27 settembre, 2015

Come affrontare il futuro?



Sempre più spesso le persone si chiedono come potranno resistere, per esempio, dovendo continuare a svolgere una professione o un mestiere logorante o comunque si domandano in che modo potranno sopravvivere in condizioni proibitive, tra spaventose incognite e difficoltà. Questi tempi grami acuiscono un’angoscia che era quasi del tutto estranea agli uomini dell'antichità e del Medioevo. Essi avevano un rapporto con il tempo più sereno ed equilibrato. Non vivevano sotto la spada di Damocle dell’avvenire. Si comprende quest’ansia, ma, se il presente appartiene agli uomini, il futuro appartiene agli dei. Che senso ha proiettarsi in un tempo lontano o persino elaborare progetti per anni assai distanti dal momento attuale, quando lo stesso presente è tanto precario? Eppure veramente siamo tirati e stirati da un futuro implacabile.

Questo non significa che non si debba essere previdenti, ma “ogni giorno ha la sua croce” ed è già più che sufficiente. Non si intende neanche incitare ad afferrare l’attimo che di per sé è inafferrabile, a sfruttare il “potere dell’adesso”: nel migliore dei casi, tale presunto “potere” è un vacuo slogan della New age, poiché il destino è avaro di doni, sempre e comunque.

Tuttavia è necessario sapere che la propria sfera d’azione non è alquanto estesa ed è illusorio credere di poter disegnare l’avvenire, secondo le nostre speranze o timori. Il futuro potrebbe riservarci delle sorprese nel bene o nel male.

Sarà meglio allora vivere ciascun giorno, come se fosse l’unico, con la coscienza che la possibilità di incidere sul corso degli eventi, se non è nulla, è molto, molto ridotta.

Vietata la riproduzione - Tutti i diritti riservati

APOCALISSI ALIENE: il libro

La squola della Gelmini - di Antonio Marcianò - Gemme scolastiche da collezionare

20 settembre, 2015

John De Andrea e la natura umana



Oggi i “giornalisti” sono gli alfieri della disinformazione.

Qualcuno continua ad indagare sull’ormai nota fotografia che ritrae un bambino curdo (o siriano?) esanime su una spiaggia. A proposito di questo scatto, il filosofo Diego Fusaro si esprime nel modo seguente: “Direi che c'è un uso selettivo delle immagini, cioè il mondo della manipolazione organizzata va a vedere solo frammenti scelti per riconfermare sempre l'ordine simbolico dominante. Di conseguenza del bambino non gliene fregava nulla al finto buonismo del potere, interessava, invece, usare quelle immagini per preparare al bombardamento della Siria in nome dei ‘diritti umani’”.

Si può solo concordare: i media sono la cassa di risonanza delle decisioni prese dagli apparati e dei loro brutali progetti. Aggiungerei che dei bimbi non interessa un fico secco pressoché ad alcuno, non solo al potere. In una realtà ridotta a teleromanzo, le emozioni forti, sebbene effimere, sono quelle che spingono l’opinione pubblica a schierarsi, a muoversi proprio nella direzione voluta da infernali governi.

Alcuni (o molti?) tra coloro che hanno accolto calorosamente i profughi in Germania, sono mossi solo da ostentazione, dal desiderio di esibire il loro spirito umanitario, proprio come Donna Prassede nei “Promessi sposi”. Donna Prassede, infatti, si picca di fare il “bene” non per reale altruismo, ma per vanità, per dimostrarsi filantropa. Costoro che sono oggi tanto disponibili verso gli immigrati sono gli stessi che ignorano i Tedeschi indigenti ed altri derelitti.

Stando così le cose, non ha alcuna importanza se l’istantanea immortali un piccolo naufrago in carne ed ossa o sia un’opera iperrealistica di John De Andrea. Oggi, in modo paradossale, ci si commuove per il destino di un personaggio fittizio piuttosto che per una vera tragedia, a meno che la sciagura non ci tocchi più o meno da vicino. L’empatia, la sensibilità, la fratellanza, la comprensione non appartengono più ad un genere umano degenere. Le sventure e la morte sono esorcizzate e nascoste dietro la rutilante scenografia delle carabattole tecnologiche; la capacità critica ed il ragionamento avulso dal pericoloso influsso degli organi mainstream sono azzerati.

E’ indubbio: è stato operato un uso selettivo, capzioso ed indegno delle immagini, ma qualora fossero stati esibiti i bambini palestinesi ustionati dalle bombe al fosforo o un fanciullo pallido, malato di leucemia, anche senza i secondi fini tipici delle testate ufficiali, ad esempio raccogliere fondi che poi gonfiano le tasche dei soliti noti, sarebbe cambiato e cambierebbe qualcosa? Quanto sarebbe durata la partecipazione al dramma? Esistono le persone veramente solidali, ma esse operano in silenzio, evitando clamori e senza lasciarsi condizionare da un’icona vera o falsa che sia, il cui effetto è comunque temporaneo.

Riconosciamo che purtroppo i rapporti interpersonali sono oggigiorno deteriorati non di rado anche in ambito familiare o all’interno del vicinato, senza dimenticare gli ambienti di lavoro, spesso sentina di invidie e di maldicenze. Quando non siamo capaci di vivere in sufficiente armonia con gli altri neppure in piccoli contesti sociali, crediamo di poter affrontare sfide ben più difficili e ci sentiamo in diritto di indignarci per le ingiustizie? Ormai abbiamo perduto la nostra identità, a causa dell’egomania ed è illusorio pensare di superare ostacoli, di valicare muri che sono stati eretti dentro di noi.

John De Andrea, con le sue sculture in materiali sintetici, veramente finte, ci mostra in maniera impietosa che cosa quasi tutti sono diventati.


Vietata la riproduzione - Tutti i diritti riservati

APOCALISSI ALIENE: il libro

La squola della Gelmini - di Antonio Marcianò - Gemme scolastiche da collezionare

15 settembre, 2015

Una ragione irrazionale



U.A.A.R. è la sigla di Unione degli atei, agnostici, razionalisti. E’ una setta famigerata ed invadente che pontifica su tutto e sul contrario di tutto, atteggiandosi ad avanguardia illuminata contro la superstizione, l’oscurantismo e le “pseudo-scienze”. Evidente la parentela con la genia negazionista che ruota attorno al C.I.C.A.P.

Quello che in special modo non mi convince di questa chiesa è l’accostamento tra ateismo e razionalismo.[1] Come può un ateo, con tutto il rispetto per i suoi convincimenti, essere un propugnatore del razionalismo? Vedere nella ragione il fondamento della conoscenza e della condotta mi pare non sia del tutto conciliabile con la miscredenza. Se, infatti, l’universo è irrazionale, poiché non esiste un Logos trascendente che lo giustifica e lo organizza, da dove emerge la quadrata ragione utile ad analizzare il mondo? Bisognerebbe postulare che in un cosmo del tutto illogico ad un certo punto, in modo del tutto inatteso, nasce e si sviluppa una specie, Homo sapiens sapiens, che, a differenza di tutte le altre, è dotata del raziocinio. Tuttavia il raziocinio è adoperato paradossalmente per constatare l’irrazionalità del Tutto e per individuare delle leggi fisiche, traducibili in equazioni matematiche che, con il loro rigore e la loro costanza, paiono contraddire l’insensatezza universale.

Un ateo coerente dovrebbe essere un fervente irrazionalista come il marchese De Sade: il filosofo francese, infatti, negando Dio, asserisce che il fulcro della natura e degli esseri viventi è il perseguimento egoistico della propria perpetuazione, l’incessante ricerca del piacere ad ogni costo. De Sade disegna una realtà dominata da istinti incontrollabili, da ciechi processi biologici avulsi da qualsiasi fine etico. E’ una visione che si può condividere o rigettare in tutto o in parte, ma è congruente al suo interno, solidissima sotto il profilo concettuale. Il pensatore d’oltralpe rinuncia ad educare l’umanità, non si impegna nelle battaglie in nome della “scienza” e dei “lumi” contro i retaggi religiosi e sociali dell’ancien régime, ma si prefigge solo di trarre il maggior godimento e successo personale possibili dalla sua condotta amorale. Prima ancora che con Karl Marx, la sua filosofia è prassi.

I pontefici atei e razionalisti, invece, si impantanano in incongruenze insanabili, cercando di salvare capra e cavoli. Sono gli stessi che esigono le “prove concrete” di quanto supera l’angusto spazio dei loro pregiudizi. Con quali criteri, però, possono stabilire il confine tra empirico e teorico, naturale e soprannaturale, razionale ed irrazionale, dal momento che, secondo la loro Weltanschauung, tutto è gratuito, assurdo, immotivato, caotico? Che cosa significa “prova concreta”, quando la stessa materia ed il corso degli eventi sono, nella loro essenza, non solo inconoscibili, ma pure casuali?

Infine l’atteggiamento di codesti credenti al contrario prescinde del tutto dai progressi della scienza attuale, in primis la fisica quantistica che ha svelato scenari non sempre inquadrabili in schemi ottocenteschi. Sono proprio questi gli schemi che i sacerdoti dello scientismo (lo scientismo non è scienza, ma una sua caricatura) continuano ad imporre: oltre che obsoleti, sono riduttivi. I nostri atei fanatici pretendono di togliere una spina da un dito con le pinze da meccanico.

[1] Circa l’agnosticismo si veda “Scettici e dogmatici”, 2011

Vietata la riproduzione - Tutti i diritti riservati

APOCALISSI ALIENE: il libro

13 settembre, 2015

Il gregge e le eggregore



N.B. Il titolo-paranomasia della presente riflessione si deve ad un proficuo dialogo con l’amico Emanuele che ringrazio.

Siamo intossicati dalle notizie, per lo più false e distorte, provenienti dai media ufficiali: se smettessimo tutti di leggere i quotidiani sia cartacei sia telematici, se smettessimo tutti di seguire i telegiornali, il sistema avrebbe l’attuale deleterio influsso sull’opinione pubblica? Ormai ogni perversa decisione assunta dall’establishment è efficace, perché è amplificata nonché gestita e diretta dagli organi di regime. Editori, direttori e “giornalisti” sono molto più potenti dei generali. L’inganno può proseguire, solo se troviamo qualcuno disposto ad ascoltare i bugiardi. Basta un’immagine sconvolgente spesso spuria per innescare prevedibili reazioni nella massa, tacendo nel contempo sulle vere ragioni e sui retroscena di conflitti, crisi, “emergenze”. La psicologia ed il comportamento della folla obbediscono allo schema stimolo-risposta: Skinner docet.

Potremmo trarre immensi benefici da un oscuramento dell’”informazione” mainstream: non saremmo più colpiti dagli strali avvelenati di quelle news che servono solo ad instillare ansie, paure, sensi di colpa, ad installare falsità nella coscienza e nell’inconscio. Purtroppo il gregge è controllato con le eggregore.

Oggi, invece di leggere i classici da cui ricavare insegnamenti immortali, si affonda la testa negli scartafacci governativi e si presta attenzione alle menzogne del “cattivo pastore”.

Ormai il “pensiero” unico, un “pensiero” distorto ed autodistruttivo, è talmente inveterato nelle persone che supporre di poterlo estirpare è quasi utopico. Addirittura provare a svellerlo potrebbe causare più danni di quanti ne provochi il suo radicamento, come quando si decide di sbarbicare un glicine: si tenta di divellerlo e crolla il muro in cui la pianta ha messo le sue tenaci radici.

Anche la tecnologia, che è poi oggi il principale strumento con cui sono trasmessi i messaggi nel mondo globalizzato, è sempre più invadente e dispotica: bisognerebbe adottare nei suoi confronti il motto latino “habere, non haberi”, cioè “possedere, non essere posseduti”.

Le azioni più “semplici”, spegnere il televisore ed accendere la fantasia, usare i dispositivi tecnologici, senza lasciarsene dominare, sono diventate le sfide più ardue. Chi, novello Odisseo, prenderà le idonee precauzioni affinché la sirena della tecnica non ci spinga a sfracellarci sugli scogli?

Come sempre, l’equilibrio non è facile da conseguire e, anche quando lo si acquisisce, si può mantenere per qualche istante, dopodiché si ricade nell’alternanza degli eccessi il cui moto oscillatorio pare essere perpetuo.

Vietata la riproduzione - Tutti i diritti riservati

APOCALISSI ALIENE: il libro

La squola della Gelmini - di Antonio Marcianò - Gemme scolastiche da collezionare

11 settembre, 2015

Ricchezza e benessere



L’universo economico attuale è un mostruoso ibrido tra il Socialismo statalista ed il Capitalismo delle corporations: ne consegue una struttura in cui piccoli e medi imprenditori ed artigiani sono soffocati sia dallo Stato, con il suo esoso sistema fiscale ed un ginepraio di norme abnormi, sia dallo strapotere delle multinazionali.

Fulcro di questo impianto è il denaro-merce: siano gli Stati o banche private a concedere denaro ad usura poco cambia. Nel momento in cui il denaro diventa una merce come tutte le altre, si innesca un processo che, un po’ alla volta, porta ad eccessi, iniquità e frodi. L’economia diventa finanza, persino religione, la religione che prospetta un paradiso di benessere, garantito dagli interessi, dalla magica moltiplicazione del capitale. In verità, sappiamo come i capitali iniziali si accrescono: con investimenti in industrie belliche, farmaceutiche ed agro-alimentari, nella modifica del clima o lucrando sui rifiuti (anche tossici e radioattivi) e le discariche o sul traffico di esseri umani.

Quand’anche, investendo in titoli di stato, in obbligazioni, in azioni, trascorso un certo lasso di tempo, si ottengono degli introiti, essi sono decurtati o azzerati da un aumento dei tributi, aumento con cui gli Stati versano gli interessi sul debito contratto con i cittadini. Qual è l’utile? Dov’è poi il beneficio dei “titoli tossici” che, promettendo astronomici proventi, frutto di truffe e di audaci speculazioni, hanno immiserito legioni di gonzi?

Questa non è economia, ossia insieme delle regole per amministrare la “casa”, ma depauperamento e distruzione. Più di tanti economisti classici e di oggi, un intellettuale come Ezra Pound aveva colto le aberrazioni di un complesso produttivo inficiato dall’usura: di per sé, in linea teorica, prestare una somma, chiedendo che dopo un periodo di tempo, sia restituita con una quota supplementare, non è disdicevole. Tuttavia, se il prestito si trasforma in un cappio per soffocare i debitori, in uno stratagemma per arricchirsi, sfruttando il lavoro altrui, esso va condannato, perché produce più danni che vantaggi.

Molti affermano che un sistema capitalistico-finanziario favorisce il benessere: è vero che la circolazione del denaro è fonte di prosperità, dà impulso ai commerci ed alle transazioni, ma bisogna vedere che cosa si intende per benessere. Possedere cellulari, televisori, automobili etc. è segno di ricchezza più o meno diffusa in alcuni strati della popolazione, ma è davvero benessere? Prescindendo dalle scandalose sperequazioni nel possesso di beni, dal fatto che la floridezza di pochi consuona con la miseria e la schiavitù di altri, con la spoliazione delle risorse, oggi benessere significa poter disporre dei principali agi, ma soprattutto godere di buona salute e vivere in un luogo armonioso e benefico sotto ogni profilo, persino estetico. Questo ambiente oggi non esiste quasi più: le nostre invivibili ed alienanti città sono quanto di più disumano ed orribile la "civiltà" ha costruito.

Chi ha tre smartphone, la fuoriserie, la villa al mare… gode della prosperità, se non si ammala e se non perde il senno, a causa di uno stile di vita viziato e di un milieu malsano. Naturalmente può essere felice chi si accontenta di quel che ha e chi trova un senso non nel mero possesso di cose, ma in altri valori, negli affetti, in un mestiere o professione gratificante. [1]

Forse, però, mi sbaglio: floridezza e felicità sono garantite da un feretro di ebano e da un mausoleo costruito impiegando marmi pregiati…

[1] Si prescinde qui dal fatto che si possa essere veramente felici: Schopenauer lo nega. Crediamo non abbia torto.

Vietata la riproduzione - Tutti i diritti riservati

APOCALISSI ALIENE: il libro

La squola della Gelmini - di Antonio Marcianò - Gemme scolastiche da collezionare

08 settembre, 2015

Intervento alieno a La Salètte?



19 settembre 1846, La Salètte, villaggio delle Alpi tra Grenoble e Gap, a sud del dipartimento di Isère. Due pastorelli, Melanie e Maximin, stanno percorrendo pendii erbosi per condurre una piccola mandria verso gli alpeggi. I due bambini - Melanie ha 15 anni, Maximin 11 – giunti sul pascolo montano verso mezzogiorno, si fermano per rifocillarsi e riposarsi, mentre le mucche ruminano tranquillamente. Quando la fanciulla scende a prendere il tascapane, adagiato poco dabbasso su una panca di pietra, scorge un globo luminoso, “come se il globo fosse caduto là”. Indicata la sfera al bimbo, ambedue restano meravigliati, allorché vedono aprirsi un varco in mezzo alla luce ed una donna seduta su una panca di pietra: la signora, che tiene la testa tra le mani, con i gomiti sulle ginocchia, sta piangendo. Ella è abbigliata come le valligiane, con un lungo abito orlato da perle, un grembiule giallo ed uno scialle sulle terga. Indossa calze gialle, calza scarpe bianche con fibbie ed un copricapo da contadina, abbellito da una ghirlanda di rose. Sulle spalle porta una catena, da una catenina al collo pende un crocifisso.

La signora rivolge un’esortazione edificante ai pastorelli, ma i due non intendono quasi alcunché, perché la donna ha usato il francese, invece del patois, una variante del provenzale, parlato dai due indotti pastorelli. Così l”ambasciatrice” comincia ad esprimersi in patois con un invito alla conversione, alla preghiera ed alla santificazione della domenica. Infine prega i piccoli di farsi latori del suo messaggio presso gli abitanti del luogo. Compiuta la sua missione, la figura, procede verso un ruscello senza voltarsi, guardando ora il cielo ora la terra. La sua immagine a poco a poco si affievolisce: prima il capo, poi gli omeri, infine il busto, tutto si fonde nella luce da cui è emersa. Rimane solo una rosa che Maximin tenta di afferrare: inutilmente, poiché la sua mano stringe il vuoto.

La notizia della sorprendente epifania si diffonde presto tra le vallate, suscitando incredulità o una fervida devozione. Nel 1851, il vescovo di Grenoble, Monsignor Filibert de Brouillard, sancisce che cinque anni prima a La Salètte è apparsa la Vergine Maria.

L’apparizione di La Salètte, sommariamente ripercorsa, presenta alcune invarianti della casistica ufologica. Senza escludere l’esistenza dei fenomeni soprannaturali, ci sembra di poter enucleare in questo caso alcuni aspetti riconducibili ad un “prodigio” tecnologico piuttosto che ad una manifestazione mariana

• La sfera di luce, più luminosa del Sole, è una presenza frequente negli avvistamenti.
• La donna parla in francese, anziché in patois, come se si fosse preparata per un incontro con Francesi tout court. Lo sbaglio di lingua è un fenomeno non raro nelle presunte apparizioni mariane: a volte le donne, poi identificate con la Beata Vergine Maria, adoperano una versione arcaica dell’idioma dei destinatari, talora si servono di un codice totalmente ignoto ai percipienti.
• Le sembianze e l’abbigliamento della figura muliebre paiono essere uno strategico adattamento al milieu dei pastorelli. Naturalmente la madre del Messia sarebbe stata vestita in tutt’altro modo.
• La comparsa e soprattutto la progressiva sparizione della donna ricordano da vicino un ologramma, come la fissità della messaggera che, quando avanza sul prato, non si volta. Anche la rosa, che Maximin non riesce a prendere, richiama una proiezione olografica.

Mutatis mutandis, il caso di La Salètte assomiglia più di altri ai noti avvenimenti di Fatima, la cui natura squisitamente ufologica (e mistificatrice) è stata dimostrata oltre ogni ragionevole dubbio.

Fonti:

D. Bach, La Madonna di La Salètte, Strasburgo, 2010
J. Fernandes e F. D’Armada, The apparitions of Fatima and the U.F.O. phenomenon, 2006
C. Malanga, R. Pinotti, I fenomeni B.V.M.: le apparizioni mariane in una nuova luce, Milano, 1990


Vietata la riproduzione - Tutti i diritti riservati

APOCALISSI ALIENE: il libro

La squola della Gelmini - di Antonio Marcianò - Gemme scolastiche da collezionare

06 settembre, 2015

Aristocrazia



Alcuni ritengono che Homo sapiens sapiens oggi stia divenendo sempre più consapevole: come sempre, non si può generalizzare, ma ci sembra che, nel suo complesso, l’umanità sia decaduta in modo preoccupante, soprattutto in quei paesi dove i media esercitano il loro deleterio influsso con la propaganda ed il plagio che hanno ormai quasi del tutto sostituito non solo la cultura, ma anche l’informazione.

E’ sufficiente vedere quali sono le “notizie” più condivise e votate sugli aggregatori di siti, sulle reti asociali ed altrove per constatare la pochezza e la stupidità dei peones: queste “notizie” riguardano il calcio, il cinema più scadente e commerciale, i teleromanzi, le sagre, la moda, gli ammennicoli tecnologici, i finti bisticci tra “politici di destra” e “politici di sinistra”, liti suscitatrici fra i lettori di interminabili polemiche, condite da insulti e parole turpi...

Dov’è dunque la tanto sbandierata presa di coscienza? Bisogna anche rilevare che tra le persone in buona misura consce delle insidie tese, ad ogni passo, dal sistema, non si assiste ad una reale maturazione. A volte è l’approccio ad essere errato. Valga un esempio per tutti: quando alcuni vengono al corrente della biogeoingegneria clandestina, invece di intraprendere un percorso di lotta e di tenace divulgazione in merito allo scottante tema, si affannano per cercare dei rimedi naturali in modo da smaltire i metalli che si accumulano nell’organismo.

E’ reazione legittima e comprensibile, tuttavia denota in fondo l’atteggiamento di chi, rimanendo sulla difensiva, rinuncia ad un’azione risoluta. Inoltre è un contegno che prescinde da una vera comprensione del problema: pensare di eliminare tutti veleni diffusi con le operazioni chimico-biologiche ed in altri mille maniere, introducendo nella dieta tale o tal’altro alimento o integratore, è come credere che, togliendo l’acqua con un secchio da un’imbarcazione che sta inabissandosi, a causa di un’ampia falla, il natante non affonderà. Insomma, non si possono scambiare i palliativi, pur opportuni e consigliabili, per risoluzioni definitive. Il rischio è anche quello dell’egocentrismo, dell’indifferenza per i danni che sono recati al pianeta ed ai suoi abitanti.

Ci si rintana in un buen retiro, illudendosi che il mondo là fuori, con le sue laceranti contraddizioni, non verrà mai a bussare alla porta.

E’ vero, però, che in questo panorama desolante, con la maggior parte della popolazione inebetita dalla fielevisione, spicca un’élite il cui ingegno, discernimento e coraggio sopravanzano le più rosee aspettative. E’ un’avanguardia che si muove, pur tra i dardi infuocati dell’ostilità generale, verso radiosi orizzonti. Questa aristocrazia che, per intrinseche ragioni di superiorità intellettuale ed etica, non può comunicare con il volgo acefalo, è destinata a lasciarsi dietro di sé non solo un mondo fangoso, ma soprattutto chi ama rivoltarsi nel fango.

Vietata la riproduzione - Tutti i diritti riservati

APOCALISSI ALIENE: il libro

La squola della Gelmini - di Antonio Marcianò - Gemme scolastiche da collezionare

02 settembre, 2015

La guerra della propaganda e la propaganda della guerra



Una delle più orribili caratteristiche della guerra è che la propaganda bellica, tutte le vociferazioni, le menzogne, l’odio provengono inevitabilmente da coloro che non combattono. (G. Orwell)

E’ molto istruttivo studiare con quali strategie gli apparati distruggono la pace. E’ palese che la feccia apolide intende trascinare il mondo verso un Terzo conflitto mondiale. Smettiamo di schierarci, di chiederci chi ha torto e chi ha ragione: in guerra hanno tutti torto, chi più chi meno, perché le ostilità sono sempre carneficine di soldati e di civili, mentre i generali se ne stanno al sicuro nei loro comandi, i fomentatori di odio beati nelle loro ville principesche.

Resisteremo alle sirene della propaganda o, come avvenne, ad esempio, nel periodo che precedette la Grande guerra del 1914-18, anche i ceti meno abbienti e gli intellettuali saranno plagiati? I movimenti internazionalisti, pur con qualche eccezione, abdicarono a molti loro princìpi per abbracciare la causa del nazionalismo più feroce, eppure il “nemico” non era costituito dai Tedeschi, dagli Austriaci, dai Francesi, dai Russi, dai Britannici, dagli Italiani etc., poiché il Nemico era ed è lo Stato-Leviatano, meglio la banda sovranazionale di usurai e di plutocrati, indefessa ideatrice e perpetratrice di stragi. Lo stesso sciovinismo fu ed è un espediente per istigare l’astio contro lo “straniero”, poiché i mondialisti non conoscono alcun senso della patria. Così, mentre sui vari fronti gli eserciti si massacravano, i banchieri e gli industriali si arricchivano, prestando denaro e vendendo armi a tutti i belligeranti: questo soprattutto durante la Seconda guerra mondiale.

Anche oggi il proselitismo a favore della xenofobia miete vittime, responsabili in primo luogo i media di regime con la loro subdola, martellante, capillare diffusione di menzogne e di disvalori. Ascoltiamo i discorsi dell’uomo medio-basso: uno vede in Putin e nella Russia una minaccia incombente, addirittura il Demonio; un altro considera gli Stati Uniti d’America l’unico male. Il Vaticano è, a torto, quasi sempre ignorato. Quanti sono in grado di ragionare e di concludere che i cosiddetti potenti sono più o meno tutti uguali? Vorremo forse reputare la Cina un modello da seguire e da esportare? La lotta non è tra Capitalismo statunitense e Socialismo russo-cinese, ma – se di vero antagonismo si tratta e ne dubitiamo... - tra Turbocapitalismo occidentale e Capitalismo di Stato, tra due sistemi molto simili, entrambi odiosi. Questo non significa che non agiscano persone degne nei vari schieramenti, nelle istituzioni di ogni paese, ma che il manicheismo, Buoni contro Cattivi, dove i Buoni ed i Cattivi sono intercambiabili, è proprio sia la premessa sia l’obiettivo della disinformazione militarista. Sono i popoli, tutti, quelli che non hanno subìto un indottrinamento, i nostri alleati; sono, invece, i governi gli avversari. D’altronde le nazioni di ogni latitudine sono avvelenate con la geoingegneria clandestina, mentre il vertice militare ed industriale, la cui azione non conosce frontiere, è in ogni dove l’artefice di questo genocidio.

Dal semplice fante al generale di corpo d’armata è ora di bruciare le divise, di sbarazzarsi delle armi, di mandare a combattere chi orchestra le guerre per rimpinguare i suoi patrimoni e per accrescere un osceno potere. Partano per il fronte i primi ministri ed i loro figli, i presidenti delle “repubbliche”, i parlamentari che votano a favore delle “missioni di pace”, i vescovi che benedicono gli eserciti e le bandiere, gli strozzini, i “politici” bellicisti, i finanzieri senza scrupoli, i “giornalisti” organici agli apparati, gli esteti della guerra bella... Partano per il fronte e ci crepino in massa: risolveremo anche il problema della sovrappopolazione.

Vietata la riproduzione - Tutti i diritti riservati

APOCALISSI ALIENE: il libro

La squola della Gelmini - di Antonio Marcianò - Gemme scolastiche da collezionare

AddThis

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...