29 settembre, 2009

Piramidi su Marte

Pubblico un articolo tratto dal sito Pravda.ru circa alcune piramidi che sarebbero state scoperte sul pianeta rosso. E' una notizia da prendere con il beneficio del dubbio, ma sembra plausibile che moltissimo tempo fa Marte fu abitato. La N.A.S.A., l'ente spaziale che non lesina censure e contraffazioni, si è sempre affannata a ridimensionare ed a negare, ammettendo solo che su Marte è stata trovata l'acqua. Eppure la Sfinge di Cydonia pare un grandioso manufatto, così come numerose anomalie sono state rilevate dall'ingegnere Ennio Piccaluga, autore di "Ossimoro Marte", e da altri ricercatori. E' possibile che si tratti sempre di giochi di ombre, di illusioni ottiche, di difetti nelle immagini? Le risposte potranno giungere oltre che da altre indagini, anche da un approfondimento della storia egizia: la terra dei faraoni, infatti, è legata al pianeta. Si pensi alla Sfinge di Gizah, si ricordi che Il Cairo significa Marte. Significativi, sebbene non probanti, sono gli indizi disseminati nella cultura egizia a proposito di esseri stellari. Il breve testo che propongo accenna a disegni che rappresentano canidi: si potrebbe vedere un'anticipazione iconografica della Sfinge che, secondo alcuni studiosi, sarebbe la scultura di uno sciacallo (il dio Anubi) e non di un leone. Se la cosmologia e l'archeologia accademiche continuano ad intorbidare le acque ed a screditare, con i loro rigidi esponenti, le investigazioni non allineate, vuol dire che qualcosa di vero si cela dietro il muro della "scienza" imperante. Questo naturalmente non vale solo per Marte e per l'Egitto.


Esiste la vita su Marte? L'umanità cominciò a cercare una risposta a questa domanda nel 1976, dopo la pubblicazione di una fotografia che ritraeva qualcosa di simile ad un volto umano sulla superficie di Marte. Molti affermarono che il Volto di Marte era solo un ammasso roccioso, qualcuno spiegò l'immagine come un gioco di luci e riflessi, ma l'origine del volto rimane un enigma. Alcuni scienziati asseriscono che potrebbe essere un messaggio di un antico popolo un tempo esistente o che ancora vive sotto la superficie del pianeta.

Potenti telescopi di una sonda in orbita attorno a Marte hanno trovato nuove evidenze che provano l'esistenza di vita. I telescopi hanno scattato immagini di nove piramidi che non paiono formazioni naturali. Le immagini includono stupefacenti statue di volti animali ed umani, chiaramente visibili dallo spazio, come grandi disegni che raffigurano i profili di primati e di canidi.

Andrew Basiago, il presidente della Mars Anomaly Research Society, ha definito la scoperta "La Nuova Cydonia". Lo scienziato ritiene che esistessero tre civiltà su Marte, una delle quali si nascose nelle viscere del pianeta.

Basiago afferma che le fotografie prese dal rover "Spirit" contenevano immagini di specie appartenenti a primati, di cui uno è denominato "Sendak". Egli è certo che Marte fu la dimora di una civiltà molto sviluppata dal punto di vista tecnologico. Comunque una catastrofe nello spazio presumibilmente colpì il pianeta circa 11.500 anni fa e distrusse tutto su Marte come Atlantide sulla Terra. Alcuni Marziani, opinano gli scienziati, si trasferirono in seguito sulla Terra.

Leggi qui l'articolo pubblicato da Pravda.ru



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Trattato di Lisbona: firma per chiedere il referendum

27 settembre, 2009

Tod

"Morire è ritornare al niente, come sembrano credere molti, o significa ridiventare il Dio unico, come per quegli scienziati di Princeton e Pasadena che concepiscono la scienza più moderna come via per lo Spirito e la Salvezza? Siamo uomini-macchina, come sostenne il lucido, spietato estremismo illuministico (La Mettrie, De Sade), o siamo idee divine, sogni di Brahma? Nel primo caso, la morte è una semplice operazione di smontaggio. Nel secondo, è un transito: noi siamo un sogno di Dio... con la morte torniamo al sognatore divino, che ci riassorbe in sé, nell'unità senza tempo e senza spazio della sua coscienza unica". Così riflette Giuseppe Conte, nel saggio Il sonno degli dei, Milano, 1999.


La morte, tema cruciale, domanda vertiginosa sull'orlo del baratro.

Di nuovo, se per qualche istante trascuriamo i significati, le concezioni, le tradizioni sulla morte, cercando di estrarre i suoni, le forme ed i loro frantumi, scopriamo sbalorditivi accostamenti. Così, se circoscriviamo l'analisi ad alcune lingue indoeuropee, caviamo fonemi taglienti dal vocabolo "morte": mort(em) in latino, ma anche obitum, letum, exitium, interitus, caedes; in inglese death; in tedesco Tod; in greco, la precipite morte è il tremendo vocabolo thànatos; in sanscrito mrti. A prescindere dai valori semantici, questa T, che è anche una croce, segmenta la vita e recide il filo sottile dell'esistenza. Questa T è lama affilata e patibolo su cui è appeso il cosmo: l'universo come crocifissione primigenia bisognosa di redenzione tramite il supremo sacrificio.

Nello scrigno delle coincidenze e dei voli etimologici, la morte splende sinistramente con una chiostra di denti (death, tooth, teeth...). E' forse per questo che, secondo una credenza popolare, sognare di perdere un dente preannuncia la morte di qualcuno.

"Stridore di denti".

Se l'orizzonte dei significati è quasi sempre rassicurante o eufemistico, levigando la scabra morte con la quiete, l'oblio, il sonno, il passaggio..., il ritmo ossessivo delle dentali, simile al tremito fatale delle lancette che, ad uno ad uno, strappano gli attimi dell'esistenza, echeggia nella tranquilla dimora dei giorni. La morte, sorella del tempo.

Se il ticchettio si perde, un po' alla volta, nell'immemore melodia del silenzio, la fine non dev'essere temuta.

Nella foresta, al calar del sole, si spengono i colpi del picchio sul tronco dei larici.



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26 settembre, 2009

Un tour a Village Negro (articolo di M.B.)

Pubblico le efficaci note di viaggio stilate da un sodale che si è recato, insieme con altri due amici, nella contrada Village Negro, non distante da Col de Vence, dipartimento delle Alpi Marittime. Vence ed i suoi dintorni sono noti tra gli ufologi per gli avvistamenti di sfere luminose e poiché si sospetta che, nella zona, sia ubicata una base militare sotterranea. La ricognizione in loco si è conclusa, senza aver potuto immortalare globi o rilevare particolari anomalie, ma l’escursione si è rivelata comunque proficua, in quanto è stato possibile osservare e fotografare alcuni manufatti che sono forse le vestigia di castellieri liguri o di più recenti attività agricole e pastorali. Circa i megaliti di Village Negro, è possibile che, se non si tratta di formazioni naturali, siano le vestigia di antiche tribù celto-liguri che furono sottomesse da Augusto verso la fine del I sec. a.C. Di là dai misteri reali o presunti di Vence e plaghe circostanti, resta l’aspra, selvaggia bellezza di un paesaggio incastonato tra monti e mare.


Uscendo dall’autostrada a Cagnes sur Mer si segue l’indicazione per Vence. Si oltrepassa il paese, dopodichè il paesaggio si fa pietroso e privo di alberi. Si raggiungono quindi i 960 m circa del Col de Vence. Nei pressi di un maneggio, ove chiediamo indicazioni, si devia a sinistra per S. Bernabè. Poco prima del villaggio, a sinistra, si lascia l’auto in un’ampia area picnic. Si riconoscono subito gli scenari del DVD prodotto dall’associazione ufologica di Vence; siamo, infatti, in presenza di un vasto altopiano interno pietroso, scenario del "duello" fra l’elicottero militare e la sfera luminosa, punto saliente del filmato.

Trattandosi di week end, si incontrano escursionisti a cavallo, famiglie a piedi o in bicicletta, campeggiatori, ma, appena si abbandona la strada asfaltata di qualche centinaio di metri, si è da soli fra le pietraie. In particolare vogliamo raggiungere alcuni megaliti illustrati nel libro degli ufologi francesi. Grazie alla gentilezza di un’anziana coppia di campeggiatori, apprendiamo di essere sulla strada giusta per quello che scopriamo essere denominato “Village Negro”, ammasso megalitico naturale per alcuni, artificiale per altri.

La zona è piena di muretti a secco e di cumuli conici costituiti da pietrame piccolo. Le scritte “privè” ed i cartelli di divieto d’accesso sono frequentissimi ed altrettanto frequentemente vengono disattesi da ciclisti ed escursionisti. Ci spiegano che i muretti servivano per terrazzare e coltivare, ma il terreno è arido, sassoso e scarsamente coltivabile! I muretti servirebbero a dividere gli appezzamenti. Forse alcuni manufatti definiscono allineamenti astronomici.

Village Negro. Dal parcheggio si percorrono 1.200 metri di saliscendi in un paesaggio quasi lunare, accompagnati dai soliti muretti che in un punto sembrano delimitare una strada molto larga, forse un tratturo, ma non terrazzamenti. Sullo sfondo è visibile una specola: pensiamo sia raggiungibile da altri luoghi, perché piuttosto lontana da dove siamo. Notiamo una casa semiabbandonata alla quale è allacciata una linea telefonica che attraversiamo, come suggeritoci dagli anziani. Poco prima dell’elettrodotto, in prossimità dell’ennesimo divieto, abbandoniamo il sentiero e deviamo a sinistra: "Village Negro" è già visibile a 300 metri. I massi più interessanti sono quelli che, impilati, sagomano quasi una sfinge, oltre si vedono altri macigni sovrapposti. Per raggiungerli, bisogna passare sotto un elettrodotto.

L’elettrodotto è potentissimo: passandoci sotto, si ode un ronzio molto forte. Perché costruirlo proprio vicino ai megaliti con tutta l'altopiano a disposizione?

Il paesaggio è interessante, disseminato di muretti a secco e punteggiato da megaliti imponenti su cui domina l’elettrodotto.

Nella zona del “Village Negro” non abbiamo incontrato escursionisti. Non sono presenti cartelli che sottolineino l’importanza del luogo sotto il profilo archeologico, ma solo divieti d’accesso ufficialmente agricoli.

Scendendo dal versante di Nizza il panorama è suggestivo, pur nella sua desolazione. Nei pressi di Nizza, sulla sommità di un colle aguzzo è visibile una coppia di specole. Da notare che, nonostante l’aspetto tecnologico, paiono ergersi su un’antica cittadella fortificata: sembra quella del Deserto dei Tartari.



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24 settembre, 2009

Psicofanti

L'episodio del cittadino di Guidonia che è stato ingiustamente accusato di aver molestato la figlioletta rimanda a 1984 di George Orwell. L'uomo era stato denunciato da due occhiuti coniugi brasiliani: l'italiano, a causa di un atroce equivoco e dello zelo spionistico dei testimoni, ha rischiato una condanna a 15 anni di carcere da scontare in Brasile. Pare che la vicenda si sia conclusa in modo fausto, ma è indicativa del clima asfissiante che si respira oggi.

Attraverso una legislazione ad hoc, sempre più moralistica, repressiva ed ipocrita e per mezzo di una propaganda martellante, alcuni sudditi del sistema si sono trasformati in delatori, in agenti della psicopolizia "Pentiti", psicofanti (sicofanti psicopatici), impostori di professione si incontrano ad ogni angolo. Spesso costoro sono istigati a denunciare, spinti dall'"l'invidia delle corti putte", ma talvolta è un malinteso senso civico: i videosorveglianti si ergono a paladini della giustizia. In realtà, sono dei frustrati e degli inetti che si sentono qualcuno solo se indossano i distintivi di un corpo di ronde. Sotto i distintivi e le divise, niente.

Ormai è stato instillato il sospetto, è stata diffusa la paura del vicino. Esistono dei rischi nelle metropoli violente, ma i pericoli maggiori, le minacce esiziali provengono proprio da chi afferma di voler proteggere i cittadini, dallo stato-Leviatano. Si è inculcata la diffidenza nei confronti delle persone oneste. Le lettere anonime, i vituperi e le diffamazioni, specialmente sulla Rete, sono prassi consueta. Per di più molti credono a calunnie e rumores, senza verificare.

Sono segni di questi ultimi tempi, in cui gli uomini sono bugiardi, ipocriti, mendaci, tracotanti, infidi, soprattutto maledicentissimi.

La situazione è paradossale: i giustizieri improvvisati vedono delitti ed infrazioni là dove non esistono, mentre ignorano i veri crimini (quelli istituzionali) e chi li perpetra. Ignorano che sono dei laidi servi del sistema, ma il sistema, per cui i collaborazionisti nutrono una fanatica, cieca devozione, dopo averli sfruttati e strumentalizzati, li getterà in una discarica, anzi... in un inceneritore.



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22 settembre, 2009

I Dogon e la presunta ingegneria genetica

Sono molto istruttivi i miti dei Dogon. I Dogon, popolazione africana del Mali, raccontano che i Nommo arrivarono sulla Terra con un’arca accompagnata da un rumore di tuono. Dall'ordigno uscirono strani esseri anfibi con tre occhi e chele da granchio.

Oltre a Robert Temple, anche Marcel Griaule, nel suo più celebre titolo, Dio d'acqua, si interessò dei Dogon e delle loro tradizioni. Egli ricorda l'antefatto degli eventi raccontati da Temple, ossia che il dio Amma, Creatore del cosmo, per riparare l'errore compiuto da uno dei suoi figli della prima generazione, appartenente alla stirpe semi-anfibia dei Nommo, decise di dar vita ad una coppia primordiale di uomini, da cui nacquero otto capostipiti dell'etnia: quattro maschi e quattro femmine che, per autogenerazione, procrearono il successivo lignaggio degli uomini. Quando i Nommo approdarono sulla Terra, il mondo era già popolato da uomini, da alcune piante ed animali, ma solo quando il demiurgo tradusse le idee in esseri, il pianeta pullulò di vita. In seguito il più vecchio degli uomini, di nome Lebè, morì e fu inumato con il capo rivolto verso settentrione, in un campo. Nel frattempo, uno dei Nommo fu ucciso ed il suo corpo offerto agli uomini, affinché essi se ne potessero cibare. La sua testa fu sepolta sotto il sedile del fabbro primigenio. Costui cominciò a percuotere il martello sull'incudine. La testa decapitata del Nommo si rianimò ed assunse un nuovo corpo, serpentiforme dalla cintola in giù. Poi il Nommo resuscitato si accostò al cadavere di Lebè per ingerirlo.

Questa antichissima leggenda è stata interpretata, evidenziando i valori simbolici e cosmogonici di cifre e personaggi, nell’ambito di un mito di fondazione. Ora, senza dubbio tale esegesi è più che legittima, ma credo che un'ermeneutica siffatta, se esclude in toto altre spiegazioni, sia riduttiva non meno delle interpretazioni esclusivamente clipeologiche. A ben vedere, infatti, il mito sopra riportato pare trasfigurare l'arrivo di visitatori celesti ed anche un'ancestrale ingegneria genetica.

Lo scenario delineato nel mito Dogon non è poi così differente dalle saghe dei Sumeri che potrebbero custodire delle tracce riconducibili, in qualche caso, a manipolazioni genetiche volte alla creazione di una specie, il Sapiens, per opera di scienziati extraterrestri, gli Anunnaki. Nel racconto africano, tra i vari aspetti che si possono riferire a tale quadro biologico ed esobiologico, in particolare sono interessanti la commistione tra il Nommo ed il Lebè e le sembianze serpentiformi del Nommo dalla vita in giù. L’unione tra i due esseri è forse un riferimento ad un D.N.A. umano che contiene sia i geni dei visitatori (gli "dèi") sia quelli dell'Erectus o di un altro ominide, come delineato in certe tavolette sumeriche. La natura serpentina del Nommo allude alla doppia spirale della macromolecola, alla kundalini o ad esseri rettiliani? Il tema della testa decollata, che evoca il mito di Orfeo, il cui capo spiccato dal tronco, continuò a cantare, è adombramento del pensiero e dell'intelligenza.

Questi ed altri motivi sembrano condensare in sé sia valenze emblematiche sia avvenimenti studiati dalla paleoastronautica. Spesso il confine tra gli eventi e le loro molteplici interpretazioni è labile. Anche nel caso della civiltà che creò i grandiosi templi di Ankgor Wat, in Cambogia, testimonianze clipeologiche e valori simbolici si sovrappongono. Leggende khmer narrano di una scintillante luce azzurra che tagliava in due il cielo da cui discese il dio Indra. Dal dio piovvero dei fiori sulla regina che poi partorì un figlio cui fu dato il nome di Preah Ketomealea. Egli ascese al trono nel 78 d.C. ed il suo regno durò quattrocento anni. A questa saga si collega il racconto di Preah Pisnokar, essere metà divino e metà umano. Figlio di Sota Chan, dea lunare decaduta, e Loem Seng, un terrestre. Preah fu portato su un carro di fuoco nella dimora celeste di Indra, da cui fu istruito in molte branche del sapere.

Si è tentati di leggere anche in queste narrazioni khmer l’unione tra una progenie esterna ed una stirpe della Terra. Forse veramente, come è scritto in certi documenti mesopotamici, l’Homo sapiens è un lulu, un mescolato.


Fonti:

R. Eckardt, Le navi celesti di Angkor, 2009
M. Griaule, Dio d'acqua, 1996
C. Rossetti, La croce, il cranio, la maschera, 2009
R. Temple, Il mistero di Sirio, Casale Monferrato, 2001



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20 settembre, 2009

Il cerchio di sangue

"Best seller in Francia, questo romanzo d'esordio di Jérome Delafosse ("Il cerchio di sangue", n.d.r.), giovane giornalista scientifico, è già stato venduto in dieci paesi e presto diventerà un film. Motivo di tanto successo: un personaggio tagliato col coltello, storia da far accapponare la pelle, solida documentazione storico-scientifica, ritmo. L'intreccio si snoda dai ghiacciai della Norvegia a Parigi e quindi alla Malatestiana di Cesena, dove, con apparecchiature ultramoderne, si sta restaurando il manoscritto di Elias, risalente al 1694. Da quelle pagine, affiorano orribili mutilazioni e rarissimi veleni. Le stesse mutilazioni che Nathan, il protagonista ritrova in tre soldati della Prima guerra mondiale, sepolti nei ghiacci. Nathan Fahl ha perso la memoria in un incidente, mentre tentava di recuperare del cadmio da una nave affondata. Fugge dalla clinica dov'è ricoverato, perché qualcuno lo vuole morto. Chi? Per scoprirlo, Nathan deve ritrovare sé stesso ed il proprio passato, indagando attraverso il genocidio del Ruanda per approdare all'infuocato deserto del Sudan, dove si chiude il suo cerchio di sangue".[...] R. Mistretta


Nuoce all'opera prima di Delafosse l'accostamento con Dan Brown e con altri fiacchi scrittori di thriller, il cui unico pregio è un certo mestiere nello sbrogliare la matassa degli accadimenti: inserito in questo solco di letteratura di consumo, non ci si può attendere molto da un romanzo che tuttavia si apprezza per i tempi serrati e per la sobrietà del linguaggio. Purtroppo i tòpoi del genere si rintracciano un po' tutti e culminano nel mito del terrorismo esterno.

Il piatto forte del pasto ammannito dallo scrittore francese è il riferimento, adombrato nella finzione, ad un episodio realmente accaduto: un paio d'anni fa degli "scienziati" statunitensi, con la scusa di creare un vaccino, riesumarono i corpi di alcuni Inuit, deceduti a causa della cosiddetta "influenza spagnola", per estrarne il D.N.A. con cui è stato poi creato in laboratorio il virus dell'influenza A/H1N1. Chi riportò, a suo tempo, questa notizia fu accusato di astrologare, ma di recente anche una televisione di regime, come La 7, ha confermato il tutto.

Il rimando a marcatori genetici ed a gruppi umani che sono scelti come bersagli specifici per l'inoculazione di agenti patogeni protende la narrazione nell'attualità più apocalittica, dove i militari, in strutture segrete, elaborano piani di sterminio e di controllo che i media corrotti sino al midollo presentano come vaccinazioni e misure sanitarie globali.

Quale interesse avrebbero i governi, zelanti artefici dell'avvelenamento planetario, a salvare vite umane, non si comprende. Nondimeno gli esecutivi, colti in flagrante delitto, centinaia di volte, intenti ad agire contro la popolazione, con guerre, genocidi, "sperimentazioni" in vivo, codici totalitari, stragi di stato... godono ancora incredibilmente di discreta fiducia tra il cittadino medio-basso.

"Il cerchio di sangue", se letto non tanto per seguire le rocambolesche disavventure del protagonista, ma per internarsi nei cunicoli di un sistema schizofrenico, potrà aprire qualche porta. Sull'inferno.




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18 settembre, 2009

Revolution

E' sconfortante notare come spesso gli artisti più impegnati, nell'arco di pochi anni, abbiano compiuto una parabola discendente. E' anche paradossale, poiché proprio le voci maggiormente contrarie al potere si sono striminzite nelle voci in falsetto del mercato. E' pur vero che il loro impegno era sovente astratto e velleitario, ma preferibile rispetto alle recenti produzioni così sdolcinate da risultare pericolose per un diabetico a mille miglia di distanza.

Oggi imperano il conformismo e l'omologazione: gli stessi adolescenti sono incapaci, tranne rarissimi casi, di contestare e di trasgredire. Eppure la rivoluzione, intesa non come risposta violenta alla tirannia, ma come serrata, implacabile critica del sistema è il primo passo per conquistare la libertà. L'accettazione del sistema, con le sue innumerevoli storture e menzogne, è del tutto incompatibile con la dignità e con la vita.

Chi ha compreso può decidere di impegnarsi in battaglie nobili, anche se donchisciottesche o di rifiutare sdegnosamente il contatto con un mondo immondo. Tertium non datur. Il sistema potrà ricevere il nostro sprezzante silenzio, mai il nostro assenso.

Alcuni combatteranno e forse sarà concesso loro l'onore delle armi: nell'antica India la casta dei guerrieri, gli ksatriya, era la seconda, subito al di sotto della classe dei brahmini, i sacerdoti dediti al culto, ai sacrifici ed all'ascesi.

Purtroppo constatiamo che i "rivoluzionari" di un tempo, invece di tacere, manifestando in questo modo la loro totale disapprovazione nei confronti delle laide élites, diventano i garruli aedi dei potenti, accettando di esibirsi in concerti , in mostre, in iniziative “benefiche”, a sostegno delle nefandezze dei loro volgari mecenati. Che squallore! Questa è la più ignobile forma di prostituzione: prostituire la propria intelligenza ed il proprio talento, benché scarsissimi. Il mercimonio del corpo è meno ripugnante.

Così siamo afflitti da ex contestatori, ex automi ribelli (molto automi e pochissimo ribelli) che oggi sono lagnosi "filosofi" della New age o, peggio, viscidi adulatori di ambigui personaggi.

Per coloro che sono alieni all'alienante esistenza della massa acritica, ridotta a gregge gregario, lo scotto è costituito dall'aggressione degli schiavi e dalla solitudine, ma la fedeltà a sé stessi e l'inappellabile condanna dell'ipocrisia e del dispotismo non hanno prezzo: sono più preziosi dell'iridio.



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17 settembre, 2009

La "sblendorizzazione" della società (articolo di M.B.)

QUESTO ARTICOLO E' STATO CENSURATO DA BLOGGER SULLA, BASE DI UNA FALSA DICHIARAZIONE DI VIOLAZIONE DEL COPYRIGHT PER OPERA DEL CLAN C.I.C.A.P., CHE VEDE TRA I SUOI PIU' INSIGNI ESPONENTI I DISINFORMATORI SPARSI SULLA RETE ED ABITUATI AD INFRANGERE, ESSI SI', LE LEGGI SUL COPYRIGHT E SULLA PRIVACY, POICHE' COPERTI DAGLI AMMINISTRATORI DI BLOGGER. PER QUESTO MOTIVO L'ARTICOLO IN QUESTIONE E' STATO, IN VIA DEL TUTTO PROVVISORIA, TRASFERITO A QUESTO INDIRIZZO, CHE FA CAPO AD UN NOSTRO SERVER. PER INTANTO ABBIAMO INVIATO UNA CONTESTAZIONE AI DIRETTI INTERESSATI.


La libertà di espressione viene garantita solo a parole.


Absit iniuria verbis

Chi denuncia il problema costituito dalle scie chimiche, si accorge ben presto che la disinformazione pullula di falsari, scherani, calunniatori, adulatori di potenti, babbei... : come le chemtrails inquinano la biosfera, così costoro corrompono la società, plagiando soprattutto le nuove generazioni. L'esempio più evidente della putrefazione "culturale" è Nonciclopedia che, nelle intenzioni degli autori, dovrebbe essere divertente, mentre è solo una fangosa e blasfema accozzaglia di farneticazioni scritte da psicopatici. L'editoriale di M.B. è un'acuta diagnosi di questi semivivi senza speranza di riscatto, carcasse di un mondo in decomposizione.



Osservando il modo con cui viene trattato l'argomento "scie chimiche" sulle enciclopedie "libere" Wikipedia e Nonciclopedia, ho ripensato all'altro giorno, quando, con alcuni amici, ho tentato di inserire come nuovo lemma il nome e la descrizione di un gioco con la palla, da noi più o meno inventato.

Su Wikipedia sono passati 2 minuti e 30 secondi, dopodiché un certo utente "snowdog" ha cancellato subito tutto (cliccando sulla sua icona compare una sua foto-didascalia: lo sceriffo durante un soggiorno tedesco, mentre posa a fianco di un'auto della Polizei)

Ci siamo buttati allora su Nonciclopedia, ritenendola più aperta ed ironica. Dopo 15 minuti, stessa sorte per mano di un utente che non ricordo. La causa: avevamo parlato di una cosa locale, ristretta, conosciuta da pochissimi, scambiando la loro "enciclopedia" per Facebook.

Questa nostra esperienza, in fin dei conti irrilevante, mi fa, però, pensare: innanzitutto mi chiedo chi siano questi utenti abilitati a cancellare post "sbagliati", secondariamente mi chiedo se siano pagati (e da chi) o se passino gratuitamente la giornata a sorvegliare l'enciclopedia per "amore della conoscenza" (anche se intervenire in 2 minuti 30 secondi, è roba da professionisti).

La cosa più fastidiosa è, però, il "moralismo" di Nonciclopedia, che, mantenendo ancora per qualche ora il nostro post, lo accompagnava con scritte lampeggianti ed etichette di scherno infarcite di un'ironia non simpatica né divertente, ma forzata, manierata ed irritante (rintracciabile in ogni sezione del sito, soprattutto in quella riguardante le scie chimiche). La stessa ironia tipica, ad esempio, dei goliardi universitari (da me mai sopportati) che, per qualche ora fanno cose ridicole, per poi tornare nelle loro facoltà a servire la "scienza" ufficiale con una chiusura mentale senza pari. Una volta laureati, diventano arroganti e sono convinti di sapere tutto della loro materia; in seguito prendono in giro le teorie alternative, completamente asserviti al potere (ad esempio, neoingegneri che sfottono Giuliani, neogeologi che sfottono Tanker Enemy, neomedici che sfottono la radionica etc).

Noto sempre più persone di questo tipo: si potrebbe dire che assistiamo ad una sblendorizzazione della società (dato che tale individuo, assieme al geologo Pier Luigi Torreggiani (riosaeba) che si è sudato la laurea, incarnano perfettamente questo tipo di persone). Francesco Sblendorio ovviamente è pagato per quello che fa, però penso che in futuro non ce ne sarà bisogno, dato che molti sono già così di natura.

Circa il fatto dell'auto noleggiata a Torino, mi sembra di ricordare che tale città è sede di studi dove si registrano numerosi programmi "scientifici" della R.A.I., fra cui Voyager e forse Superquark. Anche Pirlangela è di Torino. Pur nella gravità della violazione della privacy, il filmato di Sblendorio col sottofondo dell'aria di Bach (usata abusivamente come sigla di Superquark) rimarrà nella storia, al pari della performance con protagonista l'iracondo Mercalli a Cuneo.




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CHEMTRAILS DATA

Range finder: come si sono svolti i fatti

16 settembre, 2009

Le esperienze di pre-morte nell’ambito dell’Ufologia

Sono note le cosiddette esperienze di pre-morte studiate, tra gli altri, da Raymond Moody Jr e da Elizabeth Kubler Ross. Mentre gli scientisti si affannano a ricondurle a situazioni spiegabili con il riferimento alla bio-chimica del cervello, alcuni ricercatori sono inclini a considerarle l'indizio di una realtà spirituale. Recentemente il fisico teorico Fausto Intilla ha elaborato una teoria che, in parte, si aggancia a quanto scrissi in In-formazione. Intilla opina che l'anima (usiamo questo termine in mancanza di altri migliori, senza soffermarci sulle possibili accezioni) sia riconducibile "ad un particolare campo di informazione dinamica, in grado di dissociarsi dal corpo fisico che lo 'ospita', nel momento in cui non vi sono più i presupposti per rimanere legato alla propria sorgente elettromagnetica (attività cerebrale)". L'anima sarebbe "un campo di informazione dinamica capace di auto-organizzarsi, ossia di mantenere costante e regolare la sua struttura nel tempo, senza alcuna interferenza per opera dei comuni campi di energia".

Accantonando qui questioni sulla natura dell'anima che ho già preso in considerazione, vorrei esplorare la possibilità che le esperienze di pre-morte (in inglese menzionate con la sigla N.D.E.) siano dei vissuti su cui si proiettano le ombre dell'Ufologia. E' stato, infatti, ipotizzato che gli scenari percepiti e le sensazioni provate da coloro che hanno varcato la soglia dell'invisibile, siano suscitati da creature "aliene". Queste entità che già non di rado controllano le percezioni dei vivi, per continuare a plagiare gli uomini, creerebbero delle visioni oltremondane spesso conformi alle attese, alle speranze ed alle paure dei morenti. Paradiso ed Inferno sono quindi, secondo tale interpretazione, costruzioni indotte da un'Intelligenza esterna.

Pure il romanziere e rapito Whitley Strieber, autore del celebre Communion, anche se nell'ambito di una concezione differente, associa le N.D.E. ai visitatori: egli ritiene che i Grigi alberghino nella stessa dimensione o in livelli contigui al mondo dei defunti. Strieber considera i Grigi latori di conoscenze e persino degli psicopompi. Esisterebbe una sfera di realtà in cui tempo e spazio, perdendo i loro connotati consueti e rigidi, diventano elastici e fluttuanti. In questa sfera si muoverebbero le anime disincarnate come i visitors che usano la forza del pensiero per plasmare luoghi e circostanze nonché per viaggiare negli universi.

Alcuni identificano i Grigi con gli Arconti o con i loro emissari, araldi di menzogne, in sembianze di gracili e timide creature. Non credo questa identificazione sia corretta e, contro il rasoio di Ockham, ritengo che il cosmo sia abitato sia da esseri fisici sia da entità disincarnate, da parassiti psichici come da extraterrestri benevoli. Resta da stabilire se i vissuti di quelle persone che sono state rianimate, dopo che era stata constatata la morte cerebrale, siano il vestigio di una dimensione altra o immagini false proiettate da intelligenze desiderose di instillare la fede nell'immortalità dell'anima.

I Testimoni di Geova vedono il diavolo all'opera in tutte le testimonianze relative ad esperienze post-mortem: non mi pronuncio su questa credenza, ma ricorderei che sia la Tradizione sia le più recenti acquisizioni scientifiche tendono a smentirla. In ogni caso, qualora dopo il decesso ci attendesse il nulla, non ne trarrei motivo di inconsolabile dolore.

Lo scienziato ed ufologo Michael Wolf, nell'enigmatica e tesa opera intitolata Catchers of Heaven, a proposito dei Reticuliani afferma: "Sappiamo che questi Grigi manipolano il tempo e lo spazio mediante onde gravitazionali, che producono un'enorme energia e, se si controllano i documenti dei rapporti segreti sulle abductions, sembra che siano capaci di attraversare la materia, leggere il pensiero, comunicare telepaticamente e far fluttuare gli esseri umani, in assenza di strumenti fisici".

Queste stupefacenti doti ci pongono innanzi al mistero dello spirito e della materia, lasciano balenare l'idea di un piano dell'essere dove gli oggetti sono muri mentali. Un improvviso, salvifico risveglio potrebbe portare l'umanità oltre gli angusti confini dell'abitudine percettiva, segate le ferree sbarre del Da-sein. Allora ci accorgeremmo che sarebbe possibile accendere scintille di mondi ed ascoltare l’eco armoniosa della creazione.

Articolo correlato: Medici britannici postulano l'esistenza di una coscienza separata dal cervello studiando le esperienze di pre-morte, 2009


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15 settembre, 2009

Indizi di futuri cambiamenti

Ci si deve confrontare - ormai lo si è capito - con eventi che incalzano tumultuosi e, benché paiano lontani, certi fenomeni ed eventi all'interno del sistema solare ci riguardano da vicino. Non è un ghiribizzo se le élites si sono costruite un enorme rifugio sotterraneo nelle isole Svalbard, dove sono state immagazzinate migliaia di sementi naturali in previsione di qualche catastrofe planetaria. Difficile stabilire se ipotetici (ma poi neppure tanto) cataclismi saranno per lo più naturali o artificiali: in entrambi i casi coincideranno con uno sconvolgimento dell'attuale società. Saranno accadimenti che potranno essere sfruttati dal Governo ombra per imporre un Nuovo ordine.

Secondo alcune fonti, Nibiru non è un pianeta, ma un'anomalia ai confini del sistema solare che, nei prossimi anni, potrebbe provocare forti e rovinose perturbazioni. Intanto sismi sempre più frequenti e distruttivi, causati forse da H.A.A.R.P., hanno colpito diverse regioni del pianeta in questi ultimi anni e potrebbero essere i prodromi di ancora più devastanti calamità. Inoltre, sebbene la "paleontologia" accademica si affanni a negarlo, una gigantesca inondazione sommerse intere isole ed amplissime plaghe intorno all'XI millennio a.C.: il diluvio universale è una realtà. Quindi non è del tutto improbabile che la Terra sia vicina alla fine di un'epoca.

E' lecito comunque chiedersi se il riscaldamento riscontrato nei vari pianeti, anche in quelli più lontani dalla nostra stella, e le strane manifestazioni come, ad esempio, gli oggetti che si sono schiantati sugli anelli di Saturno o le anomalie del ciclo solare, appartengano ad una sceneggiatura scritta dalla N.A.S.A., l'ente spaziale noto per le sue spaziali menzogne, o siano veri.

Senza dubbio lo stordimento delle masse operato con i mezzi di "comunicazione" è volto sia a distogliere l'attenzione dai problemi reali sia a proseguire nella militarizzazione degli stati in vista di crisi future di portata globale.

Sarà opportuno abituarsi a concepire un mondo in cui tutto ciò che ci pare normale potrebbe, da un momento all'altro o nell'arco di poco tempo, sparire. Cibo, acqua, energia, mezzi di trasporto, "servizi"... potrebbero diventare i lussi di pochissimi privilegiati.

A sopravvivere saranno i migliori, i più previdenti, i più fortunati oppure i più disonesti?



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13 settembre, 2009

Status quo

Un'analisi essoterica

Come l'amico Corrado, anch'io mi chiedo spesso come sia possibile che molti siti considerati di informazione non allineata, tacciano sulle scie chimiche e su soggetti altrettanto scabrosi, benché pubblichino articoli su temi sgraditi al sistema (ad esempio, il pericolo costituito dalle vaccinazioni e dall'energia nucleare).

Si può ipotizzare che manchi una presa di coscienza o che si tenda a chiudere gli occhi di fronte a verità in grado di stravolgere la propria visione del mondo. E' possibile che, in realtà, questi portali siano specchietti per allodole: si pubblicano ricerche sui vaccini, sugli organismi geneticamente modificati..., con la certezza che, nel migliore dei casi, i lettori firmeranno un'inutile petizione. Intanto gli impianti per la produzione dell'energia atomica sorgono da per tutto e veleni di ogni tipo sono inoculati con le siringhe rigorosamente sterilizzate. No. Non credo si tratti neppure della paura nutrita nei confronti dei potenti, di timore per le loro minacce e ritorsioni. Il sistema prevede un margine di "dissidenza" che non solo non intacca lo status quo, ma lo consolida.

L'opposizione viene incanalata verso terreni istituzionali, un po' alla volta viene anestetizzata, fino a quando non le è sottratta la vigoria che la animava all'inizio. Vediamo un esempio. Possiamo pensare che Bario Tozzi sia davvero contrario al nucleare? E' solo una sceneggiata: con la sua finta opposizione acquisisce la stima ed il sostegno di chi comprende quali sono i rischi per l'ambiente e per gli esseri viventi. Creatosi una buona reputazione, può continuare a nascondere l'operazione scie chimiche, a pronunciare aspre invettive contro il biossido di carbonio e tutto rimane com'è, anzi peggiora di giorno in giorno. Non mi stupirei se gli "ambientalisti" che tuonano contro gli inceneritori ricevessero congrui compensi dalle società che costruiscono questi impianti. Tanto nessuna protesta, nessuno studio sul pericolo connesso alle nanoparticelle dissuaderà mai un governo dalle sue azioni criminali. Tuttavia una parvenza di libertà e di dialettica viene così preservata e l'opinione pubblica si convince di vivere in una democrazia, per quanto imperfetta. L'importante è proprio questo: evitare che il cittadino compia una rivoluzione copernicana, comprendendo che lo stato non è inefficiente e corrotto, (nondimeno perfettibile), ma il nemico giurato sempre e comunque della nazione. Questa consapevolezza potrebbe cominciare ad incrinare il potere che tanto più si rafforza, quanto più le differenti, eterogenee, disordinate, velleitarie e spesso manipolate forme di contestazione, già in conflitto tra loro, si affannano a mettere alla berlina screditati politici, ma venerando idoli di cartapesta, come grillo, di pietro, travaglio e guitti simili.

Il quadro "culturale" è poi di uno squallore incredibile: in Italia, tra i pochi "intellettuali" che sembrano critici si annoverano figuri come Eco ed Odifreddi, vere nullità, ma sopravvalutate. Recentemente il Professor Francesco Lamendola ha dedicato un articolo ad Umberto Eco: resterà amareggiato il nostro amico, l'ottimo Orsovolante, quando scoprirà che non sono l'unico detrattore del semifreddo semiologo. In verità, il Professor Lamendola è stato fin troppo generoso con codesto fautore di una pedagogia invertita ed esponente del famigerato C.I.C.A.P. Infatti gli ha elegantemente riconosciuto qualche piccolo merito che io piuttosto attribuirei al ghost writer di Eco, ma il giudizio complessivo è una stroncatura senza appello per chi incarna la più spocchiosa ignoranza, dispensata come sublime sapere.

In questa breve riflessione sulle strategie gattopardesche adottate dagli Oscurati e dai loro turpi emissari, concludo con un cenno agli scienziati di frontiera ed ai divulgatori di innovativi filoni di ricerca, nel campo della fisica, della biologia, della chimica etc. Se si esclude qualche eccezione, tra cui spicca l'egregio Professor Nacci, il cui operato meritorio è culminato nella pubblicazione di testi gratuitamente consultabili in Rete sulle terapie anti-tumorali, per il resto mi pare che ci si adoperi per organizzare conferenze e per vendere libri. E' un contributo non disprezzabile, ma poco significativo, poiché non incide sul nostro mondo che abbisognerebbe di una svolta non solo teorica, ma pure pratica.

Ormai stiamo per recitare il De profundis per la "scienza" accademica ancora arroccata su Lavoisier e Darwin, ma si sta formando la nuova accademia della scienza dell'etere. Nella loro torre eburnea, splendida ma lontana dalla realtà, i nuovi ricercatori speculano su campi di torsione, campi morfogenetici, monopoli magnetici, particelle di Dio (sic), geometria sacra…, ma paiono poco inclini a tradurre le acquisizioni teoriche in strumenti ed applicazioni per tentare di invertire il processo degenerativo.

Se la Scienza, intesa in senso lato e nel valore nobile della parola, è senza coscienza, come osservava Tesla e se, aggiungo, non promuove un tangibile cambiamento, permeando di sé gli intelletti, gli strati più sensibili della società e le sue dinamiche, che scienza è? Sarà una costruzione intellettuale bellissima ma astratta. Non intendo affermare che la scienza debba tradursi in tecnologia, intesa come dominio e sfruttamento della natura, perché anzi dovrebbe proprio concretarsi in forme equilibrate per evitare la distruzione della Terra e l'annichilimento delle coscienze, per contrastare i piani di distruzione attuati dalle élites.

In questo ambito, giocano un ruolo negativo i sabotaggi operati dal sistema, (si pensi a come vengono osteggiate le ricerche sulla fusione fredda), ma forse alcune frange della nuova scienza sono gestite e controllate dai potenti affinché ancora una volta ci si illuda che il rinnovamento sia dietro l'angolo, mentre si preparano stragi, guerre, carestie e ladrocini.



11 settembre, 2009

Zarathustra parlò e Siddharta tacque

L'Avesta è il libro sacro della religione zoroastriana. Il fondamento di questo credo è il dualismo. Esistono due divinità opposte ed in conflitto tra loro nell'universo: la prima della Luce e del Bene, Ahura Mazda, la seconda delle Tenebre e del Male, Angra Manyu o Ahriman. Prima di loro, era un principio indeterminato, il Tempo illimitato.

L'oscuro profeta persiano, cui si attribuisce la nascita della religione mazdea, concepì il mondo come il teatro di una colossale guerra tra Bene e Male. Che il mondo sia dominato dal Principio della distruzione e del nulla contro cui l'uomo è chiamato a lottare, è un'idea lontanissima da concezioni orientali dove lo Yin e lo Yang sono energie cosmiche, complementari. Con Zarathustra l'etica assunse, rispetto ad altri campi, un aggetto notevole, persino eccessivo: ne risentirono alcune correnti dell'Ebraismo ed il Cristianesimo, fino alla radicalizzazione manichea, catara e dell'Islam, specialmente sciita. Pochi passi e la morale scade nel moralismo, proprio come "La bontà è una deformazione del Bene" (T. Adorno).

Di fronte alla constatazione che le legioni di Ahriman portano in ogni dove distruzione e rovina (fu forse Zarathustra ad alimentare un egregora?), al cospetto di un hic et nunc compromesso in modo irredimibile, il profeta poteva solo promettere un futuro ultraterreno di beatitudine per i probi. Per fortuna, il capolinea per lo ierofante iranico, è vicino.

Un'altra credenza zoroastriana che, attraverso qualche canale giudaico, penetrò nel cristianesimo è la fede nella resurrezione dei corpi: anche questo miracolo appartiene al futuro, sebbene i tempi incredibilmente brevi del cosmo mazdeo, non costringano ad un'attesa logorante.

Insomma, per questa ed altre religioni simili, la vita non è mai adesso. Il corso del tempo lineare, finito, tipico dello Zoroaastrismo, risucchia il presente, scaraventando l'uomo nella speranza di un futuro perfetto o nella più razionale nostalgia del non essere originario. Se il presente è l'attimo inafferrabile e sempre deludente, anche l'avvenire ed il passato sono gli abissi di proiezioni informi, di miraggi distorti. Sono ologrammi inconsistenti e grigi, ma, di volta in volta, avvivati dall'avvento di uno Saoshyant, il Salvatore.

Resta la diuturna ed epica battaglia contro il Male, combattuta sulla base di un fondamento senza fondamento (l'etica si disintegra, non appena se ne definiscono caratteri e scopi, sicché l'unico suo habitat è il silenzio), con la prospettiva della vittoria finale. Un'escatologia credibile (prima o dopo l'errore sarà corretto), ma consolatoria e forse un po' limitata: l'eroismo appartiene a chi, come Siddharta, indica, con solenne disincanto, corpo e mente, apparenza e sostanza, terra e cielo come Nulla.



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10 settembre, 2009

Segnali dal futuro

"Segnali dal futuro" è la nuova pellicola per la regia di Alex Proyas. Tra gli interpreti principali, un sempre più finto e cereo Nicholas Cage, e Rose Byrne. Testimonianza dell'irreversibile decadenza che affligge il cinema hollywodiano di questi ultimi lustri, il film, il cui regista è ormai distante anni luce dalle atmosfere gotiche di "Dark city", incarna tutti i noti difetti del genere ingigantiti in modo abnorme: catastrofismo di cartapesta, recitazione enfatica a base di smorfie ed aggrottamenti della fronte, sceneggiatura bambinesca, montaggio sgangherato...

Pertanto i motivi di interesse del film sono extra-artistici ed innestati nella tormentosa e sgomenta temperie che stiamo vivendo: nell'epilogo della storia, il protagonista, l'astrofisico John Koestler (che fantasia nei nomi!) scopre che le voci ominose udite da una bimba in grado di predire ineluttabili disastri, sono di genesi aliena. Infatti un gruppo di extraterrestri sta organizzando in segreto il salvataggio di varie coppie di bambini con lo scopo di trasferirli su un pianeta molto simile alla terra. John, dopo aver affidato ai visitatori il figlio Caleb (questo nome, invece, è molto evocativo), rincasa rassegnato con i suoi cari, aspettando l’imminente distruzione del pianeta.

In una forsennata gara tra realtà e finzione, in cui, se ci soffermiamo sulla trama degli accadimenti, non sappiamo quale delle due sia più spaventevole, "Segnali dal futuro" pare vincere sul fil di lana, a causa della conclusione segnata dall’ekpyrosis della Terra. E' un finale coraggiosamente realistico, anche se la consunzione (non la si intenda necessariamente in senso letterale) potrebbe non essere proprio dietro l'angolo. Il tema degli extraterrestri che intervengono per salvare le nuove generazioni è un motivo che attraversa la mitologia fantascientifica sino al recente e godibile telefilm francese "Mystére", per alimentare sogni che probabilmente resteranno tali.

E' superficiale l'approccio all'isotopia del destino che, privato della sua solenne e numinosa sacralità (si pensi a Sofocle), si riduce a lotteria popolare, ad indovinello sui numeri. Quello che più disturba in questa produzione pacchiana, oltre alla solita spettacolarizzazione della paura, è il semplicistico e consolatorio espediente narrativo del trasferimento su un altro pianeta: una salvezza senza redenzione.



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08 settembre, 2009

I Tàltos, misteriosi esseri esadattili

Nell'articolo intitolato Tàltos, una nuova visione della storia, Sandro Accorsi riferisce le leggende inerenti ai Tàltos, una misteriosa popolazione antenata degli attuali Ungheresi."I Tàltos erano, secondo tradizioni siberiane poi mantenute vive nella cultura magiara, esseri soprannaturali provenienti dal cielo a bordo di una splendente nave celeste.[...] Questi esseri avevano una caratteristica anatomica particolare: sei dita ben allineate per mano. Essi lasciarono questa traccia nella popolazione, riscontrabile in varie parti del mondo, particolarmente in Ungheria, ma associata in diversi casi ad entità aliene del passato e del presente, come raccontano i rapiti".[1]

L'autore, nella ricerca, collega varie tradizioni che, risalendo al mitico continente Mu dell'Oceano Pacifico, e ad Atlantide, sfociano, passando per i Sumeri, gli Indiani, i Maya, gli Unni... nel retaggio culturale magiaro. Fondamentali, per avvalorare le ipotesi ventilate dal ricercatore, sono le acquisizioni glottologiche che legano la lingua ungherese ad un substrato mesopotamico molto antico. Già in Shumer notavo: "Lo studioso Zoltàn Ludwig Kruse rintraccia le vestigia del Sumero nell'ungherese, anch'esso lingua agglutinante nei cui vocaboli ad una radice invariabile si attaccano affissi che ne modificano valore semantico e funzione. Questi morfemi sono definiti "parole-seme" e nell'ungherese rivelano, nonostante millenni di stratificazioni, adattamenti e cambiamenti, l'eco originaria".


Alcuni linguisti della Sorbona, tra cui John Bowring, con l'ausilio dell'analisi computerizzata, dopo aver studiato e collazionato idiomi estinti e moderni, hanno creduto di poter stabilire che la lingua magiara conserva il 68 per cento circa di una parlata originaria identificabile con il Sumero. Parecchie indagini paiono quindi trovare un punto di convergenza nella regione solcata dal Tigri e dall'Eufrate dove, stando ad alcuni studiosi, intorno al 442.000 a.C. approdarono gli Anunnaki, “Coloro che dal cielo scesero sulla terra”. Quindi, se intendiamo rintracciare le radici delle lingue attuali come del sistema sessagesimale, dovremo rivolgere l'attenzione a quella progenie extraterrestre? Proviamo a ricostruire un possibile percorso: i Niburiani giunsero in Mesopotamia, i loro discendenti diretti, dopo che quella plaga fu occupata da genti semitiche, si insediarono nel Caucaso ed in India, dove ancora oggi il fenomeno dell'esadattilia è talora riscontrato. Dal Caucaso alcuni gruppi si spostarono nelle steppe russe, infine nell'attuale Ungheria.

Com'è noto, il sistema sessagesimale si può rapportare all'esadattilia, ma anche alla presunta rivoluzione di Nibiru, il cui periodo è pari a 3.600 anni. Il 6 ed i suoi multipli sono delle costanti nella cosmologia e nell’aritmetica dei Sumeri e dei loro progenitori: questa cifra, ripetuta tre volte, è il noto 666 dell'Apocalisse che il Professor Alessio di Benedetto connette al carbonio, il cui numero atomico è 6. Il carbonio, come il silicio, è un elemento del tutto particolare, per la sua spiccata capacità di combinarsi con sé stesso per formare catene più o meno lunghe e più o meno ramificate. Ciò lo rende l'elemento fondamentale di tutti i composti organici, biologici e no.

Di Benedetto scrive: "L'Homo sapiens sapiens è l'unità carbonio, la cui base atomica è formata da 6 protoni, 6 elettroni e 6 neutroni. Unità carbonio, sesto elemento derivato dall'idrogeno. 666, come fu definito nel progetto d'ingegneria genetica, messo a punto 336.000 anni fa circa. Da tale progetto scaturì la realizzazione dell'Adamo, ossia di “colui che è stato costruito sulla Terra” e non "dalla terra": il prototipo della nuova razza umana. Di lui gli extraterrestri Niburiani provenienti dal Dodicesimo pianeta, avevano bisogno come forza lavoro".

In questa ricostruzione, è forse credibile che il Sapiens sia il risultato di una manipolazione genetica: presumibilmente una fazione spregiudicata e malevola di Anunnaki prevalse in un lontano passato, sicché, dopo essere intervenuta per chiudere il terzo occhio ai lulu (le loro creature), ancora oggi, gli uomini sono forza lavoro, anzi "batterie", alla mercè di ingegneri genetici.

[1] Mi chiedo se un addentellato con Atlantide non si possa reperire nell'etnonimo Tàltos stesso: la radice "Atl/Tl", legata ad Atlantide, dovrebbe significare "acqua".

Fonti:

S. Accorsi, Tàltos, una nuova visione della storia, 2006-2009
A. Di Benedetto, I figli della Sfinge Quando gli dei scesero sulla terra, Foggia, 2008
Enciclopedia delle scienze, Milano, 2005, s.v. carbonio
Zret, Shumer, 2009


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07 settembre, 2009

Cenere

Attraversiamo giorni di tedium vitae. Sono giorni grigi simili a nebbie che spengono le tinte, cancellano i profili delle cose. E' tutto stagnante ed inutile: nulla e nessuno può confortarci. I suoni sono ottusi, gli odori scialbi, le sensazioni incolori. Si avverte un senso di inutilità. Si va alla deriva. Addirittura si viene assaliti dal dubbio che tutto potrebbe essere un lancio di dadi. In questi frangenti, ci ritroviamo proiettati nel passato, quando il mondo era puro. Le memorie danzano nella mente, simili ai granelli di pulviscolo che pullula in un cono di luce.

Così percorriamo una viottola di campagna: è costeggiata da acacie slanciate e rigogliose. Dietro la curva il verde della vegetazione assume una tonalità più intensa, misteriosa, mentre la luce fluisce sui profili delle chiome e plasma i cumuli nel cielo. Mentre camminiamo, l’attenzione è attratta da un'edicola dal tetto a capanna, nella cui nicchia è affrescata un'immagine devozionale della Vergine. La figura è dipinta in modo semplice: il panneggio della veste è appena accennato ed il velo del capo ricade rigido sulle spalle, ma l'icona ha la freschezza della fede ingenua.

Le ombre sul sentiero sono disegni fantastici, inafferrabili immagini di sogni. Mentre saliamo, l'aria sempre più frizzante, mitiga la calura: il verso delle allodole si intreccia al fragile frinito delle cicale. In lontananza i declivi delle montagne sprofondano in valli silenziose, a somiglianza di antiche piramidi semisommerse dall'oceano.

All'improvviso masse di scure nubi si addensano ed ondeggiano, a guisa di vascelli che nella tempesta beccheggiano pericolosamente. L'aria si incupisce: il clangore di un tuono echeggia tra le forre. Il vento scorre in fiumi gelidi, trascinando con sé foglie e profumo di funghi. Scroscia la pioggia. Fresca e limpida, trama di fili i campi, le vigne ed i castagneti...

Oggi siamo qui, avvolti in ombre di cenere, ad aspettare qualcosa senza sapere che sia, ad aspettare la pioggia che non cadrà più.



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05 settembre, 2009

Assenzio

Presso i nativi americani Hopi, che vivono oggi in una regione al confine tra gli Stati Uniti ed il Messico, è radicata l'idea comune ad Aztechi (o Mexica) e Maya, nelle periodiche distruzioni della Terra e dell'umanità. Per l'etnia Hopi è prossimo l'avvento di un nuovo mondo: terremoti, eruzioni vulcaniche ed eclissi sono i prodromi della fine, come l'apparizione nel cielo della Blu Kachina e del distruttore Red Kachina.

Presso gli Hopi sono germogliate le profezie: quando la Stella blu danza sulla plaza di un villaggio, è un cattivo segno, un presagio funesto. Allorquando una certa canzone viene udita durante la cerimonia denominata Wawachim, allora il flagello della guerra si abbatte sul pianeta. Gli anziani tra gli Hopi ricordano che questo canto fu udito nella plaza dei loro villaggi nel 1914 e nel 1939, alla vigilia dei due conflitti mondiali. Essi sono certi che sarà udita ancora ed allora divamperà la terza guerra mondiale. Dopo sorgerà un'era rinnovellata e spirituale.

E' possibile individuare in uno dei corpi celesti, segnatamente nel Red Kachina, il misterioso Nibiru oppure le antiche leggende dei nativi si riferiscono ad asteroidi e meteore? Sono numerosi i fenomeni cosmici che potrebbero essere stati adombrati nelle tradizione degli Hopi.

Le credenze di questo popolo americano trovano addentellati pure in altri ambiti culturali: Giordano Bruno, nella celebre opera "De l'infinito universo et mondi", scrive: "L'uomo viaggerà nel cosmo e dal cosmo apprenderà il giorno della sua fine. Proprio quando l'uomo si crederà padrone del cosmo, molte ricche città faranno la fine di Sodoma e Gomorra. Un sole nero inghiottirà nello spazio il sole, la luna e tutti i pianeti che ruotano intorno al sole."

Ci si chiede che cosa potrebbe essere il Sole nero del filosofo nolano: un pianeta? Un'astronave? Ricorda un po' la Morte nera della saga "Star wars".

Nostradamus, alcuni decenni prima, aveva vergato uno dei suoi più noti e sviscerati presagi: "L' anno mille novecento novanta nove e sette mesi, verrà dal cielo un Gran re di spavento. Resusciterà il grande Re d' Angolmois Prima e dopo Marte regnerà a lungo". Non manca qualche interprete che, concentrando l'attenzione sulla parola "cielo" vede nel Gran re di Spavento proprio il Pianeta X. E' possibile che i primi avvistamenti e le prime osservazioni, tramite potenti telescopi, per opera della N.A.S.A. e di astronomi del sistema, risalgano agli anni 1999-2001 che dovrebbero corrispondere alla cronologia tracciata del veggente francese.

In Rivelazione 8, 10-11, si legge: "Il terzo angelo suonò la tromba e cadde dal cielo una grande stella, ardente come una torcia e colpì un terzo dei fiumi e le sorgenti delle acque. La stella si chiama Assenzio; un terzo delle acque si mutò in assenzio e molti uomini morirono per quelle acque, perché erano divenute amare".

E' plausibile che, come ritengono Paul La Violette ed altri studiosi, l'autore di Apocalisse stia descrivendo un cataclisma rimontante all'XI millennio a.C. Resta la somiglianza tra l'astro distruttore degli Hopi e la stella, foriera di calamità, dipinta nel testo biblico. D'altronde la storia tende a ripetersi ed osservare il cielo è pur sempre come leggere un libro, anche se ne sappiamo decifrare solo pochi glifi.

Nella tradizione islamica sciita, l'avvento del Dodicesimo Imam sarà annunciato da vari segni, tra cui la comparsa di una cometa ad oriente che, brillando come la luna, arcuerà la coda, mentre una luce purpurea dilagherà nel cielo. Un'altra grandiosa e formidabile scenografia escatologica.



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04 settembre, 2009

In edicola il n. 11 delle riviste "Fenix" ed "X Times"

E' in edicola il n. 11 delle riviste "Fenix" ed "X Times", le pubblicazioni dirette rispettivamente dal Dottor Adriano Forgione e dalla Dottoressa Lavinia Pallotta. Di particolare interesse, all'interno di "X Times", il testo dello scrittore statunitense Whitley Strieber, intitolato La schiavitù dei caduti, sul tema del presunto conflitto tra civiltà esterne.

Leggi qui il sommario degli articoli.



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03 settembre, 2009

Dark city

"Dark city" è una pellicola australiano-statunitense del 1998 per la regia di Alex Proyas.

"In una città anni Cinquanta dove è sempre notte, un gruppo di alieni manipola le memorie delle persone, cambiando le loro vite e le loro case, mentre sono addormentate, ma John Murdoch (Rufus Sewell), accusato di omicidio, resiste al trattamento. La sceneggiatura di Proyas, Dobbs e Goyer precede alcuni temi di "The Truman show" e pone domande vertiginose su che cosa sia l'identità" (P. Mereghetti).

Il film anticipa pure qualche motivo del più celebre "Matrix": l'atmosfera cupa, l'illusorietà della percezione, la strenua battaglia contro il controllo. Il protagonista, che cerca di risolvere il rompicapo della sua esistenza, in cui fluttuano memorie non sue ed oggetti mentali, si imbatte in un'organizzazione criminale controllata da un gruppo di individui chiamati Strangers. Sono alieni in grado di fermare il tempo e di alterare la realtà fisica. Alla fine, dopo varie peripezie, Murdoch elimina il capo degli Strangers. Dal buio dov'era stato risucchiato, l’uomo risale alla luce. Nell'ultima scena Murdoch sul pontile incontra una donna…

La fantascienza, con produzioni come "Dark city", dimostra di essere non tanto un genere anticipatorio, piuttosto una specie di filigrana del mondo in cui viviamo, con le sottili trame nascoste agli "uomini che non si voltano". E' una filigrana, però, che pare si possa scorgere non in controluce, ma sul fondo buio della metropoli, non città madre, ma, con volo etimologico, "città matrice", metafora della condizione umana contemporanea e forse di sempre.

Nel film la città campeggia in una scenografia simile alle cupe skylines del classico "Metropolis" e di "Batman". L'antitesi oscurità-luce, oltre all'evidente valore simbolico, snoda la lenta, ma irreversibile catabasi nell'ombra di cui Matrix, nell'ultimo episodio della saga, svela la genesi tecnologica oltre che morale.

La disperata ricerca dell'essenza, l'occulta regia degli "altri", la creazione delle memorie-schermo sono aspetti che si agganciano alle frange notturne dell'Ufologia e ne marcano la credibilità.

Il quesito sulla vera natura dell'anima è il fulcro di una rivelazione temeraria, abissale, sull'orlo di un lieto fine. Nella finzione.



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01 settembre, 2009

Giuramento

Nel Vangelo detto di Matteo il Messia ammonisce: “Avete anche inteso che fu detto agli antichi: non spergiurare, ma adempi con il Signore i tuoi giuramenti; ma io vi dico: non giurate affatto: né per il cielo, perché è il trono di Dio; né per la terra, perché è lo sgabello per i suoi piedi; né per Gerusalemme, perché è la città del gran Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello". (Matteo, 5, 33-36)

Poco importa sapere quale fu il substrato etico e culturale da cui emerse questa radicale ammonizione e chi veramente la pronunciò. Fondamentale è, a mio avviso, riconoscere che il giuramento è un legame, un'ipoteca sul futuro. Tutto ciò che incatena dovrebbe essere respinto: il rancore, il radicamento inestirpabile nel passato e, appunto, l'abitudine a giurare. Si alimenta il karma, se intendiamo il karma come una sorta di persistenza psichica negativa, un’energia stagnante, un rugginoso attaccamento.

Non è fortuito se, in inglese, il verbo "(to) swear" vale sia "giurare" sia "bestemmiare" ed anche "maledire". L'esistenza è già così onusta di gravami di ogni tipo che è folle caricarla ancora con formule sacrileghe, con voti che spesso non possono essere osservati. Credo che l'insegnamento sopra riportato si sostanzi di un'antica concezione, secondo cui la lingua è, in sé, suono sacro che è hybris profanare con attestazioni avventate, con superbe decisioni su quanto non è in nostro potere decidere. Inoltre il discorso tende a tradursi in atto, anche “solo” come pegno simbolico per il futuro, come eco generante: è per questo che "Lògos", malamente e spesso traslato con “parola”, è in ebraico “davar”, il cui valore si dispiega tra “parola”, “cosa” ed “atto”.

Quindi, benché il giuramento appartenga a molte culture del passato, ritengo sia una catena da spezzare.

Furono pochi i cristiani che si attennero a questa prescrizione: nel Medioevo i Catari lo rispettarono, ma gli Albigesi -si sa- furono perseguitati e sterminati.

Esistono momenti ed occasioni che esigono giuramenti solenni? No. I cristiani che giurano sono cristiani? No.

Rigettare il giuramento significa esecrare lo stato-Leviatano, il ripugnante parto degli Arconti.



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