31 agosto, 2008

Io sono leggenda

Io sono leggenda è un romanzo di Richard Matheson. Scritto nel 1954, l'omonima pellicola, con uno spento Will Smith ed una dozzinale regia, ha portato in auge la fatica dell’autore statunitense.

Il tòpos letterario del vampirismo al centro della storia, un centro molto decentrato, potrebbe indurre a pensare che Io sono leggenda sia una rivisitazione del tema stokeriano collocato in un futuro non distante, invece che in un milieu gotico.

Così non è: l'opera si segnala per la sua originalità e per la drammaticità cinematografica con la focalizzazione interna che diviene spesso soggettiva non solo nei pensieri, ma nello sguardo di Robert Neville, il protagonista, fisso sulla mano che stringe il bicchiere del solito whisky.

Cinematografiche sono pure le irruzioni dei flash-back, dolorose rievocazioni di un passato di affetti familiari, un passato per sempre perduto. Nel montaggio serrato stridono le sequenze introspettive con le azioni convulse di Neville mosso dall'istinto di sopravvivenza in un mondo letteralmente disumano. Ora che le persone, a causa di un misterioso contagio, si sono tramutate in morti semimorti ed in morti viventi, campeggia solitaria e disperata la figura di Neville. La sua solitudine è potente metafora della condizione non tanto dell'uomo nell'arida società contemporanea, quanto dell'uomo libero. La libertà è anatema e condanna in una "civiltà" gremita da scervellati e da mutanti. L'unica fuga dalla solitudine è nell'effimera amicizia di Robert con un cane e nell'amore impossibile con Ruth, un sentimento subito strozzato nell'inganno e nella tragedia.

L'epilogo, con Neville costretto in un cul de sac dell’intreccio, è prevedibile, ma a riscattarlo concorrono la caratura narrativa dell'autore, il ritmo nervoso, la scalfita pittura delle cose e dei personaggi, col suggello della fede assurda ma indomita nella propria dignità con cui il protagonista affronta la morte.

Profetico e terribile, con una punta di nichilismo, Io sono leggenda è un monito contro l'assuefazione all'orrore.



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Trattato di Lisbona: firma per chiedere il referendum

29 agosto, 2008

Vietato vivere

Grazie ad un decreto del Ministro dell'inferno, Maroni, ai sindaci sono stati conferiti amplissimi poteri. Ormai in moltissimi comuni è vietato quasi tutto: il cittadino non è assimilato al delinquente, poiché il cittadino, per le istituzioni è un delinquente, sempre e comunque. La punizione degli psicoreati è ormai prossima. Con il pretesto della "sicurezza", si intendono gettare le fondamenta del Quarto Reich, in tutto il mondo.

Certamente molte città italiane e parecchi quartieri sono diventati delle bolge infernali, popolate da criminali incalliti. Vi dominano il meretricio, lo spaccio di stupefacenti, traffici illeciti di ogni tipo. E' necessario trovare un modo per arginare la violenza e per garantire ai cittadini condizioni di vita accettabili.

Gli stati, che sono, escluse alcune eccezioni, i principali artefici e promotori della corruzione, dell'immoralità e della delinquenza, attraverso i loro potenti mezzi ed i loro potentissimi media, sfruttano il solito sistema per rafforzare la coercizione sui cittadini-sudditi. Problema: diffusione sempre maggiore della malavita; reazione: sono necessarie misure severe per combatterla; risoluzione: introduzione di leggi e norme sempre più draconiane con cui, alla fine, sono eliminate le residue libertà in primis dei cittadini onesti, perché gli scellerati istituzionali ed i loro complici potranno tranquillamente continuare a delinquere. Si pensi al famigerato indulto che fu promulgato proprio per creare le condizioni che hanno poi determinato le reazioni della gente.

I benpensanti, i "manichini ossibuchivori", plaudono alle iniziative dei vari borgomastri, trasformatisi in balivi.

I benpensanti, che uccidono con i loro investimenti bancari, i loro consumi sfrenati, plaudono allo stato di polizia, applaudono i soldati nelle metropoli. Anche stolti cittadini, ancora convinti che le istituzioni sono state create per il bene della collettività, smaniano per abbracciare i militari... microchippati. Contenti loro! La solita sindrome di Stoccolma.

Se solo si conoscessero i retroscena, si eviterebbe di demonizzare solo il pur esecrando scippatore che rapina i passanti per acquistare, con i soldi rubati, la dose di droga. Lo scippatore, anche se non lo sa, è l’ultimo anello della catena del sistema. Senza i malfattori, il sistema crollerebbe.

Ignoriamo forse chi fornisce le sostanze chimiche per raffinare gli estratti dalle foglie di coca? Ignoriamo chi, nei suoi attrezzati laboratori, crea droghe sintetiche con cui persone già quasi del tutto ottuse finiscono di ottundere un barlume di senno? Ignoriamo chi le commercializza e con la complicità di chi?

Intanto, il sindaco di Sanremo, desideroso di emulare i suoi colleghi, ha emanato la seguente ordinanza: "E' tassativamente vietato a tutti i residenti di respirare nei giorni di irrorazione chimico-biologica al fine di non consumare il poco ossigeno rimasto nell'aria. I trasgressori saranno puniti con un'ammenda da 100 a 1.000 euro, a seconda dei litri di ossigeno inspirati."

Qualcuno ha già battuto il primato già notevolissimo di Majorca.



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Trattato di Lisbona: firma per chiedere il referendum

28 agosto, 2008

Avvistamento U.F.O. a Dresda

Pubblichiamo una testimonianza raccolta dal gentilissimo Davy circa un avvistamento di O.V.N.I. a Dresda.

“Avevamo appena finito di pranzare in uno dei locali vicino alla piazza principale di Dresda, quando ci siamo incamminati per raggiungere il centro, ma mi sono fermato col battito cardiaco alle stelle, quando ho alzato gli occhi ed ho visto una moltitudine di piccole sfere nel cielo. Il mio stupore e quello del mio amico Luca ha raggiunto l’apice nel momento in cui abbiamo scorto un disco volante sopra la nostra testa. Ho subito esortato il mio amico a prendere la macchina fotografica e di provare a scattare una foto che sinceramente pensavo non potesse venire bene, nella concitazione del momento, ma, poi, tornato a casa e scaricata l'istantanea, ne ho appurato la buona (vista la macchina fotografica a disposizione) qualità".

Questa testimonianza del mio amico e collaboratore Daniele, è corredata di una foto scattata sabato scorso (23 agosto 2008) in Germania a Dresda e dalle dichiarazioni di sei persone che conosco e della cui sincerità NON ho motivo di dubitare.

L’immagine, che è stata inviata per l'analisi ad un centro ufologico statunitense, è stata estrapolata direttamente dalla scheda fotografica della macchina e, grazie ad un esame approfondito, ho potuto stabilirne l’autenticità.

Nella fotografia si notano un disco volante e, alla sua sinistra, otto piccole sfere bianche che, a detta dei testimoni, erano molto più numerose e ben visibili ad occhio nudo.

Si può osservare l’oggetto non identificato di maggiori dimensioni (il classico U.F.O.): l'ordigno può ricordare quelli descritti da Adamski e da Meyer. Si può anche rilevare che il cielo è lattiginoso, in seguito alle solite irrorazioni chimiche.

Sono innumerevoli gli avvistamenti di questi periodi, soprattutto (se ci si limita a quelli divulgati) nel Regno Unito ed in Russia, le cui autorità militari hanno ultimamente filmato intere formazioni di ordigni volanti sulla cui natura e provenienza è possibile, per ora, formulare solo delle ipotesi.



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27 agosto, 2008

La breccia

All'improvviso un fulmine fende la notte: è una breccia che si apre nel cielo. Per un istante, di là dalle ondulazioni delle colline orlate d'argento, dai golfi delle nubi, si intravede uno squarcio di realtà.

E' forse per questo che la folgore suscita uno stupore numinoso in chi la osserva: non è la luce che slabbra l'oscurità, ma lo strappo che lacera la cortina e rende visibile il vero volto dell’universo. Quali astri e quali lune ruotano oltre il planetario, bicchiere in cui si agitano lucciole imprigionate? E' uno sguardo gettato nell'abisso degli spazi incogniti, tra vortici stellari ed orifiamme azzurre.

Le guglie degli abeti e le cupole dei pini si stagliano nel paesaggio cobalto, le irradiazioni d'ombra sono vene pulsanti.

In lontananza il tuono sprofonda, con roca voce, nel silenzio.

Un attimo di epifania, di teofania forse: poi tutto torna al suo giro consueto.



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25 agosto, 2008

Simmetria

In questi ultimi tempi, viene programmata una pubblicità televisiva che si riferisce ad un'autovettura di una nota industria tedesca. E' una pubblicità di sconvolgente bruttezza e che, anche ad un occhio inesperto, rivela tratti biechi. In rapida sequenza si allungano sullo schermo lingue di fuoco, ora nere ora rosse, tutte perfettamente contrapposte a disegnare (non è un'impressione!) un volto luciferino. Non sono solo i colori a creare un'atmosfera sinistra, infernale, ma soprattutto la rigida simmetria che crea le effigi. La simmetria, lungi dall'essere armoniosa ed amena, contiene qualcosa di gelido, persino di diabolico.

E' la sua perfezione algida, quadrata, simile ad una logica inumana ed indefettibile, a renderla tanto mefistofelica? Non è un caso se, nel Medioevo sia la simmetria sia la logica erano considerati attributi del Maligno. "Tu non credevi ch'io loico fossi", esclama un sardonico diavolo all'angelo cui strappa per sempre l'anima di Guido da Montefeltro, per trascinarlo con sé nelle Malebolge.

Le immagini simmetriche sono perfette ed è proprio tale perfezione che le traspone nel mondo delle forme fredde, inespressive. I volti sono tutti, anche se spesso in modo lieve e quasi impercettibile, asimmetrici. La bellezza si manifesta attraverso piccole imperfezioni, in deviazioni dal canone, in equilibri infranti, da cui originano sfumature ed estro. Pensiamo alle forme naturali, alle magnifiche chiome degli alberi, simili a nubi smeraldine o ai cumuli del cielo, riccioli di burro, ai fiumi dal corso sinuoso, alle costellazioni che trapuntano la notte... nulla è simmetrico, quantunque frattali e volute conferiscano ai fenomeni un disegno armonioso, una segreta e discreta geometria. Lo stesso discorso vale per le opere d'arte.

La stessa istintiva ripugnanza che si prova nei confronti della simmetria, ci induce a rifuggire dalla logica paralitica, quella in cui due più due dà sempre e comunque quattro, una logica alla fine ottusa e sovente abbinata ad un mal inteso metodo "scientifico", in realtà strumento ideologico di controllo rispetto a tutte le espressioni culturali ed umane che osano travalicare gli angusti, asfittici confini della "verità" ufficiale.

Non sorprende che nella pubblicità cui accennavo si ricorra ad una corrispondenza iconica così dura. E' la durezza dell'aridità assoluta, come quella di una terra su cui non è mai caduta una sola stilla di pioggia.

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24 agosto, 2008

Gli U.F.O. e la Morte nera del XIV secolo (articolo di William Bramley)

William Bramley è un ricercatore indipendente: il suo testo più noto è Gods of Eden (1989). In questo testo Bramley dedica un capitolo alla Morte nera, l'epidemia di peste che tra il 1346 ed il 1352, falcidiò la popolazione europea, provocando circa 5 milioni di morti! La causa scatenante parrebbe essere stata la moria di roditori in Asia centrale, dovuta alla scarsità di cibo conseguente all'irrigidimento delle condizioni climatiche. In assenza di roditori, le pulci affamate, vettori del bacillo della peste, attaccarono anche l'uomo e gli altri mammiferi. Il tutto venne aggravato dal fatto che i rifiuti, abbondanti ed a cielo aperto nelle città medioevali, attrassero i roditori famelici. Infine, l'efficiente sistema di comunicazioni dell'Impero mongolo propagò il contagio in poco tempo da un capo all'altro del continente asiatico, fino all'Europa.

Si attribuisce la diffusione del contagio in Europa ai Mongoli che, durante l'assedio di Caffa, colonia genovese sul Mar Nero, per espugnare la ricca città, gettarono con le catapulte dei cadaveri di appestati oltre le mura. Tramite la rete commerciale dei Genovesi ed il loro approdo in Europa, la malattia dilagò nelle varie regioni europee. Altri studiosi ritengono che uno sciame di meteore, incrociando l'orbita della Terra, portò con sé degli agenti patogeni.

Bramley, però, consultando un testo di Johannes Nohl, risalente al 1926 ed intitolato La morte nera: una cronaca del flagello, è venuto al corrente di fatti sconcertanti. Certamente le notizie enucleate da Bramley debbono essere verificate, attraverso lo studio e la comparazione delle fonti medievali storiche, letterarie, iconografiche etc., ma, se corrispondessero anche solo in parte, al vero, sarebbero una dimostrazione che la storia tende a ripetersi: anche oggi, infatti, intercorre un legame preciso tra fenomeni aerei e patologie... Epidemie future?


Abbiamo tradotto una parte della lunga ed istruttiva intervista rilasciata da Bramley a Linda Moulton-Howe. Si tratta appunto dell'excerptum relativo alla Morte nera.

Sono rimasto esterrefatto. I testimoni dell'epoca accennano a "comete", ma dalle descrizioni si comprende che non erano comete. Le persone riportano di oggetti volanti luminosi ed affermano che gli ordigni rilasciavano gas, da loro definiti foschie che causavano la Morte Nera. Questo fenomeno è descritto in molte città e regioni europee.

L'epidemia cominciò in Cina e colpì duramente l'Europa. Nohl ha anche trovato che alcuni videro della nebbia che aleggiava al livello del suolo. Non necessariamente i testimoni scorsero degli oggetti brillanti; in un paio di casi, la caligine era bluastra.

Il terzo fenomeno che reputo interessante fu la presenza di men in black già in quel secolo. In un certo numero di villaggi e di centri urbani, le persone riferiscono di uomini vestiti di nero che sarebbero apparsi nelle periferie delle città con un un lungo strumento che agitavano avanti ed indietro. Dopo queste apparizioni, si manifestavano le piaghe della peste.

I testimoni definivano questi strumenti "falci": le falci messorie diventarono simbolicamente l'immagine della morte, ma le persone non asseriscono che esse fossero usate da quei sinistri personaggi per mietere il grano. Perciò penso che essi brandissero degli strumenti per diffondere una nebbia piena di germi.

Leggi qui l'intera intervista sul sito www.earthfiles.com


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22 agosto, 2008

Pericoli della New age

Si annidano molti pericoli nel pensiero New age che, con qualche adattamento, ha permeato, un po' alla volta, molti orientamenti contemporanei che si incentrano sull'amore, l'introspezione, la conoscenza di sé, le potenzialità dell'individuo, l'armonia cosmica etc.

A mio parere, l'errore fondamentale di tutte queste correnti è l'hybris, ossia una blasfema superbia che si può condensare nella seguente formula: l'io è Dio. Se l'individuo non riesce a cambiare in positivo la sua vita ed il mondo, il limite è solo suo, in quanto non è consapevole delle sue illimitate risorse. Tuttavia frequentando qualche corso, o con un libro come The secret in cui è insegnata la cosiddetta legge dell'attrazione, si possono compiere miracoli. Peccato che sia quasi esclusivamente l'autrice del libro succitato ad attrarre a sé molti dobloni come un potentissimo magnete.

Ora, nessuno può dubitare che l'uomo abbia delle facoltà straordinarie, molte delle quali latenti (Vedi Percezione perduta): sicuramente la mente può influire sul reale, plasmarlo e valorizzare modalità sincroniche. L'autodisciplina, la fiducia in sé stessi e la conoscenza sono di grande giovamento. Tuttavia ciò non deve sfociare in un delirio di onnipotenza più grottesco che altro: persone che dissolvono le scie chimiche con la forza del pensiero (in realtà è un'illusione, perché vedono chemtrails evanescenti e credono di dissiparle con la concentrazione), con individui che, visualizzando un cielo sereno, credono di creare sopra di loro un firmamento terso, dove, in verità, le nuvole naturali non aleggiano, solo perché disfatte dagli aerei chimici. Non dimenticherei poi chi, nell’ammirare i bassi cirri artificiali, collabora con quelle che crede silfi intente a trasmutare i veleni diffusi in atmosfera. Come no!

Non escluderei che l'umanità, salvo ostacoli, possa in futuro sviluppare capacità notevoli (dalla telepatia all’ipercomunicazione, dall’autoguarigione all’empatia), ma ciò non significa che sia un percorso agevole, alla portata di tutti ed immune da rischi. Molti si appellano ai principi della fisica quantistica per dimostrare che è possibile incidere sugli eventi. Si tratta di un parziale fraintendimento: se è vero che fenomeni non locali sono diffusi nel mondo microscopico, nel mondo macroscopico essi sono rarissimi, occasionali e non ancora inquadrabili in una teoria chiara. Inoltre per influire sugli avvenimenti, sarebbe necessario che la stragrande maggioranza della popolazione diventasse consapevole dell’inganno dietro le quinte: dall’informazione non si può dunque prescindere. Sarebbe come voler colpire un bersaglio con una freccia, senza usare l’arco. Un altro convincimento diffuso è quello secondo il quale la mente umana può creare a suo piacimento la realtà, laddove è la Mente che definisce le coordinate del cosmo, forse non senza interferenze.

Certamente è lodevole lo studio delle manifestazioni sincroniche per tentare di comprenderne la ratio e per applicare al mondo scoperte passibili di migliorare la vita e la società. Ciò non deve, però, indurci ad inseguire chimere o, peggio, a dimenticare che l'uomo deve essere umile. Umiltà significa conoscere sé stessi, ossia conoscere i propri limiti; vuol dire rigettare i facili e falsi miti della New age che, non a caso, prescinde di fatto dal Male, inculcando negli adepti la convinzione che, se qualcosa nella vita non quadra, la colpa è SOLO tua. Non sei positivo! Non sei dinamico! Non hai pregato con fervore! Non hai seguito puntualmente le istruzioni del corso!

Ecco dunque l'altro errore: pensare ed agire come se il Male (dall’entropia alla malvagità umana e non solo) non esistesse, come se non si dovessero esorcizzare i demoni, fuori o dentro che siano, come se accanto alla libertà ed alla responsabilità, non si manifestassero anche l'imponderabile ed il destino. Si agisce dunque come un viandante che, certo della sua buona stella, prima di intraprendere un lunghissimo viaggio pieno di incognite, non si premunisce, portando con sé scorte di cibo ed acqua: se non troverà una sorgente e qualcuno che lo sfami, morrà di sete e di inedia.

Per la New age l'uomo è Dio: ammesso che ciò sia vero per tutti gli uomini e senza precisazioni, non sarà un'esagerazione, una mistificazione propalata da chi ha tutto l'interesse a diffondere l'idea antropocentrica ed egocentrica che l'uomo non abbisogna dell'Essere? Anche la sottolineatura ossessiva, monotona, dolciastra della centralità dell'amore, non è forse funzionale ad un rimbambimento delle persone affinché non prendano coscienza che il Male va combattuto e non amato?

Infine, il 666 è pur sempre un numero... d'uomo.


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20 agosto, 2008

Mystery in the mist

Siamo consci che, tra alcune parole appartenenti a lingue differenti o anche allo stesso idioma non intercorrono relazioni, eppure il suono, facendo aggio sul significato, insieme con particolari vissuti, spalanca la porta ad inattese correlazioni, dischiude la finestra su universi ulteriori.

Così, a volte, ci si sveglia, dopo aver avuto un sogno oracolare e sinistro. Ci si desta traumatizzati e la mente può correre a Traum che, in tedesco, vale "sogno". Allora i contenuti onirici, permeati di emozioni e di sensazioni intraducibili in parole, si espandono nella vita diurna "razionale" e "concreta" come ombre inquietanti. Sapendo che i sogni sono più reali della realtà, ominosi e numinosi messaggi dell'altrove, quell'immagine, quell'evento non possono lasciarci indifferenti, ma come traumi profondi, mai del tutto rimossi, si incistano in "timori e tremori".

A volte queste imboscate pseudo-etimologiche ci conducono in territori arcani: quali atmosfere evoca la parola "misticismo"! Vediamo ierofanti, luoghi avvolti in penombre azzurre dove si svolgono, tra gesti solenni e sacri, riti misterici, tra spire di incenso e silenzi impenetrabili. Misticismo, da un verbo greco che significa "chiudere la bocca", "essere chiuso": è dunque mistico il mistero che intride di sé ogni cosa. Come non sentire lungo la schiena il brivido che ci attraversa di fronte all'enigma dell'Essere?

Con un volo pseudo-etimologico ci ritroviamo a vagare in lande su cui aleggiano veli di foschia (mist in inglese), brughiere ventose e profumate di salsedine, tra liquidi colli e flutti pietrosi. Sono luoghi dove echeggiano voci arcane di leggende antichissime.

Mistero nella nebbia... Mystery in the mist.


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19 agosto, 2008

Quelli della Stella polare

Jimmy Guieu è lo pseudonimo letterario di Henri-René Guieu (19 marzo 1926 - 2 gennaio 2000), scrittore di fantascienza ed ufologo francese. Il suo romanzo più noto è Les hommes de l'espace (1954) pubblicato in Italia nel 1979 col titolo Quelli della Stella polare.

“Col romanzo Quelli della Stella polare, scritto nel 1954, Jimmy Guieu [...] propone uno scenario in cui la Terra diventa oggetto d’attenzione per opera di due diverse specie aliene: i Polariani ed i Denebiani. I primi, provenienti dalla Stella Polare ed identici agli uomini (solo più belli, più buoni e più abbronzati), sono altamente progrediti, telepatici ed altruisti per natura. I secondi arrivano da Deneb, sono antropomorfi – tanto da sembrare uomini – ma verdi, viscidi e d’aspetto repellente; pure essi possiedono facoltà extrasensoriali, ma meno sviluppate rispetto ai Polariani. Sono tecnologicamente evoluti, ma non quanto i Polariani ed hanno la sgradevole abitudine di rapire scienziati terrestri, come i Polariani, anche se per fini opposti.

I Denebiani, infatti, sono violenti e privi di scrupoli. Intendono conquistare la Terra e questa mira li pone in dichiarato conflitto con gli integerrimi Polariani, protettori dell’umanità. Tutto ciò accade mentre i governi terrestri, ignari – ma neanche troppo –, continuano a perdersi nel loro provincialismo, nelle loro puerili dispute politiche. [...]

In Quelli della Stella polare, Guieu decise d’introdurre vari stereotipi e tutta l’ingenuità (ma tra ingenuità e superficialità il confine è spesso sottile) propri della fantascienza di quegli anni; ci mise però anche del suo, agganciando la storia al ciclo dei sui romanzi su fantarcheologia e civiltà perdute, aventi già come protagonisti il simpatico paleo-antropologo Jean Kariven ed i suoi intrepidi colleghi Dormoy e Angelvin".


Secondo Stefano Breccia, autore di Contattismi di massa, il contesto presentato è sorprendentemente simile alla situazione di Amicizia. Breccia afferma che una volta ebbe l'occasione di conversare con Guieu e di chiedergli donde gli fosse venuta l'ispirazione per l'intreccio, ma l'interlocutore glissò...

Naturalmente non sappiamo se sia credibile, almeno nelle sue linee salienti, la storia di Amicizia né se veramente esistano civiltà cosmiche benevole: si sarebbe, invece, tentati di pensare che, da tempo immemorabile creature malvagie agiscano nella storia dell’umanità. Quando si consideri anche solo per un istante l’abnorme mole di mali sotto cui è schiacciato il pianeta, quando si rifletta sulla china sdrucciolevole lungo la quale stiamo precipitando, sarà lecita la congettura che qualcuno abbia dato il suo contributo per condurci sull’orlo dell’abisso. Dubitiamo che quel qualcuno possa essere ostacolato da extraterrestri benevoli: tra l’altro sono forse visitatori sconfitti e soggiogati da esseri ostili e potentissimi, come è raccontato nel pur controverso libro di Breccia e stando ad alcune testimonianze.

Certo, Quelli della Stella polare esprime in modo compiuto lo Zeitgeist: gli anni ’50 del XX secolo erano l’età d’oro dei dischi volanti, del contattismo ingenuo ma pieno di entusiasmo. Gli U.F.O. erano considerati dai ricercatori che sostenevano l’ipotesi extraterrestre delle navi spaziali tecnologiche e non, a differenza di oggi, strani oggetti bionici funzionanti secondo i principi della fisica quantistica.

Il conflitto tra “buoni” e “cattivi” è un tòpos letterario che stride, però, con il clima ufologico ottimistico di quel decennio, durante il quale solo in qualche sparuto caso erano evocate entità spietate. Davvero Guieu che era – giova rammentarlo – anche ufologo intuì che si stava combattendo un conflitto tra due specie aliene, come quello delineato in Contattismi di massa e riferibile, grosso modo, allo stesso periodo?

Se tale supposizione è corretta, si può facilmente arguire chi vinse e con quali conseguenze, le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti, per chi ha ancora occhi.

Fonti:

S. Breccia, Contattismi di massa, Padova, 2006
Grande enciclopedia della Fantascienza, Milano, 1980, s.v. Hommes de l’espace
Massimo De Faveri, Quelli della stella polare, 2007




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17 agosto, 2008

Regina del sole (seconda ed ultima parte)

Relata refero.

Un’altra riflessione di Sabrina: “L’evoluzione spirituale implica il senso di responsabilità per il bene di tutti. Tale scelta non deve derivare da una legislazione imposta, bensì da una percezione morale che sorge dal libero spirito umano.”

Altre indicazioni circa i futuri eventi che riassumo riguardano la diffusione di carestie a causa di piante geneticamente modificate, vulnerabili ai parassiti, sconvolgimenti climatici, la possibilità che alcuni uomini manifestino poteri particolari (telepatia in primis), con la facoltà di comprendere le vere intenzioni dei criminali appartenenti alla plutocrazia mondiale:“I loro pensieri e le loro motivazioni saranno, infatti, visibili a tutti come un libro aperto”.

Prevale comunque una visione solare del futuro: l’umanità, dopo aver attraversato una serie di difficili prove, potrà creare una società senza stato, improntata a valori etici e spirituali interiormente vissuti. Si manifesterà un’evoluzione propiziata da maestri invisibili, mentre le schiere del Male saranno annichilite.

Capisco che il messaggio del romanzo può apparire ingenuo e, per alcuni versi, manicheo, ma quel che importa qui è sottolineare come Regina del sole costituisca il complemento di un noto testo sulla cospirazione, Il pendolo di Foucalt, di Umberto Eco, con la non piccola differenza che il tuttologo costruisce un intreccio intricato e macchinoso, per tentare di dimostrare che la “teoria” del complotto è una colossale sciocchezza, laddove Michael afferma, apertis verbis, l’esatto contrario. Naturalmente Eco copre, censura, depista, intorbida le acque, da disinformatore impenitente ed incallito qual è, per di più con la patente dell’”esperto”. Michael, invece, svela delle verità scottanti per mezzo della finzione: attraverso la letteratura, molti contenuti attuali sono veicolati ed adombrati. La realtà imita la fantasia, ma resta sempre un po’ indietro e la realtà vera è spesso più inverosimile ed assurda di tanti parti dell’immaginazione.

E’ vero che l’opera di Michael non assurge a dignità letteraria, a causa di una lingua un po’ piatta e di un montaggio prevedibile delle sequenze narrative. Dispiace anche che le descrizioni dello Yucatàn, tranne qualche breve squarcio, non possiedano forza evocativa, ma restino generiche. Tuttavia è lettura non sgradevole per la pittura semplice, ma equilibrata dei caratteri e soprattutto istruttiva, in merito ai temi sopra accennati: nei dialoghi con Sabrina, sono introdotti, con scarsa originalità, ma senza toni predicatori, insegnamenti sulla natura umana e sulle sue potenzialità, sul conflitto tra bene e male, sulla direzione dell’esistenza. Ben venga dunque un testo in cui l’autore riesce spesso a coniugare il monito sui pericoli costituiti dalla congiura globale, dall’egemonia finanziaria dei banchieri internazionali, dallo sfruttamento dissennato delle risorse naturali, dal materialismo e dall’oblio di venerande tradizioni, con una storia avventurosa culminante in visioni radiose e soprannaturali. Tutto sommato, “l’opera cattura l’immaginazione e lascia la mente più libera ed aperta.”

Potremo dunque apprezzare i centoni di Eco, plagi sotto le smentite spoglie di romanzi? Egli non solo tedia il lettore con astruse elucubrazioni, con descrizioni ridondanti e kitch, con contenuti volgari, ma lo frastorna e, con astuzia mefistofelica, insinua in lui le menzogne più sfacciate. Il diavolo, simia Dei, - è noto - è mentitore, ma confonde gli ingenui con i suoi falsi prodigi, scimmiottamenti dei veri miracoli. Al suo servizio operano anche molti “intellettuali”, ma se già il diavolo è una goffa e grottesca caricatura degli angeli, come saranno i suoi servi?

Leggi qui la prima parte.



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15 agosto, 2008

Dall'esistenza alla Vita

Forse non andò molto lungi dal vero il primo Heidegger, quando introdusse il concetto di Dasein, "esserci". L'esistenza è dunque un essere qui ed anche un essere gettati. Come non sentire che qualcosa non quadra, sebbene sia impossibile esprimere questo quid?

Esistere, ossia ex-sistere, stare fuori, ma fuori da che cosa? E' come fossimo stati esiliati, quantunque per alcuni possa essere un esilio dorato. Desiderare significa rimpiangere le stelle, la nostra patria perduta.

Ora, senza dubbio l'esistenza può essere un'avventura meravigliosa, un'emozionante corsa nel vento, ma quante ore, giorni, mesi, anni, sono irretiti in incombenze, amarezze e travagli di ogni genere! Quanto tempo è avvelenato da pensieri che si contorcono in spire velenose di plastica bruciata!

Avvertiamo, anche solo per qualche istante ed in modo indistinto, come l'eco notturna di un accordo di pianoforte, che l'esistenza non è vita, anzi Vita.

Non bastano né gli spettacoli (ad onor del vero, oggi rarissimi) della natura, con i boschi di conifere, misteriosamente ombrati di verde ed ammantati di silenzio o con l'oceano che intride di azzurro la sabbia tiepida di un atollo.

Non bastano i cieli notturni imperlati di gocce sfavillanti.

Non bastano gli occhi enigmatici di un gatto ed il suo flessuoso miagolio.

Non bastano neppure quegli intensi istanti di eterno che i colori, emozioni cristallizzate, o la fugace intuizione di una verità o la fiamma purissima di un sentimento vero, elargiscono.

Comprendiamo che, quando le catene dei limiti saranno spezzate, quando l'esistenza sarà rientrata in sé, allora, solo allora essa diventerà Vita. Sarà come rincasare dopo un lungo ed insidioso viaggio, ma per riprendere, poco dopo, il cammino, questa volta, però, con la brocca da cui sempre sgorga acqua sorgiva e, soprattutto, non più soli.

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14 agosto, 2008

Cuochi olimpici

Le Olimpiadi di Pechino sono l'espressione più plateale del cattivo gusto e dell'"anima" demoniaca che connotano la sinarchia. Simboli distorti esibiti in modo pacchiano e sfacciato, (l'occhio onniveggente, l'uroburos, l'ottagono, il drago etc.) sono affastellati a formare un guazzabuglio vomitevole. Anche solo per questo motivo, bisognerebbe spegnere il televisore e si sarebbe dovuta ignorare la faraonica celebrazione inaugurale. Invece, milioni di spettatori hanno assistito, imbambolati, all'immonda mondovisione. De gustibus...

Veramente non ci interessa approfondire i significati simbolicamente sinistri di questo sabba: tra l’altro sono valenze facilmente interpretabili per chi solo conosce appena gli stregoni.

Sono definiti giochi olimpici, ma di agonistico non hanno nulla, tra atleti fatui, sponsor avidi e spregiudicati, giornalisti beoti sempre pronti a scrivere patetici panegirici di storiche vittorie. E’ inutile che tentino di scimmiottare Pindaro: sono dei falliti e tali resteranno.

Non è mancata la benedizione di Benedetto XVI a questa volgare kermesse: fu coerente l'imperatore Teodosio, auspice Ambrogio, vescovo di Milano, quando decise di abolire le Olimpiadi, considerate un retaggio del paganesimo. Oggi, però, qual è la differenza tra il più rozzo culto pagano ed il Cattolicesimo?

Sono definiti giochi olimpici, ma sono un rito barbaro con cui a "dei" abominevoli sono offerti in sacrificio vite umane.


Infatti, come pendant sanguinario di Pechino 2008, la sinarchia ha scatenato il conflitto tra Georgia-U.S.A. da un lato, Osseti-Russia dall'altro. Sono false contrapposizioni, ma le carneficine sono vere. E' evidente che un conflitto orchestrato dai soliti noti per rinfocolare odii interetnici mai del tutto sopiti, ma soprattutto volto a preparare il terreno per una guerra su larga scala che veda contrapposto l'Impero del Nord all'Occidente. Gog e Magog...

Sono queste le pietanze avvelenate preparate ed ammannite dai cuochi olimpici: lasciamo che ad essere "farcitori o farciti" siano gli stolidi e gli ignoranti.


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12 agosto, 2008

Jamming

La mente mente? In latino - saggezza della lingua e degli antichi - il sostantivo "mente" ed il verbo "mentire" hanno la stessa radice. Dal primigenio morfema "men", col significato di "pensiero", originano parole di significato solo in apparenza distante. "Mentiri" è immaginare, fingere (nel senso di plasmare), quindi mentire. Non si dimentichi che, dalla medesima sorgente semantica, scaturiscono, ad esempio, "manyasu" (indiano), "man", (inglese e persiano), "Mann" (tedesco): l'uomo è (o dovrebbe essere), in primo luogo, essere pensante. Altri popoli privilegiarono l'aspetto tellurico dell'uomo contrapposto a quello celeste: ecco allora il latino "homo", legato alla famiglia di "humus", terra, fango. Anche l'ebraico "Adam", con legami forse con l'idioma dei Sumeri, vale "terra", "terra rossa" e "sangue".

Ora, non solo l'uomo è essere che elabora idee: è pure creatura che mente a sé stesso (alibi, giustificazioni, interessate rimozioni), ma anche agli altri. In ciò si distingue dagli animali, in cui la capacità di mentire è assente o rarissima. Allarghiamo, però, il campo d'indagine e scopriremo che la mente è, per così dire, organo percettivo-formativo, in cui è arduo separare il momento passivo (la percezione del fenomeno) da quello attivo (la modellazione del reale).

Si può ipotizzare, contro il senso comune, che il secondo momento sia quello prevalente, giacché è la presenza di un osservatore a determinare il congelamento del reale, la trasformazione del pensiero in cose. Senza osservatore, il reale non si concreta, almeno non del tutto. Tuttavia, in questo processo formante, la mente umana, sebbene in modo inconsapevole, mentisce a sé stessa? Non mi riferisco qui alle illusioni ottiche che sono il risultato di una traduzione del fenomeno in cui i dati "esterni" sono letti dalla mente (e dal cervello) in modo distorto. Intendo, infatti, alludere all'eventualità che la mente plasmi il reale, secondo schemi errati o parziali. Già lo spazio-tempo che alcuni fisici e cosmologi hanno creduto di oggettivare nell'universo, è una bugia percettiva che, per la sua costanza ed apparente sostanzialità, riteniamo vera. E' anche possibile, però, che la mente organizzi il mondo, secondo istruzioni volte a nascondere alcuni aspetti del reale o a farlo apparire come non è. Certo, qui si giunge nel cuore del problema, poiché il reale non esiste all'esterno della mente e, se ne vediamo solo una parte o lo percepiamo in modo distorto, è la mente l'origine di tali errori ed incompletezze.

Tuttavia un'altra mente (si pensi al demone di Descartes) è implicata forse in questa manipolazione percettiva: un'altra mente proietta immagini ingannevoli per sovrapporle a quelle generate dalla Mente, col fine di soggiogare gli uomini, mostrando loro ombre, invece di idee. L'errore nel programma, volutamente introdotto, col fine di scollegare le menti dalla Mente (le prime essendone parti, come tante foglie di uno stesso albero), è alla base di convinzioni erronee, di percezioni alterate, di clamorose s-viste, di illusioni ottiche della coscienza. L'universo-ologramma è modificato, in alcune sue dimensioni, secondo fini di controllo? Da chi? E' probabile che un cambiamento sia il presupposto non tanto di una percezione "oggettiva", ma di una modellazione del reale non condizionata, più ampia e vera, in quanto si è ripristinato il contatto con la Mente, la cui proiezione è stata deviata, a somiglianza di un raggio rifratto.



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11 agosto, 2008

Quadrati circolari

Gino De Dominicis è un esponente del Comportamentismo concettuale, un pastiche dell'arte contemporanea che fonde istanze mentali con performances ora provocatorie ora snobistiche. Un'opera di De Dominicis si intitola Tentativo di far formare dei quadrati, invece che dei cerchi intorno ad un sasso che cade nell'acqua.

L'opera consiste in una fotografia in un sobrio bianco e nero che ritrae l'artista di spalle seduto sulla sponda, orlata di giunchi, di un lago. Al centro dell'istantanea spiccano i cerchi concentrici formati dal sasso gettato in acqua. Evidentemente il tentativo di formare dei quadrati è fallito.

L'opera è la testimonianza di una sfida lanciata alla rigidità di certe "leggi" di natura. Il mondo galileiano-newtoniano pare obbedire a schemi causali che, sa da un lato rendono possibili le previsioni, dall'altro gli conferiscono una durezza meccanicistica. Sappiamo che, a volte, eventi sincronici incrinano questa realtà granitica. Tuttavia tali fenditure sono rarissime nel mondo macroscopico e non sono state ancora inquadrate in modelli interpretativi soddisfacenti.

Nel mondo subatomico e pure in altri àmbiti (quello del D.N.A. e dei microtubuli cerebrali), invece, sono differenti i comportamenti dei fenomeni: l''effetto può precedere la causa (Hume aveva ragione), il tempo e le distanze sono annullate, due stati sono entrambi possibili, una particella interferisce con sé stessa, uno più uno dà zero etc. E' una dimensione non solo controintuitiva, ma anche irrazionale, estrosa, imprevedibile... lontana dalla ripetitività e dall'inderogabilità del mondo macroscopico.

Perché il fuoco brucia, se il calore è una qualità secondaria? Un quid misterioso nella materia-energia determina tale conseguenza o un'abitudine della coscienza o ancora è un elemento introdotto dalla Mente?

Se un giorno, qualcuno riuscirà a sanare almeno in parte la frattura che separa il mondo libero del prespazio dalla sfera in gran parte deterministica in cui viviamo, non riusciremo a creare dei quadrati gettando in acqua un ciottolo, ma almeno saranno svelte, per qualche istante, le sbarre dello spazio-tempo.



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10 agosto, 2008

Anestesia

Lisbona è sprofondata ed a Parigi si balla. (Voltaire)

Distogliere lo sguardo per non vedere più. Le galassie continuano ad esistere, se non le osserviamo? Ci si attacca ad una propria idea che diventa il fulcro del mondo: così alla cruda verità si sostituisce una verità edulcorata, gradevole. Questione di sentimentalismo: l'uomo è un sentimentale. Ha bisogno di trovarsi a suo agio con un'idea che lo gratifichi, lo consoli: poco importa, se la realtà è diversa, dura e complessa, ma anche più densa di significati.

Qualcuno arreda la stamberga in cui vive con gusto e con passione, ma la stamberga resta tale. Crede che conoscere sé stessi significhi attingere a possibilità infinite, anziché indefinite e, con ingenua hybris, dimentica la caducità, l'imperfezione e la fragilità dell''uomo.

Tracotanza è pensare che l'uomo sia l'unico artefice del proprio destino, il fautore della sua perdizione o della sua salvezza. Anche chi si è perduto non è perduto. Ci si chiude infine all'Essere, senza il quale l'essere umano resta incompleto, monco, anche dopo che avrà acquisito maggiore consapevolezza.

Ascolta sé stesso per non udire la voce di... chi potrebbe contraddirlo. E' una "conoscenza" di sé che è un analgesico, un "amore" che è dolciastro autocompiacimento, uno slancio verso la natura che è fuga, posa estetizzante.

Distogliere lo sguardo? Non occorre neanche: sugli occhi è caduto un velo rosato che rende tutto soffuso e bello, di una bellezza tranquillizzante, Biedermeier.

Dopo un po’, tutto diviene ovattato. Non si sente più la voce né propria né altrui, non si prova il dolore per la scheggia nel fianco: si "vive" in anestesia generale.



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08 agosto, 2008

Fine dell'Ufologia

Il primo ricercatore che elaborò in modo coerente una teoria parafisica all'interno dell'Ufologia fu lo statunitense di origine francese Jacques Vallée. Egli ritiene che gli U.F.O. provengano da una dimensione parallela, una dimensione popolata da creature che, nel folklore erano concepite e percepite un tempo come fantasmi, incubi, coboldi, fate... Un altro sostenitore dell'ipotesi parafisica è John Keel, secondo cui gli alieni sarebbero intelligenze ostili alla specie umana.

Un tempo minoritaria nell'ambito della ricerca ufologica, la teoria interdimensionale si è diffusa sempre più, non tanto perché l'ipotesi extraterrestre sia stata abbandonata ex abrupto, ma perché è lentamente trascolorata in altri ambiti di indagini che hanno addentellati con la metapsicologia, la filosofia e le scienze di frontiera. Mi chiedo, però, se tale approdo ermeneutico non sia uno snaturamento, non scevro di intenti ideologici. Abbiamo visto, infatti, un chimico come Malanga, le cui analisi su molti fenomeni ufologici sono pietre miliari, trasformarsi, un po' alla volta, in un esorcista laico che, tramite l'ipnosi ed altre tecniche, evoca spiriti immondi dai "rapiti". Alla fine, ne è risultata una totale confusione: alieni che non sono alieni, ma demoni, extraterrestri che, però, sono terrestri, in quanto insediati sul nostro pianeta da tempo immemorabile; uomini con anima e senz'anima; interesse per il D.N.A., anzi no per l'anima, esseri di luce cattivi come demoni... insomma un calderone infernale in cui manca solo il diavolo dei tarocchi. Sullo sfondo sempre i militari, il cui influsso in tutto ciò non è facilmente quantificabile, ma senza dubbio più che negativo, micidiale.

Non sarà il caso di discernere per ottenere un po' di chiarezza? Ammettiamo - e mi sembra verosimile - che esistono entità predatrici e malvagie: queste entità NON sono extraterrestri, ma creature interdimensionali. Gli alieni sono, invece, visitatori di altri pianeti approdati sulla Terra, tramite astronavi propulse con sistemi tecnologici molto avanzati (quantistici?), ma ancora confinate in uno stato più o meno tangibile. Gli esseri parafisici, invece, potrebbero muoversi in un livello di realtà dove lo spazio-tempo non esiste più o è radicalmente diverso dalle coordinate cronotopiche in cui viviamo noi uomini.

Forse questa distinzione non è valida in quanto tutti gli esseri che ci visitano, per cause e circostanze che non è il caso qui di esaminare, vengono da "stringhe" parallele e sono dunque creature interdimensionali. Questo significa che tutti gli incontri ravvicinati del terzo e quarto tipo con ufonauti "in carne ed ossa" con contatti, comunicazioni telepatiche o verbali, viaggi in navicelle spaziali etc. o non sono mai avvenuti o sono allucinazioni dei percipienti. Mi pare improbabile: mi sembra anche azzardato liquidare tutte le testimonianze fisiche inerenti all'Ufologia (dalle tracce al suolo ai pur rari reperti extraterrestri) come frutto di abbagli e frodi. Tuttavia non si può escludere nulla a priori. In ogni caso, pur considerando che ricondurre TUTTE le manifestazioni ufologiche a fenomeni parafisici è una forzatura interpretativa, molti investigatori dovrebbero dimostrare il coraggio e la coerenza di smettere i panni da ufologi per indossare l'abito degli esorcisti, visto che l'Ufologia è diventata Demonologia.

Malanga come Padre Amorth?


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07 agosto, 2008

Schegge gnostiche

Propongo alcuni brevi stralci (di cui alcuni assai oscuri, anche perché frammentari) dal Vangelo detto di Tommaso e da quello detto di Filippo. Siano spunti per una riflessione avulsa da schemi.

Vangelo di Tommaso

Quando Tommaso tornò dai suoi amici, questi gli chiesero: "Che cosa ti ha detto Gesù?" Tommaso disse loro: "Se vi dicessi una sola delle cose che mi ha detto voi raccogliereste delle pietre e mi lapidereste e del fuoco verrebbe fuori dalle rocce e vi divorerebbe".

Gesù disse: "Chi è arrivato a conoscere il mondo ha scoperto un cadavere e chi ha scoperto un cadavere è al di sopra del mondo".

Vangelo di Filippo

[...] Mentre siamo in questo mondo, è necessario per noi acquistare la resurrezione, cosicché, quando ci spogliamo della carne, possiamo essere trovati nella Quiete [...]

Coloro che dicono che prima si muore e poi si risorge, si sbagliano. Se non si riceve prima la resurrezione, mentre si è vivi, quando si muore non si riceverà nulla.

Vi sono forze che lottano contro l'uomo, perché non vogliono che egli sia salvato, sì che esse possano...; poiché, se l'uomo è salvato, non avranno più luogo i sacrifici... e non saranno più offerti animali alle forze. Coloro che... animali sono coloro che li offrono a quelle. Essi, invero, li offrivano viventi, ma, dopo averli offerti, morivano. L'uomo, invece, fu offerto morto a Dio, ma egli visse.

Il visibile per mezzo del visibile, il nascosto per mezzo del nascosto: vi sono cose nascoste da ciò che è visibile.

E' impossibile che uno veda qualcosa delle realtà essenziali, se non è diventato come quelle. L'uomo, davanti alla verità, non si trova come di fronte al mondo: vede il sole, pur non essendo sole, vede il cielo, la terra ed ogni altra cosa, pur non essendo nulla di tutto questo.

Il mondo ebbe origine da una trasgressione. Colui, infatti, che lo ha creato voleva farlo incorruttibile ed immortale; ma fallì e non realizzò quanto sperava. Poiché l'incorruzione del mondo non esisteva, non esisteva l'incorruzione di colui che creò il mondo. Non vi sono, infatti, cose incorrotte, ma (solo) figli; e nessuna cosa può ricevere l'incorruzione a meno che, prima, divenga fanciullo. Ma colui che è incapace di ricevere, a maggior ragione è incapace di dare.


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06 agosto, 2008

Idea

La realtà è una cospirazione creata dall'illusione dei sensi.
(Roger Penrose)



Gli artisti concettuali ambirono a dissolvere la creazione artistica nell'idea per rispondere soprattutto a due istanze: da un lato si prefiggevano di evitare, il più possibile, la mercificazione delle loro opere, dall'altro, consci che il concetto è sempre superiore alla manifestazione esteriore e concreta, tentarono di rendere visibile il contenuto mentale, rarefacendone al massimo l'esplicazione materiale. La ripugnanza inoltre per la polisemia, peculiare degli artisti concettuali, indusse - caso limite, ma emblematico - uno di loro, il francese Bernard Venet, ad esporre nelle gallerie, come opere, delle pagine di libri con su scritte delle algide e monosemiche equazioni matematiche.

La linea concettuale, pur con le sue pose snobistiche, le velleità anticapitaliste e gli eccessi di cerebralismo, rispecchia una condizione ontologica, ossia il primato dell'Idea rispetto ad ogni suo trasferimento nella materialità. Si può quindi leggere come trasposizione di un atemporale, primigenio ed inesplicabile cedimento nell'essere per opera del Principio. Questa traslazione (o caduta?) nello spazio-tempo cosmico, è comunque la si pensi, un fenomeno entropico.

E' vero che possiamo ammirare e fruire con delizia di opere magnifiche sia naturali sia umane, ma le opere più eccelse sono quelle che non furono mai dipinte, scolpite, composte, come le rose più profumate sono quelle che non furono mai colte. E’ per questo che gli spiriti sublimi apprezzano maggiormente le creazioni in cui l'ineffabile idea, luce raggiante rispetto all'oggetto che è pallida ombra, traspare tra i veli impalpabili dei fenomeni. Il vento, l'arcobaleno, il silenzio vibrante di astri, il filo d'acqua che fluisce da una cannella... custodiscono un barlume del pensiero, rivelando l'evanescenza delle cose che anelano a ritornare nel non manifesto.

Il tocco leggero, noncurante del pittore che tratteggia un delicato paesaggio, è gradito. Più gradita è la tela bianca.
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04 agosto, 2008

Convinzioni

Sono ancora molto diffuse delle opinioni, ormai trasformatesi in convincimenti granitici, su cui gran parte della gente basa il suo sistema di credenze, la sua fede.

Vediamo quali sono le principali. Non intendo qui esporre delle considerazioni in merito a tali pre-giudizi, ossia letteralmente giudizi a priori, formulati senza conoscere le varie e spesso complesse circostanze, ma solo elencarli. Che da questi pre-concetti scaturisca una mole enorme di mali è evidente. Preciso che non tutte queste convinzioni allignano negli stessi individui, ma spesso solo una buona parte.

- Viviamo nel migliore dei mondi possibili: il male non esiste (lo affermano molti scienziati) o è un aspetto del tutto marginale, quasi insignificante o un fattore soggettivo.

- Tutti i problemi dell'umanità sono dovuti all'umanità stessa. Non esiste nessun influsso malefico.

- Le istituzioni, sebbene talora inefficienti e corrotte, sono state create a favore dei cittadini, per garantire loro un minimo di sicurezza e di libertà. Questo vale soprattutto per lo stato, istituzione per eccellenza.

- I media, quantunque talora riportino notizie un po' travisate più o meno volutamente, oppure sebbene alcuni eventi siano censurati, si riferiscono a fatti realmente accaduti ed accaduti secondo le modalità indicate dai giornalisti e dalle agenzie di stampa.

- Moltissime questioni che attanagliano la società contemporanea sono causate dall'avidità di denaro, da un sistema capitalista che mira solo al profitto e non dalla folle, diabolica smania di tutto controllare e tutto distruggere.

- La "scienza" e la comunità "scientifica", oltre ad operare per il progresso ed il benessere dell'umanità (“La medicina ha fatto passi da gigante!”), interpreta la "realtà" (sic) "oggettiva" (sic) in modo preciso, rigoroso, obiettivo, incontrovertibile.

- Esiste un'unica realtà, quella studiata e spiegata dalla scienza che si basa su principi rigorosamente matematici e sul metodo sperimentale: tutto il resto appartiene alla superstizione ed alla pseudo-scienza. L'unica realtà è quella percepita dai cinque sensi.

- La storia ufficiale (dalle piramidi, che erano tombe di faraoni, al 9 11 ideato e perpetrato da 19 arabi armati di taglierino) è vera.

- A.D.P., B.G., M.M., M.B., M.T, M.G., L.M... costituiscono l'unica e certificata informazione libera, indipendente e veritiera. Costoro sono paladini della libertà e della giustizia, difensori dell'ambiente, persone del tutto disinteressate, svincolate da poteri forti, sincere ed oneste e non certo agenti di controllo o infiltrati dipendenti in toto dal sistema.

- Le scie che si vedono nel cielo sono tutte contrails e non scie tossiche.

Se rovesceremo questi convincimenti nel loro esatto contrario, credo che potremo avvicinarci a qualche verità.


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03 agosto, 2008

Ritmo

Ritmo, battito primordiale anteriore alla melodia. E' la pulsazione originaria, l'espansione e la contrazione dell'universo. Nel moto incessante delle onde, nell'ansito della bufera, nella vogata dei rematori.

Il ritmo è nordico: sequenze allitteranti, serrate, ipnotiche del Beowulf.

E' nelle lingue settentrionali, relitti di civiltà perdute, con le consonanti intrecciate in grovigli di sillabe che soffocano le vocali, come nel celtico, nell'islandese.

Il ritmo è la misura della notte e della luce antelucana, fredda, tagliente. E' il retaggio dei Danai e dei Dan che, approdati in terre solari e calde, un po' alla volta, si lasciarono avvolgere dai veli ammalianti - seduzione mortale - dalle volute sinuose della melodia.

Il ritmo, però, continua a pulsare nel vene, nel cuore dell’universo. La nostalgia per le lande selvagge tra il furore dell'oceano boreale si raggela nel silenzio e nella solitudine, poiché il canto è melopea.

Tenebre lunghe e durature delle terre settentrionali dove la vista di Wotan, divinità monocola, si sprofonda acutissima nell'incanto oscuro, doloroso e stupefatto della realtà.

Meravigliose e conturbanti aurore, drappi fosforescenti e multicolori che, all'improvviso, si svolgono e si arrotolano nel cielo deserto di stelle.

Visione fissa, mesmerizzata, aliena: conosce un'unica direzione il Fato norreno.

Ritmo ora tramato di note struggenti - finalmente la pena si disacerba nel canto - nella voce di Jòn.


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01 agosto, 2008

Acqua su Marte

Secondo la N.A.S.A, l'Agenzia nazionalsocialista spaziale americana, sul pianeta rosso è stata trovata l'acqua. Molto bene: acqua su Marte ed arida morte sulla Terra.


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