31 agosto, 2009

Anni ruggenti

Absit iniuria verbis

L'ultima puntata di "Mistero" è stata vergognosa (venenum in cauda), suggellata da un servizio sui futuri attacchi nucleari, made in Islam, descritti da "esperti" di terrorismo. Tinte fosche, immagini apocalittiche di funghi, di città distrutte et voilà: la paura è servita. Naturalmente l'inafferrabile (ed inesistente) Osama bin Laden è sempre in agguato: la non molto intelligente Intelligence non è mai riuscita ad acciuffarlo.

Si tratta di disinformazione strisciante: l'ex cantante (con chi lo imbecca), con la sua voce arrochita ma blanda, vuole che si creda alla fandonia di Al Qaeda, quando il 9 11 fu un inside job. Più della metà degli Statunitensi ne è arciconvinto, ma i falsari glissano più o meno goffamente. Il programma segue a ruota le pasquinate di "Superquark" e della "Gaia scienza": il demoniaco Angela, Bario Tozzi ed il ruggente Ruggeri coalizzati per imbrogliare. Credo che Paolo Cattivissimo sia il regista principale della disinformazione, almeno in Italia. Lo stile, si fa per dire, è quello.

Costoro hanno ben svolto i compiti estivi, tutti facili: ridicolizzare qualche imbonitore scelto a caso o usare la grancassa televisiva per diffondere le anestetiche “verità” ufficiali. Vuoi mai che l'aviazione militare e civile spargano sostanze velenose? Sarà vapore acqueo o perché no? qualche essenza profumata. D'altronde, per coprire l'odore nauseante di putrefazione che esala da questi cadaveri del piccolo schermo, un po' di profumo ci vuole.

Non occorrono sterili, noiose e prolisse trasmissioni per apprendere il risaputo. Piuttosto il problema è un altro: l'opinione pubblica si fa infinocchiare dai media di regime. I "giornalisti" sono dei ciarlatani all'ennesima potenza e nessuno o quasi denuncia le loro infinite magagne e menzogne. Quei minus habentes del C.I.C.A.P., se non passano il tempo dietro Maga Magò, si guardano bene dallo smascherare i veri truffatori di stato. Ho capito: dovrebbero smascherare sé stessi, impresa inusuale.

I mistificatori conoscono pochi e fittizi "argomenti": esaurite quelle due nozioncine pseudo-scientifiche tanto faticosamente abborracciate per tentare di negare l'evidenza, si esibiscono in pagliacciate che vorrebbero essere divertenti, ma sono solo patetiche. Poi Sinone Angioni, il divino fanciullo del C.I.C.A.P., il volto presentabile della setta scientista, si lamenta che noi distorciamo i cognomi, quando sono i cicappini a distorcere dati e verità. Semplicemente adattiamo i vocaboli alla sostanza: così se Simone diventa Sinone, si restituisce al linguaggio la sua funzione di aderire alle cose.

Gli impostori hanno scritto un paio di articoli semiseri sulle rarissime scie di condensazione, per poi impantanarsi nella diffamazione, nella calunnia e nel dileggio più bieco e volgare. Visto che non riescono, stitici come sono, ad esprimere un concetto che sia uno, cominciano a deviare il discorso sugli alieni. Intanto, molto meglio gli alieni di questi alienati, utili idioti, con i loro pseudo-argomenti molto fittizi e molto stupidi. La stupidità è fittizia per definizione.

Il non plus ultra dell'idiozia e dell'incoerenza è raggiunto dal biscottino inzuppato nella melassa New Age, l'illustre Andrea Doria. Tra il giulebbe dei suoi lenocini e la sgangherata sintassi, lo strimpellatore sostiene che le scie chimiche sono scie di condensazione, usate per difendere la Terra dalle tempeste solari e dai raggi co(s)mici. Mai letta un'assurdità simile, ma i bugiardi della Rete, ora zuccherosi amici del frollino romagnolo, fingono di non notare l'agghiacciante contraddizione (o non se non sono accorti, mai sopravvalutare l'"intelligenza" di questi beoti) e leccano, in modo disgustoso, ogni parte epidermica scoperta, meglio se bombata.

Parti convesse in bella mostra dappertutto: sul... fecero linguetta.



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TANKER ENEMY TV: i filmati del Comitato Nazionale

Trattato di Lisbona: firma per chiedere il referendum

29 agosto, 2009

Liguria: lo stupro di una terra sacra

Le affermazioni di scrittori classici circa gli antichi Liguri, a proposito della stretta relazione tra Liguri e Siculi, sembrano essere state confermate da recenti indagini genetiche. Ellanico di Mitilene (VI sec. a.C) scrive che i Liguri erano approdati nella Sicilia occidentale due generazioni prima della Guerra di Troia (intorno al XIII sec. a. C. secondo la cronologia corrente, non accettata, però, da alcuni studiosi). Servio, commentatore di Virgilio, ricorda che, dopo essere stati costretti ad abbandonare il Lazio, a causa degli Umbri, essi emigrarono nell'isola, sotto la guida del mitico re Siculo. La toponomastica evidenzia il nesso tra i due popoli: Segesta, Entella, Lerici-Erice sono toponimi liguri e siculi. Segesta Tigulliorum è l'attuale Sestri Levante, mentre l'antica Segesta dell'isola mediterranea fu alleata di Atene contro Siracusa, durante la seconda fase della Guerra del Peloponneso (431-404 a.C.). Altri toponimi rivelatori sono Tella in Liguria, Tellaro in Sicilia; Levanto e Levanzo.

Questo popolo, esperto nella navigazione, attraversò il Mar Ligure ed il Tirreno per insediarsi in Corsica e nella Sicilia occidentale. Tuttavia l'area in cui i Liguri instaurarono un particolare legame con le energie ctonie fu la regione che disegna un triangolo ideale comprendente il Golfo di Genova, con un vertice a nord che coincide con la zona in cui svetta il Monte Beigua, il vertice orientale incluso nella Lunigiana, con i monti Sacro e Caprione, e quello occidentale in cui si aderge la vetta del Bego, nelle Alpi Marittime. In Lunigiana i Liguri eressero le statue-stele, altrove scelsero dei luoghi che diventarono santuari sub divo, spesso segnati da coppelle scavate nella roccia, da megaliti, da incisioni rupestri. L'etnia, nota nell'antichità anche come Ambroni, in alcuni siti creò degli allineamenti di pietre che delineano la costellazione di Cassiopea, costellazione boreale dalla caratteristica forma di W, ben riconoscibile grazie ai quattro astri di magnitudine inferiore a 3.

Lo storico Enrico Calzolari che sostiene la parentela tra Liguri e Siculi, a differenza di altri etnologi, reputa pure che sia rintracciabile un substrato sanscrito nella cultura ligure e più in generale un collegamento con l'Oriente, come sarebbe testimoniato dalla venerazione del dio Belenos, divinità della luce, forse di origine celtica, accostata a Baal. E' accostamento rigettato dalla maggior parte degli studiosi, ma, prescindendo da questioni erudite ed ostiche, sembra che l'energia di antichi "punti" sia correlata a fenomeni enigmatici, come anomalie gravitazionali o avvistamenti di U.F.O. frequenti soprattutto in Lunigiana e nella Liguria occidentale. Il biologo Giorgio Pattera suppone che i numerosi avvistamenti si possano spiegare con la presenza di faglie. Egli rammenta che molte zone in cui sono avvenuti avvistamenti di U.F.O. sono classificati a rischio sismico medio-alto. Lo scienziato congettura che gli U.F.O. siano interessati a tali distretti contraddistinti da situazione di instabilità del sottosuolo, originata da due fronti energetici che si contrappongono. Quando uno dei due fronti cede, l'energia viene liberata e quindi dà origine al movimento tellurico. "Se vogliamo ipotizzare l'interesse degli U.F.O. per le fonti naturali di energia, in qualsiasi forma si presentino (elettricità, acqua, gravità, radioattività...), questo potrebbe spiegare l'insistenza degli oggetti volanti non identificati lungo queste 'autostrade', a scopo di ricognizione e di acquisizione".

Nelle Alpi Liguri, nel Medioevo, si snodava pure il primo tratto di una via del sale che, attraversando le Alpi, giungeva a Ginevra. Secondo Oberto Araudi, questa zona è percorsa da una ley-line.

Le basi militari ed interventi di vario tipo, ma sempre nefasti, hanno trasmutato le energie benefiche in vortici stagnanti, mentre la Liguria, da "terra leggiadra" è ormai regione deturpata dalla speculazione edilizia, sventrata dalle discariche, una landa inaridita dalla siccità e dagli incendi... Inceneritori e centrali nucleari saranno il colpo di grazia... e questo è solo il visibile.


Fonti:

Intervista ad Enrico Calzolari, 2009 rilasciata a M. Agosti, 2009
L'antico popolo dei Liguri, intervista ad Enrico Calzolari rilasciata a O. Carigi e S. Tavanti, 2009
Dizionario di Astronomia e Cosmologia, Milano, 2005, s.v. Cassiopeia
G. Pattera, U.F.O.: vent’anni di indagini e di ricerche, Parma, 2005-2007, pp. 155-159



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27 agosto, 2009

Goodbye, blue sky

"Goodbye, blue sky" è la celebre canzone dei Pink Floyd del 1979, contenuta nell'album "The wall". Breve ma tagliente come una staffilata, la composizione è trafitta dall'orrore di un'inascoltata profezia. Nel video del pezzo, la colomba vola solo per qualche istante, presto ingoiata da un'aquila di ferro ed annientata da squadriglie di bombardieri che assumono le forme funeree di croci.

I fari della contraerea, il sangue, le macerie e gli uomini raggomitolati nei rifugi, ridotti a maschere subumane con le loro inutili maschere antigas, sono immagini lancinanti, mentre, per contrappunto, le note di una desolata poesia scorrono tranquille, onde di un mare appena increspato. Il cielo azzurro è la sfocata memoria di un delirio febbricitante: ora il cielo è un coperchio grigio, metallico che rimanda l'eco dell'indifferenza.



E' l'indifferenza di chi assiste alle guerre tramite la televisione, tra le nevrosi quotidiane ed il malcelato fastidio per queste schegge visive di morte e di arti amputati confitte nella folle normalità del quotidiano.

E l'indifferenza di chi crede che la guerra sia sempre lontana, altrove, ignorando che l'attacco può essere strisciante, come un filo di tempesta che s'insinua in una fessura dimenticata.

Puoi sentire le bombe cadere e le grida di paura tu che non senti la vita?

La colomba, alla fine, si allontana dalla nera marea della terra, da questa terra cui è estranea, come l'innocente chiaroveggenza del bambino che esclama inconsapevolmente conscio: "Guarda, mamma, c'è un aeroplano lassù in alto".



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26 agosto, 2009

Il tradimento della traduzione

Alcuni si dolgono che nel mondo si parlino numerose lingue: essi ritengono che un unico idioma permetterebbe di abbattere le barriere nella comunicazione tra i popoli, favorendo altresì la comprensione reciproca. Temo che tale sistema linguistico, qualora venisse proposto ed imposto, sarebbe molto simile alla piatta neo-lingua di orwelliana memoria. La molteplicità delle specie animali e vegetali è una ricchezza per il pianeta come la presenza di numerose lingue: l'etnodiversità (ogni etnia è contraddistinta in primis da una lingua) non è meno preziosa della biodiversità.

Negli ultimi secoli si sono estinte centinaia di idiomi e dialetti ed ogni anno altri ne scompaiono. L'approccio ad una lingua diversa dalla propria è sì una sfida, ma soprattutto un arricchimento. La traduzione, ultimo passaggio di un processo logico ed intuitivo, sviluppa la creatività, abitua a sintonizzarsi su un'altra lunghezza d'onda. Ogni lingua ha il suo ritmo, la sua linea melodica, un'ineffabile voce interiore. E' un errore, a mio avviso, decidere di imparare una lingua straniera solo per fini utilitaristici.

Il confronto tra radici e vocaboli è lo spunto per emozionanti avventure etimologiche. Si scoprono insospettate relazioni tra àmbiti culturali all'apparenza lontanissimi tra loro. Ci si addentra nella genesi e nella storia di lingue antiche, recuperando qualche testimonianza della loro Weltanschauung. Emergono la fratellanza delle lingue e la loro origine comune.

Tradurre richiede pazienza e sensibilità: non sorprende che, nel nostro misero mondo dominato dalla superficialità e dalle esigenze pragmatiche, la transcodificazione sia sentita come un ostacolo, un inciampo. Nelle scuole si insegna un inglese anodino e dozzinale, mero strumento, simile ad una rozza forchetta idonea per ingollarsi di grossi bocconi industriali. Lo studio delle lingue classiche è negletto, lo stile è disdegnato. Senza più le indagini sincroniche e semantiche, la lingua perde in prospettiva, divenendo bidimensionale. Senza il contributo della diacronia e l'analisi delle stratificazioni, l'idioma si isterilisce simile ad un terreno privo di humus.

Tutto dev'essere monetizzabile, "spendibile nel mondo del lavoro": così il linguaggio, persa la sua aura sacra, svelte le radici che lo legavano alla musica, all'armonia, al Lògos, si sclerotizza in formule banali, in frasi sfatte. Cattivissimi maestri lo stuprano.

Le traduzioni sono quadrate, prive di anima: non sono più il risultato di una passione per un retaggio culturale, dell'entusiasmo per la scoperta della differenza nelle "affinità elettive".

Così tradurre non significa più gettare un ponte verso altri discorsi, altri orizzonti.



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24 agosto, 2009

Tra due fuochi

Katharina Wilson è una musicista ed investigatrice del M.U.F.O.N., protagonista di alcune esperienze con presunti extraterrestri al confine tra contatti ed abductions. La Wilson è autrice di due libri: il primo risale al 1993 e si intitola The alien jigsaw (Il rompicapo alieno); il secondo, I forgot what I wasn't supposed to remember, è stato reso disponibile gratuitamente in Rete, nel 2007.

Come molti altri contattati e rapiti, la donna ha ricevuto anticipazioni sul futuro dell'umanità dai visitatori. Nell'articolo L'Inferno sulla terra (titolo quanto mai appropriato), inquietante sunto del suo vissuto, l'autrice racconta alcuni episodi di contatto, tra cui uno apocalittico.

"Guardai poi alla mia sinistra e vidi un altro schermo a circa 10 iarde (9 metri) da me, nella stanza. Stava mostrando un'altra immagine, differente di un alieno di aspetto cattivo, con la pelle bruno-rossiccia e gli occhi neri. Mi sembrò che le sue fattezze fossero intenzionalmente accentuate. Le linee sulla sua pelle erano nere ed esagerate, diverse da quelle di un essere reale. Seppi immediatamente, forse grazie alla telepatia o ad una conoscenza interiore, che quell'immagine era "costruita" e l'alieno era raffigurato malvagio dalla comunità religiosa e dai media sulla terra. Questa è l'immagine che gli uomini al potere mostreranno al mondo attraverso la televisione, dicendo che è il demonio e l'anticristo.[...] L'immagine sarebbe stata mostrata al mondo, mentre i media avrebbero fatto credere alla gente che era l'anticristo per convincere la maggior parte dell'umanità che tutti gli alieni sono malvagi."

La cospirazione cosmica contempla un supremo inganno ed un gioco di ruoli in cui gli Oscuri appaiono benevoli e viceversa. Esiste chi contrasta le legioni delle tenebre? Rispondere di no significa ritenere l'universo il dominio incontrastato del Male. E' una concezione ahrimanica. E' possibile, però, che siamo presi tra due fuochi, in mezzo a fazioni in lotta tra loro per la supremazia sul pianeta. Certo, il conflitto, a prescindere da natura e scopi dei belligeranti, non sarà indolore né la vittoria è alla portata di mano. Vorrei anch'io credere ad una palingenesi senza pegno, ma sarebbe come pensare che si possa percorrere una lunga galleria senza perdersi nel buio, non essendo costretti a procedere a tentoni o con fiaccole rischiaranti appena l'oscurità.

Qualcuno ha prospettato la parousia di un falso Cristo, di un Cristo tecnologico, ma la Wilson paventa l'avvento di uno pseudo-Anticristo creato dai Distruttori per coagulare il consenso della popolazione mondiale ad un'altra guerra contro un nemico fittizio o un amico non riconosciuto. Sarà l'ennesimo conflitto voluto da sanguinarie élites, complice la televisione. E' noto: la bugiarda televisione non solo è la "verità": la fonda pure. I fautori dell'ipotesi monopolare hanno spianato la strada, la strada per l'inferno. Quanto a lungo durerà l'ora di odio contro Goldstein? Se veramente poi esistono civiltà extraterrestri ostili come quelle delineate con taglio manicheo da Philip J. Corso, possibile che l'unica risoluzione risieda nelle armi?

Forse sono fantasie quelle della Wilson o memorie-schermo. Forse sbagliamo ad intravedere i prodromi dell'ultima epoca con le sue incredibili scenografie e con scontri che coinvolgeranno forze esterne. Chi sono i demoni e gli angeli? Chi può saperlo? Siamo prossimi ad un bivio: bisognerà vedere se sapremo discernere la direzione giusta.

Fonti:

K. Wilson, The hybrids: can we know their purpose? tradotto da Lavinia Pallotta, con il titolo L'inferno sulla Terra, articolo contenuto in "X Times", n. 10, agosto 2009
Id., The alien jigsaw, 1993



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23 agosto, 2009

432

L'articolo Il progetto musicale di Gizah di Adriano Forgione, riporta la nuova teoria del ricercatore statunitense Edward Nightingale, secondo il quale il complesso monumentale di Gizah includerebbe, nei suoi rapporti geometrici, un codice musicale. Questa codificazione adombra le relazioni del mondo naturale. In particolar modo, tralasciando qui osservazioni complesse, Nightingale individua nelle piramidi il numero 432 che, come è noto, è una frequenza originaria, su cui erano accordati il La di Mozart e di Verdi, prima che, nella seconda metà del XIX secolo, si decidesse di innalzare gli accordi fino al La di 440 hz. Anche i flauti dei nativi americani si basano su accordi di 432 hz; la nota La di tale frequenza è il suono sacro dell'OM.

La proporzione 432 soggiace a vari fenomeni naturali: 432 al quadrato dà la velocità della luce (186, 624 miglia il secondo). Inoltre: " Uno degli ammassi di stelle più vicini alla Terra è quello delle Pleiadi, le Sette sorelle. Le ultime misurazioni indicano 432 anni luce di distanza; il raggio del nostro Sole è di 432.000 miglia di diametro; la Luna è di 2.160 miglia in diametro, metà di 4.320. Infine la precessione del Grande anno è di 25.920 anni, ossia 432 per 60".

L'autore della ricerca afferma che il Fa diesis è pari a 11, 39063 hz, un valore, secondo Nightingale, vicino al parametro della "Risonanza Schumann che stiamo attualmente sperimentando."

Se si divide 25.920, il numero corrispondente all'anno platonico (o grande anno), ossia il periodo di tempo che il sole impiega per compiere un giro nel suo moto precessionale, per 60, il numero peculiare dell'astronomia e della matematica mesopotamica, come quoziente si ottiene 432. E' numero "magico" che, moltiplicato per 1.000 dà il Kaliyuga, per 10.000 il Mahayuga, per 10 milioni un kalpa o giorno di Brahman. Ora, in un individuo sano, il cuore batte mediamente 60 volte in un'ora, 3.600 volte all'ora, 43.200 volte nelle dodici ore.[1]

A proposito delle Pleiadi, esse sono state in tutte le culture sempre considerate sette, nonostante ad occhio nudo se ne vedano sei, perché sette sono le note? Come valutare la teoria elaborata da Nightingale? Essa si sovrappone a molte altre più o meno simili: di per sé è una speculazione suggestiva, ma mi chiedo se, in una certa misura, non sia possibile rintracciare cifre significative in molti manufatti che obbediscono a consce ed inconsce armonie compositive. Occorrono quindi altre acquisizioni per avvalorarla. Non convince molto il riferimento, non documentato da misurazioni, alla Risonanza di cavità Schumann la cui frequenza non pare essere variata negli ultimi decenni, se non in modo non stabile, ma per effetto di perniciosi interventi artificiali, come sostiene il Professor Alessio di Benedetto. E' indubbio che assistiamo ad una costante alterazione degli equilibri naturali, anche sotto la forma di operazioni nascoste e non solo con le varie forme di inquinamento che già costituiscono un grave attacco al pianeta.

E' palese che le élites stigie stanno tentando in ogni modo di soggiogare la natura e di stravolgere i ritmi della creazione. E' inquietante constatare che i militari posseggono la tecnologia per dominare il clima ed i fenomeni tellurici. Tecnologia, natura: 1 a 0, almeno per ora, si potrebbe amaramente commentare, parafrasando Giulio Carlo Argan.

Non vorrei che i messaggi codificati in antichi testi e venerande tradizioni restassero una voce muta: l'innalzamento oltre i 440 hz, attuato in questi ultimi decenni, è solo uno dei tanti strumenti usati per generare quelle profonde discrasie che stanno conducendo l'umanità verso lo strappo finale.

Fonti:

G. Conte, Il sonno degli dei, Milano, 1999
A. Forgione, Il progetto musicale di Gizah, 2009


[1] Un'altra dimostrazione del principio "come è in alto, così è in basso", è data dal numero 72.


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21 agosto, 2009

"Superquark" ed il controllo mentale: quali strategie adotta la televisione satanista per manipolare le coscienze

Absit iniuria verbis.


Nulla è più facile che nascondere l'evidenza.


Il 20 agosto scorso è andata in onda una puntata dell'ignobile trasmissione condotta da Pirlangela, "Superquark". All'interno del programma è stato inserito un siparietto sulle scelleratezze del sistema e si è pure accennato alle scie chimiche, cercando di spacciarle per “leggenda metropolitana” (sic).

Il nostro amico System failure, a proposito di questa immonda farsa, ha scritto:
"Il documentario "invertito" ha esibito foto e video di chemtrails, mentre la voce fuori campo ad un certo punto, dopo aver collocato sullo stesso livello morale, cartomanti ed operazioni militari clandestine, si è posta una domanda, con il solito timbro suadente e familiare, su come fosse possibile che ancora "tanti di noi" possano credere in "queste" cose. Poi è stata data la parola a pollidoro con tanto di inquadratura da premio oscar, ed a paolo cattivissimo con un'espressione molto indagatrice..."



Questi agenti dell'inganno insistono nella disinformazione più bieca, nella propaganda più volgare pur di convincere i dubbiosi e testimoni preoccupati che le chemtrails non esistono. A quali strumenti ricorrono i falsari della parola e delle immagini con il fine di manipolare i telespettatori?

- Usano in primo luogo la strategia della confusione, ossia mescolano ad arte argomenti futili ed insignificanti a temi scabrosi e seri, ad esempio il “mago” truffatore e l'assassinio di John Fitzgerald Kennedy.

- Ricorrono al principio di "autorità" non autorevole, intervistando illustri ed accreditati bugiardi, quasi sempre esponenti o domestici del famigerato C.I.C.A.P. A causa della loro notorietà, di un carisma mal acquisito ma solido, come per miracolo, le colossali menzogne di questi spudorati ciarlatani diventano verità rivelate.

- Adottano l'insinuazione: ancora più della negazione plateale, la suggestione sortisce i suoi effetti. Coloro che investigano i complotti orditi dagli stati sono dei creduloni, dei visionari, dei paranoici. Si noti l’accorta climax che si snoda dal paternalismo ("poverini, sono un po' ingenui"), sino alla pseudo-diagnosi di paranoia.

- Eludono i fatti, i dati e le osservazioni, per trasporre i contenuti informativi sul piano della "fede": "credere" o "non credere" agli U.F.O. Questa tattica è stata adoperata, però, anche da Mazzucco… un motivo di riflessione.

- Ignorano i fatti, i dati, le osservazioni per trasferire il discorso sul piano personale: si scivola così in un'"analisi" pseudo-sociologica alla Umberto Eco, tutta focalizzata sui ricercatori descritti come persone non competenti e strambe. Quali sarebbero le competenze di Paolo Cattivissimo, esperto nel macinare le cose, e di Massimo Pollidoro, indecente docente di Psicologia dell'insolito (sic)?

- Si basano sulla tautologia scientista: la "scienza" dimostra che le scie che deturpano il cielo sono solo scie di condensazione, perché lo sostengono gli "scienziati". Gli "scienziati" lo affermano, poiché sono depositari delle verità “scientifiche”.

- Impiegano strategie sensoriali ad hoc: accostamenti tra immagini di scie chimiche e volti ambigui, tra sequenze di particolare impatto e voci carezzevoli.

- Si fondano sulla tattica del "cavallo di Troia": dapprincipio sono prodotti e trasmessi programmi innocui con documentari sugli animali, sugli ambienti naturali, poi, in modo graduale, si introducono brevi e capziosi accenni agli organismi geneticamente modificati, alla predazione degli organi, alle nanotecnologie etc. Infine si dedicano servizi alle "leggende urbane", cercando di sottolineare il contrasto tra la "scienza" dei vari "esperti" e l’ignoranza del cittadino medio: ecco allora le cannonate di Cannella, i lanci di Lanciano, le manierate maniere di Mainardi... Tra l'altro il bersaglio di "Superquark" e di formats simili è costituito dagli adolescenti e dai giovani, i più vulnerabili, in quanto fiduciosi nel mezzo televisivo ed animati da sincera curiosità verso argomenti scientifici o presentati come tali.

- Adoperano metodi della programmazione neuro-linguistica.

- Si avvalgono del linguaggio orientato: uso soggettivo, surrettizio e sofistico di termini per mettere in cattiva luce i ricercatori indipendenti.



Ci troviamo al cospetto di una propaganda alla Goebbels, imperniata sulla ripetizione ossessiva di pseudo-concetti, sull'uso emotivo delle immagini e della gestualità, sulla penetrazione nel subconscio del messaggio distorto attraverso la sua collocazione nella parte finale del servizio, sulla diffamazione ed irrisione degli oppositori, sulla malcelata istigazione ad isolare i dissidenti.

E’ una vera propaganda in stile nazionalsocialista, resa ancora più efficace dall'enorme diffusione del mezzo televisivo e dalla sua credibilità basata sulla confusione-identificazione tra medium (lo strumento tecnologico) e messaggio (i contenuti della disinformazione), secondo l’intuizione di Mc Luhan.

Dobbiamo chiederci come le reti televisive possano contribuire in modo così vergognoso al controllo mentale: ebbene, apertis verbis, asseriamo, circoscrivendo il discorso ai canali nazionali, la R.A.I. è una rete satanista, finanziata ed egemonizzata dai Rotschild. D’altronde, i programmatori e curatori del palinsesto oltre ad adottare tutti i sistemi per filtrare, selezionare, interpolare e contraffare le notizie e le fonti, non esitano ad occultare simboli ambigui, come, ad esempio, la farfalla che richiama l'infame e spaventosa Mondex, l'azienda produttrice del microchip sottocutaneo, il cui nome è la crasi di Money dexter, con allusione al marchio dell'Apocalisse.

Infine si ricordi che la R.A.I. è una protesi del sistema: così Pirlangela è un demoniaco banditore di menzogne, un vegetariano che trangugia compiaciuto il sangue degli animali appena sgozzati.

Articolo correlato: F. Lamendola,
"… e la lor cieca vita è tanto bassa che 'nvidïosi son d'ogni altra sorte", 2009


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20 agosto, 2009

Ironia

L'esistenza (quella empirica, ordinaria) è confinata in questo spazio angusto tra la nascita e la morte e dobbiamo ammettere che, per quanto ci affanniamo, sono pochissime le risposte sovente provvisorie che troviamo. Non credo a chi afferma di non essersi mai posto quesiti fondamentali nel corso della sua vita: davvero mai si è posto il problema di quale sia il senso e di che cosa ci attenda dopo la morte? Anche gli agnostici, se non sono dei perfetti bruti, un giorno o l'altro si troveranno al cospetto della Sfinge. Vero è che la Sfinge resta muta ed imperscrutabile, ma è nella natura umana la ricerca. Qualcuno, cercando, scoprirà un disegno superiore, per giunta un ordine provvidenziale; qualcun altro concluderà che il creato e la vita sono frutto del caso. Per quanto mi riguarda, penso che una logica debba essere sottesa alla "storia" dell'universo dall'origine sino al suo fine (uso questo termine in modo ambivalente), ma sono lontano dalle posizioni di chi pretende di spiegare l'intera realtà, magari ricorrendo a formule matematiche o esibendo la bellezza delle geometrie naturali.

Siamo seri: non si tratta di essere pessimisti o disfattisti. Credo, però, che, se un uomo di cultura tentasse di dimostrare ad un clochard semiassiderato, affamato e febbricitante, che la "vita è meravigliosa", poiché in ogni dove si può rintracciare la serie di Fibonacci, lo sventurato lo prenderebbe a botte ed a ragione. E' un po' come se un povero che non mangia da giorni fosse invitato da un ricco anfitrione nella sua principesca villa. Invece di offrire un pasto all'indigente, l'ospite compiaciuto gli mostra preziosi affreschi che adornano le pareti e le volte della magione. Nel biblico Libro di Giobbe, Dio, di fronte all’atroce esperienza del dolore, è soltanto capace di additare allo sventurato Giobbe le sue magnifiche invenzioni: “Che delusione –chiosa Claudel– l’Architetto orgoglioso ci porta su e giù per le sue costruzioni”.

Nessuna teodicea potrà essere del tutto esauriente e credibile: resta una penombra, in cui, come fremiti di una tenda scossa dal vento, si agitano dubbi ed inquietudini. Per questo motivo rifuggo dalla verità preconfezionate e dalle fedi tetragone, pur senza rigettare a priori interpretazioni, fossero pure eccentriche. Anzi le letture eterodosse spesso si accostano maggiormente al cuore delle questioni essenziali, a somiglianza di dardi che colpiscono il bersaglio, nonostante o grazie ad una traiettoria un po' irregolare. Si confida in una palingenesi, ma dobbiamo essere talmente umili da non escludere la possibilità che alcune speranze siano illusorie.

In fondo, la condizione umana è ironica: infatti l'uomo interroga fingendo di non sapere.[1] L'essere umano finge di non sapere che difficilmente troverà delle risposte soddisfacenti, eppure caparbio continua la sua estenuante queste. L'ironia è anche romantica, intesa come coscienza del divario tra reale ed ideale. L'ideale, simile ad una stella radiosa ma inattingibile, splende nel firmamento della Verità. Quanti astri, però, che ammiriamo nella notte, sono già spenti! Così, dobbiamo accontentarci di fioche ombre, di echi esangui, provenienti da abissi siderali.

La realtà sfugge a qualsiasi tentativo di definizione. Giochiamo a nascondino con il mondo che ora si appiatta ora si affaccia da dietro una cantonata. E' un gioco a volte divertente, talora sfiancante e crudele. Eraclìto l'oscuro aveva colto il carattere ambiguo, faceto e ludico del Tempo, quando scrisse: "Il tempo è un fanciullo che gioca spostando i dadi".

Questo suo aforisma si potrebbe applicare pure all'universo ed a Dio, un fanciullo che costruisce fantastici castelli di sabbia sulla riva del silenzio.


[1] Il termine "ironia" discende dal verbo greco "eiro" che significa anche "interrogare, fingendo di non sapere".



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19 agosto, 2009

Bisanzio

In una notte estiva, se ci allontaniamo dalla città le cui luci offuscano il cielo con una patina opaca, possiamo ancora contemplare lo spettacolo delle costellazioni. Il Grande ed il Piccolo Carro, il Dragone, Cassiopea, il Cigno... scintillano come tessere di un prezioso mosaico bizantino.

Le figure si disegnano sulla campitura dell'oscurità, simili ad icone su fondo aureo che emergono dalla penombra di un'abside. I disegni stellari sono iconostasi sfavillanti, la volta celeste si inarca, grandiosa cupola adornata.

Quello che più rende somigliante il tempio celeste ad una chiesa ortodossa è il silenzio profondo, l'eco di una gloriosa ma defunta grandezza. Così, mentre l'immaginazione naviga tra gli spazi siderali, si spengono gli astri, come gialli ceri dal lucignolo consunto. Che cosa resterà di questa eterna e fragile scenografia, di questa radiosa pagina, quando lo spazio si sarà strappato?

Sparse schegge di lapislazzuli e di vetri smaltati rischiarano il buio.



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17 agosto, 2009

L'enigma del doppio in Steiner

Preciso che la pubblicazione di questo breve testo non implica un’adesione alla filosofia di Steiner che annovera sia entusiasti estimatori sia critici impietosi. Sarà il caso di cogliere i frutti del sapere là dove essi maturano, senza aprioristici ed onnicomprensivi rifiuti e senza fanatici sostegni.


Rudolf Steiner (1861-1925) è il celebre fondatore della Società antroposofica. Perno della dottrina steineriana è la distinzione nell'uomo di sette principi. Con la morte, il corpo fisico si dissolve, mentre quelli etereo ed astrale accompagnano l'io in un periodo che precede una successiva incarnazione. Il ciclo delle rinascite, coinvolgendo l'intero cosmo attraverso millenni di cambiamenti e l'avvicendamento di ere (centrale in questo percorso è l'incarnazione del Lògos nel Cristo e la sua comparsa sulla Terra), è destinato a concludersi con l'universale ritorno allo Spirito puro.

Nel libro "Il mistero del doppio" (si tratta della silloge contenente gli interventi di cinque conferenze tenutesi a San Gallo ed a Dornach nel 1917), il filosofo austriaco indugia sugli enigmi dell'anima umana ed in particolare sul doppio, un'entità dimorante nell'uomo sin dalla nascita e che, temendo la morte, si allontana dal corpo prima del decesso. Secondo Steiner il doppio, la cui natura è ahrimanica, è responsabile di molte malattie. Il doppio potrebbe ricordare il ka egizio, forza vitale trasmessa dagli uomini agli dei al momento della creazione e di padre in figlio tramite il concepimento. Per gli Egizi era una delle componenti dell'anima, insieme con l'akh, l'entità del defunto in grado di entrare in contatto con i vivi sulla terra, ed il ba, personificazione delle energie vitali sia fisiche sia psichiche.

Tuttavia è evidente che Steiner intende qualcosa di diverso rispetto al ka egizio, poiché l'autore descrive una sorta di demone che alberga nell'individuo e di cui egli non è conscio. L'inquietante teoria steineriana del doppio, per quanto discutibile, trova addentellati in alcune concezioni gnostiche: ad esempio, il maestro Basilide, a proposito dell'uomo, sentenziò che egli è "un accampamento di demoni", evocando l'influsso di misteriose e sinistre creature.

Recenti ipotesi, poi, sorte in ambito ufologico, adombrano la possibilità che parte della personalità di alcuni fra noi sia sotto il controllo di esseri estranei, molto simili a parassiti psichici. I voladores di Castaneda non sono molto dissimili. Ci chiediamo se tutti coloro che operano come automi nel nostro mondo alienato ed alienante non siano controllati in vario modo, ad esempio, con microprocessori, comandi ipnotici, particolari frequenze efficaci sul cervello.

E' come se nel programma di un elaboratore fosse introdotto un software-spia che non può essere rilevato dai sistemi antivirus. All'uomo contemporaneo ripugna in sommo grado l'idea non solo di non essere libero, ma soprattutto che possano agire al di fuori di lui ed in lui forze esterne, capaci di orientare le sue (?) scelte di vita e di definire il suo destino. Agli antipodi del daimon socratico che non era la voce della coscienza, checché se ne scriva in molti manuali di filosofia, il doppio di Steiner esercita un ascendente malefico e si alimenta di energie telluriche. Correttamente il fondatore dell'Antroposofia considera la Terra un organismo vivente che, con i suoi flussi energetici, nutre le nazioni, plasmandone il carattere.

Altri contenuti del saggio in esame sarebbero meritevoli di attenzione: per esempio, l'accenno alla futura creazione di un falso Messia, l'azione occulta di confraternite che perseguono fini oscuri. E' senza dubbio plausibile (le conferenze risalgono al lontano 1917) lo scenario di un mondo futuro in cui le macchine rischiano di diventare "forze di morte". Sono temi su cui ho già riflettuto, dunque non li riprendo qui.

Mi pare che questo libello ineguale, si debba leggere come uno dei tanti tentativi di rispondere ad interrogativi che assillano l'umanità da millenni, in primis la questione relativa alla genesi del male. E' inevitabile, al cospetto di tali problemi, spingersi nel territorio delle aporie e delle difficoltà concettuali. In questo caso si attaglia una frase di Steiner che chiosa: "Chi si accosta al mondo con il presupposto che tutto debba essere spiegabile senza contraddizioni andrà incontro a molte delusioni".

Ringrazio il gentilissimo M.B. per il suggerimento.



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16 agosto, 2009

2035: the mind jumper

"Siamo nel 2035. Il mondo è governato da uomini corrotti e senza scrupoli che controllano l'intera popolazione tramite un micro-chip cerebrale. Distorcendo la realtà, fanno apparire la città come il posto ideale in cui vivere. In realtà, si tratta solo di un cumulo di rovine. Tocca a un gruppo di coraggiosi ribelli risvegliare l'intera umanità da questo incubo".

Questo è l'intreccio della pellicola risalente al 2007 per la regia di Terence H. Winkless. Tra gli attori principali si annoverano Maxwell Caulfield ed Alexis Thorpe. E' una produzione istruttiva, anche se la sceneggiatura e la regia sono elementari sino alla banalità.

Il quadro è molto realistico più che fantascientifico, sebbene la produzione sia ascritta al genere delle science fiction. E' superfluo rammentare quanto credibile sia uno scenario a base di poteri marci che soggiogano gli uomini: anche il microprocessore usato per manipolare la percezione è più di un espediente narrativo. Anzi, la trama pare quasi obsoleta di fronte allo squallore del nostro mondo multimediale. Collocare nel lontano 2035 ciò che risulta attuale suona ironico. Già la visione è stata distorta, la mente obnubilata né pare necessario un intervento per occultare un paesaggio di macerie. Le nostre cacofoniche città sono il regno del brutto: lugubri casermoni, sopraelevate, folle dementi, sirene stridule, miasmi melmosi... Ancora più intollerabili, nella loro asettica cementificazione, sono quelle aree che attraggono villeggianti ed indolenti indigeni: le piste ciclabili, le zone pedonali rallegrate da mortuarie fioriere.



Trionfa l'estetica dell'orrore. Da per tutto è caos, dissonanza e volgarità. Viviamo in un'era post-industriale, dove immagini sventrate ed agglomerati fonici si riversano in fangose fiumane sugli ultimi lembi di civiltà. L'ineffabile bellezza di una nuvola è stuprata: il delitto contro la bellezza è l'orrido marchio di un'epoca che non conosce eguali per viltà e schifo. Le metropoli tentacolari stritolano campagne e boschi, simili a gigantesche piovre.

Anche popoli considerati "barbari" o periodi oscuri della storia dimostrarono senso estetico: così, sotto i Vandali d'Africa, fiorirono le lettere, così i Longobardi eccelsero in una raffinata oreficeria. Oggi avanguardie post-avanguardistiche amano sguazzare nella mota. Ci si compiace del cattivo gusto e dell'ignoranza paludata da "scienza".

Dunque non sarà il contrario di quel che accade nel film? Gli impianti ci mostrano un mondo ripugnante in cui gli individui acefali agognano voltolarsi, come "porci in brago". Gli impianti nascondono la vera realtà, armonica, sfavillante di suoni radiosi, fragrante di colori limpidi. Non è, però, la dimensione adatta alla massa che non guarda, non ascolta, non parla, ma balbetta. La massa adora il sistema, questo sistema: lo sfregio del cielo è invisibile per chi ha le palpebre cucite.

Che nessun gruppo di ribelli osi risvegliare l'umanità dall'incubo: la si lasci nel suo sogno letale di schiavi che si illudono di essere liberi.

Ringrazio l’amico Menphis, uno degli irriducibili, per la segnalazione.



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14 agosto, 2009

Chi erano i Nephilim?

Nel pubblicare questo testo, vorrei ringraziare i lettori ed i sostenitori che, con il loro contributo e la loro fedeltà, ci spronano a continuare nelle attività di divulgazione e nello studio di temi border line.


In Genesi 6:1-4 si legge: "Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla faccia della terra e furono loro nate delle figlie, avvenne che i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e presero per mogli quelle che si scelsero fra tutte. Il Signore disse: ‘Lo Spirito mio non contenderà per sempre con l’uomo poiché, nel suo traviamento, egli non è che carne; i suoi giorni dureranno quindi centoventi anni. In quel tempo c’erano sulla terra i giganti (nephilim) e ci furono anche in seguito, quando i figli di Dio si unirono alle figlie degli uomini ed ebbero da loro dei figli. Questi sono gli uomini potenti che, fin dai tempi antichi, sono stati famosi".

Prima di cercare di rispondere alla domanda su chi possano essere stati i figli di Dio, mi pare doveroso sottolineare la straordinarietà di questi versetti. Si ha, infatti, l'impressione che il passo sopra riportato sia un frammento di una più ampia tradizione salvatasi ad un naufragio di antichi testi. Il sapore "sumerico" del passo, l'arcaico e mitico riferimento ai giganti inducono a supporre che, nel palinsesto di Genesi, sia rimasto questo lacerto che può essere confrontato con i retaggi, peculiari di altre culture, su creature titaniche.

Sono state ventilate parecchie supposizioni su chi fossero i figli di Dio e perché i figli che essi ebbero con le figlie degli uomini diedero vita a una razza di giganti. Non prenderò in esame i presunti riferimenti neo-testamentari ai "figli di Dio" poiché, a mio parere, appartengono ad un altro Zeitgeist, ad una forma mentis di autori che erano inclini a reinterpretare brani della Torah con fini catechistici legati ad esigenze contingenti. Vorrei anche restare nell'ambito di un discorso paleontologico e storico, senza sconfinare nella teologia.[1]

Vediamo quindi quali sono le principali ipotesi di identificazione.

- I figli di Dio furono i discendenti del probo Seth che si unirono con i rampolli del malvagio Caino.

- I figli di Dio furono esseri di notevole statura creati, per mezzo di manipolazioni genetiche, da un popolo extraterrestre individuato da Sitchin e da Alford nei progenitori dei Sumeri. Secondo Alford, i Nephilim erano sterili.[2]

- I figli di Dio furono Atlantidei.

- I figli di Dio furono discendenti di uomini della specie Homo sapiens e di donne appartenenti alla specie Homo Neanderthalensis. Questa tesi sostenuta da Adriano Forgione e da altri e che troverebbe conferme nelle indagini genetiche della scienziata britannica Rosalind Harting, spiegherebbe per quale motivo gli esponenti del Sapiens furono denominati "figli di Dio." Sarebbero, infatti, costoro, ad essere stati creati, mediante l'ibridazione di geni appartenenti all'Homo erectus con il D.N.A. ricavato dagli "dèi" di Shumer. Anche paleontologi accademici non scartano l’ipotesi di un incrocio tra le due specie. Resta il dubbio se da tale connubio possano essere nati dei giganti.

A questo punto mi chiedo se la prima congettura non sia riconducibile a questa, dacché Caino potrebbe indicare una stirpe di rossi: la Harding ritiene che il rutilismo fosse un tratto fenotipico del Neanderthalis. Nel Kebra Nagast, il testo sacro dei Falasha, gli Etiopi di religione ebraica che rispettano le norme originarie del Pentateuco, i figli di Dio sono chiamati figli di Seth, le figlie degli uomini, figlie di Caino. Dunque Caino era rosso ed un Neanderthalensis?[3]

A prescindere dall'identità dei Figli di Dio e dei Nephilim, resta un'altra spinosa questione: furono un lignaggio degenere e perverso, come sono inclini a pensare coloro che li identificano con gli "angeli ribelli" o uomini degnissimi ed eroici, come afferma, tra gli altri, l'esoterista Antoine Fabre d’Olivet? Il dibattitto è aperto.

[1] A mio parere, la trattazione si può estendere ad un ambito metafisico, ma qui mi limito al piano “oggettivo” per evitare di rendere intricata un’analisi già difficile.

[2] Pare che la traduzione di "nephilim" con "giganti" sia corretta, mentre la resa "caduti", adottata da Zecharia Sitchin e da qualche altro autore, dovrebbe essere inidonea. Ne consegue che l'interpretazione teologica prevalente che vede nei nephilim degli angeli caduti perde in parte di plausibilità. Antichi interpreti ebrei, scritti apocrifi e pseudoepigrafi sono unanimi nel sostenere la tesi che gli angeli caduti siano i "figli di Dio" menzionati in Genesi 6:1-4. Questo non chiude assolutamente le discussioni, ma, a mio parere, le sposta su un altro livello, la dimensione metafisica o meglio interdimensionale dei Vigilanti evocati nel libro di Enoch ed in altri documenti.

[3] Sul rutilismo, si legga Alla ricerca del sigillo reale, 2006

Fonti:

A. Alford, Il mistero della genesi delle antiche civiltà, Milano, 2000, passim
A. Forgione, La stirpe degli eroi vigilanti, 2009
Zret, Alla ricerca del sigillo reale, 2006




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13 agosto, 2009

Clochards

I benpensanti si lamentano spesso dei clochards che trasformano panchine ed aiuole in bivacchi. Senza dubbio a nessuno piace che in certe zone delle città regnino il degrado e la sporcizia. Tuttavia è lecito chiedersi se non sarebbe preferibile che non esistessero persone costrette a sopravvivere in modo tanto precario: è un problema che le amministrazioni comunali hanno pensato di "risolvere" installando dissuasori sulle panchine o mandando i vigili a cacciare, con le loro arcinote buone maniere, i clochards dai luoghi in cui dormono e consumano qualche magrissimo pasto.

Di fronte a certe questioni lo stato e le sue protesi locali sanno ricorrere solo alla coercizione, alle misure punitive ed a salatissime ammende. Tra l'altro, ci sorge il dubbio che quanto più si inaspriscono le norme e le sanzioni, tanto più si manifesta la trasgressione. In re publica corruptissima plurimae leges: aveva ragione Tacito con la precisazione che l'Italia è tutto, fuorché una res publica. Chi comprende che queste situazioni sono dovute (e volute!) alle istituzioni stesse che dilapidano somme astronomiche per le iniziative più becere (notti bianche e sagre a base di canzonette) o criminali? Il Leviatano scialacqua ogni anno miliardi di euro in spese militari e per l'avvelenamento globale, ma lesina pochi baiocchi alle categorie che sono ormai sull'orlo della povertà.

Gli ipocriti continuano a scandalizzarsi dei vagabondi, invocando interventi draconiani, ma non vedono di là dal proprio schizzinoso naso. Anzi il loro naso non è grado di percepire odori di nessun tipo, se nel territorio tra Sanremo e Ceriana è stata aperta una discarica da cui si sprigiona un tanfo insopportabile. Qualcuno ha mai protestato per questa discarica i cui miasmi non sono certo salutari? Attendiamo che l'illustre borgomastro di Sanremo se ne occupi, invece di eseguire gli scellerati ordini del feudatario imperiese. Come dimenticare poi che, mentre si elevano contravvenzioni a chi siede sul bordo di una fontana (delitto gravissimo), non si agisce contro i criminali che imperversano nelle aree urbane e soprattutto contro i farabutti (si escludono le eccezioni) che governano?

Lo stato non è tanto "un comitato d'affari", ma un'associazione a delinquere, legalizzata.



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12 agosto, 2009

Cloni

Viviamo in un mondo dai connotati sovente inconcepibili. Così, in questi ultimi tempi, il tema della clonazione ha cominciato a gettare lunghe ombre sul futuro prossimo. Pare che qualche "scienziato" intenda clonare il Messia, usando le tracce ematiche della Sindone, il noto lenzuolo sulla cui autenticità è impossibile pronunciarsi. Alcuni ricercatori ritengono che la creazione di un falso Cristo non sia un'ipotesi tanto peregrina. La sceneggiatura è già stata scritta: più della regia, ammireremo gli effetti speciali. Se tra noi già vivono dei cloni, chi sono e chi li ha generati? L'ufologo Michael Rubens, nell'articolo They are among us, si richiama alle investigazioni di Budd Hopkins e di David Jacobs sui rapimenti alieni: egli crede che l'agenda dei Grigi preveda l'infiltrazione tra l'umanità di ibridi umano-alieni, mentre Corrado Malanga descrive le copie dei sequestrati.

Si pone anche un problema antropologico: come classificare questi presunti esseri ed in che cosa si differenziano dagli uomini? Non sarà inopportuno rispolverare quel concetto che lo scientismo odierno rigetta, l'idea di anima. Poi si tratta di comprendere il fine dell'ibridazione tratteggiata con dolente stupore anche da Katharina Wilson. Orientarsi non è punto facile: pare un'invasione silenziosa e letale come nel film per la regia di Don Siegel, L'invasione degli ultracorpi, ma è un'invasione più subdola. Gli ultracorpi erano cloni, nell'angosciante pellicola.

Rubens riprende in mano i libri di Nigel Kerner e ne ricorda alcune conclusioni: "Kerner è il più originale autore che si sia soffermato sull'intrusione del fenomeno extraterrestre. Egli propone una visione del piano elaborato dai Grigi (da non confondere con le E.B.E., n.d.r.) Suggerisce che il miglior modo per comprendere il loro comportamento apparentemente bizzarro è definire chi esattamente essi sono e soprattutto come diventeranno. Dopo aver esplorato questi temi, l'autore dà uno sguardo nuovo ai resoconti dei testimoni, alla luce delle più recenti scoperte scientifiche, specialmente nel campo della genetica e della fisica quantistica

Kerner è stato il primo autore a chiarire una connessione tra gli Arconti dei testi gnostici trovati a Nag Hammadi in Egitto ed i Grigi. Egli operò questo abbinamento nel suo primo libro del 1997... Siamo sull'orlo di una tragedia cosmica e la ragione è drammaticamente semplice: le nostre società sono alla ricerca disperata di un messia che sia in grado di unire la scienza con il senso intuitivo di un'invisibile realtà mistica. Per molte persone questo senso intuitivo non va oltre la superstizione: il problema è che il fenomeno dei Grigi è interpretato da molti autori carismatici e da imbonitori come qualcosa che offre quegli elementi scientifici intrecciati alla superstizione che essi stanno cercando.

Secondo Kerner, i Grigi sono messia meccanici. Non hanno empatia, non hanno anima. Sono entità bioniche programmate con lo scopo di perpetuare sé stessi ad ogni costo. E' ironico che i Grigi potrebbero diventare la soluzione ideale per chi aspira ad una risoluzione tecnologica e scientifica per i problemi umani. Non importa quanto intelligenti e sofisticati essi siano, i Grigi non sono della stessa natura degli uomini, poiché non hanno origini naturali, ma sono creazioni artificiali. Essi sono persi in una ricerca infinita per capire la differenza tra noi e loro. La differenza per Kerner giace lungo una linea di connessione che egli definisce Godverse: egli pensa all'anima e suggerisce che i Grigi sono alla disperata ricerca per capire che cos'è l'anima, poiché, senza di essa, è preclusa loro la via per una vita eterna".

Non credo gli Arconti coincidano con i Grigi che forse sono tra i loro emissari, ma sconcerta apprendere che solo qualche sparuta confraternita gnostica seppe riconoscere l’influsso dei Dominatori sull’esangue umanità.

Ancora una volta, attraverso il territorio impervio della xenologia, si imboccano strade che portano lontano, alla riflessione sulla meccanicità del male e persino alla metafisica: infatti questa ricerca dell'anima per opera dei Grigi ci rammenta la caducità della vita, murata in un mondo ordinario. Ci sentiamo viandanti in cammino verso l'altrove: lungo il sentiero non mancano le insidie. Questi fantomatici Grigi si interrogano sull'essenza e credono sia possibile catturarla con la tecnologia: un insegnamento, anche se ex contrario. La sfida è la rinuncia alla scienza inumana ed alle sue rutilanti promesse, in un'era che è avviata al gelido trionfo della tecnica.

Quante volte, camminando per le cimiteriali strade delle metropoli, abbiamo l'impressione di imbatterci in automi: i veri robot sono tra noi ed i Grigi non paiono costituirne la maggioranza.



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10 agosto, 2009

Cambiamenti

What goes up must go down (Tom Petty)


Quasi impercettibili i cambiamenti modificano i connotati dei giorni. E' proprio nella loro azione graduale, simile alla stilla che scava la roccia, la loro forza. Così non ci accorgiamo di quanto siamo mutati, di come il profilo delle esperienze si sia, un po' alla volta, modellato sul tempo, sulle sue insenature, sui suoi rilievi. Il mutamento è il moto delle cose: il cosmo corre verso l'entropia, è risucchiato in spirali involutive. Ogni attimo, come un infinitesimale specchio, riflette la caduta primigenia.

Erra chi attende la fine del mondo, come se questo evento potesse coincidere con una data precisa. In verità ogni istante contiene la vita e la morte e, minuto dopo minuto, si spengono luci, cadono foglie, si sfaldano sogni, si perdono amici, si pronunciano addii... Non viviamo quotidianamente la fine di un mondo?

In verità, vorremmo che il domani fosse come l'oggi, senza dubbio nei suoi lati piacevoli e rassicuranti, ma qualcosa domani ci sarà sottratto, spesso in modo furtivo: così il ladro nella notte ruba monete d'oro e preziose suppellettili, mentre dormiamo. Di qualche bene domani saremo defraudati: alla fine resteremo solo con quello che la ruggine non aggredisce. Queste lente trasformazioni sono la nostra garanzia di sopravvivenza, poiché non potremmo sostenere il cambiamento repentino, eppure la gradualità è anche agonia, stillicidio.

Il mutamento è soprattutto declino: declinano le civiltà, di cui resta solo una pallida eco, qualche fragile rovina. Ubi sunt? La storia precipita nel baratro dell'insensatezza. Declina la vita: il fiume che scorreva maestoso e ricco d'acque è un rigagnolo che si perde tra i canneti. Lo stesso universo pare sdrucciolare verso il silenzio e la notte.

Certo, non di rado "il colpo svetta" ed intere vite sono recise in modo subitaneo e crudele.

Certo, oltre le apparenze, oltre il pànta réi, qualcosa rimane, ma l'esistenza non è una casa di proprietà, piuttosto un'abitazione di cui siamo affittuari.



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09 agosto, 2009

Michelangelo esoterico

Si intitola I segreti della Sistina un saggio scritto a quattro mani, da Roy Doliner, studioso di religioni comparate e di storia dell'arte, e dal rabbino Benjamin Blech. Secondo i due autori, gli affreschi dipinti da Michelangelo, nella Sistina occulterebbero un codice cabalistico e significati esoterici. Fu un chirurgo dell’Indiana, Frank Mershberger, a notare per primo che la celebre raffigurazione di Dio avvolto in un mantello rispecchia la forma della sezione cerebrale. Gli studiosi di cui sopra hanno scovato altri particolari eccentrici: nella pittura di Giuditta ed Oloferne sarebbe codificata la lettera ebraica Chet, nella rappresentazione di Davide che si accinge ad uccidere Golia, il grafema Ghimel. E' una lettura per molti versi rivoluzionaria: non indugerò sulla plausibilità di tale tesi interpretativa, ma è evidente che il capolavoro michelangiolesco è un testo iniziatico.[1] Quanto poi la simbologia ebraica e neo-platonica sia permeata nell'iconografia cristiana degli affreschi ed in quale misura valori esoterici contraddicano e minino l'"ortodossia" cattolica dei contenuti, non spetta a chi scrive né asserire né negare.

E' in ogni caso significativa la chiusura degli accademici al cospetto delle esegesi non allineate: Antonio Paolucci, insigne storico dell'arte e direttore dei Musei Vaticani dal 2007, ospite della scadente e pretenziosa trasmissione condotta dal fatuo Corrado Augias, Enigma, ha fermamente rigettato qualsiasi approccio non canonico alla figura ed all'opera di Michelangelo. Egli ha affermato che il profilo del mantello che riproduce l'encefalo è casuale, mentre altri tratti eccentrici (ad esempio, la presenza di ebrei non convertiti, dal tipico copricapo, tra i beati) sono aspetti riconducibili ad una "normalissima tradizione giudaico-cristiana". Alcuni biblisti sostengono al contrario che la continuità tra giudaismo e cristianesimo non esiste, essendo per lo più il risultato di forzature posteriori e di arbitrarie correlazioni figurali. Tuttavia, ammettendo pure tale continuità come costruzione culturale, non ci sbaglieremo, se vedremo nelle più inclite testimonianze letterarie e figurative dei testi iniziatici.

Esemplare la Commedia che, volgarizzata come poema cattolico è, invece, un "trattato" alchemico, numerologico ed astrologico: in particolare il Purgatorio, come correttamente osservò l'acuto René Guénon, è cantica esoterica par excellence, con le sette cornici della montagna, adombranti i gradi dell'iniziazione. Non dimenticherei, a titolo di breve ma piccolo saggio di quanto si espone, la descrizione dei tre gradini che precedono la porta del secondo regno: il primo gradino è bianco, il secondo nero, il terzo rosso. Sono l'Albedo, la Nigredo e la Rubedo di alchemica valenza. Che poi Umberto Eco definisca sciocchezze le osservazioni di Guénon e di altri interpreti, può solo, stante l'ignoranza profonda che il semiologo dimostra dei valori cifrati, confermarci nel convincimento che il capolavoro dantesco fu scritto da un Fedele d'Amore, criptotemplare e forse addirittura criptocataro, non da un agiografo alla Jacopo da Varagine.

Certamente nei critici ufficiali difficilmente reperiremo qualche nota circa i significati velati della Commedia. Così non troveremo in Vasari cenni al Michelangelo "eretico": Vasari fu meticoloso biografo di artisti, attento allo stile, ai dati iconologici ed iconografici, alle linee di sviluppo di pittura, scultura ed architettura, ma poco sensibile ai fermenti neo-platonici che ribollirono nella cultura rinascimentale. Le vene sotterranee restano celate ai profani. Pertanto dovremo cercare di aguzzare lo sguardo e di ampliare gli orizzonti, anche con il rischio di veder crollare i dogmi degli eruditi.

Veramente a volte non sappiamo vedere quel che è dinanzi agli occhi: così non dovrebbe destare stupore se Michelangelo affrescò come Albero della Conoscenza un fico: il fico è, in varie tradizioni, l'albero della Gnosi (si pensi al Buddhismo ed anche nei Vangeli). E' immagine esoterica. Appunto.

[1] Chi volesse approfondire l’argomento, può leggere A. Forgione, Segreti cabalistici nella Sistina, in Fenix n. 1, novembre 2008



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07 agosto, 2009

Menger su Venere

E' recentemente scomparso Edward Menger (1922-2009), il noto contattista statunitense, protagonista, stando al suo racconto, di una serie di eccezionali esperienze che costellarono la sua vita. Menger, ancor più di George Adamski, può essere considerato il corifeo del controverso contattismo, poiché i suoi presunti incontri con i fratelli dello spazio sono antecedenti di circa due decenni agli abboccamenti di Adamski con i Venusiani. Infatti il primo rendez-vous di Menger con una bellissima donna dello spazio risale al 1932.

Ricorderei, in primo luogo, un episodio raccontato da Menger. Egli nell'aprile del 1945 si trovava ad Okinawa, dove prestava servizio con il settecentesimo e decimo terzo battaglione di carri armati: nell'isola giapponese ebbe un contatto con un uomo molto alto che indossava la divisa color kaki dell'esercito. L'uomo gli disse di provenire da Venere e preannunciò a Menger che ben presto l'Impero del Sol Levante si sarebbe arreso, perché i Nipponici stavano per essere annientati da un potere che avrebbe sconvolto il mondo intero. I giorni 6 ed 8 agosto del 1945 furono sganciate le micidiali bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki.

Il blog
Noi e gli extraterrestri ha pubblicato un ricordo di Menger ed un'intervista. L'intervista contiene spunti per alcune considerazioni, anche alla luce di recenti studi ed ipotesi in ambito ufologico e non solo.

Nel 1956, l'uomo ricevette un messaggio che si può reputare, con il senno di poi, piuttosto attuale. Un essere di alta statura così si espresse: "Voi vivete in un mondo d’illusione: non comprendete che siete esseri quadridimensionali, in quanto possedete il pensiero che è il vostro sesto senso. Sappiate bene che lo spirito pensa sempre, anche dopo la morte che, in realtà, non è la fine di tutto. Conosciamo il vostro concetto errato sulla natura di Dio. L’intelligenza Suprema non ha forma. Dio non è un uomo. Dio è l’universo stesso. L’uomo è limitato, ma Dio è senza limiti, è infinito. Egli si esprime in tutti gli uomini, in tutte le forme. Gli uomini sono dei che si formano alla scuola della vita, su questo e su altri pianeti, che ricercano il Sapere e la Saggezza per servire i loro fratelli e il Creatore. L’uomo avanza continuamente sulla scala che porta alla perfezione e, anche se un gradino si rompe sotto il peso dei suoi errori, il suo scopo è sempre quello di diventare perfetto, una sola cosa con Dio. La sua Anima registra i suoi errori, le sue esperienze, i suoi pensieri. L’anima di un uomo come nel caso delle forme di vita inferiori, cani, gatti, mucche, cavalli etc. è il risultato del processo di evoluzione di una Coscienza. Quella che voi chiamate reincarnazione è preceduta da un processo di transizione che voi chiamate morte, ma questa non rappresenta la fine della Coscienza, ma la continuazione delle esperienze vissute senza l’aiuto del corpo fisico. La morte è solo un’illusione: tu sei sempre esistito ed esisterai sempre, tu sei eterno come l’Universo, come Dio. I vostri scienziati non sono ancora abbastanza aperti, poiché rifiutano quanto non riescono a spiegare con l’aiuto del cosiddetto metodo scientifico, ma un giorno dovranno imparare ad elaborare una nuova scienza”.

Sono asserzioni in parte opinabili ed un po' fumose che riporto a titolo di cronaca, ma si può condividere la diagnosi circa la scienza terrestre atrofizzata dal culto del "metodo scientifico" che è, invero, il paravento dietro cui si nasconde una perversa volontà di dominio. Anche il riferimento all'universo come maya, sebbene sia un caposaldo della Tradizione e concetto di alcuni indirizzi filosofici, nel 1956 era del tutto estraneo alla fisica ed alla cosmologia che, solo negli ultimi decenni, hanno cominciato ad accoglierlo per merito di qualche pionieristico autore.

Sempre al 1956 rimonta un'altra avventura:
"Il primo settembre ebbi l’invidiabile possibilità di viaggiare a bordo di una delle loro astronavi. Mi fecero entrare in una grande sala circolare al centro della quale si trovava una sorta di macchinario a forma di spirale, apparentemente d’oro. Mi fecero sedere mentre uno dei tre uomini che costituivano l’equipaggio si sedette davanti al pannello di controllo. Un altro essere si mise accanto a lui, mentre il terzo rimase vicino a me. Improvvisamente lo schermo si illuminò ed io vidi pianeti grandissimi su uno sfondo di stelle. Sorpassammo la luna ed osservammo il passaggio di alcune meteore e, infine, raggiungemmo Venere. Sorvolammo il pianeta ed io scorsi delle magnifiche costruzioni a forma di cupola con pianerottoli a spirale in mezzo a boschi e giardini. Vidi foreste, vaste distese d’acqua e persone in abiti dalle tinte pastello. Notai anche la presenza di animali che non mi erano familiari e di veicoli privi di ruote che sembravano fluttuare sul suolo. Quando ritornai sulla terra mi sembrò di entrare in una prigione."

In questo brano dell'intervista due aspetti si agganciano a situazioni posteriori: il macchinario a forma di spirale ricorda il congegno osservato da Adamski all'interno dei ricognitori venusiani su cui asserì di aver viaggiato. Si trattava del sistema propulsivo. La pur inverosimile descrizione del pianeta ciprigno con gli edifici sormontati da cupole richiama le ricerche eretiche di Matteo Agosti. Egli, dopo aver analizzato numerose immagini scattate dalle sonde, ha stabilito che su Venere sorgono strutture artificiali (torri, complessi megalitici, pseudo-piramidi, costruzioni simili a castelli e dalle forme bizzarre). L'esobiologo è convinto che il corpo celeste ospita la vita, nonostante le affermazioni dell'astronomia ufficiale secondo cui, come è risaputo, le condizioni climatiche ed atmosferiche di Venere sono proibitive [1]. L'ufologo si basa anche sulle dichiarazioni di John Lear, ex pilota ed agente della C.I.A.: Lear ribadisce che su Luna, Marte e Venere esistono la vita e basi aliene. Secondo Agosti, sia i Russi sia gli Statunitensi con la famigerata N.A.S.A., occultano molte scoperte imbarazzanti a proposito del sistema solare. Con le sue indagini evidenzia incongruenze, censure, distorsioni nelle fonti ufficiali, per concludere che la verità è diversa da quella ammannita dalle blasonate agenzie spaziali.

Agosti, che tende a correlare la sua scoperta ad antiche tradizioni riferite a visitatori provenienti da Venere e da Marte, potrebbe confermare le incredibili dichiarazioni di Menger sulle abitazioni da lui scorte, mentre la navicella sorvolava "lo bel pianeta che amar conforta"?

A volte è più facile reperire qualche frammento di verità nei "fantasiosi" messaggi dei contattisti che nei paludati (e non di rado menzogneri) studi degli accademici.


[1] L’atmosfera di Venere è la più densa fra quella dei pianeti terrestri, con una pressione al suolo di 90 atmosfere ed una temperatura di 480 gradi C. E’ costituita per lo più da biossido di carbonio (96 per cento) e da azoto (3,5 per cento), con tracce di vapore acqueo, argo ed anidride solforosa. Vedi Enciclopedia di Astronomia e di Cosmologia, Milano, 2005, s.v. Venere


Fonti:

M. Agosti, Strutture megalitiche su Venere
Id., Le torri di Venere
Id., Dimore venusiane
Id., I Venusiani all’interno di vari numeri di X Times

A.M., Apocalissi aliene, 2008

Articolo correlato: A. Ciccarella, E' morto John Keel, l'antipinotti, 2009



APOCALISSI ALIENE: il libro
TANKER ENEMY TV: i filmati del Comitato Nazionale

Trattato di Lisbona: firma per chiedere il referendum

06 agosto, 2009

Fenix ed X Times n.10 in edicola

E' in edicola il n. 10 delle riviste "Fenix" ed "X Times", le pubblicazioni dirette rispettivamente dal Dottor Adriano Forgione e dalla Dottoressa Lavinia Pallotta.

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