29 dicembre, 2014

Dio, il diavolo e gli "ingegneri politici"


Educare significa per lo più sfatare i luoghi comuni.

E’ da molti, molti anni che svariati commentatori e cittadini ripetono che il popolo, di fronte alle alla politica iniqua degli apparati, un giorno o l’altro si ribellerà per rovesciare il governo di turno.

No! Non accadrà, per una serie di ragioni incuneate nell’ingegneria politica. [1] Quelli lì non sono scemi. In primo luogo, ogni sollevazione generale è oggi impossibile a causa degli strumenti micidiali di cui dispongono le forze dell’”ordine”. La coercizione ed il controllo hanno toccato livelli spaventosi: anche solo organizzare una manifestazione di protesta è divenuta un’impresa ardua. Figuriamoci un’azione volta a rovesciare l’establishment: essa abortirebbe sul nascere.

Un altro motivo per cui è inimmaginabile una rivolta efficace contro il Leviatano risiede nel fatto che a ribellarsi dovrebbero essere proprio coloro che sono inermi, deboli, spesso rassegnati. Disoccupati, emarginati, indigenti, pensionati con la minima non dispongono, per natura, di risorse logistiche e finanziarie utili ad azioni determinanti. Potranno gridare qualche slogan in un corteo, inalberare dei cartelli, occupare una piazza… ma tutto finisce lì: qualche “carica di alleggerimento” ricondurrà i dimostranti a più miti consigli.

La classe che opprime il popolo può contare su mille potenti armi per tenere a bada i reietti: l’esercito, la polizia, la magistratura, i media ufficiali.

Mi sembra tuttavia che il motivo più importante da cui dipende il carattere utopico di qualsiasi radicale rinnovamento per mezzo di terapie d’urto (ad esempio, uno sciopero fiscale) sia un altro: la mortale lentezza con cui il regime abitua i sudditi a situazioni sempre peggiori. Accade quanto avviene alla celebre rana che muore nell’acqua bollente, senza accorgersi della temperatura diventata intollerabile, poiché il calore cresce un po’ alla volta. Le condizioni economiche e sociali non precipitano da un giorno all’altro, ma si deteriorano con estenuante gradualità. Questo logoramento è stato definito giustamente “totalitarismo per gradi”. Un giorno ci si desta nella dittatura più sanguinaria, senza che ci sia avveduti delle radicali, irreversibili degenerazioni. Si è defraudati giorno dopo giorno di diritti, denaro, opportunità, prospettive, conoscenze, fino a quando ci si ritrova disarmati ed in totale miseria. La maggioranza dei cittadini non è consapevole dei cambiamenti che la conducono al baratro, un po’ come ciascuno di noi non è conscio dell’invecchiamento: la decadenza, infatti, si insinua, non si manifesta ex abrupto.

Montale scrive che “Dio ha passo di tartaruga”; il diavolo, invece, procede ancora più adagio, come una lumaca e, come una lumaca, invischia nella sua ripugnante bava.

[1] Per “ingegneria politica” si deve intendere quel complesso di strategie e di azioni volte a destabilizzare ed a distruggere progressivamente gli stati nazionali per sostituirli con una compagine planetaria di tipo tirannico in cui un’élite di arciricchi domina una massa di schiavi.

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APOCALISSI ALIENE: il libro

La squola della Gelmini - di Antonio Marcianò - Gemme scolastiche da collezionare

26 dicembre, 2014

L'ora di religione


Viviamo in un’età in cui il consumismo e l’edonismo più biechi sono la regola. Nonostante ciò, a volte anche tra adolescenti e giovani, si accende una favilla di curiosità intellettuale, si manifesta il vagheggiamento di un orizzonte. Dunque è una iattura che l’ora di religione nelle scuole italiane sia spesso mortificata da dibattiti su temi di “attualità”, affrontati in modo superficiale o secondo un’etica dolciastra, allineata con il pensiero dominante.

Già da qualche bambino, costretto a frequentare il catechismo, proviene un interrogativo fondamentale (la presenza del male, il destino umano, il significato dell’universo, Dio...), immancabilmente ignorato ed anestetizzato mercé una spaventosa descrizione dell’Inferno o un allettante disegno del Paradiso. Così si cercano risposte e si ricevono solo santini, aride definizioni, precetti, quando la riflessione sul trascendente rifugge da un moralismo deamicisiano.

E’ inevitabile: i pre-adolescenti si allontanano da ogni forma di spiritualità che è ricerca di senso, trasfigurazione dell’esistenza in Vita. Si aggiunga l’ipocrisia che squalifica la maggior parte dei componenti il clero e si otterrà una definitiva disaffezione rispetto al sacro.

E’ il trionfo del materialismo e del numero: il numero nella nostra asociale società non è cifra e sigillo di armonia interiore e cosmica, ma sinonimo di accumulo, di scientismo. Guénon usa l’efficace espressione “regno della quantità”. Le nuove generazioni sono attratte dall’algida logica della “scienza”, dalla sua pretesa di assolutezza che esclude il dubbio, la fantasia, il mistero, il disorientamento. Eppure solo chi è disorientato cerca una direzione.

Il sistema ormai non si limita ad eludere e ad escludere le questioni fondamentali, ma le bolla come ridicole, inutili. Chi in tali condizioni avvertirà soltanto l’esigenza di varcare i confini fisici e di una ripetitiva, insensata quotidianità per provare ad avventurarsi nell’oltre?

Oggi non è più necessario inventarsi risposte per mettere a tacere obiezioni e fugare perplessità. Oggi le domande abissali non soffiano più nel vento.

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22 dicembre, 2014

Un Grammy per Sammy


Quando un adulto chiese a Sammy, rosea bimbetta dell’asilo, “Che cosa vuoi fare da grande?”, ella rispose tutta contegnosa: “L’astronauta!” … ed astronauta diventò. A volte i sogni si avverano e la pargoletta di un tempo è oggi un’eroina che è partita… per lo spazio.

Siamo commossi e pieni di ammirazione: Samantha tra un po’ ha più lauree di Piero Angela. Senza titoli accademici si vale meno di un fico secco e la Scienza, “benefica, immortal, a’ trionfi avvezza”, è tutta lì, in magnifiche pergamene incorniciate, abbellite da autografi pieni di svolazzi, da bolli preziosi, da stemmi rutilanti.

L’ulissiaca viaggiatrice è poliglotta: soprattutto il suo italiano è forbito, irreprensibile. Le sue conoscenze sono “interminate” e “sovrumane” come gli spazi cosmici che ora l’esploratrice contempla, lo sguardo solenne e sagace, dalla stazione orbitante.

Intrepida, intemerata, invitta, inclita, ella, da lassù, ove si ode quasi il frullo di angeliche ali, ci elargisce graziosamente il suo infinito sapere, la sua profonda comprensione delle meccaniche celesti, persino dei più reconditi misteri della Creazione.

Celestiale creatura, solo Tu, potevi inanellare tanti trionfi, celebrare la fulgida, sempiterna vittoria del Sapere sulle tenebre della superstizione in cui brancola un’umanità smarrita.

Non sapremmo quale dottissima disquisizione trascegliere nel florilegio da Te composto in guisa tanto superba: la Scienza si innalza a Poesia, alata a somiglianza di Pegaso.

Così, pur consci che tutte le Tue perle sono di inestimabile valore, esibiamo all’universale contemplazione la seguente:

Ecco come ti si vede dallo spazio. I disegni che le nuvole creano sopra il Golfo sono meravigliosi!

Forse quelle descritte in modo tanto sublime dalla nostra novella Saffo non sono nubi, anzi ci pare che colei sia incorsa in una castroneria, ma Le accordiamo venia, perché, malgrado codesta lievissima menda, Sammy resta e resterà in saecula saeculorum la nostra castronauta, pardon Astronauta per antonomasia.



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18 dicembre, 2014

I comandamenti del commis


Di recente Roberto Benigni ha imbambolato un pubblico di bambocci con due puntate sui “dieci comandamenti”. La pantomima è rivelatrice di quanto sia radicata l’ignoranza. Per disquisire sul Decalogo e per commentarlo, bisognerebbe conoscere il soggetto e saperlo contestualizzare. In verità, la ciarlatanesca rassegna sulle leggi vetero-testamentarie è stata solo un pretesto per una pseudo-analisi della “politica” attuale, secondo criteri falsamente moralistici e pedagogici che trasudano ipocrisia e paternalismo. Benigni è un pessimo maestro, dolciastro e sciocco, incapace di comprendere anche solo il senso letterale dei testi che egli profana, mentre crede di interpretarli. Famigerate furono le sue dilettantesche e sacrileghe “lezioni” sulla Commedia dantesca.

Se solo ci si premurasse di consultare un manuale scolastico di storia, si eviterebbe di prendere certe sonore cantonate. I Comandamenti che i bambini imparano a catechismo sono il risultato di una lunga rielaborazione culminata con Agostino nel IV sec. d.C.: le regole partorite del vescovo di Ippona poco o punto c’entrano con i precetti dettati da YHWH al suo popolo. Per nessuna ragione al mondo YHWH si sarebbe sognato di stabilire l’assurda, insensata norma “Non desiderare la donna d’altri” che dapprincipio doveva suonare più o meno così: “Non gettare il malocchio sulle donne e le cose altrui”.

Il comandamento più importante e disatteso oggi da quasi tutti i “cristiani” nel mondo verteva sul divieto di farsi immagini delle cose che esistono sulla terra ed in cielo e di adorarle. La chiesa nicena eluse questa proibizione per inventarsi un Decalogo a suo uso e consumo. Sull’esecrazione dell’idolatria chi oggi insiste tra gli esponenti del clero o chi soltanto vi accenna? Tra le varie norme oggi dimenticate, ma che il dio degli Ebrei riteneva significativa menzioneremmo almeno la seguente: “Non cuocerai il capretto nel latte della madre”.

Questo rapido excursus ci permette di capire che trapiantare credenze antiche nel presente, oltre a denotare crasso analfabetismo, causa danni interpretativi irreparabili. Ogni evento ed ogni fenomeno culturale devono essere collocati nel loro milieu e studiati in rapporto alle circostanze sociali, economiche, antropologiche, spirituali etc. in cui essi si situano. Diversamente si tradisce il passato e lo si strumentalizza per fini di propaganda o, nel migliore dei casi, di becero intrattenimento.

Così sbagliano coloro che credono di poter fondare la dottrina dell’immortalità dell’anima, del Paradiso e dell’Inferno, richiamandosi alla Bibbia, in special modo alla Torah. Nella Bibbia i termini “nephesh” e “ruach” che spesso sono resi con “anima” o “spirito” non designavano un’essenza individuale imperitura.

L’oltretomba biblico è lo Sheol, simile all’Ade omerico ed a quello dei Sumeri, una plaga brumosa dove i morti sono ormai privi di coscienza e di identità. Qualche breve rimando al Paradiso ed all’Inferno come luoghi, rispettivamente, di beatitudine e di dannazione si reperisce nel Nuovo Testamento, ma sono passi contraddetti da altri e di valore metaforico, insufficienti comunque a definire una topografia precisa dell’aldilà cristiano che non esiste.

Semmai lo studio comparato delle religioni ci dimostra che di solito le genti dell’antichità in origine concepirono l’oltremondo come un luogo indistinto per poi, un po’ alla volta, approdare ad una concezione in cui sono fissate per le anime immortali precise sedi dove esse dimoreranno post mortem nonché punizioni o ricompense.

Ciò precisato, è evidente che la milionaria dissertazione di Benigni sul decalogo è priva di qualsiasi valore culturale, anche soltanto divulgativo. Questo nonostante le tronfie lodi ed i lautissimi compensi con cui è stato incensato l’abominevole spettacolo.

A proposito comunque di comandamenti, ne vorremmo suggerire uno ed è questo: “Spegnete il televisore e non siate mai benigni con Benigni”.

Articolo correlato: I veri dieci comndamenti

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15 dicembre, 2014

Wit

Il Dao non sarebbe tale, se non se ne ridesse. (Dao de qing)



Wit: questa parola inglese è quasi intraducibile nella nostra lingua. Wit, breve e brioso termine, la resa italiana che più ne adombra il significato è “arguzia”: l’arguzia è, infatti, intelligenza sostanziata di spirito, di raffinato e disincantato senso dell’umorismo.

Si osservi che in questi tempi ferali lo humour è sempre più raro: le persone non sanno più che cosa significhi essere ironici o autoironici. Ignorano il distacco partecipe rispetto alle vicende inscenate sul proscenio del mondo. L’ironia è sovente scambiata per un’ingiuria.

Certamente, se non si è intelligenti, non si può essere neppure faceti. Soprattutto per essere spiritosi, bisogna avere un temperamento malinconico: aveva ragione Giordano Bruno a scrivere che egli era “ilare nella tristezza e triste nell’ilarità”. La giocondità e la mestizia si confondono e si fondono nella vita, in questa vita bifronte dove ogni sorriso è una piega amara e viceversa, secondo il punto di osservazione.

Forse solo le persone, nel cui cuore è una goccia di amarezza, possono essere davvero piacevoli. L’esempio classico è in Manzoni la cui ironia è il volto sorridente di un animo corrucciato. Tuttavia si resterà sorpresi di come Achille Campanile, autore di racconti frizzanti, godibili e spassosi, abbia scritto delle pagine sulla morte di sconvolgente profondità. Le sue riflessioni sono degne dei filosofi più abissali, come Emile Cioran.

Solo chi ha dimestichezza con la comedie humaine può immaginare la fine di una tragedia... e sdrammatizzarla, ma forse il vero umorismo è quello pirandelliano che è l’amaro sentimento del contrario, lo stridio della contraddizione. E’ l’umorismo, che conosciuta la follia dell’umanità e del destino, vira verso la lucida disperazione.

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09 dicembre, 2014

Oblion, la cospirazione

Essere, non solo esistere.

Viviamo in tempi paradossali. Così, se intendiamo estrarre dal mondo una scheggia di verità, dobbiamo rivolgerci alla fiction, mentre i media istituzionali curano la produzione di sceneggiati a puntate: si pensi al patetico teleromanzo sull’Ebola.

Dagli interessi coltivati dall’autore, Valerio Petretto, ho subito fiutato che il suo romanzo, “Oblion, la cospirazione”, era un’audace prospettiva su motivi border line. Non mi sbagliavo: il giovane scrittore, sin dalle prime pagine, ci scaraventa nel buco nero di una congiura spaventosa.

Il testo, più simile ad una sceneggiatura cinematografica che ad un’opera narrativa, si avvale di un montaggio adrenalinico e di spiazzanti analessi, mentre rincorre la verità che non vogliamo accettare: gli uomini, intrappolati ed intorpiditi nella materia, non sono liberi e la storia è una gigantesca menzogna.

Molti leggeranno il libro come un racconto di fantascienza, avvincente e ricco di colpi di scena, immedesimandosi negli eroi, Max e Johanna, cui tocca scoprire il duplice imbroglio: quello della vita e quello della morte. “Oblion”, però, è molto di più: nonostante la prosa un po' trascurata e la convenzionalità delle descrizioni, la fatica di Petretto cattura il lettore per la sua presa sul tema del destino, una specie di “eterno ritorno” senza scopo né speranza di riscatto.

Mentre l’autore concatena le sequenze che conducono all’allucinante epilogo, ci accorgiamo che le catene dell’illusione sono strette ancora di più. Riusciremo mai a spezzarle?

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06 dicembre, 2014

Inasprimento della pressione fiscale: qual è il vero scopo?


Quis custodiet custodes?

I politici “onesti” sono quelli che non sono stati ancora colti con le mani nel sacco.

L’anno prossimo l’I.V.A. su molti prodotti e servizi sarà portata al 25,5 per cento e nel contempo saranno aumentati parecchi balzelli. Che senso ha inasprire la pressione dei vari gravami fiscali? Lo stato aumenterà in questo modo il gettito? No.

Anche un deficiente capisce che i cittadini già tartassati non possono essere spremuti indefinitamente: alla fine dai limoni non si riesce ad ottenere neppure una goccia. Le pecore vanno tosate, non scorticate. E’ palese che il ricavo per l’erario continuerà a diminuire, insieme con la costante flessione dei consumi associata al fallimento di aziende ed imprenditori. Allora perché i vari governi seguitano ad introdurre e ad incrementare i tributi, se sanno che tale politica deprime l’economia e favorisce l’evasione?

Per comprendere gli eventi di questi tempi finali, occorrono nuove, inedite chiavi di lettura. L’inasprimento della pressione fiscale ha come scopo precipuo la sadica vessazione dei cittadini e la loro riduzione in uno stato di indigenza. I ricchi ed i cosiddetti potenti navigano già nell’oro e non hanno alcun bisogno di altro denaro. Le risorse finanziarie solo in minima parte sono destinate ai servizi, il resto serve per garantire il lusso ad una pletora di funzionari e di parassiti, ma giganteschi ladrocini ed artifici contabili da soli bastano per soddisfare questa esigenza. Di nuovo: non è necessario dissanguare ulteriormente i cittadini, pardon i sudditi.

Oggi molti, delusi dal Movimento cinque stelle e da altre formazioni, confidano nei nuovi profeti del nulla, Salvini e la Meloni. Non si è ancora compreso che il sistema confeziona sempre nuovi feticci: un bambolotto ne sostituisce un altro. Il popolo è un eterno bambino capriccioso. Il fantolino, stancatosi presto di un balocco, piange e strepita per averne un altro che è quasi uguale al precedente. Dopo che i genitori gli hanno acquistato il nuovo giocattolo, il pargolo dopo un po’ non ci trova più gusto e ne vuole un altro e così via.

Alla massa l’establishment dona sempre nuovi pupazzi. Qualche idea di Salvini e della Meloni è pure condivisibile, non difettano di una dialettica talora persuasiva, ma essi, volenti o nolenti, sono organici agli apparati e gli apparati sono del tutto irriformabili. D’altronde in passato l’esecutivo, sostenuto dai partiti cui appartengono i due imbonitori, non ha neppure abolito l’I.R.A.P., a differenza di quanto promesso e strombazzato. Avrebbero credibilità solo se aggredissero, senza mezzi termini, il signoraggio bancario e la geoingegneria clandestina.

Che cosa ci si può attendere in una realtà in cui non esiste alcuna differenza tra Stato e mafia, dove la corruzione è endemica, radicata, dove chi controlla e vigila è più disonesto del più incallito delinquente ?

Quando ho appreso dello scandalo romano, con l’osceno connubio tra criminalità organizzata e classe “politica” capitolina, sono rimasto sconvolto, ma non per il marciume scoperto di cui ogni persona con un po’ di sale in zucca può solo essere certa, ma per il fatto che qualche giudice ha indagato e persino disposto misure cautelari. E’ immaginabile che in uno
Stato guasto come quello italiano agisca qualche magistrato integerrimo? Forse le inchieste, destinate comunque ad arenarsi ed a rivelarsi un fuoco di paglia, servono solo ad esacerbare l’opinione pubblica affinché, azzerata l’attuale casta, sia spianata la strada a banditi addirittura peggiori.

Lo ripeto: il sistema non può essere in nessun modo riformato e neppure leggermente migliorato, poiché nel suo D.N.A. albergano il pervertimento e la frode.

Non ci si illuda che la situazione possa evolvere: i politici probi (pochissimi) sono subito silurati o è loro impedito di agire; tutti gli altri sono dei briganti. Alle prossime consultazioni elettorali vedremo probabilmente la Lega nord celebrare un inutile trionfo ed il Movimento cinque stelle, logorato da contraddizioni, tentennamenti ed ambiguità, affondare. Nel contempo affonderà l’Italia... e non solo.

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04 dicembre, 2014

La "Gnosi" contro la Gnosi

Nell’articolo “Che cosa si nasconde dietro la simbologia dello star system?” ci ponevamo la seguente domanda: l’ostilità della fazione “illuminata” nei confronti del Cristianesimo significa che gli Oscurati sono il male ed il Cristianesimo il bene?

Per tentare di rispondere, occorre in primo luogo indugiare sul cosiddetto Vangelo di Giovanni. Ammettiamolo: in questo libretto si respira un’altra aria. L’ambiente è sempre la Palestina a cavallo del I sec. avanti e dopo Cristo, ma quel milieu è guardato con distacco, se non disdegno. Il Messia (i Messia) dei sinottici, complessivamente integrato nella mentalità ebraica, qui addirittura pare insofferente nei confronti del suo popolo. E’ come se l’autore di questo libello non fosse neanche un giudeo, ma un gentile: non mancano gli esegeti che attribuiscono il testo a tale Cerinto, filosofo gnostico attivo ad Efeso.

Riportiamo dei dati storici: il Quarto vangelo fu accolto nel canone solo dopo lunghe e roventi controversie. Il suo nucleo, su cui si stratificarono parti paoline, è senza dubbio gnostico. Quindi, quando si ripete che le balzane dottrine dei Fulminati sono gnostiche, si afferma qualcosa di impreciso: la vera Gnosi non è l’empia dottrina degli Oscurati, ma la “mappa” di un itinerario verso la liberazione e la scoperta dell’anima. A tale contesto vanno riferite le parabole, le espressioni cifrate, le suggestive simbologie. Invero, gli Ottenebrati manifestano un atteggiamento anti-gnostico, poiché non mirano in modo spassionato alla Conoscenza in sé, ma al potere. La conoscenza è da loro concepita non come fine nobile, ma quale vile strumento di controllo.

Si comprende che il Cristianesimo non è solo la religione che si può costruire sulla base dei sinottici, delle lettere paoline, delle altre epistole e della Rivelazione, ma pure il credo che trae la sua linfa più vitale dal Quarto vangelo. E’ un’ispirazione qua è là mistica, esoterica, filosofica, distante dalle concezioni elementari e per lo più catechetiche degli altri evangeli. Alcuni rivoli di questa sapienza scorrono negli apocrifi che non hanno avuto la stessa fortuna di Giovanni-Cerinto.

Piaccia o no, il Cristianesimo, a meno che non si espunga Giovanni-Cerinto dal corpus, è anche questo, ossia elucubrazione a tratti oscura su temi abissali, sul destino del cosmo e dell’umanità, sul significato più profondo di redenzione.

Ridurre la fede cristiana a prassi della rinuncia e della soggezione, significa trasformarla in un’etica deamicisiana e quietista, sdolcinata e passiva: se, invece, all’amore evangelico si associano contenuti mistico-iniziatici, si valorizza una Conoscenza che non è hybris. Quale chiesa può alimentare l’ignoranza ed erigerla a suo fondamento, se non una gerarchia che regna per mezzo dell’acquiescenza? L’uomo che rinuncia a cercare, accogliendo dogmi e “verità” preconfezionate, è proprio l’esemplare di Sapiens che il sistema vuole… fortissimamente.

(1) Non ci sono pervenute opere di Cerinto, nondimeno alcuni autori antichi (Eusebio di Cesarea ed Ippolito di Roma) affermano nei loro scritti che a Roma un dotto sacerdote “ortodosso”, di nome Gaio, vissuto sotto papa Zefirino (199-217), ripudiava il Vangelo secondo Giovanni, in quanto lo riteneva opera di Cerinto. Secondo Ireneo, invece, il Vangelo secondo Giovanni fu scritto proprio per confutare la dottrina gnostica di Cerinto. Secondo gli Alogi, una setta sorta intorno al 170 in Asia Minore, Cerinto fu addirittura l'autore dell'Apocalisse.

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01 dicembre, 2014

I segreti della Massoneria


Certi misteri non sono così misteriosi: quali saranno mai i segreti della Massoneria? Le attuali Logge perseguono per lo più fini ben diversi da quelli che si prefiggevano le Obbedienze settecentesche.

Oggigiorno fra i gradi bassi (i cosiddetti gradi blu) gli obiettivi, se si esclude qualche eccezione, sono molto prosaici: ottenere potere, ricchezza e notorietà. Iscrivendosi ad una Loggia, si possono ricevere benefici di vario tipo: sono aderenze e strumenti utili per una rapida scalata sociale.

Salendo nella gerarchia, gli affiliati, un po’ alla volta, sono resi partecipi di conoscenze esoteriche tra cui i rituali per dominare la natura, per influire sugli eventi e per entrare in contatto con le dimensioni invisibili. Siamo in un ambito faustiano.

Lo scopo ultimo, però, a nostro parere, è un altro. Lo si intuisce, considerando la paura della morte che alberga negli esseri umani; nelle creature pseudo-umane codesta paura conflagra nel terrore. Esse aspirano a conseguire l’immortalità, un’immortalità purchessia, vuoi sotto forma di ancoraggio ad un’anima vuoi come trasferimento delle memorie cerebrali da un encefalo ad un altro.

Qualcuno ha promesso ai Fratelli dei gradi più alti che non morranno in cambio di... E’ davvero in corso una guerra per la vita eterna. Essi forse temono (o sanno?) che, dopo la morte fisica, li attende o il nulla o l’inferno (interminabile?). Per questa ragione si attaccano tenacemente a surrogati e simulacri di esistenze, a somiglianza di ostriche allo scoglio.

I potenti, come tutti, sono impotenti di fronte al destino ultimo. Tanto temerari e tracotanti con i popoli, al cospetto della Fine tremano a guisa di bimbi sperduti nel buio.

To be or not to be? This is the question”. A volte non pensiamo che sia desiderabile il non essere rispetto ad un’esistenza (anche post mortem) ignobile e dolorosa? Noi sì, non loro. La loro ossessione è l’immortalità, dono mortale per i mortali.

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28 novembre, 2014

Salsicce


Non riposeremo fino a quando non sarà tutto distrutto. (H. Kissinger)

Non è inusuale imbattersi in chi, anche tra i detrattori del sistema, pronuncia l'apologia del cosiddetto Nuovo ordine mondiale: la parola "ordine" esercita sempre il suo fascino, poiché evoca sicurezza, stabilità, rispetto della legge. Non manca chi ritiene che i popoli debbano essere guidati da qualcuno, in quanto incapaci di autogovernarsi. Purtroppo a governare le nazioni sono i peggiori. La concezione paternalistica del potere si sposa con le istanze dittatoriali della feccia globalizzatrice e, alla fine, le legittima. Molti sono persino disposti ad accettare un esecutivo europeo, se non mondiale, purché affronti e risolva gli atroci problemi che attanagliano i cittadini: la criminalità, la disoccupazione, la crisi economica, l'immigrazione incontrollata, le guerre tra poveri, i disastri “naturali”...

Quanti si indignano e si inferociscono quando i media mostrano la mostruosa degradazione delle periferie metropolitane! Essi si illudono che un Nuovo ordine globale debellerà la delinquenza, la miseria, le tensioni sociali. Illusi! La tirannide planetaria - che è già in buona parte realizzata - non eliminerà mai i problemi, giacché si alimenta indefinitamente delle questioni che si radicano come la benzina alimenta le fiamme. Il disordine, la povertà, i conflitti intestini sono i pretesti per ulteriori giri di vite e soprattutto l'humus velenoso su cui cresce l'orrida pianta del regime totalitario.

Se le nostre città non fossero insicure, potrebbero i governi continuamente inasprire le leggi volte a garantire la "sicurezza"? Se intere popolazioni non precipitassero nell'indigenza, quali alibi troverebbero gli apparati per decidere misure che, mentre sembrano essere concepite per arginare i problemi, li aggravano in una climax infinita verso la distruzione di ogni residua libertà e dignità?

In tale contesto è evidente che i fantocci, impropriamente definiti “politici” sono piazzati lì solo per abbindolare i sudditi e convincerli che qualcuno si occupa di loro. Non è così: i burattini, eletti o no, sono scelti affinché menino il can per l’aia e con le loro finte zuffe da galli spennacchiati intrattengano il pubblico decerebrato, mentre altri decidono per loro.

La natura del potere è squisitamente sadica e la lentezza è tratto fondamentale del sadismo. Dunque nel Novus ordo, che è caos con vaghissime sembianze di efficienza, scivoleremo un po' alla volta. Molti tra quelli che finiranno nel tritacarne crederanno fino all'ultimo momento di essere macellai e non carne per salsicce.

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25 novembre, 2014

Lost and found


Qualche giorno addietro, a seguito di un'operazione avventata, ho perduto, sovrascrivendo un file di Word, una serie di articoli... in modo irreparabile. (Non gongolino i negazionisti: le frecce nella faretra non mancano). E' stata una iattura molto istruttiva. E’ fatale che tutto si perda delle nostre fragili esistenze. Delle cose materiali non rimarrà neppure la cenere. Mi viene in mente la triste ventura di Dino Campana, il cui manoscritto, che conteneva i suoi meravigliosi componimenti, fu smarrito da Ardengo Soffici. Campana fu costretto con una fatica immane a ricostruire a memoria i versi.

Per proporre solo un esempio: come si sarebbe sentito Livio Andronìco, se avesse saputo che del suo poema “Odusia”, la trasposizione in latino del capolavoro omerico, la posterità avrebbe letto solo qualche magro frammento, pervenutoci per tradizione indiretta?

Ogni cosa è destinata a naufragare: al massimo resta qualche relitto su cui stanche si ostinano le onde. Così, degli articoli per sempre cancellati, riesco a rievocare solo qualche frase mutila, qualche isolato sintagma: sono brandelli affatto insufficienti per tentare di confezionare l’intero abito. Rammento i titoli: una riflessione si intitolava "Silenzio dissenso", un'altra "Amnesia"... forse non a caso. Di "Amnesia" ricordo una sentenza che naturalmente resta avulsa dal contesto: "L'universo è un errore perfetto".

Chissà... a volte vale di più un solo diamante ben incastonato che un intero diadema.

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20 novembre, 2014

Controversie cosmologiche


A volte si ha l’impressione che la cosmologia abbia la stessa plausibilità degli oroscopi pubblicati sui rotocalchi popolari. (1) Gli astronomi ed i cosmologi studiano oggetti lontanissimi nello spazio e nel tempo e solo in alcuni casi possono adottare con rigore i criteri del blasonato “metodo scientifico”, sostituito dall’abduzione, se non da astruse speculazioni. Stephen Hawking ha impiegato (sprecato?) anni ad investigare i buchi neri, cui ha dedicato pure dei saggi incomprensibili a partire dalla terza riga, per poi un bel giorno cambiare idea: i buchi neri non esistono.

Probabilmente hanno ragione quei fisici quantistici che, ricordando come nell’universo nulla possa essere distrutto (tutto si crea e niente si distrugge), contestano l’esistenza dei black holes, in quanto essi annichilirebbero l’informazione. Tuttavia nelle sue scorribande, forse Hawking non è lontano dal vero, quando ipotizza che il cosmo potrebbe essere originato dal nulla: è una concezione in fondo non molto dissimile da certe antiche dottrine gnostiche, secondo cui l’essenza ancestrale donde tutto promanò è un Abisso di Silenzio.

Per la coincidentia oppositorum Dio ed il Nulla potrebbero combaciare, almeno per le loro potenzialità creative: è quanto, mutatis mutandis, congetturano molti fisici quantistici che ritengono il nulla instabile, quindi misteriosamente in grado di generare qualcosa, in primis le particelle virtuali.

Dunque, quando lo scienziato britannico sostiene, con una certa sicumera, che l’Essere supremo non esiste, dal momento che la materia-energia è creata dal nulla, pur senza esserne consapevole, ammette anche il contrario.

Da queste considerazioni si evince come la cosmologia tenda ad infilarsi sovente in un cul de sac o a scivolare lungo il pendio delle questioni teologiche. In questi come in altri campi, bisognerebbe dimostrare onestà intellettuale, evitando di spacciare ipotesi e teorie per verità inconfutabili. Qui occorre rammentare che le stesse teorie sono schemi interpretativi della realtà, passibili di essere corretti e superati, falsificati per dirla alla Popper. Le teorie sono un po’ come le mappe rispetto al territorio che esse rappresentano. E’ corretto considerarle per quel che sono, ossia dei disegni concettuali anche raffinati, ma non esaustivi della realtà.

Del tutto archiviato il neo-darwinismo per le sue numerose e gigantesche falle, la stessa teoria della relatività di “Einstein” è contestata da alcuni specialisti.

In questi ultimi tempi la teoria del Big bang comincia a traballare: essa è in contrasto con un’altra, quella dell’inflazione, ossia l’universo pare ingrandirsi ad una velocità sempre maggiore. Ora, se l’idea della grande esplosione fosse corretta, il ritmo d’espansione del cosmo dovrebbe diminuire, per il principio dell’entropia. Se ciò non avviene, qualcosa non quadra ed un paradosso si aggiunge ad altri paradossi. Non solo, una deflagrazione iniziale dovrebbe aver prodotto un cosmo (dal greco kòsmos, ordine) caotico, non armonioso come quello esistente.

Gli scienziati si stanno ancora arrovellando per accordare l’elettromagnetismo, l’interazione nucleare debole e la nucleare forte con la gravità. Se si dovesse (ri)scoprire una quinta forza (l’etere), quale immane impegno concettuale attenderebbe i ricercatori!

Se infine si ammettesse che non tutto è materia-energia, ma che ad essa soggiace un quid spirituale, reputeremmo scienziati tanto esaltati come infanti che vagiscono.

(1) E’ naturale che non ci riferiamo qui all’astrologia vera, intesa come scienza simbolica e tradizionale, non vincolata alle coordinate empiriche.

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16 novembre, 2014

Che cosa si nasconde dietro la simbologia dello star system?


N.B. Il presente articolo è nato da un dialogo con l’amico Corrado Penna. Esso costituisce una prolusione ed una sorta di dittico con Cosa si nasconde dietro il satanismo?

E’ ormai quasi una moda scovare i simboli riferibili ai cosiddetti “Illuminati” (meglio Fulminati) nei video musicali, nelle produzioni televisive e cinematografiche, nella pubblicità... Molti si chiedono che significato assuma l’ostentazione di codesti segni (piramidi, occhi onniveggenti, pentacoli etc.), se attestino l’appartenenza di cantanti, attori, registi a sette “esoteriche” o addirittura al satanismo.

Che molti protagonisti usino immagini riconducibili al milieu degli Oscurati è indiscutibile; quanto costoro siano consci dei significati occulti e soprattutto dei fini perseguiti dalle élites è arduo da stabilire. Credo che spesso siamo al cospetto di immagini kitsch. E’ possibile che molti idoli delle masse abbiano stipulato degli accordi con potenti impresari per ottenere denaro e successo (un successo molto effimero e pagato a caro prezzo) in cambio dell’accettazione a veicolare messaggi ed emblemi sinistri. Sono quindi patti con produttori più che con il diavolo. Testimoniano la facilità con cui interpreti, a volte non privi di qualche talento, possano essere corrotti affinché diventino i portavoce degli Ottenebrati.

Si tende forse a sopravvalutare questo bric-à-brac, poiché il vero satanismo sembra annidarsi altrove. In primo luogo le immagini in esame non sono quasi mai diaboliche, ma tradizionali (persino diffuse nel Cattolicesimo), anche se piegate a trasmettere disvalori. Forse l’analisi ossessiva e meticolosa di video musicali e telefilm per enuclearne cifre tetre è uno stratagemma volto a distogliere l’attenzione dai problemi più scabrosi, dando l’impressione di criticare il sistema. Non a caso il buffone mascherato dedica molto tempo ed impegno alla disamina di questo tema per ignorare, ad esempio, la geoingegneria clandestina, quando non si allinea con le menzogne dei negazionisti.

I gatekeepers si guardano bene dall’applicare la loro acuta ermeneutica a certi omicidi: in questo ambito l’esegesi potrebbe, invece, rivelare indizi di una ritualità che è l’ossessione di sinistre confraternite. Si pensi all’assassinio della povera Yara Gambirasio per la cui morte è stato incriminato Massimo Giuseppe Bossetti, il solito capro espiatorio dato in pasto ad un’opinione pubblica inferocita. Se, però, studiassimo certe circostanze, ci imbatteremmo nel sepolcro della sventurata adolescente: scopriremmo qualcosa di istruttivo...

Il satanismo dunque alberga in altri settori, in tutta quella zona tenebrosa di mercimoni in cui sono coinvolti personaggi insospettabili e, all’apparenza, integerrimi. Vero è che l’immaginario simbolico esibito dallo star system crea un clima, contribuisce a traviare le nuove generazioni che, insieme con la simbologia, tendono ad introiettare costumi trasgressivi e perversi. Tuttavia non ne esagereremmo l’influsso: i giornali ed i telegiornali sono molto più dannosi, poiché costruiscono un’aberrante visione del mondo con l’ufficialità delle loro bugie reiterate.

Considerata l’involuzione dell’attuale società, si dovrà ritenere, fatto salvo qualche caso eccezionale, la scuola lo strumento più pericoloso, sebbene l’”istruzione” non codifichi simboli. La scuola contemporanea, infatti, è il più formidabile, subdolo, pervasivo sistema di indottrinamento e di propaganda che sia mai stato ideato.

Spesso ci si pone un’altra domanda: l’ostilità della fazione “illuminata” nei confronti del Cristianesimo significa che gli Oscurati sono il male ed il Cristianesimo il bene? Non è agevole rispondere, soprattutto perché il termine Cristianesimo comprende una galassia variegata e contraddittoria di fenomeni religiosi e culturali. Stante la complessità del soggetto, rimandiamo perciò alcune riflessioni in merito ad un prossimo, eventuale articolo.

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13 novembre, 2014

Alla deriva


Quando Siddharta Gautama (il futuro Buddha, il Risvegliato) uscì dal sontuoso palazzo in cui aveva trascorso, del tutto ignaro del male, l’infanzia e la giovinezza, si accorse con sgomento dell’esistenza del dolore, vedendo un malato, un vecchio ed una salma.

Siddharta tuttavia si imbatté “solo” nel male di natura ed è già enorme. Come tollerare il male storico, quello radicato nel genere umano e nei suoi controllori? Come si può biasimare chi, di fronte alla malvagità e all’ipocrisia che piantano i loro neri stendardi nel cuore della Terra, è sfiorato dal dubbio di vivere in un mondo alla deriva, abbandonato dal senso e dalla luce? Come può lo spettacolo vastissimo e lacerante della sofferenza lasciare indifferenti?

Lo scrittore Massimo Bontempelli, in un suo racconto, si chiede: “Perché mai l’umanità che, a pensarla tutta insieme, è così ricca di motivi divini, appena la sfiori nei suoi elementi, la trovi carica di veleno?”

Potremmo anche domandarci: per quale ragione un universo mirabile e lambito da suoni celestiali, è questa bolgia spaventosa? Sono interrogativi senza risposta.

Un tempo l’angoscia poteva essere lenita nella contemplazione della natura; oggi lo scempio regna incontrastato in ogni dove.

Siamo esuli, ma l’esilio non è una condizione biografica, bensì ontologica. Siamo orfani di genitori smemorati, distratti? Così siamo naufragati su una gelida e deserta sponda del cosmo ed attendiamo l’alba. Un barlume balugina oltre il confine della notte… ma è lontanissimo.

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09 novembre, 2014

Truman Cash ed il destino dell’anima


La verità è eccentrica e non si abbassa al livello infimo dei normalizzatori.

Truman Cash è un ufologo misconosciuto, autore di due libri, "The programming of a planet" e "The eye of Ra". Entrambi i volumi risalgono alla metà degli anni ‘90 del XX secolo. Cash condivide molte delle sue intuizioni con William Cooper, Karla Turner, William Bramley, Simon Parkes, Corrado Malanga, Barbara Bartholic, Susan Reed e James Bartley. Nei suoi saggi il ricercatore si sofferma soprattutto su due temi: l'ipnoterapia ed i rapimenti.

L'approccio è inusuale, poiché Cash studia le abductions persino ai tempi di Atlantide e nell'antichità, in Egitto e Sumeria dove esseri non terrestri seminarono concetti e riti "religiosi" per soggiogare le masse. Idea centrale dei saggi vergati dallo studioso è quella delle implant stations, ossia centri per trasferire le anime nei corpi. Queste "stazioni" sono una chiave per comprendere i fenomeni di abduction. Le stazioni sono impiegate per catturare le anime, che sono "libere", e trapiantarle in un altro soma. Creature insettoidi generano un potente campo elettromagnetico che attira la psyché: essa, non potendo resistere all'attrazione di uno splendore caldo ed avvolgente, finisce in una "camera dalla luce bianca" per essere riprogrammata e preparata per un'altra esistenza. Gli involucri corporei sono altresì duplicati.

Stando a Cash, molte esperienze di pre-morte sono orchestrate da creature malevole in sembianze angeliche. Anche il fulgore alla fine del tunnel, chiarore scorto molto spesso dai morenti, è la luce intensa proveniente dalle camere di programmazione situate sulle astronavi e nelle installazioni degli alieni. Il tutto naturalmente avviene contro la volontà dei sequestrati.

Lo scenario è simile a quello descritto di William Bramley: egli ritiene che gli Altri abbiano bisogno di intrappolare e sedurre gli esseri spirituali che sono così condannati al ciclo della metempsicosi.

La situazione descritta da questa ufologia di frangia è già evocata in alcuni testi gnostici come l’”Apocalisse di Giacomo”, ove si legge: "Ora, quando Giacomo udì queste cose, si asciugò le lacrime dagli occhi e molto amaro [...] Il Signore disse a lui: 'Giacomo, ecco, ti rivelerò la redenzione. Quando sei afferrato e subisci queste sofferenze, una moltitudine si armerà contro di te per afferrarti. E in particolare tre di loro ti ghermiranno - coloro che siedono come esattori di pedaggio. Non solo chiedono il pedaggio, ma portano via le anime con un furto. Quando si cade in loro potere, uno di loro che è a guardia ti dirà: 'Chi sei tu e da dove vieni?' Gli risponderai: 'Io sono un figlio e sono dal Padre'. Egli ti chiederà: 'Che tipo di figlio sei ed a quale Padre appartieni?' Dirai: 'Vengo dal Padre pre-esistente e sono un figlio pre-esistente".

Alcuni investigatori, più che ad un “furto di anime”, come paventato dal sibillino e frammentario libello gnostico, pensano ad una sottrazione di energia per opera di vampiri psichici. In quel limbo, quella terra di nessuno che separa il mondo ilico dalle sfere ultraterrene, le coscienze potrebbero essere alla mercé di larve bisognose di nutrirsi con le energie dei defunti. È plausibile che queste entità siano in grado di generare visioni paradisiache con prati dal verde smagliante, giardini ameni, cieli tersi e luminosi? Sono i magnifici paesaggi che i protagonisti delle esperienze di pre-morte ricordano di aver ammirato estasiati, dopo aver di solito percorso una galleria il cui sbocco era inondato da una luce sfavillante. Codesti luoghi sono il frutto di un elaborato inganno teso ai danni di “anime” poi ghermite per essere incluse in contenitori atti ad ospitare memorie “esterne” o per altri fini?

Fiorella Rustici, nella sua ultima fatica, “Morte e dintorni”, tra le righe allude alla circostanza secondo cui qualcuno governerebbe per scopi non nobili l’avventura delle anime attraverso il tempo e le incarnazioni. Ciò si collega alla legge del karma, ritenuta dall’autrice iniqua e – si può aggiungere – suscettibile di limitare (o annullare?) in modo sensibile il “libero arbitrio”.

Il quadro sin qui delineato è molto controverso e bisogna chiedersi se il travaso delle anime sia associato anche alla clonazione dei corpi, inoltre ci si domanda che ruolo assumano, nell’ambito di queste interpretazioni, l’energia elettromagnetica e, a mo’ di antidoto contro gli inganni alieni, la DMT, cioè la dimetiltriptamina. La DMT è una triptamina psichedelica endogena, presente in molte piante e nel fluido cerebrospinale degli esseri umani, sintetizzata per la prima volta nel 1931 dal chimico Richard Manske. Strutturalmente la DMT è analoga al neurotrasmettitore serotonina, all'ormone melatonina e ad altre triptamine psicoattive come psilocibina, psilocina e bufotenina. Cash et altri opinano che la DMT, insieme con pratiche di meditazione, possa essere utile per mantenere vigile la coscienza. Il pensiero corre alle “pozioni” chimiche che sono somministrate agli esseri umani attraverso le chemtrails e non solo. Si va ben oltre gli obiettivi militari della geoingegneria clandestina...

A prescindere dagli interrogativi aperti, bisogna sottolineare le convergenze tra Cash e numerosi altri autori: essi, ad esempio, oltre a collocare al vertice del Collegio invisibile “visitatori” dall’aspetto di mantidi, adombrano una sorta di riciclaggio delle anime. Queste coincidenze reperibili negli studi di scrittori che spesso non si conoscono e non si conoscevano, corroborano la plausibilità delle loro ipotesi.

Intanto, da una sperduta lontananza simile ad un’eco fioca, provengono le ammonizioni della Gnosi antica circa i pericoli incombenti, una volta varcata la soglia... come se non bastassero i problemi che ci affliggono, mentre dimoriamo in questo “pianeta infelice”.

Fonti:

T. Cash, The programming of a planet, 1994
V. Petretto, Le scoperte di Truman Cash, 2014
Zret, Post mortem, 2011


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APOCALISSI ALIENE: il libro

La squola della Gelmini - di Antonio Marcianò - Gemme scolastiche da collezionare

07 novembre, 2014

Traduzioni e tradizioni


Qualche giorno addietro mi è stato donato un libretto contenente i Vangeli ed i Salmi. Si può immaginare la mia meraviglia, quando, per sincerarmi di com’è stato tradotto il testo “originale”, ho scelto Matteo 11, 12, di cui ho letto la seguente versione: “Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli è preso a forza ed i violenti se ne impadroniscono”.

Altre rese sono le seguenti:

C.E.I.

"Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli soffre violenza ed i violenti se ne impadroniscono".

Nuova Diodati

"E dai giorni di Giovanni Battista fino ad ora, il regno dei cieli subisce violenza ed i violenti lo rapiscono".

Diodati

"Ora, da' giorni di Giovanni Battista infino ad ora, il regno de' cieli è sforzato ed i violenti lo rapiscono".

La traduzione in cui mi sono imbattuto è quella più vicina all’archetipo dove è scritto: ἀπὸ δὲ τῶν ἡμερῶν Ἰωάννου τοῦ βαπτιστοῦ ἕως ἄρτι ἡ βασιλεία τῶν οὐρανῶν βιάζεται καὶ βιασταὶ ἁρπάζουσιν αὐτήν. Il versetto, a mio parere, si dovrebbe rendere nel modo seguente: “Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad oggi, il Regno dei cieli è ottenuto per mezzo della violenza ed i violenti se ne impadroniscono (letteralmente lo ‘afferrano’)”. Il prestigioso vocabolario del Rocci riporta come accezione del verbo, nella diatesi media, appunto “ottenere”.

E’ naturale che i teologi si avventurano in mille acrobazie ed equilibrismi per giustificare il rapporto tra Regno dei cieli e violenza, ora interpretando in senso metaforico e capzioso la sopraffazione ora intendendo come passivo il verbo “biazetai”, laddove questa forma verbale - media e non passiva (manca, tra le altre cose, il complemento d’agente) - indica un’azione che è compiuta nell’interesse del soggetto. Hanno probabilmente ragione quegli esegeti e storici che, considerando l’intento paolino di depoliticizzare la figura e gli obiettivi del Messia di David, colgono in questo passo un indizio del substrato rivoluzionario inerente al Cristianesimo primitivo. E’ una mestica che è stata quasi sempre rimossa, ma di cui restano qua e là tracce.

E’ evidente che la storia, l’archeologia, la glottologia etc. ricostruiscono una figura del Cristo diversa da quella trasmessa dalle chiese: non il Redentore dal peccato per l’intera umanità, ma uno dei tanti combattenti messianisti che, nella Palestina tra I sec. a. C. e I sec. d.C., miravano a restaurare un terreno Regno di David, una volta rovesciato l’aborrito dominio romano.

E’ anche palese che le acquisizioni degli studiosi turbano solo coloro che ritengono debba esistere una sostanziale solidarietà tra storia e fede. Chi, invece, per “fede” ignora le risultanze degli esperti, conclusioni in grado di minare, almeno potenzialmente, le fondamenta del Cristianesimo, continuerà a credere in tutto ciò che è inverosimile e contraddittorio.

Vero è che, disgregato sotto il profilo storico, il credo cristiano mantiene i suoi significati simbolici. Benedetto Croce ammise che “non possiamo non ritenerci cristiani”. Non aveva tutti i torti, se si considera il Cristianesimo non solo un fenomeno culturale, ma una sorta di forma-pensiero o un’eredità psico-genetica che, volenti o nolenti, influisce, almeno in una certa misura, su chi è nato e vissuto in un paese dove si professa una delle numerose forme di Cristianesimo.

Tuttavia, sotto il profilo oggettivo ed empirico, le narrazioni e le credenze del Cristianesimo si rivelano illusorie e compensatrici, non solo quando si analizza il Nuovo Testamento, ma pure se si cerca di radicarlo nella Torah. Si è costretti, infatti, a rinunciare all valore della Redenzione dal peccato originale, valore che è cardine della religione cristiana, come la dottrina della Risurrezione.

Che cos'è, infatti, scritto in Genesi?

• L’albero della vita è al centro dell’Eden (Gen. 2,9).
• Dio proibisce di mangiare il frutto dell'albero della conoscenza del bene e del male (Gen. 2,17).
• Eva mangia il frutto dell’albero della vita che è al centro dell’Eden (Gen. 3,2).

Gen. 2,9: “Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare e l’albero della vita in mezzo al giardino e l’albero della conoscenza del bene e del male”.

Ogni albero è indipendente e produce i suoi frutti. L'albero della vita è in mezzo all’Eden, mentre accanto, ma separatamente prospera l’albero della conoscenza del bene e del male. Il primato e quindi la centralità spettano all’albero della vita senza il quale non esiste alcunché, neppure la conoscenza.

Gen 2,17: “Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, quando tu ne mangiassi, certamente moriresti”.

Del Giardino sono indicati due alberi: quello della vita e quello della conoscenza. Dio intima di non mangiare i frutti dell'albero della conoscenza. Proibisce solo i frutti di quell'albero.

Gen. 3,2: “Rispose la donna al serpente: ‘Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell’albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: ‘Non dovete mangiarne e non lo dovete toccare, altrimenti morirete’.”

Eva conferma che al centro dell’Eden cresce un solo albero con un solo frutto. La frase è al singolare. E’ l'albero della vita (in Gen. 2,9) il cui frutto Eva ha mangiato, mentre Dio ha ingiunto di NON MANGIARE il frutto dell'albero della conoscenza (Gen. 2,17). Quindi Adamo ed Eva sono espulsi e condannati per un peccato che non hanno commesso.

Viviamo nel Kali-yuga, il tempo più difficile ed oscuro della storia umana. E’ un’età in cui perdere quei pochi appigli che ci permettono di sopravvivere è una tragedia. Dunque il naufragio dei sogni cristiani (e delle altre religioni) può avere effetti disastrosi su un’umanità già allo sbando.

Si può tentare di salvare il Cristianesimo, traducendolo in un sublime mito cosmico che adombra la caduta nel tempo della Coscienza ed il suo anelito a ricongiungersi con il Principio. Sarà, però, un Cristianesimo senza dogmi e riti, avulso da chiese e gerarchie. Non sarà facile compiere questa operazione che ci chiede di cambiare pelle e soprattutto cuore.

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04 novembre, 2014

Politica e religione


La quintessenza della “politica” è squisitamente religiosa. I fantocci (sedicenti politici e sindacalisti) promettono una società migliore, giusta, in cui tutti avranno eguali diritti ed opportunità. Essi assicurano i cittadini, ripetendo che la ripresa (o ripresina) è dietro l’angolo. L’anno venturo sarà l’anno della risalita: cominciano già a vedersi le avvisaglie di un cambiamento, grazie a taluni indici statistici incoraggianti. Ad esempio, la disoccupazione sta diminuendo, anche se in percentuale è salita (sic), la produzione segna un incremento dello O,... Da quanti anni, anzi decenni, i presidenti del consiglio, i ministri ed il codazzo degli economisti a cottimo giurano e spergiurano che presto la situazione economica migliorerà? Quanti si sono accorti che l’anno della “rinascita” è sempre rinviato di un anno?

La proiezione nel futuro, il vagheggiamento di un’età rinnovellata accomunano la “politica” a molte fedi: il presente è sempre incompiuto, delusorio, persino detestabile; il Paradiso appartiene ad un tempo che non sopraggiunge mai.

Parole-chiave sono Avvento, Ritorno, Parousia, Mahdi, Buddha del futuro… Gli uomini sono così tirati e stirati verso un avvenire che sembra non venire mai, blanditi con parole rassicuranti. Dinanzi ai loro occhi imbambolati balena lo spettacolo di un mondo edenico. Bisogna solo aspettare o di morire o di attraversare un periodo di tribolazioni o di compiere il proprio ciclo di metempsicosi (attesa questa lunghissima, ma tant’è, il karma è karma...) o, più prosaicamente, di votare alle prossime elezioni.

L’omelia del sacerdote ed il discorso del “politico” sono sovrapponibili: ambedue oscillano tra lenocini ed intimidazioni, ambedue, nel labirinto dei luoghi comuni, evitano con cura di sfiorare la verità.

Così non solo si aliena il genere umano da sé, lo si defrauda della possibilità di vivere e costruire l’adesso in modo significativo e profondo (e riconosciamo che il presente, oltre ad essere effimero, è spesso misero, se non tormentoso), ma lo si inganna pure con lusinghe, dipingendo l’inferno del domani come “il migliore dei mondi possibili”.

Sarà la tecnologia a risolvere tutti i problemi, la stessa tecnologia che, a tradimento, invece, ci sta uccidendo e strappando la coscienza.

Karl Marx prospetta un consorzio sociale di tipo comunitario in cui alla fine trionferanno l’equità, il sostegno reciproco e la gratificazione personale. Tuttavia bisogna prima passare attraverso la fase dolorosa ma necessaria del Socialismo e della dittatura del proletariato. Purtroppo ci siamo impantanati nello stadio eterno della dittatura. La transizione verso la palingenesi è tutto, fuorché transitoria.

Se esiste un’età dell’oro, essa non risiede nel futuro, ma nel passato, anzi in una realtà emancipata dal tempo e dalle sue tragiche lacerazioni.

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