03 agosto, 2008

Ritmo

Ritmo, battito primordiale anteriore alla melodia. E' la pulsazione originaria, l'espansione e la contrazione dell'universo. Nel moto incessante delle onde, nell'ansito della bufera, nella vogata dei rematori.

Il ritmo è nordico: sequenze allitteranti, serrate, ipnotiche del Beowulf.

E' nelle lingue settentrionali, relitti di civiltà perdute, con le consonanti intrecciate in grovigli di sillabe che soffocano le vocali, come nel celtico, nell'islandese.

Il ritmo è la misura della notte e della luce antelucana, fredda, tagliente. E' il retaggio dei Danai e dei Dan che, approdati in terre solari e calde, un po' alla volta, si lasciarono avvolgere dai veli ammalianti - seduzione mortale - dalle volute sinuose della melodia.

Il ritmo, però, continua a pulsare nel vene, nel cuore dell’universo. La nostalgia per le lande selvagge tra il furore dell'oceano boreale si raggela nel silenzio e nella solitudine, poiché il canto è melopea.

Tenebre lunghe e durature delle terre settentrionali dove la vista di Wotan, divinità monocola, si sprofonda acutissima nell'incanto oscuro, doloroso e stupefatto della realtà.

Meravigliose e conturbanti aurore, drappi fosforescenti e multicolori che, all'improvviso, si svolgono e si arrotolano nel cielo deserto di stelle.

Visione fissa, mesmerizzata, aliena: conosce un'unica direzione il Fato norreno.

Ritmo ora tramato di note struggenti - finalmente la pena si disacerba nel canto - nella voce di Jòn.


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2 commenti:

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