29 novembre, 2010

Gli emissari di Sirio

Egli è il Signore di Sirio (Corano, sura 53, 49)

Federico Bellini nell’articolo “Alieni dal pianeta blu” ("X Times" n. 25), ritrae la razza aliena degli Umanoidi. L’autore, sulla base del suo vissuto di rapito, delinea un ritratto che, per molti versi, combacia con le descrizioni di contattati e contattisti, altresì non scevre di addentellati con la tradizione su Sirio.

Circa gli alieni provenienti dal sistema ternario di Sirio, l’autore scrive: “Luogo d’origine degli Umanoidi è l’unico pianeta roccioso di questo sistema a poco più di quattro unità astronomiche da Sirio A […] Non molto dissimile dalla Terra, anche se più grande di almeno tre volte, questa somiglianza è durata fino a qualche migliaio di anni fa, quando vi erano ancora terre emerse. Poi, a seguito di cambiamenti climatici e geologici, il pianeta è diventato completamente acquatico e gli Umanoidi sono intervenuti nel ripristinare intere zone asciutte. Data la sua posizione e la particolare luce emessa da Sirio A e da Sirio B, il pianeta è definito blu. Di questo colore intenso sono invasi l’atmosfera ed il mare che ricopre la superficie. […] Tutte le forme di vita del pianeta sono nate e si sono sviluppate all’interno degli oceani: la stessa razza umanoide è acquatica. […] Da quest’unico essere acquatico originario, una volta diventato terrestre, si sono formate ben cinque diverse stirpi. Tutte queste razze si sono poi evolute non solo per un processo naturale, ma anche per forti ingerenze artificiali e modificazioni genetiche”.

I Siriani sono, stando a Federico Bellini, esseri dalle sembianze simili a quelle dei Terrestri: la loro pelle è diafana, delicata, gli occhi chiari, le teste allungate sono incorniciate da capelli biondi, biondo-castani o rossi. All’aspetto efebico si abbina un temperamento equilibrato ai limiti della freddezza, la capacità di coniugare un’inclinazione per le scienze e la tecnologia con uno spirito mistico.

Il quadro delineato dal ricercatore è il frutto di un collage costruito, usando le informazioni degli ufologi e dei clipeologi o una convergenza indipendente, visto che le notizie su Sirio e sui suoi abitanti sovente collimano con quanto ipotizzato da vari studiosi e riferito da diversi testimoni e retaggi?

Da osservare che Bellini, pur all’interno di un orientamento malanghiano e comunque un po’ contraddittorio, se ne discosta per aver rilevato le qualità spirituali della progenie siriana, nonostante essa sia al centro di interferenze anche piuttosto importanti.

Sono notevoli e gravide di conseguenze alcune asserzioni del Nostro che scrive: “Gli Alieni umanoidi sono parenti lontani della razza umana nonché i responsabili della nostra creazione. Possiedono la mappatura genetica dettagliata dell’umanità, tanto che sanno distinguere gli esseri umani da scegliere per i rapimenti da quelli che vanno scartati”.

Queste rivelazioni si collegano, fra gli altri, ad alcuni resoconti dei Pueblo, tribù nativa americana conosciuta anche come Hopi.

“Negli ultimi anni alcuni nativi americani hanno iniziato a diffondere conoscenze ed eventi più recenti che li hanno visti protagonisti e che si collegano alla storia del loro popolo. Robert Morning Sky nel suo libro ‘The Terra Papers. The hidden history of Planet Earth’ ('I documenti della Terra. La storia segreta del pianeta Terra', inedito in Italia), ha suggerito una sua interpretazione della storia dell'uomo. Egli racconta di come sei giovani Hopi il 13 agosto 1947, un mese dopo il presunto crash di Roswell, furono testimoni del ritrovamento di un U.F.O. precipitato e di un alieno superstite. Essi recuperarono l'essere e lo curarono, dandogli il nome di "Stella Maggiore", in onore del suo pianeta d'origine. In cambio di questo, l'alieno raccontò agli Hopi la vera storia del pianeta Terra.

Il nonno di Robert Morning Sky sarebbe stato uno dei sei giovani testimoni dell'evento e riferì di come l'umanità non sarebbe nata in modo naturale, ma che fu creata per servire i Katchinas. L'uomo venne creato come schiavo e lavoratore, milioni di anni fa: era un animale che venne modificato geneticamente. Robert Morning Sky afferma che se oggi abbiamo coscienza ed esperienza lo dobbiamo proprio a questo intervento esterno. I concetti sin qui espressi si legano con quanto affermato da Zecharia Sitchin circa la Genesi sumera e gli Anunnaki. Un'ulteriore affinità tra le conoscenze pellerossa e le tradizioni sumere, studiate da Sitchin, è osservabile quanto gli Hopi asseriscono circa un particolare corpo celeste, Kachina Na-ga-shou. Tale stella dovrebbe apparire alla fine di questo ciclo (i Pueblo, come i Maya, dividono l'età della Terra in cicli: quello in cui viviamo è il quinto); si tratta di un astro molto luminoso dall'aspetto blu e con "una croce sul viso". Nibiru, secondo Zitchin il dodicesimo pianeta del Sistema solare, era rappresentato dai Sumeri con il simbolo della croce.

Secondo Morning Sky, la razza dei Katchinas della stella blu, che milioni di anni fa avrebbero colonizzato l'intero Sistema solare, provenivano dalla Stella del Cane, ovvero Sirio. Prima di abbandonare il pianeta, "i maestri delle stelle" lasciarono tracce impresse nelle rocce del Grand Canyon sotto forma di impronte a sei dita, impronte che gli Hopi hanno sempre associato ai Katchinas della stella blu".

Future ricerche ed esperienze potranno confermare o smentire in tutto o in parte le rivelazioni sulla Stella del Cane e sui suoi presunti emissari.

Fonti:

Autore non indicato, Gli esseri stellari nei miti e nelle leggende, 2010
F. Bellini, Alieni dal pianeta blu, 2010



APOCALISSI ALIENE: il libro

25 novembre, 2010

Appunti sull'Idealismo di ieri e di oggi (seconda parte)

Leggi qui la prima parte.

E’ plausibile che il pensiero influisca sul mondo circostante, ma previo collegamento alla Fonte, non in modo automatico per mezzo di un libro scritto da uno pseudo-guru New age. Ciò significa che sia a livello fisico sia a livello sottile, è possibile plasmare in una certa misura il "reale". Non credo che questo, però, possa significare determinare in toto il corso degli eventi di cui forse resta un nocciolo duro.

Non è per essere à la page che talora occorre riflettere sulle prospettive aperte dagli indirizzi di pensiero, controversi ma stimolanti, tracciati dalla fisica quantistica. Lo studio del microcosmo ci costringe a rivedere consolidati paradigmi. Si pensi, ad esempio, al fotone che si ritiene sia un quantum di energia dalle caratteristiche singolari: dovrebbe essere, infatti, privo di massa oltre a possedere una natura duplice, ondulatoria e corpuscolare. Se veramente è privo di massa, la nota equazione E=MC2, attribuita erroneamente ad Einstein, si incrina: infatti, ci troveremmo in presenza di un’energia che non può essere convertita in massa.

Tralasciamo, però, questo particolare per evidenziare come le teorie elaborate dai fisici quantistici tendano generalmente ad influire sulle concezioni, in vero sovente superficiali, che valorizzano il libero arbitrio. Credo che l’errore sia stato il trasferimento di peso di connotati appartenenti all’universo subatomico al macrocosmo, senza aver riflettuto su questioni filosofiche ed epistemologiche. Tra l’altro, benché il cosmo quantistico paia dominato da una forma di “anarchia”, non tutti gli scienziati ne inferiscono il concetto di libertà. Questo apparente indeterminismo quantico è una proprietà fondamentale della materia o l’esito del carattere incompleto della nostra conoscenza? Il fisico Suarez, richiamandosi al celebre esperimento di Alain Aspect sull’entanglement degli elettroni, da cui si apprende che esiste un’interdipendenza tra due eventi occorrenti in due regioni discoste dello spazio, ma al di fuori di una sequenza temporale e senza un nesso di causa ed effetto, ne deduce due cruciali conseguenze. Egli opina che il libero arbitrio non esista. Inoltre Suarez reputa che fenomeno quantistico implichi il trattamento dell’informazione al di fuori dello spazio-tempo e senza un medium fisico.

Circa la correlazione atemporale tra due condizioni distanti, Suarez potrebbe avere ragione a desumerne il determinismo, poiché è come se gli avvenimenti fossero legati da fili invisibili. In tale contesto, si potrebbe reperire un fondamento per l’Astrologia, individuando in una configurazione celeste uno stato parallelo al destino umano, una specie di diagramma che evidenzia la filigrana della condizione individuale. Affermare che l’azione di un pianeta o di una stella remoti è troppo irrilevante per esercitare un influsso qualsiasi su un essere vivente della Terra, significa ignorare che non si tratta di azione a distanza, ma di sincronismo, di rispecchiamento. Tra l’altro, siamo certi che l’influsso di una costellazione è davvero così inconsistente? Il fotone di un astro, per quanto lontano, reca con sé delle informazioni come le porta un fotone solare, quantunque nel primo caso le informazioni siano ancestrali. Se trascuriamo gli effetti energetici sulla materia, restano i messaggi. E’ anche possibile che esistano solo i messaggi in grado di formare la materia-energia.

In tal caso, se la materia è priva di sostanza (non è un'ipostasi), incidere sulla materia, in realtà è solo dirigere il sogno. La mente individuale crea un mondo virtuale, ma non crea ex nihilo. Solo la Mente cosmica (mi si passi questa dicitura, per quanto grossolana) può creare dal nulla gli enti che sono semplici simulacri. Dio sta sognando? Siamo un sogno di Dio?

Questa interpretazione di idealismo radicale e, per così dire, onirico non è l’unica da prendere in considerazione: è, infatti, plausibile un sistema dualista (non in senso etico) in cui la mente (alias intelligenza formante) ed il corpo coesistono e comunicano attraverso canali che, ad oggi, non sono stati ancora compresi.



APOCALISSI ALIENE: il libro

23 novembre, 2010

Gog e Magog (prima parte)

Gog e Magog sono leggendarie popolazioni dell'Asia centrale, citate nella tradizione biblica e poi in quella coranica, quali genti selvagge e sanguinarie, fonte di incombente e terribile minaccia.

In varie epoche furono identificati con Sciti, Goti, Mongoli, Tartari, Ungari o Khazari.

La tradizione di Gog e Magog (ebraico גוג ומגוג; arabo يأجوج و مأجوج) trova la sua scaturigine nella Bibbia ebraica (Genesi 10: qui Magog è il capostipite di un popolo, ma può anche essere il nome della nazione oppure la terra di Gog) con riferimento a Magog, figlio di Jafet, e prosegue con una serie di oscure profezie nel Libro di Ezechiele, i cui echi si avvertono nell'Apocalisse detta di Giovanni e nel Corano. La tradizione è fumosa e l'identità dei personaggi differisce da una fonte all'altra. Essi vengono descritti ora come uomini, ora come esseri soprannaturali, giganti o demoni, gruppi etnici o abbinati a territori. In modo piuttosto strano, Gog e Magog approdano in Britannia, nella mitologia tardo antica e medievale: in terra d’Albione essi diventano due giganti, unici sopravvissuti di una mostruosa figliolanza nata dalle trentatré figlie dell’imperatore Diocleziano.

Giovanni Pascoli, nei “Poemi conviviali”, rispolvera il mito di Gog e Magog, fondendo diverse leggende. L’antico racconto biblico, per un curioso sincretismo s’intreccia con le saghe fiorite sulle imprese di Alessandro Magno: il particolare della porta di bronzo fatta erigere dal Macedone per sbarrare il passo ai popoli selvaggi del Caucaso deriva dalla “Storia favolosa” dello Pseudo-Callistene, dalle Revelationes dette di Metodio e dal Corano, nel quale si narra che Zul Karmein (ossia il Bicorne, nome con cui il libro sacro dell’Islam designa Alessandro, identificato nel figlio di Olimpia e di Ammone, raffigurato con corna d’ariete) per bloccare la furia belluina degli immondi popoli antropofagi di Gog e Magog, eresse una grande porta. Secondo il Corano, la porta sarà scardinata solo alla fine dei tempi.

Nel Medioevo la leggenda si arricchì grazie a poeti islamici per prendere “nuova vita nel secolo XII, quando la sùbita irruzione dei Mongoli commosse ed atterrì violentemente il mondo. Era facile pensare che si trattasse proprio delle genti di Gog e Magog il cui traboccare sul mondo era tanto temuto. Il nome di Magog suonava abbastanza vicino a quello di Mongoli” (Valli). Giovanni Villani nella sua Cronica (V, 29) accolse una versione secondo cui Alessandro Magno aveva rinchiuso nei monti di Belgen una tribù ebraica dai turpi costumi. Questa tribù, mischiatasi con altre popolazioni, rimase colà confinata perché credeva che l’esercito del Macedone fosse acquartierato lì vicino all’interno di una roccaforte imprendibile. Alessandro, infatti, era ricorso ad un artificio per simulare il suono di trombe, traendolo dalla terra concava. Gog e Magog dilagheranno, una volta in cui si saranno accorti dello stratagemma.

Il Pascoli compone un poemetto di respiro epico, animato da immagini grandiose ed apocalittiche: le steppe imbevute di porpora al tramonto e calcinate dalla luce lunare, sono percorse da echi sinistri: grida di nomadi, scalpitii di branchi, fischi di tormente, soffi di gufi… Ancora più inquietanti sono i nomi dei popoli che impazienti s’ammassano presso la porta bronzea. Metodio ne cita ventidue ed il poeta affastella quei nomi simili a lugubri formule di un grimorio: Alan, Aneg, Ageg, Assur, Thubal, Cephar, Mong, Mosach, Pothim, Thubal.



APOCALISSI ALIENE: il libro

20 novembre, 2010

Hu-man

In tutti questi errori niente di sbagliato.

La parola "uomo" è legata alla famiglia del latino "humus", terra, fango e lo definisce come la creatura terrena, in opposizione alle creature celesti, gli dei(?). E' un'interpretazione delle aree nord-occidentali all'interno del mondo indo-europeo, comprendente l'Italia, le regioni celtiche e germaniche. Una visione parallela o forse l'origine dell'idea è in Shumer dove l'uomo è "adapa", l'essere della terra. Creatura umile l'uomo: vi si enucleano sensi letterali, la sua attitudine a lavorare, ad obbedire chino verso il suolo, ad adorare i creatori genuflesso. I Sumeri chiamavano l'uomo anche “lulu amelu”, ossia “lavoratore primitivo”: narrano i miti che il lulu languisse e morisse nelle miniere, come oggi, anche se ai nostri giorni, sono i cantieri i luoghi dove più spesso la vita precipita nella ripida morte. Già nell'Eden, Adamo era un alacre giardiniere. (Genesi 2,15) Nelle plaghe armene e greche, l'uomo è il mortale, “bròtos”.

"Uomo, ricorda che sei polvere e che polvere ritornerai". Eppure questa polvere, che il vento porta via in mulinelli, si anima e ne nasce un essere pensante (tedesco "Mann", inglese e persiano "man", indiano "manusya" – la radice è la stessa di “mente”): l’intendimento lo eleva. Finalmente lo sguardo da terra è innalzato al cielo sino alle stelle, la patria lontana, perduta. Con l'intelletto egli ora può spaziare, immaginare, ricordare, concepire mondi e destini. Un soffio dà vita alla materia inerte e la linfa scorre nell'organismo della coscienza. L'anima si allarga ad abbracciare l'azzurro e l'infinito.

La domanda sbatte come una mosca sul vetro: esiste per noi un disegno? Cerchiamo la luce là dove è solo un buio deserto. Come Diogene, cerchiamo l'uomo là dove si muovono, più patetiche che buffe, marionette disarticolate. Il brillio che avevamo scorto negli occhi era solo il freddo riflesso di una lampadina. Anche l'universo ha le sue segrete umide e piene di ragnatele. Per una pagliuzza d’oro, quanto cascame e quante carcasse!

L'umanità è ormai prossima alla metamorfosi: l'ultimo barlume si è spento ed il respiro è stato risucchiato.

I figli di Seth saranno gli eredi della nuova terra o le voci cristalline sovrastate dal ruggito del crollo?




APOCALISSI ALIENE: il libro

17 novembre, 2010

Arido vetro

La tela della finestra inquadra un paesaggio di crinali digradanti in trasparenze indefinite. Simili ad onde glauche, i colli si inseguono fino all’orizzonte. Un freddo vetro ci divide dal mondo dove l’ombra ovale dei pini e le linee del silenzio muoiono nell’ombra vasta del crepuscolo. Un arido vetro ci separa dalla vita là dove si favoleggia di oceani avventurosi e di lontanissime, obliose beatitudini.

Sul filo del mare un dardo di fuoco brucia le ultime illusioni.



APOCALISSI ALIENE: il libro

12 novembre, 2010

Scoperta una cultura nel Caucaso

I resti di un insediamento precedentemente sconosciuto, risalente all'età del bronzo, sono stati scoperti nel Caucaso russo nell'ottobre del 2010, con l'aiuto di fotografie aeree, che furono prese quarant’anni fa. I ricercatori hanno già definito il sito la "Stonehenge del Caucaso". Gli archeologi credono che la recente scoperta consentirà agli scienziati di gettare un nuovo sguardo alla storia del popolamento della regione durante il secondo millennio a.C.

Gli archeologi hanno scoperto quasi duecento insediamenti sull'altopiano nel bacino Kislovodsk - dal fiume Kuban al fiume Malka (verso il Monte Elbrus). I dati appena recuperati sono stati esposti in un simposio a Kislovodsk, la scorsa settimana.

I resti di antichi insediamenti si trovano all'altezza di 1400-2400 metri sopra il livello del mare. I villaggi sono formati da costruzioni ad un solo piano. All’interno del sito si slarga una piazza di forma ovale da cui si dipartono delle vie in varie direzioni, come i raggi del sole. La piazza era circondata da un cerchio di costruzioni con due camere che sono state conservate come fondamenta di altri edifici.[…] Gli scienziati possono solo cercare di congetturare perché tali costruzioni vennero erette.

Tale progetto urbanistico ricorda molto il famoso sito di Stonehenge in Inghilterra, il cui mistero non è stato ancora svelato. Un popolo molto antico abitò quelle costruzioni: sono stati trovati, infatti, vicino ai basamenti litici frammenti di vasi in ceramica, decorazioni ed utensili

Nessuna sepoltura è stata scoperta nelle vicinanze degli insediamenti. Ciò ha sorpreso i ricercatori, perché le persone dell'età del bronzo creavano normalmente dei cimiteri vicino ai luoghi di residenza. Gli scienziati ritengono che le strane costruzioni potrebbero essere state usate per scopi rituali.

L'analisi archeologica ha rivelato che tutte le vestigia ritrovate rimontano alla cosiddetta cultura Koban - IX-VI secolo a.c. La cultura, scoperta per la prima volta alla fine del XIX secolo nei pressi del villaggio di Koban in Ossezia, può essere rintracciata in molti siti di inumazione dell'Eneolitico nel Caucaso.

Dmitry Korobov, uno dei ricercatori che hanno preso parte alla missione, ha dichiarato che la scoperta dell'antica civiltà è stata resa possibile a grazie a vecchie foto in bianco e nero scattate durante l'era sovietica. Una delle istantanee, scattata da un aeromobile nel 1970, inquadra una struttura di pietra.

Non è chiaro come la comunità che viveva negli insediamenti antichi giunse nel Caucaso e dove visse prima. Molto probabilmente, la migrazione fu dovuta a gravi cambiamenti climatici. Un improvviso aumento delle temperature potè spingere varie tribù a cercare luoghi di residenza meno repulsivi. Alcune di queste genti decisero di stabilirsi in regioni con un clima più fresco, in montagna.


Fonte: Pravda.ru



APOCALISSI ALIENE: il libro

10 novembre, 2010

Ipocrisia e potere

E’ incredibile come la parvenza e l’ostentazione della libertà coesistano con la più feroce dittatura.

Quando si pensa al potere, lo si associa alla corruzione ed alla coercizione: questo è corretto. Tuttavia, il potere, nella sua ultima metamorfosi, è riuscito ad accreditare di sé un’immagine di sollecitudine e di paternalismo, attraverso alcuni espedienti. Lo stato ha figliato: ha procreato tutte quelle istituzioni, associazioni e movimenti che sembrano i figli che tentano di rimediare agli errori del padre. Lo stato attuale è mille volte più pericoloso di quello di un tempo, perché è subdolo, insinuante, viscido. Il suo linguaggio è cambiato: oggi è intriso di ipocrisia.

Si ricordino i regimi totalitari tra le due guerre: attraverso i loro gerarchi, essi non esitavano ad inneggiare alla guerra, alla conquista, alla creazione dell’Impero (Reich). La guerra, “sola igiene del mondo” era esaltata, le democrazie (additate alla pubblica condanna come plutocrazie) erano disprezzate, idee come l’uguaglianza sbeffeggiate. La propaganda era una grancassa che magnificava la nazione forte, persino aggressiva, muscolosa, in cui con senso di fervido patriottismo, tutti erano indotti ad identificarsi. Era, mutatis mutandis, lo stato etico di hegeliana memoria ingagliardito e gonfiato dalle ideologie scioviniste, revansciste e talora razziali.

Qual è la situazione odierna? Oggi lo stato quasi ama mostrarsi debosciato ed inefficiente. Perciò delega: delega poteri e competenze ad altre compagini, all’l’Unione europea, all’O.N.U., alla N.A.T.O… E’ solo apparenza: le “democrazie” sono tirannidi sub specie rei publicae. Sono altrettanti mostri partoriti dal mostro globale: quello che viene spesso evocato da papi, presidenti, ministri come Nuovo ordine mondiale è la meta di una distruzione programmata.

Qual è la situazione odierna? Oggi la quintessenza dello stato è l’ipocrisia: le carneficine sono definite missioni di pace. Il governo italiano acquista 131 bombardieri per dilaniare e mutilare civili, elargendo a popoli stritolati la “democrazia”. La schiavitù, a base di controlli, leggi, codici e codicilli, è chiamata “libertà”. Sub lege libertas, la loro, la libertà dei libertini. L’ignoranza, la pseudo-scienza e l’indottrinamento sono spacciati per “cultura”. Il C.I.C.A.P. è diventato un’istituzione culturale: la protervia e l’incompetenza ex cathedra. Le tradizioni e le lingue nazionali sono depauperate ed annichilite, ma “protette” da marchi. Persino le centrali nucleari e gli inceneritori sono gabellati, con infinita sfacciataggine, come risoluzioni per difendere l’ambiente e per ridurre il cosiddetto riscaldamento globale.

Ecco un’altra differenza: il vituperato Benito Mussolini promosse ed attuò la campagna per la bonifica delle Paludi Pontine. La civiltà (civis, civitas) era sentita come antitesi della natura che doveva essere in alcuni casi ancora soggiogata. Mussolini, pur con tutte le sue responsabilità, non si sarebbe mai sognato di avvelenare scientemente gli Italiani e di contaminare il paese con un’operazione come quella culminata nelle “scie chimiche”. Gli impulsi al dominio ed alla distruzione erano rivolti all’esterno contro il nemico, non contro i propri concittadini. Oggi lo stato, una specie di malattia autoimmune, che proclama il suo sconfinato amore per la natura, (è stato istituito pure un Ministero dell’ambiente) è lo stesso che la devasta con le irrorazioni clandestine, le discariche, le centrali atomiche, i poligoni militari….

Oggi lo stato, che mostra la sua infinita sollecitudine per i cittadini, è il medesimo che li intossica con i vaccini e con il cibo adulterato e transgenico. Non solo! Le categorie contro cui infierisce sono proprio quelle più deboli che finge di voler in primis tutelare: bambini, malati ed anziani cui sono prioritariamente destinati i “prodotti immunizzanti”. Sentiti come un peso, come “inutili bocche da sfamare” (Henry Kissinger), bimbi, infermi ed anziani sono bersagli privilegiati delle più crudeli azioni. I bambini e gli adolescenti sono nutriti con la tossica televisione. I pazienti sono umiliati negli ospedali dove vegetano, imbottiti di farmaci più nocivi che altro. I pensionati sono espulsi dalla società, vilipesi ed affamati con assegni irrisori. Il tutto, però, avviene all’insegna delle blandizie, dell’adulazione più sdolcinata: i farisei organizzano giornate della memoria, del nonno, dell’ambiente… Apprendiamo la “scienza”! Porteremo le classi al Festival della scemenza. Rispettiamo gli ecosistemi: demonizzeremo il biossido di carbonio; limiteremo la circolazione dei veicoli ed introdurremo nuovi balzelli. Favoriamo la salute: proibiremo il fumo in ogni dove.

Questa è la differenza: una giornata dedicata alla gioventù in un regime totalitario tra i due conflitti, nonostante la retorica, gli scopi ed i metodi discutibili, era veramente dedicata alla gioventù, concepita come il futuro della nazione. Ai giovani era consegnato il futuro, il destino della patria. Oggi ogni iniziativa "a favore di" è nei fatti un’iniziativa "contro", mascherata da discorsi reboanti, quanto insinceri. Lo stato attuale è molto più astuto ed infido. Con una mano ti offre un boccone succulento ma avvelenato, nell’altra, nascosta dietro la schiena, stringe una mazza chiodata, pronto a sferrarla sulla testa dell’ignaro cittadino, non appena ci si distrae per un attimo.

I servizi statali sono disservizi e sono un pretesto, oltre che per drenare risorse verso potentati economici e politici, per inasprire il controllo sul cittadino che, col fine di ottenere qualche scalcinata prestazione, è costretto ad attese estenuanti ed a pesanti esborsi. Si pensi al cosiddetto sistema sanitario nazionale, una gigantesca voragine che risucchia risorse. E’ un sistema egemonizzato dalle industrie farmaceutiche che, dalla diffusione delle malattie, ricavano lauti profitti.

Né a questa immonda impostura si sottraggono le organizzazioni cosiddette non governative, ideate ed istituite per spillare denari a contribuenti già spolpati. Il trucco è semplice: si focalizza l’attenzione su un problema, una malattia rara, un luogo o un’opera d’arte da salvare, un animale in via di estinzione (se il problema non esiste, lo si crea), quindi, con una campagna ad hoc, si convincono le persone a donare soldi con un sms dal cellulare, a destinare il cinque per mille. Ovviamente la questione non sarà mai risolta, poiché la risoluzione del problema è il problema per queste organizzazioni. Che poi esistano volontari in buona fede, non cambia la sostanza delle cose. Si consideri il caso della Chiesa cattolica e delle altre chiese: ti imbatterai forse in qualche fedele sincero ed animato da buoni propositi, ma il vertice dello stato cattolico è l’apoteosi dell’ipocrisia. La difesa (strenua, fanatica) della vita si arresta all’embrione: tutto il resto non vale assolutamente nulla.

Come giudicare poi gli "ecologisti" e molti "animalisti"? Gli ambientalisti sono una genia, una sentina di ogni bruttura, di ogni putredine. Questa stirpe degenere annovera i più bugiardi tra giornalisti, scrittori, politici, attivisti… Gli stessi "pacifisti" favoriscono la pace come l'industria bellica.

Il discorso potrebbe continuare a lungo, ma il rischio è quello di stuccare i lettori. La denuncia dei “sepolcri imbiancati”, però, è doverosamente evangelica, pertanto non ci si può esimere dal pronunciarla, ogni qual volta la verità è tanto oscenamente sfigurata.



APOCALISSI ALIENE: il libro

08 novembre, 2010

Rotaie

E’ come quando gli avventori di un locale tra una chiacchiera e l’altra gettano appena ogni tanto uno sguardo distratto allo schermo che sciorina scene di vita, di morte, di futili gioie e di lancinanti sofferenze. Siamo noi i volti dello schermo e la “realtà” è là dentro. Che importa se il volume è alto e se le immagini grondano sangue e disperazione! All’esterno giunge appena un’eco sbiadita di preghiere e blasfemie. Forse nessuno ascolta. Forse chi ascolta non sa come comunicare, quasi universi equidistanti fossero destinati a muoversi su binari paralleli che non convergeranno mai.

E’ così: almeno due mondi coesistono. Mentre consumiamo la nostra piccola, preziosa esistenza tra il fuoco incrociato degli eventi, mentre dipaniamo il filo che presto o tardi sarà reciso, un altro filo – tagliente – è srotolato. E’ incredibile: mentre in questi luoghi – carceri, ospedali, manicomi, ospizi, mattatoi… – superiamo il grado di dolore che ci sembrava sopportabile, luoghi di patimenti indicibili e di degradazione, altri si adoperano per rendere la già triste condizione umana un inferno. Il potere è un’escrescenza purulenta, una piaga infetta.

Si cammina e si forma un’ombra doppia: una è la nostra, ma l’altra è una gramaglia che soffoca la luce. Si avverte la sensazione che qualcosa non quadri. E’ il lavorio di un tarlo nella mente, silenzioso, instancabile. E’ stato definito “male di vivere”, ma è più male di sopravvivere, giorno dopo giorno, senza conoscere né il fine né la fine. Sarà solo apparenza e gioco, ma siamo certi che qualcuno non si diverte e che l’apparenza non è come appare?

Viviamo in un cosmo alla deriva, relitti sulle sponde di un universo dimenticato.

Asfissiati dal cappio della quotidianità, dilaniati da una ricerca estenuante e vana, colpiti dai fendenti della sorte, mietuti dalla falce del tempo, la nostra vita assomiglia a quella di certi fili d’erba. Spuntano a stento fra le rotaie e le traversine delle ferrovie che corrono tristi verso la ruggine dell’orizzonte. Si protendono per bere una goccia di luce, per afferrare un raggio di pioggia.

Di quando in quando, i manutentori dei binari tagliano quei fili grami, mezzo rinsecchiti. Chi nota la stenta esistenza di quelle insignificanti vite? Chi ne nota la morte?



APOCALISSI ALIENE: il libro

06 novembre, 2010

In edicola i nuovi numeri delle riviste "X Times" e "Fenix"

Presto saranno in edicola i nuovi numeri delle riviste "X Times" e "Fenix". Tra gli altri articoli di "X Times", segnalo l'inchiesta sull'U.F.O. crash a San Antonio (Texas) con immagini e testimonianze in esclusiva.

Diverse le ipotesi (non si escludono a vicenda) sugli schianti di oggetti volanti non identificati: sono abbattuti da sistemi d'arma terrestri? Precipitano in seguito a duelli nei cieli tra squadriglie di civiltà esterne, come sembrano confermare gli antichi testi indiani che descrivono epici scontri fra i vimana, "carri volanti"? Cadono per avarie o a causa di particolari condizioni geo-magnetiche?



Qui le copertine di "X Times" e "Fenix". Qui l'editoriale della direttrice di "X Times", Lavinia Palotta.


APOCALISSI ALIENE: il libro

04 novembre, 2010

Mondi (terza ed ultima parte)

Leggi qui la seconda parte.

Si suppone che alcune antiche civiltà avessero costruito degli astroporti. E’ possibile pensare che Baalbek, il sito nell’odierno Libano dove si ergono ciclopici blocchi di pietra, alcuni dei quali pesanti migliaia di tonnellate, siano opera umana e che quei giganteschi macigni siano la piattaforma di templi? Stando ad alcuni autori, nella regione del Medio Oriente sorgevano degli spazioporti: Gizah, lungo il 30 parallelo, una località nel sud del Sinai, Baalbek ed un centro dell’attuale Armenia furono i vertici di un triangolo ideale, vertici occupati da altrettanti porti spaziali. Gerusalemme, (“il luogo degli oracoli splendent?i”) era ubicata lungo la bisettrice del triangolo e Gerusalemme, fondata dai Gebusei, che diventò poi capitale del regno ebraico, era ed è città-simbolo. Fantasie? Può darsi. Oppure, invece di ospitare astroporti, in quei siti si trovavano aperture verso altri piani? Singolare l’analogia fra il triangolo cui si accennava ed il logo della N.A.S.A. nonché di altre decine di enti spaziali e "scientifici": una sorta di triangolo allungato ed arcuato che, grosso modo, riproduce la forma e l’inclinazione del poligono medio-orientale. Un nesso con lo spazio? Siamo al cospetto di un retaggio trasmesso attraverso i millenni e coagulatosi in simboli che sembrano solo disegni?[1]

In maniera misteriosa lo spazio si svolge nelle anse del tempo. E’ per questo motivo che certi snodi cronologici ci mettono in contatto con universi lontanissimi. Lo scienziato Jack Parsons e lo scrittore di fantascienza, Ron Hubbard, seguaci di Aleister Crowley, attuarono nel 1946 le “Operazioni Babalon”. La loro intenzione era quella di usare la magia erotica per generare un figlio nei reami spirituali. Essi riuscirono ad attirare sulla Terra Lam, un’entità simile ad un Grigio. Babalon ricorda Babel, la porta degli dei. Sono porte i cui cardini stridono in maniera sinistra…

Un altro anno… topico è il 2012. Commenta Whitley Strieber, a proposito di questo possibile timegate: “Credo vi siano schemi nel nostro mondo che riflettono una consapevolezza superiore di qualche tipo ed è per questo che la Bibbia è scritta come di concerto con il grande calendario precessionale che è lo zodiaco e perché il Giudizio finale si è rivelato essere Apocalisse 20:12”. “Poi vidi i morti, grandi e piccoli, ritti davanti al trono. Furono aperti dei libri. Fu aperto anche un altro libro, quello della vita. I morti vennero giudicati in base a ciò che era scritto in quei libri, ciascuno secondo le sue opere”.

Sembra che i mondi siano sbocchi (mondi come bocche) all’interno del cosmo, zone di transito verso l’inconcepibile. Il nostro stesso universo potrebbe essere uno iato apertosi nell’immensità, a causa di un errore o di un’anomalia: attraverso questa apertura passano esseri come risucchiati da un gorgo. I buchi neri, enigmatici oggetti cosmici, il cui orizzonte degli eventi disintegra ogni “legge fisica” sono occhi scuri nel buio o polle?

Gli eventi futuri intrecceranno in un unico disegno le solenni traiettorie degli astri ed i piccoli passi degli esseri disseminati sui pianeti.

[1] E' plausibile che il logo della N.A.S.A. sia, invece, una V, un segno cornigero evocante un essere tenebroso. D'altronde la N.A.S.A. è ente dalle origini e dalle connotazioni oscure.

Fonti:

G. Devoto, avviamento all’etimologia italiana, Firenze, 1968, s.v. ponte, porta
Dizionario di archeologia, Milano, 2002, s.v. megaliti
Enciclopedia dell’antichità, Milano, 2005, s.v. Babilonia, Delfi
Enciclopedia storica, a cura di M. Salvadori, Bologna, 2000, s.v. Naram-sin
Z. Sitchin, Quando i Giganti abitavano la Terra, Diegaro di Cesena, 2010
W. Strieber, Omega point, 2010




APOCALISSI ALIENE: il libro

02 novembre, 2010

Che cos'è la spiritualità?

Che cos’è la spiritualità? Qualcuno scrisse con sarcasmo che “lo Spirito è la reificazione del nulla”: ben venga codesta definizione, se intendiamo il nulla come l’invisibile sorgente del tutto. In verità, sfiorare un argomento come lo Spirito è audacia ed ingenuità, poiché è come se volessimo esplorare gli spazi siderali distanti anni-luce dalla Terra solo con gli occhi. Eppure abbiamo occhi per interrogare il mondo ed orecchi per ascoltare l’abissale silenzio delle risposte.

Lì, sulla soglia, il linguaggio si sgrana e le parole si arrendono di fronte all’enigma, ma una manciata di sillabe può ancora strappare all’incomprensibile un brandello di verità. Se i sensi sono quasi del tutto ottusi di fronte allo Spirito, lo sguardo interiore può, in casi eccezionali, che sono stati di grazia, coglierne una favilla.

E’ necessario trascendere la materia: siamo non tanto pesci in un acquario, condannati a vedere il cosmo da una sola angolazione, quanto libellule imprigionate in una goccia d’ambra. Se riteniamo che nulla esista oltre il mondo fisico, che tutto sia numero, ci sarà per sempre preclusa la possibilità di concepire un universo avulso da ferree leggi di disfacimento e di morte. Se crediamo che il pensiero sia una funzione del cervello e che, come affermava Hyppolite Taine, la virtù ed il vizio siano assimilabili rispettivamente allo zucchero ed al vetriolo, allora vedremo nell’Eneide o in una sinfonia di Beethoven, solo degli elaborati diagrammi. L’intelligenza che crea i capolavori non è nell’encefalo che è strumento: essa travalica le reazioni biochimiche per albergare in un luogo che è un non-luogo, provenendo da un tempo che è non-tempo.

Troveremo sempre lo strenuo assertore del meccanicismo e del materialismo e certi suoi argomenti sono pure persuasivi, se consideriamo il mondo fenomenico gravato dall’entropia, ma davvero il cosmo è solo un congegno per quanto sofisticato?

E’ impossibile dimostrare, ricorrendo alla ragione, che oltre (o sotto?) la materia, aleggia lo Spirito. "Mens agitat molem" è una bella metafora, non un teorema. La dimensione metafisica (talvolta sarei tentato di denominare la metafisica “subfisica”, in quanto substrato della materia, combustibile con cui si produce l’energia, fiume carsico) ha le sue radici nel mondo intelligibile, non si può esperire: così errano coloro che, tramite la matematica, credono di poter dedurre l’esistenza di sfere spirituali e persino di Dio, come sbagliano coloro che negano a priori qualsiasi orizzonte ulteriore.

La visione di questo orizzonte è riservata a pochi eletti: se tutti potessimo tuffarci nell’oceano sotto la realtà quotidiana, vivremmo esperienze magnifiche. Abraham Maslow le ha chiamate “esperienze di picco”. Purtroppo ai comuni mortali questi momenti assoluti non sono concessi o sono concessi in rarissime occasioni: né manuali né corsi accorceranno il lungo cammino che separa la notte dall'alba, benché possano essere usati a mo’ di grucce. Anche, qualora uno di noi riuscisse a vivere, ancora vivo, l’estasi, potrebbe poi comunicare il suo vissuto, per mezzo dei miseri mezzi linguistici di cui disponiamo? Il mistico è custodito nel silenzio.

E’ impossibile dimostrare come mostrare lo Spirito, quantunque talora se ne intraveda indistintamente un barlume e si intuisca il senso oltre la compatta campitura del non-senso, come il tenue disegno di una costellazione colto grazie ad un’intuizione percettiva (realtà? Illusione?). E’ necessario, più che credere, avventurarsi contro ogni logica: perderemo tutto, ma guadagneremo l’infinito.


Articolo correlato: F. Lamendola, Attimi di eternità, 2010



APOCALISSI ALIENE: il libro

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