atteso di udire il fragore di un impatto al suolo.

Pure R.B., che ha visto l'oggetto rimbalzare, mentre la parte centrale splendeva di scintille giallo-rosse, non ha udito il rumore dell'impatto, ma solo un tonfo. Il testimone ha poi sentito lo sfarfallio di un elicottero nel cielo notturno. Ha poi constatato che l'oggetto, ancora irraggiante luce, è stato agganciato per mezzo di una gru e portato via rapidamente.

Dopo il sorgere del sole, David Hayes stava guidando lungo la I-40 a Needles, quando ha notato strani veicoli incolonnati con targhe bianche e nere governative.


Articoli correlati:

A. De Comite, U.F.O. esploso in Vietnam: trovata la smoking gun?, 2008
M. Fratini (a cura di), Incidente tra Mig e U.F.O, 2008

Leggi qui l'articolo in inglese.

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07 giugno, 2008

Monstra

Il programma Voyager ha recentemente dedicato un servizio al potere dei numeri, soffermandosi su alcune cifre dal significato simbolico e sinistro, come il 666 o 616, il 23, collegabile alla Confraternita degli Illuminati, ed il 13, in bilico tra valore emblematico e superstizione. Come spesso avviene, il programma condotto da Roberto Giacobbo, ha mostrato per nascondere. Prescindiamo qui dalla comunque misteriosa natura del numero che, ad esempio, Pitagora e Platone consideravano essenza del reale e di cui Jung riconobbe l'aura mistica, laddove altri pensano che sia un concetto che l'uomo pone nel mondo per razionalizzarlo.

Concentriamoci sulla valenza di numeri tradizionalmente funesti: sul 666 (o 616?) si sono versati fiumi di inchiostro. Più che sulle varie interpretazioni e traduzioni della diabolica cifra, bisognerebbe ricordare che l'autore di Apocalisse sottolinea che è un "numero d'uomo", ossia pari. Su tale aspetto maschile, si potrebbe discettare e speculare a lungo. Il numero 13, come è noto, è legato ai Templari, la cui persecuzione, perpetrata dal re Filippo IV il Bello, cominciò in Francia il 13 ottobre del 1307.

Notevole è la seguente omissione che è una gravissima forma di censura: nell'epidermica inchiesta di Voyager non si è dedicato spazio alla cifra sinarchica par excellence, il numero 11. Tale numero, definito la dozzina del diavolo, è una vera ossessione per le élites nascoste a tal punto che, oltre a ricorrere in decine di atti abominevoli decisi e perpetrati dagli Oscurati, si è materializzato in monumenti dal potente significato simbolico. Mi riferisco in particolar modo alle Torri gemelle, trasposizione contemporanea e distorta di Joachim e Boaz, le colonne del Tempio di Gerusalemme. Anche solo accennare a tale infausta cifra avrebbe potuto creare una crepa nel muro dell’omertà e della disinformazione di cui Voyager, pur con qualche merito, a causa di volontà superiori, è incarnazione perfetta.

“Tutto quello che dovrà essere mostrato sarà mostrato” : è questo il motto della pericolosissima ed infame trasmissione, non molto dissimile dalle produzioni dei diabolici Angela. Veritiero, incredibilmente. Infatti nel format non si rinuncia ad esibire-occultare messaggi satanici o, per lo meno, ambigui e, dietro le parole ed il volto rassicurante e bonario del buon Giacobbo, si nascondono mostruosi intenti di plagio e di occulta suggestione.

“Tutto quello che dovrà essere mostrato sarà mostrato”. Falso, perché i tagli e la manipolazione dei fatti sono prassi consueta per la redazione di Voyager, eppure è anche verissimo! Infatti saranno mostrati, dietro parvenze innocue, dei veri mostri.


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04 giugno, 2008

Conferenza sulle scie chimiche a Cesena

Il 5 giugno si terrà a Cesena un'importante conferenza sulle scie chimiche. Leggi qui il comunicato.

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Il satanismo secondo Elémire Zolla

Nel saggio dedicato all'alchimia di Elémire Zolla, intitolato Le meraviglie della natura, l'autore nota che il satanismo può "innestarsi su tutto, anche sull'alchimia". Lo studioso concepisce il culto luciferino imperniato su una dottrina in cui l'uomo è pura materia, mentre il mondo spirituale è allucinazione, visione in un delirio.

Zolla annovera tra le opere alchemiche sinistre Theatrum sympatheticum di Johannes Robertus S.J. stampata a Norimberga nel 1662, Lux obnubilata suapte natura refulgens del 1666 scritta da Lambsprinck e La pietra filosofale dello stesso autore, risalente al 1678.

Poiché l'alchimia è un'arte dal valore eminentemente simbolico, in cui la trasmutazione dei metalli è adombramento di un percorso interiore, nel momento in cui si degrada in un mezzo per dominare la materia e la natura, diviene disciplina abominevole.

Leggiamo alcuni stralci del saggio sopra citato: meritano un'attenta considerazione, poiché enucleano il lato satanico della nostra civiltà, dimentica del fuoco spirituale.

"Il lavoro alchemico non è già l'estrazione di uno spirito di corruttela, ma il raccolto della creatività seminale: esso non sorprende la quintessenza della materialità, del divenire puro e caotico, bensì la forma formante, l'ombra della permanenza ideale, rilucente sulla superficie mobile della materia. ... L'alchimia tratta gli spiriti dei metalli e non le loro morte materie e dunque coglie lo spirito degli uomini e lo vuole perfezionare. Non desidera che ... ogni idea di forma scompaia e niente più distingua uomo da uomo, maestro da discepolo, anziano da giovane, sacro da profano, bene da male, arte da gesto, città da assembramento, Dio da uomo.

"... Per i fratelli acherontei la terra è mera scoria, crudo abisso, nulla originario. ... Di quanto male non sia stata madre quest'alchimia sinistra, spregiatrice dell'umile terra, della casta acqua, dell'aria soave e fuggitiva".

Nota Zolla che quest'alchimia divoratrice e stigia è il preludio della chimica, scienza in cui gli elementi sono ridotti a formule senza forma.

“In Occidente, deplora l'esoterista, non c'è quasi pensiero che non sia pervaso dal fuoco di Lucifero. Già il culto dell'uomo sopra gli animali (e invero delle piante e dei minerali) contiene la premessa della perversa dottrina luciferina. L'Occidentale non presta orecchio all'Ecclesiaste che gli domanda se davvero allo spirito dell'animale ed a quello dell'uomo tocchino sorti diverse. Non medita sul Cristo dimorante cum bestiis per vincere le tentazioni nel deserto. Invano Francesco D'Assisi insegna ad ascoltare la sapienza che proviene dalle fiere...


L'Occidentale ha represso la metafisica totemica come ha negato ogni rispetto alchemico alla natura apparentemente inanimata... La bestia non ha diritti e che differenza c'é tra un idiota ed una bestia? ... Ma ora va nascendo dalla perversione dell’Occidente, distruttore di animali, di idioti, di selvaggi e di santi, di foreste e di mondi sotterranei, una terra nuova sotto nuovi cieli: una distesa di scorie sotto caligini di fetore. O meraviglioso contrappasso! Lucifero con la gola serrata, sequestrato nell'immondezzaio! L'adoratore del fuoco, l'Uomo umano è ora umano sino alla fusione coi suoi rifiuti... I cieli delle sue contrade non gli può spiacere che incombano velati da grigi nugoli densi di zolfo ed ammoniache, piuttosto che cerulei e percorsi da cirri".

L'uomo contemporaneo è quindi, secondo Zolla, essere luciferino, ma la sua luce è fuoco che brucia, strina, incenerisce e non rischiara. E' fiaccola che lascia una scia di fiamme sulfuree. Il suo errore, letteralmente deviazione, è antico; è il comando sugli esseri per opera dell'Adamo ormai scisso cui, in Genesi, era stata concessa una distinzione che non era dominio "sopra i pesci del mare e gli uccelli del cielo, sugli animali domestici, su tutte le fiere della terra e sopra tutti i rettili che strisciano sopra la terra." Un errore ermeneutico sin dal principio di fronte al quale il peccato originale è solo un corollario per quanto fatale?

L'errore non è solo nella sopraffazione e nell'enfiata protervia, nell'adorazione della materia dissanguata della sua anima, come un animale ucciso secondo il rito kasher, ma pure nell'arida indifferenza, nel passo feroce su una landa cadaverica, magnificata come fosse un Eden nei depliants turistici.

Con piglio profetico (il profeta è l'uomo la cui voce grida nel deserto), Zolla pare additare il ferale destino dell'Occidente. Occidente, occaso, tramonto: "civiltà" che in sé ha il suo fato finale, nel rosso del tramonto che è sangue, effusione di stragi, luce che abbacina ed inaridisce, fucina che fonde i metalli senza trasmutarli.


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03 giugno, 2008

Tempo (articolo di T.B.)

Certe situazioni sono originate dalla stessa nostalgia che ci estrania dal presente per proiettare i nostri desideri oltre un futuro che potremo fare nostro, solo invertendo il senso del nostro cammino verso il passato: "look back!" per andare avanti, senza ripetere errori e perpetuare omissioni, per vedere la vita in prospettiva, per riconoscersi, dove ora forse sembriamo altri o altro.

Un tempo vivevo nel passato, assorbita da un culto del vissuto, caricato a dismisura di significati e di valori che mi apparivano come irrimediabilmente perduti, irrecuperabili, irripetibili.

In effetti lo erano, pienamente, nell'incapacità di farne senso del presente e spinta verso il futuro che è una somma di passato rigenerato, rivissuto, elaborato e accettato come percorso iniziatico.

Non si inizia a vivere, non si continua a vivere e non si vivrà nel futuro: si vive e basta, perché il tempo è immobile, statico, non scorre, non trascorre, non ha inizio e non ha fine nel percorso di un'esistenza, mentre noi camminiamo lungo una scansione temporale artificiosa e convenzionale, separando il tempo trascorso da quello corrente che, tra un momento, sarà futuro.

Le inquietudini sul tempo e sulla caducità traggono forse origine da questa visione che considera le regole che governano l'esistenza come soggette allo scorrere del tempo, cosa solo apparentemente vera, in quanto la natura dell'essere è spirituale e corruttibile da ben altre forze che non le stesse che corrompono la materia: il tempo è lo schermo sul quale si proietta la nostra vita ed i suoi limiti non sono i confini dell'essere.

Il tempo non è un limite, noi limitiamo il nostro vivere, il nostro essere, il nostro agire, pensare, comprendere, evolvere costruendo degli steccati oltre i quali consideriamo di non poterci proiettare.

Il tutto che era in noi non è svanito nel tempo, lo abbiamo lasciato, abbandonato, smarrito, barattato e ora ci manca non perché il flusso della vita lo abbia trascinato via da noi: il flusso scorre dalle origini e noi con lui, non porta via, porta con sé, CI porta con sé. Quello che manca è la percentuale dello sconto che abbiamo preteso per essere un po' meno infelici, noi che eravamo tutto e siamo diventati meno, nel tentativo di sottrarci alla fatica di vivere, accettando di essere meno vivi.

Articolo correlato: Freenfo, Tempo, 2008


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02 giugno, 2008

Festa della repubblica

Il discorso tenuto dal presidente, giorgio napolitano, per commemorare la festa della repubblica è pericoloso e machiavellico. Ormai gli esponenti delle élites, quando non usano le parole a vanvera, ne stravolgono satanicamente, secondo l'esempio orwelliano, il significato. Così, nella concione dell'ex pseudo-comunista, termini come "democrazia" e "repubblica", si caricano di valenze negative, invertite: la democrazia è la demoncrazia, il governo dei demoni, mentre la parola "repubblica" è un flatus vocis, non certo, letteralmente, "la cosa che appartiene a tutti", ma strumento di oppressione dei cittadini, sotto le false sembianze delle libertà costituzionali.

Sintomatico che napolitano sia ricorso ad alcune espressioni, per mandare un chiaro messaggio: "stato democratico" che è un ossimoro, poiché lo stato-Leviatano non può essere in alcun modo democratico, e "volontà generale", funesto sintagma desunto da Rousseau e, non a caso, designante una mostruosa, tirannica volontà impersonale che soffoca i diiritti del singolo.

La condanna del "ribellismo" (sic) con cui l'egregio capo dello stato avalla e giustifica de facto qualsiasi azione repressiva e liberticida a danno dei Campani che protestano contro la creazione di discariche, fortemente volute dal governo non per stoccare l'immondizia, ma per devastare gli ecosistemi e per trovare il pretesto per nuovi giri di vite (problema, reazione, risoluzione), è quanto mai rivelatrice.

A questo piano di affossamento delle residue, agonizzanti libertà, partecipa il presidente con la sua orazione, irta di banalità, di stomachevoli luoghi comuni, ma anche tramata di obliqui avvertimenti degni dei bravi di manzoniana memoria.

Il senso è trasparente: "Cittadini, sottomettevi alle coercizioni del potere, se non volete assaggiare sulle terga i manganelli, se non volete che si ricorra a misure draconiane". D'altronde le forze dell'ordine sono pronte, armate fino ai denti, non per combattere la criminalità organizzata, ma per dare una lezione ad inermi manifestanti, mentre qualche infiltrato potrà sempre accendere la miccia della violenza affinché gli agenti in assetto anti-sommossa scatenino la repressione, come avvenne a Genova nel 2001. Si cerca solo l'occasione propizia, per ridurre ancora di più gli spazi costituzionali dei cittadini ormai trasformati in sudditi, anzi in iloti.

Insomma, oggi più che celebrare la festa della repubblica, si è deciso di fare la festa alla repubblica.



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