19 marzo, 2012

Il problema del libero arbitrio in Searle (seconda ed ultima parte)

Leggi qui la prima parte.

Come si vede, il problema rimane. Si deve osservare che il filosofo pone la questione in termini essenziali, bilaterali, evitando di ricorrere a categorie ed enti non indispensabili. Qui intendo seguire il suo esempio di ragionamento, pur con il rischio di qualche schematismo. Mi chiedo se il modello del cervello quantistico possa essere il presupposto del libero arbitrio: ci troviamo di fronte alla solita frattura tra il microcosmo ed il macrocosmo. Le particelle subnucleari, intrinsecamente anarchiche, dovrebbero, attraverso una serie di processi che ci sono ignoti, organizzarsi in modo da generare situazioni razionali e requisiti adatti all’esplicazione della libera volontà. Come ciò possa avvenire, ammesso che possa accadere, è un enigma. Si potrebbe congetturare che le suddette particelle siano dotate di libero arbitrio, come gli uomini: questa supposizione, però, non chiarisce, tra le altre cose, per quale motivo il cosiddetto mondo fisico sia inquadrato in “leggi” inderogabili. Quando un grave cade, precise condizioni ne determinano velocità, accelerazione, direzione. Non mi risulta che una pietra possa decidere di deviare il percorso di caduta o addirittura di salire, anziché di precipitare. Si dovrebbe postulare che, per una ragione misteriosa, il libero arbitrio si manifesta insieme con la coscienza: purtroppo non solo non sappiamo che cosa sia la coscienza né come e perché emerga, ma dovremmo poi assegnare la volizione non determinata almeno agli animali superiori, con inevitabili ripercussioni filosofiche.

Non è bastevole invocare la persuasione della libertà per fondarla: se così fosse, dovremmo affermare che i colori hanno un’esistenza reale, perché siamo sicuri che esistono nel mondo là fuori, attaccati agli oggetti. Il libero arbitrio potrebbe essere un’illusione della mente, come le illusioni ottiche generate da certe figure. Appellarsi al senso comune è ingannevole: il common sense ci induce a sentirci liberi, come ci spinge a credere che la materia sia una “cosa” esterna, concreta, oggettiva, mentre di ciò non si può essere certi. Molte credenze sono assimilate a verità, ma non è così. Se il libero arbitrio esiste, lo si potrebbe giudicare una deviazione rispetto ai processi naturali del macrocosmo che, per quanto ne sappiamo, presentano una sostanziale regolarità. L’origine ed il fine della deviazione, però, risultano oscuri, invece la coscienza (l’identità, l’io) e la fede nella volizione non condizionata potrebbero costituire una concomitanza, un’illusione nell’illusione. Questa credenza è simile a quella che ci stimola a vivere, come se fossimo immortali (e non lo siamo) o alle ingenue idee dei bambini che pensano di poter spostare gli oggetti con il pensiero.

Searle, pur assai severo con molti orientamenti materialistici, per non tradire il monismo di cui è assertore, reputa che gli stati cerebrali siano alla base degli stati mentali. Se non ci si discosta da questa interpretazione, riesce arduo spiegare come un substrato biologico possa estrinsecare una condizione che, se non è immateriale, appare comunque irriducibile, sul piano ontologico, alla sua essenza organica. Lo scotto che si deve pagare è, però, il dualismo, con tutte le disastrose dicotomie tra res cogitans e res extensa che la dualità cartesiana comporta. Di converso, abbiamo già visto quante e quali siano le antinomie e le incongruenze che infirmano i sistemi, di stampo monista, idealistici e para-idealistici. Veramente, come chiosa Searle, “il problema del libero arbitrio ci accompagnerà ancora per molto tempo. I vari tentativi di aggirarlo, come il compatibilismo, ottengono solo di farlo riemergere in un’altra forma”. Per quanto mi riguarda, sarei incline, da un punto di vista meramente teorico, a non ammettere l’esistenza del libero arbitrio. E’ impossibile dimostrarne l’esistenza e quindi costruire un’etica per di più apodittica. Né si può derivare la libera volizione da un decreto di Dio, poiché bisognerebbe introdurre un’ipostasi non accertabile per giustificare un’idea non accertabile. Sarebbe come aggiungere un anello ad una catena per tener legato un cane, ma senza attaccare la catena ad un palo.

Ammetto comunque che è arduo pronunciare l’ultima parola circa tale vexata quaestio, di fatto indecidibile, sebbene sia più facile addurre argomenti contro il libero arbitrio che a favore.

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6 commenti:

  1. OT : ha mai scritto su Momo di michele ende e la storia degli "uomini grigi" che rubano il tempo agli uomini ?

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  2. No, non ho scritto nulla in proposito, ma ho letto che i romanzi di Ende veicolano dei messaggi obliqui. Se è un tema che non è stato trattato, tempo permettendo, mi cimenterò.

    Ciao

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  3. Ciao Zret.
    Scusa se rimango OT, ma penso che "Momo" sia molto attuale, anche solo per la presenza degli "uomini grigi", loschi banchieri che parassitano gli uomini rubando loro il tempo. Triste parabola del mondo contemporaneo: arriverà una Momo a salvarci?
    Buona notte, Sharon

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  4. Sharon, il tempo è pure al centro del recente film "In time", in cui esso è usato come denaro. La pellicola, in gran parte rivisitazione del classico "La fuga di Logan", delinea un raggelante scenario da Nuovo ordine mondiale. L'opera cinematografica contiene tutte le coordinate del mondo inumano ed eugenetico che le élites intendono costruire.

    Ciao

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  5. infatti volevo proprio vederlo in Tima.. mi incuriosiva

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  6. volevo vederlo infatti "in time".. ma non ho avuto TEMPO :))
    manuele

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